venerdì 12 febbraio 2021

San Valentino- Tortini di cioccolato

La tradizione di San Valentino quale protettore degli innamorati risale all'epoca romana, nel 496 d. C., quando l’allora papa Gelasio I volle porre fine ai lupercalia, gli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco.
Questi riti si celebravano il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati ed erano apertamente in contrasto con la morale e l'idea di amore dei cristiani.
In particolare il clou della festa si aveva quando le matrone romane si offrivano, spontaneamente e per strada, alle frustate di un gruppo di giovani nudi, devoti al selvatico Fauno Luperco. Anche le donne in dolce attesa si sottoponevano volentieri al rituale, convinte che avrebbe fatto bene alla nascita del pargolo.
In fondo, ad alleviare il dolore bastava lo spettacolo offerto dai corpi di quei baldi giovani, che si facevano strada completamente nudi o, al massimo, con un gonnellino di pelle stretto intorno ai fianchi.
Per "battezzare" (e cristianizzare) la festa dell'amore, il Papa Gelasio I decise di spostarla al giorno precedente - dedicato a San Valentino - facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati.

Fonte: Focus


LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti per 6 stampini medi:

100 gr  di cioccolato fondente 
100 gr di burro
20 gr di farina
80 gr di zucchero a velo
2 uova a temperatura ambiente
1 bustina di vanillina
Mezza bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale fino
Gocce di cioccolato q.b.
Zuccherini a forma di cuore q.b.

Procedimento

In una terrina rompete le uova, aggiungetevi lo zucchero, il lievito e la vanillina e montate il tutto con una frusta, fino a ottenere una massa densa e omogenea.
Tritate grossolanamente il cioccolato  e fatelo sciogliere in un padellino a bagnomaria con il burro.
Unite tutto al composto di uova e zucchero, continuando ad amalgamare gli ingredienti. 
Aggiungete, infine, anche la farina e un pizzico di sale. Imburrate e infarinate i vostri stampini e riempiteli con il composto facendo attenzione a non riempire completamente gli stampini, evitando così che il composto fuoriesca durante la cottura. Cercate di riempirli per non più di 2/3.
Distribuite sopra delle gocce di cioccolato e infornate a 180°C per circa 15 minuti.
Sfornate, lasciate raffreddare e distribuite i cuoricini di zucchero.
In alternativa potete decorare i tortino con dello zucchero a velo

martedì 9 febbraio 2021

Spaghetti ai ciuffi di calamari

Il calamaro appartiene alla famiglia dei molluschi e lo troviamo nel mar Mediterraneo e nell’Atlantico Orientale. Possiede un corpo allungato e fusiforme, con due pinne apicali e testa con tentacoli, ventose, occhi e bocca. Nell’interno del corpo troviamo la conchiglia cornea (una lisca trasparente a forma di lancia) e gli organi interni. Il colore è rossiccio - rosato, con sfumature brune. Le dimensioni variano fra i 15 e i 30 cm. Le sue carni sono delicate e saporite. Assomiglia molto al totano da cui si differenzia per la posizione delle pinne apicali: nel totano sono corte e partono dall’estremità del corpo, nel calamaro sono inserite più in alto e occupano metà corpo. Lo possiamo trovare tutto l’anno sia fresco sia surgelato. Possiede poche calorie (68 kcal per 100 gr), ma è ricco di sali minerali quali magnesio, fosforo, potassio, sodio, calcio e vitamina A, contiene pochi grassi e un buon quantitativo di proteine. Una caratteristica tipica di questo mollusco e lo spruzzo di liquido nero che rilascia se disturbato.




LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI

Ingredienti per 4 persone:

320 gr di spaghetti
400 gr di ciuffi di calamari
1 barattolo di filetti di pomodoro Cirio
1 spicchio d’aglio
Qualche rametto di prezzemolo
1 cucchiaio di capperi
Sale e pepe q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento.

Lavate i ciuffi di calamaro e fateli scolare bene. 



Lavate e sgrondate il prezzemolo e tritatelo insieme ai capperi.
In una padella scaldate l’aglio con quattro cucchiai d’olio, unite i ciuffi di calamari e fateli asciugare a fuoco vivo per qualche minuto.


Unite i filetti di pomodoro, aggiustate di sale e di pepe e continuate la cottura per altri 15/20 minuti (o finché diventeranno teneri). Un minuto prima di spegnere il fuoco, unite il trito di prezzemolo e capperi.
Scaldate abbondante acqua salata e cuocete gli spaghetti, scolateli al dente e tuffateli nel sugo. Fateli saltare per qualche istante e servite subito.





Variante: potete sostituire il pepe con del peperoncino.




lunedì 8 febbraio 2021

Ravioli dolci ripieni di crema di nocciole e cioccolato

Il Carnevale è una festa che si celebra nei Paesi di tradizione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento.
La parola carnevale deriva dal latino carnem levare ("eliminare la carne"), poiché indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso e il Martedì grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì prima dell'inizio della Quaresima. In particolare il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi, dato che la Quaresima nel Rito Romano inizia con il Mercoledì delle ceneri.
Innumerevoli sono i dolci di carnevale e certamente le frittelle, di tutti i tipi, fanno la parte del leone.
Oggi vi propongo questi ravioli dolci con un goloso ripieno di crema di nocciole e cioccolato.

In molte regioni italiane con il termine ravioli, oltre alla classica pasta ripiena usata come primo piatto, si indicano anche dei prodotti dolci confezionati con le stesse modalità sulla base di una pasta alimentare. I ripieni sono spesso di ricottamarmellata o purè di frutta. La frittura è la tecnica di cottura finale più usata per questo tipo di preparazione ma è possibile effettuarla anche in forno.


LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti per circa 16 ravioli:

300 gr di farina 00    
40 gr di zucchero di canna
30 gr di burro a crema
2 uova
1 cucchiaino raso di lievito per dolci
1 pizzico di sale

Olio extravergine d'oliva q.b.

 

Per il ripieno:

1 barattolo di crema di nocciole e cacao ( io ho usato quella della Rigoni bio)

Per servire:

Zucchero a velo q.b.

 

Procedimento

Lavorate il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero, aggiungete le uova e un pizzico di sale.
Amalgamate il tutto e unite la farina  e il lievito setacciati.
Impastate fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo.
Mettetelo in una ciotola, chiudete con la pellicola per alimenti e mettete a riposare in frigo per un’ora.
Trascorso il tempo riprendete l’impasto  e tiratelo  con in mattarello una sfoglia sottile di circa 2 mm.

Distribuite sulla pasta la crema di cioccolato  a piccoli mucchietti a circa 1 cm uno dall’altro, ripiegate la pasta su se stessa, premete bene i bordi e ritagliate i ravioli con l'apposita rondella dentellata.


In una padella scaldate abbondante olio, quando raggiungerà la giusta temperatura immergete i ravioli , pochi alla volta per evitare di abbassare troppo la temperatura dell’olio, e fateli dorare prima da un lato e poi dall’altro.
Scolateli con un mestolo forato e metteteli su carta da cucina o da fritti per eliminare l’unto in eccesso.
Quando si saranno raffreddati spolverizzate con zucchero a velo e servite.

 

NOTA BENE: Se preferite potete cuocerli al forno. In questo caso mettete i ravioli in una leccarda ricoperta con la carta da forno, spennellateli con del burro fuso e infornate a forno già caldo a 180°C per 15/20 minuti. Sfornateli e fateli raffreddare su di una gratella poi spolverizzare con lo zucchero

 

 

 

sabato 6 febbraio 2021

Marmellata di mandarini

 La marmellata di mandarini è una delle mie preferite insieme alla confettura di ramassin ,  alla composta di albicocche zenzero e alla confettura extra di ciliegie.
Mi piace  e mi rallegra il suo colore solare e il suo aroma che inonda la casa durante la cottura.
Sentiamo spesso parlare di marmellate, confetture e composte, ma in che cosa si differenziano?
La marmellata è un prodotto fatto di zucchero e agrumi (arancia, mandarino, limone, cedro, bergamotto, pompelmo) in cui la percentuale di frutta sia almeno il 20%. Le parti di agrumi utilizzabili sono polpa, purea, succo, estratti acquosi e scorza.
La confettura è un   prodotto contenente zucchero e polpa (o purea) di tutti gli altri tipi di frutta. La percentuale di frutta non è in generale inferiore al 35% (con differenze anche notevoli a seconda del frutto usato), ma sale al 45% nel caso della “confettura extra“.
La composta. In questo caso si ritiene che la percentuale di frutta non debba essere inferiore ai due terzi. Nella composta lo zucchero aggiunto è sensibilmente minore, così come il conseguente apporto calorico.
Le marmellate, come le confetture e le composte, sono semplicissime da preparare, ma bisogna porre molta attenzione ai contenitori che devono essere sempre ben lavati con acqua bollente e sterilizzati prima dell’utilizzo; i coperchi devono essere nuovi per garantire la chiusura ermetica.

Per sterilizzarli potete utilizzare vari metodi, personalmente utilizzo il seguente:

Lavo i vasetti e i coperchi con acqua calda e detersivo, li sciacquo molto bene sempre con l’acqua calda e li asciugo.

Accendo il forno a 100 gradi (non di più perché si rischia di rompere il vetro), quando la temperatura è raggiunta, pongo i vasetti e i coperchi assicurandomi che non si tocchino. Spengo il forno e li lascio lì per 20/25 minuti. Trascorso il tempo, li tolgo usando i guanti e invaso la confettura caldissima, poi chiudo ermeticamente, li capovolgo e lascio raffreddare su dei sottopentola. Lo sbalzo di temperatura potrebbe far rompere i vasetti.

LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti per 5 vasetti da 200 gr

Kg 1,2 di mandarini senza semi bio
1 mela rossa
Succo di mezzo limone
500 gr di zucchero di canna chiaro

 

Procedimento

Lavate accuratamente i mandarini sbucciateli e tenete da parte una decina di bucce.
Tagliateli gli spicchi a metà, eliminate i filamenti interni e mettete tutto in una pentola d’acciaio (non usate mai l’alluminio per conserve e marmellate).
Mettete le bucce in una pentola e ricopritele d’acqua .
Fate bollire per dieci minuti.
Gettate l’acqua e ripetete l’operazione.
Scolatele bene, fatele intiepidire e frullate tutto.
Unite il frullato alla polpa di mandarini, aggiungete la mela tagliata a tocchetti, il succo del limone e lo zucchero.
Mescolate bene il tutto e lasciate riposare per un’ora.
Mettete sul fuoco bassissimo per circa 20 minuti mescolando spesso, frullate con un mixer a immersione e continuate la cottura per altri 20 minuti circa.
La marmellata avrà raggiunto la giusta consistenza quando, mettendone un pochino in un piattino, non scivolerà.

Invasate immediatamente riempiendo i contenitori fino a 1 cm dal bordo. Chiudete ermeticamente capovolgete i barattoli e lasciateli raffreddare.

 

 

 

 

 

mercoledì 3 febbraio 2021

Fonduta alla piemontese

Questa che vi illustro è la ricetta della fonduta alla Piemontese  preparata rigorosamente con il formaggio Fontina tipico della Valle d’Aosta.
La fonduta o fondue è uno dei piatti nazionali e tipici della Svizzera, radicato anche in Italia (Valle d'Aosta e Piemonte) e Francia (Savoia).
Pellegrino Artusi la definì cacimperio nel suo libro di cucina La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene. Un’altra testimonianza storica della ricetta si ha nel 1854 ad opera di Giovanni Vialardi, cuoco dei re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, che la pubblicò nel suo libro “trattato di cucina”.
La fonduta è un piatto particolarmente calorico da sempre consumato con la polenta, con crostini di pane, con verdure ecc.

Spesso viene  utilizzata   per farcire i vol  au vent.



LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti

1 etto di Fontina D.O.P. della Valle d’Aosta
200 ml di latte 
1 tuorlo d’uovo
3 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
30 gr. di burro

1 cucchiaio di farina

Procedimento

Tagliate a dadini la fontina, metteteli in una ciotola e ricopriteli con  un po’ di latte. Lasciateli riposare per 3 ore.
Trascorso il tempo scolate i dadini di fontina ma non gettate il latte.
Mettete la farina in un pentolino, versate lentamente a filo il latte in cui era immersa la fontina,  mescolando per evitare la formazione di grumi.
Mescolate fino a quando avrete sciolto tutti i grumi e ottenuto una miscela liscia e omogenea,  aggiungete i dadini di fontina e ponete sul fuoco bassissimo rimestando continuamente.
Quando la fontina si sarà sciolta completamente unite  il tuorlo sbattuto, il burro, amalgamate bene poi unite anche il Parmigiano.
Continuate la cottura  ancora per 5 minuti sempre rimestando.

Lasciate raffreddare .

Potete preparala anche il giorno prima, in frigorifero  si mantiene per due o tre giorni e potete anche surgelarla.

lunedì 25 gennaio 2021

Fegato alla veneziana

Esistono  tracce di ricette con il fegato già in epoca romana nel De re Coquinaria di Apicio.
In latino il fegato era chiamato iecur, ma poiché Apicio per far sì che il fegato ingrassasse, aveva l’abitudine di nutrire gli animali con i fichi, venne dapprima chiamato iecur ficatum (fegato con i fichi) poi solo ficatum trasformato poi in fegato.
La ricetta degli antichi romani prevedeva, al posto delle cipolle, l’uso dei fichi per contrastare e addolcire il forte sapore del fegato.
I veneziani sostituirono i fichi con la cipolla bianca di Chioggia dando così vita a questo rinomato piatto tipico di Venezia, preparato inizialmente con il solo fegato di maiale e poi anche con quello di vitello.

Nel preparare questa ricetta calcolate bene il quantitativo in modo da consumarlo tutto poiché il fegato riscaldato diventa stopposo.


LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti per 4 persone:

600 gr di fegato di vitello
2  grosse cipolle bianche
30 gr di burro
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
2 cucchiai d’aceto bianco
1 mazzetto di prezzemolo
Sale q.b.

 

Procedimento
 
Lavate e sgrondate il prezzemolo e tritatelo finemente.
Pulite le cipolle e tagliatele prima a metà poi  a rondelle sottili (alla mezza veneziana).
In un’ampia padella scaldate il burro e l’olio poi unite le cipolle e lasciatele dorare per un paio di minuti a fuoco lento, unite l’aceto e lasciate stufare  le cipolle per mezz’ora, girandole di tanto in tanto. Non devono friggere né bruciarsi, ma cuocere lentamente.
Trascorso il tempo unite il fegato tagliato a listarelle , il prezzemolo e fate cuocere ancora per 5 minuti.

Servite subito accompagnando con fette di polenta arrostite o fritte o,i n alternativa, con patate o fette di pane grigliate.

 

 

 

sabato 16 gennaio 2021

Gnocchi di patate con crema di gorgonzola

Non si conosce con esattezza il periodo della nascita di questo formaggio: tracce storiche se ne hanno a partire del XV secolo, nella cittadina di Gorgonzola, nei pressi di Milano, da cui prende anche il nome. Nell'Ottocento la sua produzione crebbe sensibilmente e fu esportato, oltre che in altri territori italiani, anche in Inghilterra.
Nel 1996, questo delizioso formaggio è stato riconosciuto dalla Comunità Europea e registrato nella lista dei prodotti DOP con Reg. Cee n° 1107/96. La forma, del peso di 12 kg circa, riporta su entrambe le facce il marchio di origine ed è avvolta in fogli di alluminio riportanti il contrassegno caratteristico della denominazione protetta "gorgonzola”.
E’ un formaggio erborinato prodotto dal latte intero di vacca Di Origine Protetta (DOP) ) della provincia di Milano e le sue zone di produzioni storiche sono le province di Milano, Como, Pavia e Novara.  Quest'ultima è diventata nell'ultimo secolo la principale produttrice.

Fonte: Wikipedia 

 


LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI

Ingredienti per 4 persone:

Per gli gnocchi:

1 kg. di patate
250 gr. di farina
1 uovo

sale q.b.

Per condire:

200 gr di gorgonzola dolce
30 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
30 gr di burro
150 ml  di latte
Qualche foglia di salvia

 

 Procedimento

Fate cuocere  le patate in abbondante acqua, sbucciatele e passatele, ancora calde, allo schiacciapatate.
Aggiungete la farina, l’uovo e il sale. Impastate con cura, formate un rotolo, tagliatelo  in fette spesse circa 2 cm.
Su di un piano infarinato arrotolate con le mani le singole fette e formate un rotolino spesso un dito e ritagliate gli gnocchi di 2 cm. l’uno.

Passateli con l’aiuto del pollice sui rebbi di una forchetta  o sull’apposito attrezzo  per dargli la caratteristica forma.

Tagliate a cubetti il gorgonzola.
In un’ampia padella, a fuoco bassissimo,   sciogliete il burro con le foglie di salvia intere. Dopo un minuto eliminate le foglie di salvia e unite il latte e, prima che prenda bollore, aggiungete il gorgonzola.
Fatelo fondere dolcemente, mescolandolo fino a completa fusione, spegnete il fuoco,  e aggiungete  il  Parmigiano Reggiano e amalgamate il tutto.
Lessate gli gnocchi in abbondante acqua salata. Quando gli gnocchi saliranno a galla scolateli con una schiumarola e aggiungeteli alla crema di gorgonzola.

Amalgamate e servite subito.


Consigli: Gli gnocchi non vanno preparati con largo anticipo ( non alla mattina presto   consumarli a pranzo o peggio a cena). Se volete portarvi avanti con il lavoro, potete prepararli e poi metterli su di un vassoio coperto da carta da forno, non sovrapposti e surgelarli. Dopo un’ora metteteli in un apposito sacchetto da freezer (velocemente) e chiudetelo, ovviamente rimettete nel surgelatore.
Al momento di consumarli, non scongelateli ma gettateli direttamente nell’acqua in ebollizione.


mercoledì 13 gennaio 2021

Frittata di carciofi al timo

Il carciofo è una pianta nota fin dai tempi antichi, la sua coltivazione è diffusa maggiormente nei paesi del Mediterraneo, soprattutto in Italia, Francia e Spagna. La Sardegna è la regione che maggiormente si caratterizza per la coltivazione ed il consumo di questo delizioso ortaggio. La raccolta avviene principalmente tra il mese di ottobre e di maggio.E’ ricchissimo di principi attivi e vanta molte virtù terapeutiche. Possiede pochissime calorie e contiene molte fibre, oltre a sali minerali come calcio, fosforo, magnesio, ferro e potassio. Vanta un effetto disintossicante essendo diuretico e stimolante della funzione epatica ed è  utile per combattere problemi di diabete, colesterolo, ipertensione.


LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI

Ingredienti per 4 persone:

4 carciofi
4 uova
Una decina di rametti di prezzemolo
Una decina di capperi sott'aceto
Un rametto di timo
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.
Aceto balsamico q.b.


Procedimento

Pulite i carciofi asportando le foglie esterne più dure e la barba interna, immergeteli in acqua acidulata con il limone per evitare che anneriscano. 
Tagliate la cipolla a fettine sottili,  tritate lo spicchio d’aglio con le foglioline del prezzemolo e i capperi . 
In un’ampia padella scaldate 4 cucchiai d’olio , aggiungete la cipolla tritata e fate dorare per qualche minuto (deve diventare trasparente,non bruciare).

Aggiungete  i carciofi sgocciolati e tagliarli a spicchi  sottili.


Fate soffriggere delicatamente a pentola coperta per qualche minuto, rigirandoli spesso, aggiustate di sale  e fate cuocere ancora per 10 minuti, se è il caso aggiungete un pochino d'acqua. Un minuto prima di spegnere il fornello unite il trito di prezzemolo aglio e capperi e gli aghetti del timo.
Sbattete le uova, salatele e unite i carciofi caldi,  amalgamate bene. Versate tutto nella stessa padella, ancora calda, in cui avete cotto i carciofi e lasciate cuocere 5 minuti per parte.

Impiattate, versate alcune gocce di aceto balsamico e servite.

 

 

 

giovedì 7 gennaio 2021

Carote in agrodolce

La carota è una pianta erbacea originaria dall’Europa sud-orientale e dall’ Asia occidentale mentre  il suo nome deriva dal greco Karotón.
Sebbene tutti conoscano le qualità benefiche e curative della carota, utilissima a rinforzare la vista, portando sollievo a chi soffre di arrossamento degli occhi frequente, così come a prevenire l’invecchiamento della pelle e favorire l’insorgere del latte nelle donna che hanno partorito.
Non  tutti sanno che in origine i colori prevalenti della carota erano quelli della varietà violacea o quelli tendenti al grigio, ancora propri delle varietà tradizionali ormai in forte disuso nelle coltivazioni. Solo alla fine del secolo XVII, in Olanda, per rendere onore alla dinastia degli Orange, che avevano guidato il paese nella guerra di indipendenza contro il potere spagnolo, alcuni coltivatori iniziarono a selezionare con cura le sementi per dare all’ortaggio il caratteristico colore arancione che vediamo ancora adesso. La scelta politica degli agricoltori olandesi fu, da quel momento in poi, apprezzata da tutta Europa, dato che il nuovo colore era molto più gradevole alla vista e si caratterizzava per un gusto più dolce e delicato rispetto alla versione originaria.



LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.


Ingredienti per 4 persone:

500 g  di carote
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
3 cucchiai d’aceto
1 cucchiaino di zucchero
2 cucchiai di bagnetto verde  o del prezzemolo tritato
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Tagliate a fettine sottili  la cipolla,  spelate le carote, lavatele e tagliatele a tocchetti o a rondelle.
In una padella antiaderente scaldate 4 cucchiai d'olio unite lo spicchio d'aglio e le carote e
fate soffriggere dolcemente per una decina di minuti, aggiungete poi l’aceto, lo zucchero, un po’ d’acqua e il sale.
Fate cuocere a padella coperta per 15 minuti o fin quando le carote saranno cotte, aggiungete il bagnetto  o, in alternativa, il prezzemolo tritato e lasciate ancora sul fuoco per 2/3 minuti a padella scoperta.
Se preparate questo piatto  un giorno prima,  risulterà molto più gustoso.
La dose d’aceto può variare a seconda dei gusti personali.


lunedì 4 gennaio 2021

Focaccia di Giaveno

Giaveno è un ridente comune sito nella Val Sangone in provincia di Torino che vanta una lunga tradizione di panificatori artigianali che sfornano prodotti da forno eccelsi.
La focaccia dolce della Befana o Focaccia di Giaveno  (come è conosciuta) fa parte di questa  centenaria tradizione diventando un dolce tipico  piemontese.
La caratteristica di questa focaccia molto morbida e soffice sta nella sua semplicità, come tutta la buona cucina popolare.
Veniva preparata e consumata prevalentemente all’Epifania e tradizione vuole che al suo interno fosse inserita una fava come “portafortuna “ della Befana per chi l’avesse trovata.
Oggi viene preparata e consumata in tutti i mesi dell'anno.



LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti

400 gr Farina di grano tenero tipo “0”
100 gr di acqua
3 tuorli d’uovo
60 gr di burro
30 gr di  zucchero
15 gr di fruttosio
70 gr di lievito madre in polvere
150 gr latte magro
Zucchero semolato per lo spolvero
1 cucchiaino di sale fino
Buccia di un limone o di mezza arancia bio

Procedimento

Mettete la farina, il lievito e il fruttosio in una ciotola e miscelate bene.
Versate lentamente l’acqua e il latte appena tiepidi (max 35°C) e impastate fino a far assorbire tutti i liquidi.
Sbattete i tuorli con lo zucchero e  inglobateli nell’impasto.
Unite il burro a crema (cioè lasciato ammorbidire a temperatura ambiente) e continuate a lavorare l’impasto fino a renderlo ben elastico e omogeneo.
Allargatelo e distribuite il sale e la buccia grattugiata del limone.
Continuate ad impastare fino ad inglobare bene tutto.
L’impasto deve risultare molto morbido. Formate una palla e mettetela a lievitare in una ciotola coperta da uno strofinaccio da cucina e lontano da colpi d’aria.
Lasciatelo lievitare per circa 7/8 ore o fino a quando avrà triplicato il volume.
Trascorso il tempo, mettete della carta da forno  leggermente  unta con un pochino di burro fuso sulla leccarda e adagiatevi l’impasto.
Lavorate con le mani delicatamente per dargli la caratteristica forma tonda della focaccia.
Lasciate lievitare ancora per un’ora poi, create con il dito unto i caratteristici buchetti.
Spolverizzate con un paio di cucchiai di zucchero  e infornate (forno statico) a 200°C per 5 minuti poi abbassate la temperatura a 180°C per altri 30 minuti.
Sfornate, lasciate intiepidire e spolverizzate con altro zucchero.