martedì 28 febbraio 2012

Vitello tonnato (vitell tonné)

Questo gustoso antipasto è un classico della cucina piemontese, soprattutto nel cuneese ad Alba e Garessio si può gustare il miglior vitello tonnato (o vitel tonnè come diciamo noi) d'Italia .



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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di tondino (è un taglio di carne bovina)
125 gr di tonno sottolio sgocciolato
3 uova sode
6 filetti d’acciuga
1 cipolla
1 carota
1 gambo di sedano
4 foglie d’alloro
3 chiodi di garofano
1 spicchio d’aglio
½ litro di vino bianco
½ litro di acqua
20 capperi di Pantelleria dissalati
5 cucchiai  d’olio extravergine
1 cucchiaino  di buon aceto di vino ( potete aumentare o diminuire la dose a seconda dei vostri gusti)
pepe q.b.
sale q.b.


Procedimento

Steccate la cipolla con i chiodi di garofano e mettetela in una pentola con la carne, la carota, il sedano, l’alloro e un po’ di sale (poco). Aggiungete il vino e l’acqua e lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 2 ore. A cottura ultimata spegnete il fuoco e lasciate raffreddare il tutto.
Nel frattempo rassodate le uova cuocendole in acqua per 10 minuti dal momento dell’ebollizione.
Raffreddatele velocemente passandole nell’acqua fredda e sgusciatele.
Mettete in una ciotola il tonno sbriciolato, le uova tritate, i capperi  dissalati e i filetti d’acciuga, aggiungete l’aceto, l’olio e frullate bene il composto, se fosse troppo denso allungatelo con un po’ del brodo di cottura della carne. Dovrete ottenere una salsa cremosa e morbida tipo maionese ma un po’ più consistente.
Tagliate a fette sottili la carne fredda  e disponetela in un piatto da portata, stendete la salsa, guarnite con qualche cappero.
Lasciate insaporire per qualche ora e servite fresco.
Buon appetito!


mercoledì 22 febbraio 2012

Torta di mele e castagne

Il castagno o “albero del pane” come fu definito da Senofonte nel IV secolo a.C. è originario dell’Asia Minore e della Grecia: si diffuse in Italia grazie agli Etruschi e cresce spontaneamente nella fascia climatica del Mediterraneo, dalla Turchia ai Balcani, alla penisola Iberica, sulle coste del Magreb, dall’Italia alla Francia. Furono gli ellenici i primi a sviluppare la coltivazione e a selezionare le varietà di castagne pur considerandole inizialmente come una sorta di ghianda. Utilizzavano questo nutriente frutto per preparate le pietanze più disparate, come il pane nero di Sparta, sfarinate, minestre. Greci, Ebrei e Fenici con i loro commerci le diffusero in tutto il bacino Mediterraneo.




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Ingredienti per una tortiera di 24 cm.


3 mele renette medie
250 gr di castagne bollite
200 gr di zucchero
150 gr di farina
1 uovo
1 bustina di lievito bio
1 noce di burro
1 bicchierino di rum
Latte q.b.
1 limone (succo)
1 pizzico di sale

Procedimento

Sbucciate le mele, tagliatele a fettine sottili e mettetele in una ciotola irrorandole con un po’ di limone per evitare che anneriscano. Tritate finemente le castagne bollite.
Rompete l’uovo in una terrina e lavoratelo con un etto e mezzo di zucchero e un pizzico di sale. Incorporatevi a poco a poco la farina, alternandola con un po’ di latte fino a ottenere una pastella piuttosto morbida, completate con il lievito e il liquore e mescolate molto bene.



Aggiungete alla pastella le mele e le castagne, amalgamate bene e versate il composto in una tortiera
imburrata e infarinata;

spolverizzate con lo zucchero rimasto e cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti.
Quando la torta è  cotta lasciatela riposare per qualche minuto prima di sfornarla.
Buon appetito!




venerdì 17 febbraio 2012

Tortino ricotta e bresaola

La bresaola è un salume tipico della Valtellina ottenuto salando, essiccando e stagionando un filetto di manzo o di bue. Si differenzia dagli altri salumi per il suo aroma e sapore particolare e inconfondibile, risultato di un antichissimo  metodo di conservazione.
Viene prodotta utilizzando la fesa (punta d’anca), la sottofesa, il magatello ed il sottosso.
La carne viene salata e fatta riposare in salamoia per 10/15 giorni, poi si procede con la pulitura e l’insaccamento in un budello naturale o artificiale e la si pone ad asciugare e a stagionare. Tutte queste fasi nel loro insieme durano dalle quattro alle otto settimane.
Il prodotto finito ha forma cilindrica ed un intenso colore rosso, uniforme ma un po’ più scuro nei bordi; la carne è compatta ed elastica priva di fenditure.
L’intero procedimento si svolge in locali appositi che si avvantaggiano del particolare clima che caratterizza la Valtellina. Grazie a tutti questi motivi, la bresaola della Valtellina ha ottenuto la certificazione IGP (indicazione geografica protetta).


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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di ricotta
1 etto e mezzo di bresaola tagliata a fettine
500 gr di spinaci
100 gr di parmigiano grattugiato
2 uova
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Pulite e lavate gli spinaci, cuoceteli in un dito d’acqua per un minuto.
Scolateli, strizzateli bene e metteteli in una padella con 2 cucchiai d’olio. Fateli stufare in modo da asciugare tutto il liquido ancora presente, salateli e lasciateli raffreddare.
Tagliate la bresaola a striscioline (potete arrotolare insieme più fette in modo da sveltire l’operazione)
Rompete le uova, versatele in un piatto e sbattetele leggermente.
In una ciotola mettete la ricotta e lavoratela con una forchetta, unite le uova e amalgamate bene.
Aggiungete la bresaola, gli spinaci e il parmigiano. Mischiate bene tutto.


Imburrate una pirofila, versate il composto, cospargetele con il rimanente parmigiano e infornate a 180° per 40 minuti.
Lasciate intiepidire e servite.







lunedì 13 febbraio 2012

Spaghetti al tonno

Un primo piatto ottimo, ideale per quando si ha poco tempo ma non si vuole rinunciare al sapore.



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Ingredienti per 4 persone:
320 gr. di spaghetti
250 gr. di tonno sottolio
4 pomodori a grappolo
3 cucchiai  di olive taggiasche denocciolate
1 spicchio d’aglio
Qualche rametto di prezzemolo
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Peperoncino q.b.

Procedimento 

Lavate i pomodori, pelateli, eliminate tutti i semi e tagliateli a cubetti, pulite il prezzemolo e tritatelo.

In una padella versate quattro cucchiai d’olio e lo spicchio d’aglio schiacciato, lasciate dorare e unite i cubetti di pomodoro. Lasciate cuocere per 5 minuti poi unite il tonno spezzettato grossolanamente, le olive, il peperoncino e aggiustate di sale. Continuate la cottura, a padella scoperta, ancora per 5 minuti. 

In una capiente pentola mettete a cuocere gli spaghetti nell’acqua bollente e salata, scolateli  al dente e fateli saltare per un minuto nella padella con il sugo, spolverizzate di prezzemolo e servite.




venerdì 10 febbraio 2012

Polenta pasticciata

Con il freddo di questi giorni che cosa c'è di meglio di un buon piatto di polenta fumante con un buon bicchiere di vino?
Adoro questo piccolo sole sulla tavola, mi mette allegria e mi ricorda la campagna con i suoi riti, le sue stagioni, i suoi profumi, i suoi rumori e i suoi silenzi.


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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di farina di mais bramata

2 lt di acqua
1 cucchiaio di sale
50 gr di burro
2 etti di fontina tagliata a listarelle
2 etti di parmigiano grattugiato
3 etti di carne di manzo tritata
300 gr. di pomodori pelati
1 cucchiaio di conserva
1 carota piccola
1 cipolla
1 gambo di sedano
1 rametto di rosmarino
2 foglie di salvia
2 foglie d'alloro
1 spicchio d'aglio
1 quarto di bicchiere di vino rosso corposo 
1 bicchiere di acqua calda
Sale e pepe q.b.
Olio extravergine d'oliva q.b.


Procedimento

Ponete sul fuoco una pentola con l'acqua salata e prima che prenda il bollore gettate a pioggia la farina di mais rimestando sempre nello stesso verso per non far formare dei grumi.
Cuocete per circa trenta minuti poi aggiungete il burro,  metà della fontina e metà del Parmigiano.



Continuate la cottura, sempre rimestando, ancora per una decina di minuti.
Versate la polenta su di un tagliere e lasciatela raffreddare poi tagliatela a fette non troppo spesse.
Lavate e tagliate a cubetti la carota, la cipolla, il sedano e l'aglio (o lasciatelo intero se preferite e toglietelo a fine cottura), tritate gli aghi del rosmarino e la salvia.
Mettete tutto in una pentola con 4 cucchiai di olio extravergine e fate dorare  a fuoco dolce per 5 minuti, aggiungete la carne tritata e fatela rosolare a fuoco vivo.
Quando sarà ben rosolata e tutto l'eventuale liquido prodotto sarà asciugato, aggiungete il vino e lasciate sfumare sempre a fuoco vivo per 2/3 minuti.
Aggiungete i pelati tritati, il cucchiaio di conserva, le foglie di alloro, il bicchiere d'acqua, il sale e il pepe.

Coprite e fate cuocere a fuoco bassissimo per 25/30 minuti.
Distribuite in una pirofila imburrata qualche cucchiaio di ragù  e formate un primo strato con  le fette di polenta, versateci sopra un po’ di ragù, delle fettine di fontina e una buona manciata di parmigiano.
Continuate così fino ad esaurire tutti gli ingredienti, poi infornate a 180° per 30 minuti, sfornate e servite.

domenica 5 febbraio 2012

Il tacchino re della tavola


 In questi ultimi anni la cultura alimentare è cambiata adattandosi alle nuove esigenze di gusto, allo stile di vita, alle capacità di spesa, alle conoscenze nutrizionali.
I consumatori sono più attenti a ciò che portano in tavola e si sono riscoperti cibi che, nel corso degli anni, erano stati un po’ dimenticati. Tra questi il tacchino che, nonostante fosse presente in Spagna fin dal 1519, importato dall’America da Cristoforo Colombo e diffuso in tutta Europa dai Gesuiti, fino a poco tempo fa era considerato un patrimonio della cultura anglosassone, un alimento quasi esclusivamente natalizio.
Oggi sappiamo che le carni di questo grosso volatile, che può raggiungere e superare il peso di quindici chili, sono ricche di proteine nobili, con una percentuale molto bassa di grassi, adatte ad una dieta ricca e leggera allo stesso tempo. 
La carne di tacchino ha un eccellente contenuto proteico e, considerato il fatto che possiamo consumarlo senza la pelle, è da considerarsi tra le più magre. Poi, se consideriamo la qualità dei suoi grassi, scopriamo che il contenuto d'acido linoleico (che è un acido grasso essenziale molto importante) nel tacchino è quasi 10 volte superiore a quello d'altri tipi di carne. Non solo, ma il contenuto di colesterolo è tra i più bassi: si tratta di 8 -8,25 mg per cento grammi di parte edibile contro un valore che varia da 70 a 125 mg nella carne di manzo e da 70 a 105 mg in quella di maiale.
Ricapitolando i vantaggi del tacchino consistono in un elevato contenuto proteico e discreto contenuto di ferro e zinco, contenuto in grassi ridotto (nel petto di tacchino, secondo i nutrizionisti, sono solo l’1,56 per cento) e ottimo rapporto tra grassi polinsaturi e insaturi. ( Professor Aldo Mariani – Istituto della Nutrizione di Roma)
L’allevamento intensivo del tacchino si differenzia da quello degli altri avicoli perché, per crescere, necessita di ampi spazi in cui potersi muovere e camminare. E' allevato su una lettiera di truccioli di legno in stanzoni luminosi e molto vasti.
L’alimentazione consiste in un mangime costituito prevalentemente da granoturco o frumento, soia, glutine di mais e crusca cui sono aggiunte vitamine ed oligominerali.
La versatilità di questa carne si presta a tutti i tipi di preparazione, in umido, al forno, bollita, alla griglia. 
La fesa è il petto del tacchino da  cui ricavano le fettine. E’ la parte più magra e la più ricca di proteine nobili. Possiamo utilizzare la fesa per le rolate, per i bocconcini, per bolliti magri e gustosi.
Le cosce intere  formate da cosce e fusi, possono trasformarsi in un robusto arrosto o, private della pelle e  cotte a vapore,  tagliate  a dadini, in una deliziosa insalata.
Le cosce (parte superiore) hanno la carne rossa e si possono disossare e farcire.
I fusi sono la parte inferiore della coscia  sono ottimi stufati.
Dalla parte più grossa dei  fusi si ricavano gli ossibuchi. Sono un’economica e ottima alternativa a quelli di manzo. 
Infine, possiamo preparare degli ottimi spiedini utilizzando bocconcini di coscia e fesa intervallati da pezzetti di peperone, cipolline o quanto la vostra fantasia vi suggerisce.



mercoledì 1 febbraio 2012

Crostata con crema al limone senza lattosio

In un piovoso pomeriggio di fine dicembre ero nella bellissima cucina della mia amica Anna in quel di Loano, gustavamo una deliziosa torta che le aveva portato un’altra comune amica, Giusy, e parlavamo di ricette di dolci. Lei, che è un’ottima cuoca, a un certo punto si alza e prende un vecchio quaderno dove, scritte in bella calligrafia (Anna fa la maestra), c’erano delle ricette, raccolte nel corso degli anni. E così è saltata fuori questa ricetta che mi ha incuriosito perché la crema al limone non è fatta con il latte bensì con l’acqua e questo la rende particolarmente fresca e leggera. Poi, poiché io modifico sempre tutto, ho pensato di aggiungerci il cioccolato bianco e fondente. A me è piaciuto molto, provate a farla anche voi e poi ditemi se vi è piaciuta.
Grazie Anna per aver condiviso con noi questa bontà!


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Ingredienti per 4 persone

Per la torta

250 gr. di farina
2 tuorli
100 gr di zucchero
100 gr di margarina senza lattosio
1 buccia grattugiata di limone
1 bustina di lievito per dolci
1 cucchiaio d’olio extravergine
1 pizzico di sale fino

Per la crema

2 cucchiai di farina
50 gr. di zucchero
1 limone (succo e scorza grattugiata)
½ bicchiere di acqua
1 tuorlo

Per guarnire (facoltativo)

½   tavoletta di cioccolato bianco senza lattosio
½   tavoletta di cioccolato nero fondente

Procedimento

In un pentolino mettete lo zucchero, il tuorlo e mescolate bene. Quando il composto sarà spumoso e bianco, aggiungete poco alla volta la farina. Mescolate bene per evitare la formazione di grumi, versate, sempre lentamente e rimestando, l’acqua, il succo filtrato del limone e la scorza grattugiata.
Sciogliete bene il composto e mettetelo sul fuoco bassissimo, rimestando continuamente.
Vedrete la crema gonfiarsi lentamente (circa 7/8 minuti), quando la consistenza sarà “sofficiosa”, spegnete il gas e lasciate raffreddare.
Accendete il forno a 180°
In una ciotola versate la farina, lo zucchero il pizzico di sale e il lievito.
Miscelate bene, versate su di una spianatoia, fate un buco al centro e metteteci i tuorli leggermente sbattuti, la margarina ammorbidita, il cucchiaio d’olio e la buccia grattugiata del limone.

Lavorate l’impasto con le mani velocemente e per breve tempo.
Stendete l’impasto in una teglia di 26 cm facendo un bordo di circa 2 cm.


Stendete la crema e livellatela bene e fate aderire leggermente e bordi. 


Infornate per 30 minuti.
Lasciate raffreddare completamente la torta e, se volete, grattugiateci sopra il cioccolato bianco e quello nero.


Consiglio: Per chi non ha problemi con il lattosio, la margarina può essere sostituita con il burro e per la crema al limone utilizzate il latte al posto dell'acqua.

domenica 22 gennaio 2012

In omaggio il famoso libro di Pellegrino Artusi " L'arte di mangiar bene"


Pellegrino Artusi, chi era costui?
Pellegrino Artusi, autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, nacque a Forlimpopoli il 4 agosto 1820. Dopo gli studi al Seminario di Bertinoro, si occupò degli affari paterni. A segnare una svolta nella sua vita fu l’incursione del Passatore a Forlimpopoli il 25 dicembre 1851. La banda del celebre brigante penetrò nella casa del futuro gastronomo e fece man bassa di denaro e oggetti preziosi. Il furto, al di là del danno economico, segnò profondamente la famiglia Artusi: Gertrude, una delle sorelle di Pellegrino, per lo spavento impazzì  e fu internata in manicomio.
Nello stesso anno la famiglia Artusi si trasferì a Firenze, dove Pellegrino, poco più che trentenne, si dedicò, con successo, all’attività commerciale.  Continuò a vivere  in Toscana dove morì nel 1911 a 91 anni. Godette di una vita agiata e non perse mai di vista le sue passioni per la letteratura e la cucina.
Pubblicò nel 1891, a sue spese, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che ebbe un successo strepitoso: in vent’anni Artusi stesso ne curò 15 edizioni; nel 1931 le edizioni erano giunte a 32 e l’”Artusi” (ormai veniva chiamato con il nome del suo autore) era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a “I promessi sposi” e “Pinocchio”.
Il volume conta ancora oggi un grande numero di edizioni e una vastissima diffusione, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti, secondi e dolci.
L’approccio è semplice e le ricette sono sempre accompagnate da riflessioni e aneddoti dell’autore, che scrive con uno stile fluido e arguto.
Questo libro costituì un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica dell’epoca validissimo ancora a i nostri giorni.
Artusi: per antonomasia libro di cucina. Che gloria! Il libro che diventa nome! A quanti letterati tocco tale sorte? Era l’Artusi di Forlimpopoli…cuoco, bizzarro, caro signore,e molto benefico, come dimostrò nel suo testamento; e il suo trattato è scritto in buon italiano. E non era letterato né professore.
(Alfredo Panzini, 1905)

Massimo Petrucci   ideatore di Blog di Cucina 2.0,  la rivista on line con cui collaboro in qualità di autore, mette a disposizione di tutti, gratuitamente,  la versione elettronica di questa opera che è una pietra miliare dell’arte culinaria, utile a tutti gli appassionati di cucina

Per ricevere il file in formato pdf è necessario collegarsi a 'pellegrino artusi ebook'

martedì 17 gennaio 2012

Vol au vent con gamberetti

I vol-au-vent ( letteralmente in francese "volo al vento") sono piccoli canestrini formati da dei dischetti di pasta sfoglia sovrapposti, aperti in alto e vuoti all'interno, che si possono riempire sia con verdure, crema di formaggio o funghi, gamberetti, carne tritata o fegatini, sia con ripieno dolce.
I vol-au-vent sono sicuramente fra i più famosi prodotti della cucina francese, da servire caldi o freddi, come antipasto o aperitivo.
Il loro nome deriva dal fatto che sono leggeri tanto da poter essere portati via dal vento. La loro origine è generalmente attribuita alla chef francese Marie-Antoine Carême (1784-1833) che avrebbe sostituito una crosta pesante con l'impasto leggero. Tuttavia nel libro di cucina "Les Dons de Comus" di François Marin del 1739, antecedente alla nascita di Antoine Careme, è mensionato un dessert dolce chiamato "tortina al vento". Perciò è probabile che la ricetta originale dei vol-au-vent non sia di Antoine Carême.
La variante tipica della Lorena è quella del "boccone della regina" (in Francese "bouchée à la reine") in cui il ripieno può comprendere pollo, funghi, animelle di vitello e gnocchi in una salsa a base di burro e farina legato con uova e panna; nel condimento ci sono anche noce moscata, sale e pepe. Il "boccone della regina" è stato dedicato a Marie Leszczynska, moglie di Luigi XV.



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Ingredienti per 4 persone:
8 vol au vent
16 gamberi medi
1 tuorlo
80 g. di tonno sottolio sgocciolato
1 cucchiaio di capperi (circa una ventina)
1 cucchiaino di pasta d’acciughe
½  limone (succo)
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale fino  un pizzico

Procedimento


Sbattete il tuorlo con il sale ed aggiungete l'olio a filo, goccia a goccia , fino a veder montare la maionese (trucco per evitare che impazzisca, le uova devono essere fredde di frigo). Aggiungete,  sempre lentamente, parte  del succo del limone fino a renderla spumosa.

Passate al mixer il tonno con i capperi ed incorporate il composto ottenuto nella maionese, unite la pasta d’acciughe e amalgamate bene tutto.
Fate bollire i gamberi in acqua  leggermente salata per 5 minuti o, se preferite, cuoceteli a vapore.
Fateli raffreddare e sgusciateli.
Mettete sul fondo di ogni vol au vent un cucchiaino del composto di maionese e tonno, sovrapponete un gambero e ricoprite con la salsa fino a riempire, guarnite con gambero.
Servite fresco.

sabato 14 gennaio 2012

La cotture del cibo con il forno a microonde

Non vi sarà certamente sfuggito che, nel mio precedente articolo 
La cottura degli alimenti: metodi e peculiarità.  dedicato alla cottura dei cibi, non si faceva cenno alla cottura con il forno a microonde.
Ho volutamente tralasciato questo tipo di cottura perché penso che meriti un articolo a parte.
Tutti noi siamo convinti che si tratti di un metodo scoperto recentemente, in realtà era già noto nel dopoguerra. Lo scopritore fu Percy Spencer che lo brevettò nel 1946. L’anno successivo fu costruito il primo forno a microonde ad uso industriale, era alto 180 cm e pesava ben 340 chilogrammi. Gli anni settanta, in America, vedono la sua nascita come elettrodomestico di massa grazie alle ridotte dimensioni e al costo relativamente modico che lo resero alla portata di tutti.
Da noi arriva intorno agli anni ottanta ed è percepito come un elemento alieno e pericoloso, solo in questi ultimi anni ha raggiunto una notevole diffusione grazie anche alla necessità di poter cuocere e riscaldare celermente i cibi.
Vediamo che cosa consente alle microonde di cuocere e riscaldare i nostri alimenti.
Il principio che regola il suo funzionamento è basato sulle onde elettromagnetiche che sono prodotte nel forno da un tubo ad elettroni che si chiama “magnetron”.
Solitamente è posto sulla parte superiore del forno e genera un campo di forza che consente alle microonde di rimbalzare avanti e indietro all’interno dell’armatura di metallo del forno finché non sono assorbite dal cibo. Esse provocano la vibrazione delle molecole di acqua contenute nell’alimento, sviluppano energia che è trasformata in calore appena è assorbita dal cibo, consentendone così la cottura senza renderlo contaminato o radioattivo.
Il magnetron genera un campo di forza che cambia continuamente direzione ad una frequenza di 2450 MHz cioè 2.450.000.000 di volte il secondo. Le molecole dei cibi possono essere considerate dei “dipoli”.
In fisica, e precisamente in elettrostatica, il dipolo elettrico è un sistema composto di due cariche elettriche uguali e opposte di segno. Cioè, ad un’estremità possiedono una carica elettrica positiva, mentre l’altra è negativa. Il cambio continuo di polarità delle onde elettromagnetiche che avviene nel forno fa quindi vibrare le molecole che per attrito si riscaldano.
Il forno a microonde possiede pareti in metallo per contenere le microonde ed uno sportello in vetro schermato con una retina di metallo che consente alla luce di filtrare ma non alle microonde di passare all’esterno.
Le microonde penetrano nel cibo con una profondità che varia dai due ai quattro cm. in tutte le direzioni, ma, nonostante il calore sia prodotto all’interno del cibo, la cottura non avviene dall’interno verso l’esterno ma viceversa.
Per consentire una cottura ottimale molti forni sono dotati di un piatto girevole che permette una migliore esposizione. Tuttavia la cottura non è uniforme, ed è quindi consigliabile tagliare il cibo in piccoli pezzi, quest’accorgimento consente una cottura più veloce ed uniforme.
Intervenendo sulle molecole, le onde elettromagnetiche creano differenti tipi di cottura, a seconda che l’alimento contenga più o meno acqua.
L’acqua contenuta nei cibi è portata in superficie ed evaporando non consente la doratura , mentre i cibi ricchi di grasso rimangono dorati e quindi croccanti perché il grasso è portato in superficie.
Per questi motivi è meglio utilizzare i forni a microonde cosiddetti combinati perché dotati di grill.
Per quanto concerne il valore nutrizionale dei cibi, il loro maggiore mantenimento dipende soltanto dalla cottura più veloce e senza l’aggiunta di acqua.
Il potenziale pericolo si nasconde nella non perfetta cottura della carne, del pesce, delle uova e del pollame che, lasciando delle “zone fredde”, consente la sopravvivenza di batteri nocivi.
Un consiglio per ovviare a questo problema consiste nel distribuire il cibo in maniera uniforme in un contenitore coperto, aggiungere del liquido, se necessario, coprirlo con della pellicola allentata (quella creata per le microonde) per permettere al vapore di fuoriuscire. Il vapore caldo che si crea consente una cottura uniforme e la distruzione dei batteri. E’ comunque consigliabile mescolare e ruotate il cibo a metà cottura.
Quando si cuoce  parzialmente l’alimento nel forno a microonde per poi ultimare la cottura in un forno tradizionale o alla griglia, è bene traferire l'alimento  immediatamente  e non in un secondo tempo.
Usare come contenitori solo quelli di vetro, ceramica, plastica che sono contrassegnati dall’etichetta che ne indica l’uso nel forno a microonde e che quindi consentono alle microonde di passare attraverso. Fare attenzione perché le microonde non scaldano questi contenitori, ma, gli stessi, possono riscaldarsi a causa del calore dei cibi che contengono.
Non utilizzare contenitori per il cibo da asporto e altri contenitori usa e getta perché potrebbero sciogliersi contaminando il cibo con prodotti nocivi.
Non utilizzare mai padelle di metallo o fogli di alluminio.


Si ringrazia l’ing. Piero Vignola per la consulenza tecnica



Autore: Maria Antonietta Grassi



venerdì 13 gennaio 2012

Riso venere ai frutti di mare

Il riso “Venere” è un riso integrale dall’inconfondibile colore nero naturale. Originario della Cina, attualmente viene coltivato anche in Italia, nella Pianura Padana.
Noto come il riso proibito dell’imperatore, perché si dice, che per le sue proprietà nutrizionali ed afrodisiache, fosse consumato solo dall’imperatore.
Questo riso presenta un alto contenuto di sali minerali, magnesio, fosforo e selenio, che svolgono un’azione utile per il benessere del nostro organismo.


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Ingredienti per 4 persone:
320 gr di riso Venere (riso nero)
200 gr di cozze
200 gr di moscardini
200 gr di gamberi
2 pomodori tondi ramati
½ bicchiere di vino bianco secco
1 spicchio d’aglio
Qualche rametto di prezzemolo
1  cucchiaino di pasta d’acciughe
Olio extravergine d’oliva q.b.
Peperoncino q.b.

Procedimento
Togliete il carapace dai gamberi, eliminate anche il filo nero sul dorso aiutandovi con uno stecchino.
Lavate i moscardini ed eliminate il rostro al centro, togliete i semi ai pomodori e riduceteli a cubetti.
Lavate bene le cozze ed eliminate il bisso.
In una casseruola scaldate due cucchiai d’olio,  aggiungete le cozze e fatele aprire a fuoco vivace, lasciatele raffreddare poi sgusciatele lasciandone qualcuna con il guscio che servirà per guarnire.
Mettete a cuocere il riso in abbondante acqua salata per il tempo di cottura indicato sulla confezione.
Nel frattempo, in una capiente padella ,scaldate quattro cucchiai d' olio e fateci rosolare l'aglio.
Una volta rosolato eliminatelo e aggiungete i moscardini e lasciateli cuocere per dieci minuti a fuoco vivo.
Sfumate con  il vino, poi unite la pasta d’acciughe, il prezzemolo tritato, il peperoncino e  i cubetti di pomodoro.
Proseguite  la cottura ancora per dieci minuti poi unite i gamberi e fate cuocere ancora per due minuti. 
Spegnete il fuoco e aggiungete le cozze sgusciate. 
Scolate il riso, versatelo nella padella  e fatelo saltare per un minuto, guarnite con le cozze con il guscio e servite subito.

Fusillli pancetta e parmigiano





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Questa ricetta è semplicissima, veloce, ma veramente gustosa!

Ingredienti per 4 persone:

320 gr. di fusilli (o altra pasta corta)
250 gr. di pancetta tagliata a fette
150 gr. di Parmigiano Reggiano a scagliette
4 cucchiai d’olio extravergine

Procedimento

Mettete a bollire l’acqua salata per la pasta e versatela quando bolle.
Nel frattempo tagliate a striscioline di circa 1 cm le fette di pancetta.
Versate l’olio in una padella e fate dorare per 1 minuto a fuoco medio le strisce di pancetta.
Scolate la pasta al dente  lasciandogli un po’ d’acqua e fatela saltare nella padella con la pancetta per 1 minuto. Distribuite le scagliette di Parmigiano e servite subito!



domenica 8 gennaio 2012

Saltimbocca alla romana a modo mio

I saltimbocca alla romana sono uno dei cavalli di battaglia della cucina romanesca, ma le origini sono piuttosto incerte: di fatto li troviamo anche in Spagna, Grecia e Sud della Svizzera. La ricetta originale non prevede che vengano arrotolati come ho fatto io, ma gli ingredienti vengono sovrapposti terminando con la foglia di salvia e tenuti insieme da uno stecchino, ma  così trovo che siano più facili da consumare.


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Ingredienti per 4 persone:


400 gr. di fesa di vitello tagliata a fette non troppo spesse
200 gr. di pancetta
½ bicchiere di vino bianco secco
Foglie di salvia q.b.
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Procedimento

Appiattite le fettine di fesa e disponete su ognuna una o più fette di pancetta ( devono coprire tutta la superficie della fettina). Arrotolatele, ricopritele con una foglie di salvia e fissate con una stecchino di legno.
Versate l’olio in una casseruola, scaldate dolcemente e sistemate sul fondo i saltimbocca senza sovrapporli.
Fateli cuocere a fuoco vivo da entrambi le parti, muovendoli spesso per evitare che si attacchino sul fondo.
Bagnate con il bicchiere di vino e proseguite la cottura per 5/6 minuti a calore moderato.
Servite i saltimbocca distribuendo sopra il condimento.
Buon appetito!

sabato 7 gennaio 2012

Banane al cocco

Ingredienti per 4 persone:

4 banane non troppo mature
1 limone (succo)
3 cucchiai di cocco grattugiato
1 cucchiaio di zucchero di canna
½ cucchiaino di cannella macinata
25 gr. di burro

Sbucciate le banane e spruzzatele con il succo del limone per evitare che anneriscano.
Mettete il burro in una padella e fatelo fondere a fuoco bassissimo, unite le banane, cospargetele di zucchero e cannella e fatele cuocere per 3 minuti voltandole una sola volta.
Impiattate le banane in piattini individuali, bagnatele con il sugo di cottura, cospargetele di cocco e servitele subito.
Buon appetito!