sabato 29 giugno 2019

Misticanza con pollo grigliato e frutti di bosco


Un'insalata che si trasforma in un piatto unico grazie alle proteine del pollo, ai sali minerali e alle vitamine dei frutti di bosco.
Il termine "frutti di bosco" identifica un insieme di frutti che sono reperibili nel sottobosco o, più genericamente, nelle macchie di vegetazione selvatica (nonostante siano oggetto di colture agrarie). Hanno un impiego gastronomico estremamente diffuso e variegato e sono impiegati prevalentemente freschi aggiunti a yoghurt, bavaresi, mousse , gelati e altri dolci al cucchiaio, tuttavia sono ottimi anche cucinati con brasati di selvaggia, risotti, paste ecc..
I frutti di bosco più conosciuti e consumati sono: mirtilli rossi e neri, lamponi, more, fragole, ribes rossi e neri, uva spina, more di gelso, bacche del sambuco, amarene, uva spina.
Sono ricchi di vitamine e antiossidanti utilissimi al buon funzionamento del nostro organismo.


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Ingredienti per 4 persone:

200 g di misticanza
100 gr di mirtilli
100 gr di lamponi
200 gr di  fettine (non troppo sottili) di petto di pollo
3 peperoncini rossi dolci
Un pizzico di erbette di Provenza (timo, maggiorana, origano, ecc)
Olio extravergine d’oliva q.b.
Succo di limone q.b.
Sale q.b.

Procedimento
In un piatto mettete a marinare  per 15/20 minuti le fettine di pollo  con un po’ d’olio e spolveratele con le erbette.
Lavate delicatamente i frutti di bosco e asciugateli con carta da cucina.
Lavate i peperoncini, togliete la calotta e i semi, tagliateli in tre o 4 parti.
Scolate il pollo e grigliatelo. Lasciatelo intiepidire e tagliatelo a fettine .
Preparate una vinaigrette con 4 cucchiai d’olio, il succo del limone e il sale.
In una ciotola mettete la misticanza e tutti gli altri  ingredienti e condite con la vinaigrette.
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domenica 23 giugno 2019

Caffè shakerato con ribes e lamponi


Il caffè shakerato è una bevanda analcolica a base di caffè, ghiaccio e zucchero agitati in uno shaker e viene preparata da tutti i bar italiani durante l'estate. 
La moda del caffè shakerato ha superato i confini nazionali ed è conosciuta un po' in tutto il mondo.
Non sono note le origini di questa bevanda, ma è un'invenzione relativamente recente, nata come variante del caffè freddo. A seconda dei gusti si può ordinare un caffè on the rocks, preparato semplicemente rovesciando un caffè espresso in un bicchiere tipo tumbler con 3 cubetti di ghiaccio, oppure un caffè shakerato, che viene servito in maniera più scenografica o su un bicchiere da cocktail martini, quello a forma di cono rovesciato, oppure in un altro bicchiere con stelo, tipo il flute da prosecco.
La differenza fondamentale tra un caffè freddo, on the rocks, e un caffè shakerato sta nel tipo e nella quantità di zucchero usata. La reazione tra il ghiaccio e lo zucchero è, infatti, l'essenza di un buon caffè shakerato e ciò che gli conferisce la sua cremosità tipica.
Per preparare un caffè shakerato viene di solito usato lo zucchero liquido, che una volta agitato nello shaker reagisce con il ghiaccio formando una schiuma spumosa e leggera che poi rovesciata nel bicchiere rimane in alto, conferendo alla bevanda il suo tipico aspetto molto invitante, con il caffè nero in basso e il bordo superiore di colore beige con una consistenza morbida e spumosa. Un buon caffè shakerato dovrebbe avere un bordo spumoso di circa 0,5-1 cm.

Fonte: Cibo 360


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Ingredienti per 2 persone

80 ml di caffè
60 gr di lamponi
30 gr di ribes rosso
2 cucchiaino di zucchero
4 cubetti di ghiaccio

Procedimento

Frullate i frutti di bosco e filtrateli per eliminare i semini.
Versate nello shaker i cubetti di ghiaccio, il passato di frutta, lo zucchero e il caffè.
Agitate fino a quando si saranno sciolti i cubetti di ghiaccio.
Servire immediatamente.


venerdì 21 giugno 2019

Tortine di ciliegie, Bra tenero e prosciutto


La pianta delle ciliegie appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è conosciuta con il nome di ciliegio  o Prunus avium: è presente nella zona mediterranea da circa 3.000 anni. E' difficile stabilire con certezza il paese d'origine, le prime notizie in merito arrivano dall'Egitto, ma si ritiene che l'origine possa essere asiatica.
Il ciliegio fiorisce in primavera e spuntano contemporaneamente sia i fiori che le foglie. Le ciliegie si dividono in due gruppi dolci ed acide: quelle dolci, a loro volta, si dividono in duracine e tenerine, quelle acide si dividono in visciole, amarene e marasche. Il periodo di maturazione varia da maggio a giugno a seconda del tipo di ciliegia.
Le ciliegie sono composta prevalentemente di acqua (circa l'80%), proteine, zuccheri,vitamina C e A, ferro, potassio,calcio,fosforo, sodio e magnesio. Da sottolineare uno zucchero, il levulosio, che non ha controindicazione per i diabetici. Contengono anche molti flavonoidi che servono a contrastare i radicali liberi. Possiedono, inoltre, proprietà depurative, disintossicanti, diuretiche e lassative.


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Ingredienti per 4 persone

260  gr di pasta di pane
100 gr di ciliegie
160 gr di Toma di Bra tenero DOP
100 gr di Prosciutto crudo di Cuneo IGP
100 ml. di panna da cucina
uova
3 cucchiai di scaglie di mandorle
Sale q.b.

Procedimento

Denocciolate le ciliegie e tagliatele a metà.
In una ciotola mettete il formaggio tagliato a cubetti, il prosciutto spezzettato e metà delle mezze ciliegie.
Sbattete leggermente le uova con la panna e aggiungete il tutto al composto ciliegie, prosciutto  e Toma,  aggiustate di sale ( attenzione che sia il formaggio sia il prosciutto sono già molto sapidi) e mescolate molto bene.
Stendete la pasta di pane, aiutandovi con un mattarello infarinato, e dategli una forma rotonda di circa 3 o 4  mm di spessore.
Aiutandovi con un coppapasta del diametro di 12 cm ricavate dei dischetti.
Imburrate 4 formine di 10 cm di diametro e disponete il dischi di pasta facendoli rialzare sui bordi. 
Versate il composto e ripiegate i bordi della pasta. Distribuite le rimanenti mezze ciliegie facendole affondare.
Infornate (forno statico preriscaldato a 180°C) e cuocete per 20/25 minuti.
Sfornate, distribuite le scaglie di mandorle e servite.


sabato 8 giugno 2019

Polpette di pane, patate e prosciutto

La sacralità del pane da millenni accompagna la vita dell’uomo e ne è diventato parte integrante. Frutto del lavoro nei campi, per millenni è stato il fautore dell’equilibrio d’ogni società. Numerose nei secoli sono state le lotte popolari legate proprio alla sua carenza causata da carestie o da motivi politici. Ben lo sapevano gli imperatori romani che dominavano il popolo con il famoso motto “panem et circenses” (pane e divertimento).
Molto meno attenti a queste esigenze sono stati i loro successori delle società medievali che, per questo motivo, erano spesso oggetto di rivolte popolari legate alla carenza di farine o all’aumento del costo del pane. In età moderna abbiamo avuto modo di assistere ad analoghe reazioni come la famosa rivolta dei milanesi del 1628 o la Rivoluzione francese che ha avuto, tra le cause principali, quella della mancanza di pane.
Questo piccolo escursus storico per ricordarci l’importanza di quello che oggi troviamo tutti i giorni con facilità sulle nostre tavole e che, spesso, gettiamo perché raffermo, dimenticando, non solo il nostro passato, ma anche chi, purtroppo ancora oggi, muore di fame. Ho avuto più volte modo di sottolineare da questo blog l’importanza del riutilizzo degli alimenti e spesso ho postato ricette con queste caratteristiche, anche questa è una di quelle.  E’ nata con il pane raffermo, una patata, le ultime due uova in frigorifero, un fondino di prosciutto cotto e il Parmigiano Reggiano. Il risultato sono state queste polpettine da mangiare così o accompagnate da una fresca insalatina o da un po’ di maionese o di salsa rubra.
Se vi avanza del pane provate a prepararle, mettendo anche gli ingredienti che vi sono rimasti in dispensa come formaggi, carne, affettati, ecc. 



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Ingredienti per 4 persone:

200 g di pane raffermo
1 patata media
70 g di prosciutto cotto
70 g di Parmigiano Reggiano
2 uova
200 ml di latte
2 cucchiai di bagnet verd o in alternativa tritate una decina di rametti di prezzemolo con mezzo spicchio d’aglio e un cucchiaino di capperi e amalgamate tutto con un pochino d’olio.
2 rametti di timo
Farina di mais per impanature q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe (facoltativo) q.b.


Procedimento

Fate bollire  la patata.
In una ciotola mettete il pane spezzettato insieme al latte in modo che si imbibisca bene.
Nel frattempo grattugiate il Parmigiano Reggiano e tritate con il mixer il prosciutto cotto.
Quando il pane sarà ammorbidito strizzatelo così da eliminare il latte in eccesso e mettetelo in una ciotola, unite la patata schiacciata e amalgamate il tutto.
Aggiungete il prosciutto tritato, il formaggio, il bagnet, gli aghetti di timo, le uova e aggiustate di sale e di pepe.
Impastate il composto utilizzando le mani così da ottenere un risultato ben compatto e morbido. Se fosse troppo asciutto potete aggiungere ancora un pochino di latte.
Dall’impasto prelevate una piccola porzione e fatela roteare tra le mani creando la polpetta.
Continuate così fino ad esaurimento del composto.


In un pentolino mettete la farina di mais per impanature e deponeteci , poche alla volte, le polpette.
Prendete il pentolino dal manico e muovetelo da destra a sinistra e viceversa in modo da far aderire la panatura alle polpette.
Mettetele in un piatto.


Scaldate abbondante olio e friggete le polpette. Fate dorare entrambi i lati per alcuni minuti e scolatele solo quando saranno ben dorate.
Adagiatele poi su della carta da cucina per eliminare l’olio in eccesso e servitele calde.


Tempo di preparazione: 20 minuti
Cottura : per la patata 35 minuti per le polpette 10 minuti



martedì 4 giugno 2019

Foglie di pane allo zafferano


Un pane con il colore del sole, il profumo delle spighe e dal sapore intenso.
Ottimo così, ideale per accompagnare salumi e formaggi.
L’ho preparato con la farina di semola di grano duro  bio varietà “Senatore Cappelli” prodotta dalla Cooperativa Agricola Palazzo Piccolo e con l’olio extravergine d’oliva bio San Martino prodotto dall’Azienda Agricola Masseriola.
Il grano duro varietà “Senatore Cappelli” è un’antica varietà di grano duro coltivata principalmente nel Sud Italia.
La sua storia inizia nel 1915 quando il genetista Nazareno Strampelli, partendo dai grani nordafricani, selezionò una qualità molto resistente e adatta ai terreni del Meridione.
Una pianta che può raggiungere il metro e ottanta e a cui decise di dare il nome del Senatore Cappelli in onore al suo impegno di modernizzazione dell’agricoltura in Puglia.
Le spighe di grano Cappelli, ottenute da un’attenta selezione naturale a Foggia, sono state per decenni le coltivazioni più diffuse Nel Sud d’Italia e nelle Isole. Viene considerato il padre del grano duro, definito negli anni ’30 “razza eletta” è un grano duro rustico che predilige terreni poveri e argillosi.
Possiede eccellenti qualità nutrizionali e un alto valore proteico; in Puglia tali caratteristiche gli hanno valso l’appellativo di “carne dei poveri”.
L'Azienda Agricola Masseriola, che sorge nella parte meridionale del Subappennino Dauno, in agro di Ascoli Satriano, ad un'altitudine di circa 300 metri sul livello del mare, da ormai 50 anni dedica 30 ettari alla coltivazione dell'olivo di varietà Coratina e Moraiolo.
Le olive migliori vengono raccolte per brucatura, ossia direttamente dalla pianta, e sottoposte a molitura entro 24-36 ore. con un sistema di frangitura mediante macine di pietra. L’olio “Masseriola” è oggi riconosciuto a livello internazionale fra i migliori oli a certificazione biologica e D.O.P.
L'alta qualità di quest’olio si esprime attraverso il colore dal verde al giallo. Il suo sapore fruttato, l'odore di fruttato medio con sentori di frutta fresca e note ben equilibrate di amaro e piccante, il bassissimo grado di acidità lo rendono ideale per qualsiasi tipo di ricetta, ma specialmente per questa donandole un gusto particolare.
Sia la Cooperativa Palazzo Piccolo sia l'Azienda Agricola Masseriola aderiscono al circuito Qui da Noi- Cooperative Agricole - Confcooperative




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Ingredienti

400 g di semola di grano duro bio Masseria Palazzo Piccolo
100 g di farina 0
300 ml di acqua
1 bustina di zafferano
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva San Martino ( Azienda Agricola Masseriola)
200 gr di lievito madre rigenerato o, in alternativa 35 gr di lievito madre essiccato
1 cucchiaio pieno di sale fino




Procedimento

Scaldate leggermente l’acqua (non deve superare i 35°.)
Scioglieteci il lievito madre rigenerato (se usate quello essiccato, mettetelo direttamente nella farina.) e lo zafferano.
Setacciate la farina in una ciotola e aggiungete gradualmente l’acqua con il lievito iniziando a impastare. Quando l’impasto avrà raccolto tutta l’acqua, aggiungete l’olio e alla fine il sale.
Impastate fino a ottenere un composto omogeneo, elastico e asciutto (10/15 minuti).
Formate una palla poi ricopritela con un panno umido riposare e lasciatela lievitare per due ore, al caldo e lontano da colpi d’aria. 


Trascorso il tempo, riprendete l’impasto, e sulla spianatoia leggermente infarinata, lavorate la pasta dividetela in due metà e tiratela a mano a formare una sfoglia.


La prima spennellatela con un pochino di olio (rimarrà più intagliata nel disegno), la seconda no. Arrotolate a formare  due cilindri .Tagliate la pasta in modo obliquo e disponete le rondelle  ottenute su di una leccarda, coperta con della carta da forno, sovrapponendole e premendo bene nel punto d’attacco come nella foto.



Spennellate con un pochino d’olio, coprite con altra carta da forno e  con un canovaccio.
Lasciate lievitare fino al raddoppio (il tempo dipende dalla temperatura ambiente, si va dalle 2 alle 4 ore).
Accendete il forno a 200° e inserite sul fondo un pentolino con dell’acqua (servirà a mantenere la giusta umidità). Quando il forno raggiungerà la temperatura, infornate il pane e lasciate cuocere per 35/40 minuti.
Sfornate e fate raffreddare su di una gratella.



Consiglio: potete usare il lievito di birra sia secco che fresco e in questo caso i tempi di lievitazione si dimezzano.



Contattate subito le aziende per acquistare i loro ottimi prodotti!




Si ringraziano le cooperative e le aziende per la fornitura degli ingredienti per la realizzazione della ricetta.