“…..nelle montagne dove si raccoglie poco grano,
si seccano le castagne su grate al fumo e poi si mondano e se ne fa farina che
valentemente supplisce per farne pane.”
L’erbario novo” di Castore Durante (XVI° sec.)
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Nelle
dolci colline troviamo tutto il fascino dei castagneti, e in autunno, un
tripudio di colori dalle calde tonalità rosso-aranciate che in inverno lasciano
il posto allo splendore del bianco. I rami degli alberi si spogliano e rendono
il paesaggio fatato, simile a un quadro di Dalì, permeato da un indefinibile
mistero. Non sono solo belli da vedere questi castagneti, ma hanno sfamato
intere generazioni e, nel corso degli anni, si è creata una vera e propria
civiltà che ha prodotto tradizioni, sviluppato usi, tecniche agrarie e lavori
fortemente legati a quest’albero.
Il
castagno o “albero del pane” come fu definito da Senofonte nel IV secolo a.C. è
originario dell’Asia Minore e della Grecia: si diffuse in Italia grazie agli
Etruschi e cresce spontaneamente nella fascia climatica del Mediterraneo, dalla
Turchia ai Balcani, alla penisola Iberica, sulle coste del Magreb, dall’Italia
alla Francia. Furono gli ellenici i primi a sviluppare la coltivazione e a
selezionare le varietà di castagne pur considerandole inizialmente come una
sorta di ghianda. Utilizzavano questo nutriente frutto per preparate le
pietanze più disparate, come il pane nero di Sparta, sfarinate, minestre.
Greci, Ebrei e Fenici con i loro commerci le diffusero in tutto il bacino
Mediterraneo.
Plinio
racconta come i romani preparavano con la farina di castagne un pane
particolare con cui si cibavano le donne durante le feste in onore di Cerere,
periodo in cui era vietato per loro il consumo di cereali.
Apicio
ci suggerisce invece di cucinarle nel tegame con aceto, miele, spezie ed erbe
aromatiche, ma presso i latini erano prevalentemente cucinate sulla fiamma
diretta, nel latte, o sotto la cenere.
Durante
il Medioevo furono gli ordini monastici a sviluppare la coltivazione
rimboscando aree pedemontane e perfezionando la conservazione delle castagne.
Nacque così il mestiere di “castagnatores” svolto da contadini specializzati
nella raccolta e nella lavorazione. Le castagne divennero così l’alimento
principale per gli abitanti delle montagne e per questo motivo erano
considerate un cibo plebeo, ma nel dodicesimo secolo s’iniziò a selezionare le
qualità eccellenti, più grosse e preziose da destinare a un consumo elitario, i
cosiddetti “marroni”.
Nel
1700 il marrone glassato (marrons glaces) raggiunse un grande successo presso i
ceti più abbienti, talmente grande da giungere intatto fino a noi.
Dimenticati
i giorni bui delle carestie e della fame, oggi, per fortuna, la castagna non ha
più la funzione sostitutiva del pane ma ha assunto un ruolo voluttuario.
Questo
frutto gustoso ben si presta a innumerevoli preparazioni, più o meno elaborate,
ma è comunque il compagno ideale di un buon bicchiere di vino rosso da
consumare nelle uggiose serate d’autunno e in quelle gelide d’inverno, magari seduti
davanti all’allegro fiammeggiare di un camino in compagnia di amici con cui
parlare dei tempi andati…
Autore: Maria Antonietta Grassi
Ed eccovi alcune ricette presenti nel blog, cliccate sul nome per leggere la ricetta:
Castagne al lardo
Fettuccine di castagne con porri salsiccia e provolone
Spaghetti di farro con castagne e pancetta
Zuppa di farro e castagne
Involtini di verza salsiccia e castagne
Castagnaccio toscano
Charlotte di marroni e mascarpone
Cheesecake alla confettura di castagne
Torta morbida di castagne e cioccolato