lunedì 9 dicembre 2024

Fusi di tacchino al forno

In questi ultimi anni la cultura alimentare è cambiata adattandosi alle nuove esigenze di gusto, allo stile di vita, alle capacità di spesa, alle conoscenze nutrizionali.
I consumatori sono più attenti a ciò che portano in tavola e si sono riscoperti cibi che, nel corso degli anni, erano stati un po’ dimenticati. Tra questi il tacchino che, nonostante fosse presente in Spagna fin dal 1519, importato dall’America da Cristoforo Colombo e diffuso in tutta Europa dai Gesuiti, fino a poco tempo fa era considerato un patrimonio della cultura anglosassone, un alimento quasi esclusivamente natalizio.
Oggi sappiamo che le carni di questo grosso volatile, che può raggiungere e superare il peso di quindici chili, sono ricche di proteine nobili, con una percentuale molto bassa di grassi, adatte ad una dieta ricca e leggera allo stesso tempo.

“La carne di tacchino ha un eccellente contenuto proteico e, considerato il fatto che possiamo consumarlo senza la pelle, è da considerarsi tra le più magre. Poi, se consideriamo la qualità dei suoi grassi, scopriamo che il contenuto d'acido linoleico (che è un acido grasso essenziale molto importante) nel tacchino è quasi 10 volte superiore a quello d'altri tipi di carne. Non solo, ma il contenuto di colesterolo è tra i più bassi: si tratta di 8 -8,25 mg per cento grammi di parte edibile contro un valore che varia da 70 a 125 mg nella carne di manzo e da 70 a 105 mg in quella di maiale.
Ricapitolando i vantaggi del tacchino consistono in un elevato contenuto proteico e discreto contenuto di ferro e zinco, contenuto in grassi ridotto (nel petto di tacchino, secondo i nutrizionisti, sono solo l’1,56 per cento) e ottimo rapporto tra grassi polinsaturi e insaturi.”

(Professor Aldo Mariani – Istituto della Nutrizione di Roma)

L’allevamento intensivo del tacchino si differenzia da quello degli altri avicoli perché, per crescere, necessita di ampi spazi in cui potersi muovere e camminare. È allevato su una lettiera di truccioli di legno in stanzoni luminosi e molto vasti.
L’alimentazione consiste in un mangime costituito prevalentemente da granoturco o frumento, soia, glutine di mais e crusca cui sono aggiunte vitamine ed oligominerali.
La versatilità di questa carne si presta a tutti i tipi di preparazione, in umido, al forno, bollita, alla griglia.
La fesa è il petto del tacchino da cui ricavano le fettine. È la parte più magra e la più ricca di proteine nobili. Possiamo utilizzare la fesa per le rollate, per i bocconcini, per bolliti magri e gustosi.
Le cosce intere formate da cosce e fusi, possono trasformarsi in un robusto arrosto o, private della pelle e cotte a vapore, tagliate a dadini, in una deliziosa insalata.
Le cosce (parte superiore) hanno la carne rossa e si possono disossare e farcire.
I fusi sono la parte inferiore della coscia sono ottimi stufati.
Dalla parte più grossa dei fusi si ricavano gli ossibuchi. Sono un’economica e ottima alternativa a quelli di manzo.
Infine, possiamo preparare degli ottimi spiedini utilizzando bocconcini di coscia e fesa intervallati da pezzetti di peperone, cipolline o quanto la vostra fantasia vi suggerisce.

 

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Ingredienti per 4 persone:

2 fusi di tacchino

Salvia, rosmarino, maggiorana, timo q.b.
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine q.b.
Sale fino q.b.
Pepe q.b.

Procedimento

Tritate insieme tutti gli aromi e lo spicchio d’aglio, unite il sale e il pepe macinato al momento.

Versate un filo d’olio sui fusi e massaggiateli con il composto di aromi, pepe e sale.
Disponeteli su di una teglia ricoperta da carta da forno e infornate (forno statico e già a temperatura di 180°).
Lasciate cuocere per circa un’ora.
Accompagnate con verdure stufate o patate arrosto o una fresca insalata.

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 6 dicembre 2024

Pere con formaggio blu erborinato

Il formaggio blu di capra è un erborinato a base di latte crudo caprino. Un formaggio a pasta bianca delicatamente venata di blu/verde e dal sapore dolce e leggermente piccante, la cui intensità aumenta con il prolungarsi della stagionatura, che di solito varia fra i 45 e 60 giorni.
Ideale da abbinare con un buon vino rosso ma anche con un passito di buona struttura.
La pera Williams è un’antica varietà antica di origine inglese, selezionata alla fine del ‘700 e diffusa in Italia principalmente nella pianura del Po.
Dal punto di vista botanico la forma dei frutti di Williams è definita “cidoniforme”, ( “a fiaschetto” nel linguaggio comune).
Il colore della buccia è variabile dal verde al giallo in relazione allo stato di maturazione più o meno avanzato, con zone rugginose più o meno estese. Occasionalmente i frutti possono presentare una colorazione rosso-rosata dell’epidermide nelle parti più direttamente esposte al sole. I frutti più verdi sono croccanti e molto succosi. Mano a mano che la buccia assume una colorazione progressivamente più gialla, la polpa ( che è succosa, bianca, fondente, dolce e zuccherina e dall’aroma tipico) diventa sempre più morbida e fondente.
L’unione della dolcezza della pera con il sapore leggermente piccante del formaggio e la sapidità della bresaola creano un’armonia di sapori unica.


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Ingredienti per 4 persone:

3 pere Williams non eccessivamente mature

150 gr di  Roquefort (formaggio erborinato blu di capra)
100 g di bresaola
Succo di limone

 Procedimento

Tagliate a fette il formaggio.

Arrotolate le fettine di bresaola.
Lavate le pere, asciugatele e tagliatele a spicchi, spruzzateli con il succo di limone per evitare che anneriscano.
Deponeteli su di un vassoio o un piatto da portata, distribuite su ognuna una fettina di formaggio.
Infilate i rotolini di bresaola su di uno stecchino e poi inseritelo nel formaggio e nella pera.
Servite subito.

 

 

 

 

 


giovedì 28 novembre 2024

Sgombri al forno

Lo sgombro o maccarello è un pesce azzurro di medie dimensioni che si nutre di piccoli pesci come le sardine e le alici.  Ha il corpo affusolato, di colore azzurro metallico sul dorso, bianco argenteo sul ventre, con strisce scure disposte irregolarmente sul dorso e sui fianchi, la lunghezza più frequente è tra i 20 e i 40 cm. Lo sgombro vive in tutto il Mediterraneo e gran parte dell’Atlantico orientale. Ha carni bianche, delicate, molto apprezzate sia fresche che sotto sale. Quelli pescati nel mare Adriatico sono particolarmente apprezzati per la morbidezza delle carni, che rimangono tali anche quando sono cotte alla griglia. Questo pesce è, tra i pesci azzurri, quello con maggiori proprietà salutari, è considerato dai nutrizionisti una sorta di integratore vitaminico e proteico.
È facilmente digeribile e ricchissimo di Omega3 che rendono il suo consumo ideale per contrastare il colesterolo e l’accumulo di tossine nel sangue.

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Ingredienti per 4 persone:
 
4 sgombri medi
2 limoni bio
4 rametti di maggiorana
4 rametti di timo
4 spicchi d’aglio (facoltativi)
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale rosa q.b. (ma potete utilizzare qualunque tipo di sale grosso).
 
Procedimento
 
Eviscerate i pesci (o fateli pulire dal pescivendolo), lavateli bene e asciugateli con la carta da cucina e praticate quattro o cinque tagli obliqui.
Lavate i limoni e affettate delle fette sottili.
Sul fondo di una pirofila da forno mettete  quattrofettine di limone e disponete sopra  uno sgombro.
Allargate leggermente la pancia e inserite lo spicchio d’aglio, le erbette, qualche grano di sale.
Inserite mezza fettina di limone in ogni taglio obliquo.
Continuate così anche per gli altri tre.
Irrorate con un filo d’olio e inserite nel forno (statico) già caldo a 200° per 20/30minuti, il tempo di cottura dipende dalle dimensioni del pesce.
Sfornate e servite.
 
 
 
 
 
 

lunedì 25 novembre 2024

Tapenade

La tapenade è una gustosissima salsa, tipica della cucina provenzale, ma diffusa in tutta la Francia, le cui origini risalgono a molto più indietro nel tempo.
Gli antichi romani, ad esempio, preparavano già una salsa simile a base di olive, capperi e olio.
Il nome “tapenade” deriva dal termine provenzale “tapeno”, che significa cappero.
Inizialmente era composta solo da tre ingredienti: olive nere e capperi e olio, a cui si sono poi aggiunte, nel XIX secolo le acciughe sotto sale raggiungendo così la composizione attuale.
Tradizionalmente tutti gli ingredienti erano pestati in un mortaio aggiungendo, poco alla volta, dell’olio d’oliva; ai nostri giorni utilizziamo il più comodo frullatore, ma i puristi sostengono che quella preparata con il mortaio sia più gustosa grazie alla composizione più rustica.
Come tutte le ricette di estrazione popolare anche qui si trovano alcune varianti,per esempio c’è ci aggiunge uno spicchio d’aglio, un pochino di succo di limone, o delle erbe aromatiche di stagione o del vino rosso o del brandy.
Sono tutte ottime ugualmente; la cosa fondamentale rimane la qualità degli ingredienti che deve essere ottima.
Ai nostri giorni, e con la fretta che ci caratterizza, le acciughe sott’olio hanno occupato il posto di quelle sotto sale e i capperi sottaceto di quelli sotto sale.
Infiniti solo gli utilizzi di questa salsa; si può utilizzare per preparare le classiche tartine, crostini, condire primi piatti, accompagnare carni o pesci o per insaporire sughi di pomodoro o vinaigrette per condire le insalate.
Dopo la preparazione può essere conservata, per una settimana, in frigorifero in un barattolo di vetro con chiusura ermetica e coperta con abbondante olio d’oliva.
 

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Ingredienti per un barattolo tipo Bormioli da 250 g

200 g di olive nere denocciolate
50 g di capperi sottaceto
4 filetti d’acciuga sott’olio
180 g di olio extravergine d’oliva

Procedimento

Sciacquate i capperi e asciugateli bene con della carta da cucina e metteteli in un mortaio,unite le olive e i filetti di acciuga e iniziate a pestare aggiungendo poco alla volta dell’olio.
Quando avrà raggiunto la giusta consistenza, che dovrà essere piuttosto rustica, mettetela nel barattolo di vetro e aggiungete tutto l’olio rimanente.
Chiudete ermeticamente e ponete in frigorifero.
Per accorciare i tempi, potete utilizzare un frullatore seguendo sempre lo stesso procedimento, ma mantenendo sempre la medesima consistenza rustica.
Come spiegato sopra, potete preparala nelle varie varianti che più v’ispirano.
La tendenza attuale è quella di prepararla, in una versione più delicata, con le olive verdi.










 
 

giovedì 21 novembre 2024

Patate al forno con formaggio e funghi

È tornato l'Autunno e con esso il rito della raccolta dei funghi o miceti: questo delizioso alimento cresce generalmente da settembre a novembre ed è proprio in questo mese che possiamo trovare quelli più gustosi.
I funghi contengono sali minerali, vitamine, acido folico e betacaroteni che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario, sono ottimi antiossidanti e hanno proprietà antiinfiammatorie, depurative e lassative. Per queste loro caratteristiche contribuiscono a tenere sotto controllo la pressione alta ed il colesterolo.
Sono capaci di agire come un vero e proprio antibiotico naturale e mantengono alto il livello degli anticorpi. Per il loro basso contenuto calorico (22 kcal per 100 gr.) sono ideali per diete ipocaloriche.
Sono controindicati a chi è allergico alle muffe e ai lieviti e a chi soffre di gotta e calcoli renali.
È bene tener presente che la famiglia dei funghi comprende ben 3000 specie, ma solo un centinaio sono commestibili e quelli velenosi che possono rappresentare un grave rischio per la nostra salute, per cui è meglio affidarsi a persone esperte.
Vanno consumati entro breve tempo dalla loro raccolta (massimo due giorni di conservazione in frigorifero, nello scomparto della frutta e verdura, dopo averli ripuliti e spazzolati per eliminare residui terrosi), il gambo deve essere sodo e compatto, il cappello integro e senza muffe, l'odore gradevole.
Tenete presente che funghi commestibili, se mal conservati, possono essere pericolosi per la saluti come quelli velenosi.


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 Ingredienti per 4 persone:

400 g di funghi porcini

6 patate medie
100 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato
200 gr. di Taleggio
1 spicchio d'aglio
3 cucchiai di prezzemolo tritato
5 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
30 g di burro
3 cucchiai di Parmigiano  Reggiano grattugiato
Sale e pepe q.b.

Procedimento

Fate bollire le patate per dieci minuti, scolatele e lasciatele raffreddare.

Raschiate il gambo dei funghi ed eliminate la terra con un panno inumidito o con della carta da cucina inumidita(i funghi non vanno lavati sotto l'acqua corrente perché si impregnerebbero troppo). Tagliate a cubetti i gambi e a spicchi non troppo sottili le cappelle.
Versate tre cucchiai di olio nella padella e aggiungete lo spicchio d'aglio tritato.
Aggiungete i gambi dei funghi e fateli cuocere a fuoco allegro per cinque minuti, unite le cappelle e  continuare la cottura per altri cinque minuti. Due minuti prima del termine della cottura salate, pepate ed aggiungete il prezzemolo.


Accendete il forno e portatelo a 180°C.
Ungete una pirofila e stendete uno strato di fettine di patate poi uno di funghi.
Distribuite un po’ di Parmigiano  Reggiano e dei dadini  di Taleggio.
Proseguite gli strati  così via fino ad esaurimento degli ingredienti, ultimando con le patate e i formaggi.
Distribuite qua e là qualche fiocchetto di burro e  cuocete nel forno preriscaldato per circa venticinque minuti, fate gratinare sotto il gli ultimi cinque  minuti e servite.

 

martedì 12 novembre 2024

Il bosco di polpette e Nergi®

Spesso i bambini fanno i capricci per mangiare la frutta, allora bisogna ingegnarsi e creare un escamotage: provate a proporre questa ricetta allegra e simpatica ma completa dal punto di vista nutrizionale.
Frutto dell’Actinidia arguta, una liana di sei metri d’altezza, è il cugino “piccolo” del kiwi. Il Nergi è coltivato a pergola per impedire il contatto a terra del frutto che si sviluppa a grappoli e la raccolta è esclusivamente manuale e particolarmente accurata per la delicatezza del prodotto. Dopo la raccolta, che avviene da settembre a novembre, richiede un periodo di riposo (affinamento).
La coltura di questo frutto è rispettosa della natura, perché, essendo una pianta molto resistente alle malattie, non necessita di trattamenti. Non solo, ma aiuta la natura, poiché durante il suo ciclo di vita, la sua bella fioritura bianca e profumata attira naturalmente api e bombi. Coltivato principalmente in Francia, in Portogallo e nella provincia di Cuneo proviene, originariamente dall’Asia Orientale e dalla Siberia, dove è apprezzato da molti secoli. È un piccolo frutto (circa 3 cm), simile ai frutti di bosco, dolce e zuccherino già al naturale, che si consuma con tutta la buccia, dopo averlo lavato. Ideale da consumare in ogni momento della giornata come snack, street-food, finger-food, per preparazioni dolci o salate o da condividere in famiglia e con gli amici . Una leccornia pratica e conviviale, da spizzicare per appagare il palato e la salute.
È ricco di antiossidanti e di vitamina C, la buccia è una buona fonte di fibre e apporta solo 48 kcal per 100 grammi di prodotto.
Una curiosità; il suo nome NERGI deriva da ENERGY.




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Ingredienti per 4 persone:

Nergi®  (minikiwi)



1 confezione di  Nergi®  (minikiwi)
400 gr di carne di manzo
1 uovo
1 cucchiaio di erbette di Provenza (timo, maggiorana, basilico ecc)
2 cucchiai di Parmigiano Reggiano
Pangrattato q.b.
Sale fino q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento

In una ciotola mettete la carne, l’uovo, il Parmigiano Reggiano, l’erbette di Provenza, 2 cucchiai di pangrattato  e il sale.
Amalgamate tutti gli ingredienti, se l’impasto risultasse troppo morbido unite ancora un pochino di pangrattato.
Formate delle piccole palline e passatele nel pangrattato.
Rivestite la placca del forno con della carta da forno, deponete le polpettine e irroratele con un pochino d’olio.
Infornate nel forno preriscaldato a 180°C e fate cuocere per 20/25 minuti.
Nel frattempo preparate la salsa. Lavate i Nergi®  e frullateli con un pochino d’olio e un pizzico di sale.
Sfornate le polpette, disponetele  in un piatto a formare le fronde degli alberi.   Con la salsa di Nergi formate i tronchi e il prato guarnite con pezzetti di carota e pomodoro a formare i fiori.

Nota: Se il vostro bimbo dovesse avere dei problemi con il glutine sostituite il pangrattato con la farina di mais per impanature.

sabato 9 novembre 2024

Olive verdi condite

Questa ricetta è una rivisitazione semplificata di quella classica tipica delle regioni meridionali d’Italia che prevede di utilizzare le olive fresche, lavarle, schiacciarle e metterle in salamoia per dodici giorni, scolarle, sciacquarle, metterle in acqua pulita e cambiarla per cinque giorni, una volta al giorno, poi metterle a scolare per una notte intera.
Come vedete è un procedimento semplice ma piuttosto lungo.
Ho saltato questo passaggio acquistando un barattolo di olive verdi denocciolate in salamoia.
Il condimento utilizzato è quello classico che prevede l’uso di aglio, peperoncino, origano e olio d’oliva, ma potete anche aggiungere dei pomodori secchi o dei peperoni cruschi (cioè essiccati).
Sono ottime e potete utilizzarle come antipasto, per l’aperitivo, per il brunch ecc.


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Ingredienti per quattro persone:

1 barattolo di olive verdi grandi denocciolate in salamoia
1 peperoncino rosso secco
1 spicchio d’aglio
Origano q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento
Svuotate il barattolo di olive in uno scolapasta e lasciatecele fino a quando tutta la salamoia sarà scolata, dovranno essere ben asciutte, se è il caso utilizzate anche della carta da cucina.
Mettetele in una ciotola e condite con fettine d’aglio, un pezzetto di peperoncino tritato e origano (peperoncino e origano secondo i vostri gusti).
Mischiate bene il tutto, lasciate riposare almeno un’ora e servite, l'ideale sarebbe prepararle il giorno prima e conservarle ben chiuse in frigorifero
dove si conservano per un massimo di cinque giorni.

martedì 5 novembre 2024

Uova in camicia con fonduta e tartufo

Il tartufo è un fungo ipogeo, cioè che vive sottoterra e non è coltivabile.
Nasce dalle radici delle querce e si cerca e si trova solo grazie ai cani appositamente addestrati.
Il suo caratteristico profumo è composto da 120 molecole volatili.
La stagione della raccolta inizia il 21 settembre e termina il 31 gennaio.
Per gustarlo al meglio va consumato fresco e crudo lamellato con il tagliatartufi. Dal momento della raccolta si può conservare circa una settimana in frigorifero avvolto in carta da cucina e in un contenitore di vetro dotato di coperchio.
Prima del consumo, si pulisce con una spazzolina inumidita, si asciuga e si lascia riposare per 15/20 minuti.


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Ingredienti per 4 persone:
 
4 uova
1 etto di Fontina D.O.P. della Valle d’Aosta
200 ml di latte 
1 tuorlo d’uovo
3 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
30 g di burro
1 cucchiaio di farina
1 tartufo nero
Aceto bianco q.b.
1 pizzico di sale fino
 
Procedimento
 
Tagliate a dadini la fontina, metteteli in una ciotola e ricopriteli con un po’ di latte. Lasciateli riposare per 3 ore.
Trascorso il tempo, scolate i dadini di fontina ma non gettate il latte.
Mettete la farina in un pentolino, versate lentamente a filo il latte in cui era immersa la fontina, mescolando per evitare la formazione di grumi.
Mescolate fino a quando avrete sciolto tutti i grumi e ottenuto una miscela liscia e omogenea, aggiungete i dadini di fontina e ponete sul fuoco bassissimo rimestando continuamente.
Quando la fontina si sarà sciolta completamente unite il tuorlo sbattuto, il burro e amalgamate bene poi unite anche il Parmigiano.
Continuate la cottura ancora per 5 minuti sempre rimestando.
Spazzolate il tartufo con un piccolo spazzolino a setole medie, poi pulitelo con uno strofinaccio inumidito e asciugatelo.
Sgusciate l’uovo in una ciotolina.
Portate a leggero bollore un litro d’acqua, unite un cucchiaino d’aceto e un pizzico di sale.
Abbassate il gas e, con una frusta a mano, girate nell’acqua, sempre nello stesso verso creando un vortice.
Fate scivolare delicatamente l’uovo al centro del vortice facendo attenzione a non rompere il tuorlo, lasciate cuocere per due minuti senza toccarlo.
Ripetete l’operazione per le altre tre uova.
Suddividete la fonduta calda in 4 pirofile di terracotta, prelevate l’uovo con una schiumarola e deponetelo sopra, decorate con le fettine di tartufo e servite subito

giovedì 24 ottobre 2024

Pollo in umido con le castagne

Nelle dolci colline troviamo tutto il fascino dei castagneti, e in autunno, un tripudio di colori dalle calde tonalità rosso-aranciate che in inverno lasciano il posto allo splendore del bianco. I rami degli alberi si spogliano e rendono il paesaggio fatato, simile a un quadro di Dalì, permeato da un indefinibile mistero. Non sono solo belli da vedere questi castagneti, ma hanno sfamato intere generazioni e, nel corso degli anni, si è creata una vera e propria civiltà che ha prodotto tradizioni, sviluppato usi, tecniche agrarie e lavori fortemente legati a quest’albero.
Il castagno o “albero del pane” come fu definito da Senofonte nel IV secolo a.C. è originario dell’Asia Minore e della Grecia: si diffuse in Italia grazie agli Etruschi e cresce spontaneamente nella fascia climatica del Mediterraneo, dalla Turchia ai Balcani, alla penisola Iberica, sulle coste del Magreb, dall’Italia alla Francia. Furono gli ellenici i primi a sviluppare la coltivazione e a selezionare le varietà di castagne pur considerandole inizialmente come una sorta di ghianda. Utilizzavano questo nutriente frutto per preparate le pietanze più disparate, come il pane nero di Sparta, sfarinate, minestre. Greci, Ebrei e Fenici con i loro commerci le diffusero in tutto il bacino Mediterraneo.
La carne di pollo è ricca di proteine nobili indispensabili all’organismo per rinnovare i tessuti, e di aminoacidi ramificati utili nel metabolismo dei muscoli e nell’aiutare allo smaltimento delle tossine che si formano quando si svolge un inteso lavoro fisico. Se eliminiamo la pelle, come in questo caso, risulta relativamente povera di grassi e con un discreto contenuto di vitamine del gruppo B e di ferro. La ridotta presenza di tessuto connettivo ed il diametro ridotto delle sue fibre rendono la carne di pollo facilmente digeribile.


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Ingredienti per 4 persone:

600 gr di sovra cosce di pollo
250 gr di castagne
200 ml di acqua calda (1 bicchiere)
1 cipolla bianca
Farina q.b.
1 foglia di alloro
2 rametti di rosmarino
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.

Preparazione.

Lavate le castagne, poi incidete la buccia facendo un taglio al centro (vi renderà più semplice sbucciarle).
Mettetele in una pentola, riempitela d’acqua fredda, aggiungete un pizzico di sale grosso e la foglia di alloro.
Portate a bollore, abbassate il fuoco e fate cuocere per trenta minuti, scolatele, lasciatele raffreddare e sbucciatele.
Pulite la cipolla e affettatela.
In una casseruola scaldate due cucchiai d’olio extravergine d’oliva, unite la cipolla e gli aghetti di rosmarino e fate dorare.
Nel frattempo, infarinate il pollo e unitelo alla cipolla e al rosmarino e lasciatelo rosolare a fuoco medio per cinque minuti.
Unite l’acqua calda, salate, abbassate la fiamma e lasciate cuocere, girandolo ogni tanto.
I tempi di cottura variano a seconda che sia un pollo di allevamento o ruspante; circa 40 minuti per il primo e quasi un'ora e mezzo per il secondo.
A cottura quasi ultimata, aggiungete le castagne bollite, pepate e fate cuocere ancora per dieci minuti, mescolando delicatamente per far amalgamare bene i sapori.
Servite subito.






 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 16 ottobre 2024

Palline di formaggio all'uva

Queste deliziose palline, semplici  e veloci da realizzare, potete servirle come antipasto, finger food o per accompagnare l'aperitivo.
L’uva è ricca di vitamine A,B e C, di fibre e di sali minerali quali calcio, ferro, magnesio, fosforo e potassio. Grazie all’elevata presenza di zuccheri semplici è un alimento altamente energetico e facilmente assimilabile. L’uva ha proprietà antiossidanti, antianemiche e anticancro.
Per l’alto contenuto di zuccheri il consumo è sconsigliato ai diabetici.


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Ingredienti per 4 persone:

100 gr di uva bianca senza semi
100 gr di grissini tritati
150 gr di ricotta
200 gr di robiola spalmabile non troppo morbida
50 gr di gorgonzola
1 cucchiaino di maggiorana secca
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
Granella di pistacchi q.b.
Granella di nocciole q.b.

Procedimento

In una ciotola mettete i formaggi, l’olio e la maggiorana.
Lavorate con una forchetta fino ad ottenere un composto morbido e omogeneo, unite i grissini tritati e amalgamate bene.
Dovete ottenere un composto non troppo morbido.
Lavate l’uva, asciugatela con carta da cucina e staccate delicatamente gli acini.
Prelevate un pochino del composto di formaggi e formate delle palline di circa 3 cm. (inumidite leggermente le mani per agevolare l’operazione) e inserite al centro un chicco d’uva.
Impanatene metà con la granella di pistacchi e metà con quella di nocciole.
Mettete in frigo per mezz’ora prima di servirle.
Potete prepararle in anticipo anche il giorno prima.












martedì 8 ottobre 2024

Patate e pancetta affumicata al forno

La patata è l’alimento più consumato al mondo. È un tubero ricco di proprietà e con poche calorie. Contiene una notevole quantità di amido, una discreta quantità di fosforo e di potassio e vitamina C ed è povera di sodio.
Le sue origini si fanno risalire intorno al 3000 a.C. presso la popolazione Incas da cui veniva chiamata “papa”. In Europa giunsero solo nel sedicesimo secolo portate dal conquistatore spagnolo Francisco Pizzaro.
Attualmente si producono circa duemila varietà di patate che sono divise in due grandi gruppi: patate a pasta gialla, con la polpa compatta, adatte ad essere cucinate fritte o intere, e patate a pasta bianca, piuttosto farinose e adatte alla preparazione di gnocchi, e purè.
 

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Ingredienti per 4 persone:

4 patate medie
80 gr di pancetta affumicata (o normale se la preferite) tagliata non troppo sottile
2 rametti di rosmarino
4 foglie di salvia
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale fino q.b.
 
Procedimento
 
Lavate le patate e mettetele con tutta la buccia (se le sbucciate assorbono troppa acqua e non diventano belle croccanti) in acqua fredda.
Portare a bollore e fate cuocere per 10 minuti.
Scolate e lasciate raffreddare.
Nel frattempo, tritate gli aghetti di rosmarino e la salvia, tagliate a pezzetti la pancetta.
Pelate le patate, tagliatele a spicchi non troppo grandi e metteteli nella pirofila che metterete nel forno.
Aggiungete il trito di erbe aromatiche, la pancetta, l’olio e pochissimo sale in quanto la pancetta è già piuttosto salata.
Mischiate bene il tutto delicatamente (sarebbe meglio farlo con le mani).
Infornate (forno statico e già caldo) a 200° per circa 20/30 minuti, (il tempo di cottura dipende dalla grandezza degli spicchi e dal vostro forno) o fino a quando non saranno ben cotte e dorate.
Sfornate e servite.
 

giovedì 3 ottobre 2024

Fichi al forno con gorgonzola noci e miele

I fichi sono dei frutti molto dolci, dalla caratteristica forma a goccia, dal diverso colore e spessore della buccia secondo le varietà.
I più diffusi sono: il fico nero, il fico verde e quello viola.
Maturano da giugno a settembre e in realtà quello che noi conosciamo non è il frutto, ma l’infiorescenza, all’interno del quale sono contenuti i veri frutti, cioè dei piccoli acheni immersi nella polpa.
Possiedono notevoli proprietà nutritive, sono ricchi di vitamina A, B1, B2, C, di sali minerali (potassio, ferro, cromo, calcio) e di fibre che sono utili a riequilibrare i disturbi intestinali legati alla stitichezza. Contengono un’alta percentuale di polifenoli (sostanze antiossidanti) che contrastano i rischi di malattie tumorali e cardiovascolari. Il loro consumo è particolarmente indicato per i bambini, gli anziani, le donne incinte e gli atleti. Sono controindicati per i diabetici e gli obesi a causa dell’alto contenuto di calorie e di zuccheri; freschi forniscono circa 65 calorie per 100 grammi, secchi arrivano a fornire 280 calorie per 100 grammi.



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Ingredienti per 4 persone:
 
8 fichi neri sodi
100 gr di gorgonzola piccante
8 noci
Miele d’acacia q.b.
 
Procedimento
 
Lavate delicatamente i fichi e asciugateli delicatamente.
Tagliateli a croce, allargateli leggermente.
Sgusciate le noci e lasciate interi metà gherigli, i rimanenti spezzettateli e uniteli al gorgonzola.
In ogni fico inserite un po’ di formaggio con i pezzetti di noce e deponete sopra il gheriglio intero.
Continuate così con gli altri sette fichi.
Deponeteli su di una leccarda ricoperta con carta da forno e infornate a 190°C (forno statico e già a temperatura) per una decina di minuti.
Sfornate, impiattate, irrorate con un pochino di miele e servite.
 

lunedì 23 settembre 2024

Crêpes di lenticchie rosse e salmone

Spesso ci chiediamo quale sia la differenza tra le lenticchie normali e quelle rosse decorticate; le prime richiedono un tempo di cottura di circa un’ora o più a seconda delle dimensioni, le seconde cuociono in quindici minuti ed essendo state private del classico strato di cellulosa che le avvolge, provocano meno gonfiori-meteorismo e difficoltà digestive.
Le lenticchie rosse sono facilmente reperibili sul mercato in forma disidratata e, a vantaggio degli altri legumi secchi, queste non richiedono ammollo e possono essere cucinate direttamente, anche se sempre con abbondante acqua.
Rientrano nel IV gruppo fondamentale degli alimenti e costituiscono un'abbondante fonte nutrizionale di amido e proteine a medio valore biologico (VB), che forniscono la quasi totalità delle calorie in esse racchiuse. I grassi sono marginali ma insaturi e quindi benefici per l'organismo.
In questi legumi si apprezza un ottimo livello fibre alimentari.
Quelle solubili, in particolare, sono percentualmente superiori se paragonate alle lenticchie con buccia, anche se il livello complessivo delle fibre è comunque inferiore.
Non contengono colesterolo, bensì fitosteroli, sostanze dall'azione ipocolesterolemizzante. Sono anche prive di lattosio, glutine e istamina.
Contengono molte vitamine, quasi tutte di tipo idrosolubile del gruppo B. Nella fattispecie si apprezza il livello di: folati, tiamina (vit B1), acido pantotenico (vit B5) e piridossina (vit B6). Ottimo l'apporto di certi minerali, soprattutto ferro, fosforo e zinco.
Per tali motivi supportano diverse funzioni enzimatiche essenziali ai processi cellulari.
Le lenticchie, grazie all’amido in esse contenuto, si prestano a sostenere una vita attiva, ma non sono tanto caloriche (grazie al carico glicemico moderato) quanto i cereali e i derivati raffinati (pane, pasta ecc); per questo motivo hanno anche un'applicazione nella terapia nutrizionale dimagrante.
Il loro consumo è ideale nelle diete contro l'iperglicemia o il diabete mellito tipo 2, e contro i trigliceridi alti.
Le fibre, soprattutto quelle solubili, sono prebiotici naturali e, modulatori dell'assorbimento dei grassi, colesterolo compreso, funzione utilissima nella terapia contro l'ipercolesterolemia. L'assunzione di lenticchie è consigliata in caso di stipsi o stitichezza.
Si prestano alla dieta per il celiaco, per l'intolleranza al lattosio e all'istamina, ma si consiglia cautela nella terapia contro l'iperuricemia e la gotta, e per la fenilchetonuria.

Fonte: Dott. Riccardo Borgacci


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Ingredienti per 5 crêpes preparate con una padellina di 20 cm di diametro:

150 gr di lenticchie rosse decorticate
150 gr di acqua
1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva
1 pizzico di sale fino

Per farcire:

1 confezione di salmone affumicato
150 gr di formaggio morbido tipo robiola
Aneto q.b. (potete sostituirlo con la maggiorana)

Procedimento

Lavate bene le lenticchie, mettetele a bagno in abbondante acqua e 
lasciatele a mollo per almeno due ore. Se le lasciate per tutta la notte, sarà ancora più facile frullarle.
Trascorso il tempo, scolatele bene, sciacquate la ciotola in cui erano contenute e rimettetecele, aggiungete 150 gr di acqua e frullate fino a ottenere un composto omogeneo e privo di grumi.
Unite il sale e il cucchiaio d’olio e inglobate bene tutto.
Scaldate una padellina antiaderente con un velo di burro e versate un mestolino di composto, fate roteare per spargere bene tutto e lasciate cuocere a fuoco medio per due minuti per parte.



Togliete dalla padellina e mettete la crêpes a raffreddare in un piatto.
Continuate così fino a ultimare tutto il composto.
Spalmate ogni crêpes con il formaggio, distribuite il salmone, spolverizzate con l’aneto, ripiegate e servite.





lunedì 16 settembre 2024

Uova alla flamenca- Huevos alla flamenca

Le huevos alla flamenca sono un secondo piatto saporito e sfizioso tipico dell’Andalusia, una splendida regione spagnola.
Si tratta di una ricetta facile e che prevede l’uso di ingredienti semplici come le uova, la salsa di pomodoro, peperoni, piselli, patate, cipolla, aglio e il famoso prosciutto Jamòn serrano e il salame chorizo.
Il jamón serrano (letteralmente "prosciutto di montagna") è un alimento ottenuto dalla salatura e seccatura all'aria dagli arti posteriori del maiale di razza bianca.
Anche popolarmente noto come "Jamón del país" o "Jamón curado", questo stesso prodotto riceve anche il nome di paleta o paletilla quando si ottiene dagli arti anteriori. La denominazione jamón serrano è riconosciuta come specialità tradizionale garantita (STG)
In Spagna, il termine è comunemente usato come sinonimo di prosciutto crudo, mentre per il prosciutto cotto si usa abitualmente la denominazione "Jamón de York".
Il termine spagnolo chorizo indica un salume tradizionale fatto con le migliori carni magre selezionate dai pezzi più nobili del maiale alimentato con le ghiande.
Viene stagionato in essiccatoi naturali per un minimo di tre mesi e mezzo.
Caratteristica del chorizo è che la carne di maiale non è macinata ma tritata in modo grossolano e condita, oltre al sale, con paprica dolce o piccante.
È proprio la paprica a dare al salame il caratteristico colore rosso e sapore.
Il chorizo vela ha una forma sottile e allungata ed è condito con paprica piccante. Il morcón de chorizo ha una forma tozza e grossa, è insaccato nell'intestino cieco ed è condito con aglio e paprica dolce.
Se non trovate il jamòn serrano o il chorizo, utilizzate dell’ottimo prosciutto crudo e del salame piccante.

 
 


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Ingredienti per 4 persone:

4 uova di gallina
250 gr di piselli già sgranati
1 peperone grande
250 gr di patate
1 cipolla bianca piccola
2 spicchi d’aglio
4 fette di jamòn serrano (prosciutto crudo spagnolo)
 8 fette di chorizo (salame piccante)
400 gr di passata di pomodoro
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
 
Procedimento
 
Pelate le patate, asciugatele e tagliatele a tocchetti.
Pulite la cipolla, l’aglio e tritateli.
Pulite il peperone, tagliatelo prima a falde e poi a pezzi.
Scaldate tre cucchiai d’olio in una padella e fate friggere leggermente le patate.
Una volta rosolate, toglietele dalla padella e tenetele da parte.
Nella stessa padella in cui avete fritto le patate aggiungete il trito di aglio e cipolla e fate dorare per qualche minuto.
Aggiungete la passata di pomodoro, i piselli, e fate cuocere per dieci minuti.
Trascorso il tempo unite i pezzi del peperone e continuate la cottura a fuoco lento per altri quindici minuti poi unite le patate fritte e salate.
Mescolate delicatamente il tutto e lasciate cuocere per altri dieci minuti, girando di tanto in tanto.
Se il sugo dovesse asciugarsi troppo, aggiungete un pochino di acqua calda.
Una volta cotto, versate il sugo in una terrina da forno o in quattro individuali, se preferite, rompete le uova su ciascuna e appoggiate di lato una fetta di prosciutto e dall’altro due di salame.
Infornate (forno statico e già a temperatura di 200°C) per 7/8 minuti fino a quando gli albumi delle uova saranno cotti e il tuorlo ancora morbido.
Servite subito con fette di pane casereccio grigliate.
 
 
 
 
 
 

giovedì 5 settembre 2024

Insalata di fichi rucola feta e noci

La rucola, chiamata anche ruchetta, rughetta o rugola, è un ortaggio appartenente alla famiglia delle Crucifere ed è contraddistinta dalla consistenza leggera e allo stesso tempo croccante e dal sapore amarognolo e piccante. Può essere consumata sia cruda sia cotta e viene utilizzata anche in decotti e tisane per le sue proprietà benefiche. Per crescere necessita di poca acqua (particolarità che le conferisce il particolare sapore piccante) e giunge a maturazione in tempi molto rapidi. Cresce anche spontaneamente e in questo caso il sapore è più deciso e la foglia più dura e scura).
Il periodo migliore per coltivare rucola va da marzo a settembre, ma è un ortaggio che cresce facilmente e viene coltivato tutto l’anno. È possibile reperirla nei banconi dei nostri mercati tutti i mesi.
Grazie al notevole contenuto di sali minerali, in particolare potassio, ferro e calcio, la rucola è un alimento rimineralizzante. L’alto apporto di acqua la rende particolarmente rinfrescante e rigenerante. Ipocalorica, si presta a essere consumata anche da soggetti che devono seguire una dieta a ristretto regime calorico. La rucola è ricchissima di vitamina C, vitamina nota per i suoi effetti benefici antiossidanti in grado di contrastare l’azione dannosa dei radicali liberi, di provitamina A, fondamentale per un buon funzionamento della vista (della retina in particolare), per la crescita delle ossa, per la funzione testicolare e ovarica e per un sano sviluppo embrionale (regola la crescita e la differenziazione dei tessuti), oltre che di acido folico (vitamina B9), essenziale per il benessere dell’apparato cardiovascolare e molto importante in gravidanza per uno sviluppo ottimale del nascituro e di vitamina K, utile al benessere di ossa e denti e a mantenere in salute il sistema nervoso perché partecipa alla costituzione della guaina mielinica che riveste i nervi.
La rucola inoltre è in grado di stimolare l’appetito, e quindi indicata per chi soffre di inappetenza, ed è digestiva (le sostanze amare di cui è composta stimolano la produzione di succhi gastrici, facilitando la digestione). La rucola infine ha proprietà rilassanti e favorisce il sonno.
 
Fonte: Humanitas


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Ingredienti per 4 persone:
 
4 fichi non troppo maturi
120 gr di feta
80 gr di rucola
8 noci
Olio extravergine d’oliva q.b.
Aceto balsamico q.b.
Sale fino q.b.
 
Procedimento
 
Lavate e sgrondate la rucola.
Sgusciate le noci e spezzettate grossolanamente i gherigli.
Tagliate la feta a pezzi non troppo grandi.
Lavate delicatamente i fichi, asciugateli e divideteli in otto spicchi.
In quattro piatti individuali suddividete la rucola, i fichi, i pezzi di feta e le noci.
Salate, irrorate con l’olio e con qualche goccia di aceto balsamico.
Servite.