mercoledì 21 giugno 2023

Insalata di fusilli con tonno fagioli e capperi

La scatoletta di tonno, è tanto diffusa che a cercarla bene si trova in tutte le dispense delle nostre case. Versatile e poco costoso si presta a innumerevoli ricette; dal panino con i carciofini, al primo di pasta passando per l’insalata mista o la classica insalata russa.
L’ Italia si colloca, dopo gli spagnoli, al secondo posto al mondo per il suo consumo annuale: 2,2 kg pro capite.
“Il tonno è un alimento estremamente nutriente e una risorsa importante per il benessere e la sussistenza dell’organismo” sostiene il professore Migliaccio, Presidente Emerito della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione (SISA).
“Oltre ad essere parte integrante della dieta mediterranea, consente di ottimizzare tutte le funzioni vitali, anche nella versione in scatola che, grazie alle tecniche di conservazione, mantiene caratteristiche nutrizionali simili a quelle del tonno fresco”.
Sia la variante in scatola che quella fresca “sono ricche di proteine nobili; addirittura, il tonno in scatola ne contiene una quantità maggiore rispetto a quello fresco”.
Entrambi contengono acidi grassi omega 3. Il tonno in scatola come quello fresco è ricco di iodio, potassio, ferro, fosforo e vitamine del gruppo B.
“Inoltre, il tonno in scatola, a parità di apporto nutrizionale con quello fresco, è più economico e offre numerosi vantaggi in relazione alla sua facile reperibilità, conservabilità e versatilità in cucina”, continua Migliaccio.
Tra gli italiani che praticano sport, il tonno in scatola risulta essere tra gli alimenti più apprezzati: sette persone su dieci lo consumano regolarmente e lo considerano tra i cibi più sani.
Inoltre, il 60 per cento crede che nelle scatolette di tonno ci siano conservanti. Ma non è così: il tonno in scatola si conserva senza additivi conservanti.
Fonte: TPI NEWS


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Ingredienti per 4 persone:

 

320 gr di fusilli o altra pasta corta
1 scatola di fagioli cannellini
160 gr di tonno sott’olio sgocciolato
2 cucchiai di capperi sott’aceto
Origano q.b.
Sale q.b.
Olio extravergine d’oliva.

Procedimento

Gettate la pasta in abbondante acqua salata al momento del bollore e proseguite la cottura fino a renderla al dente.
Nel frattempo, scolate i fagioli dal loro liquido di conservazione, sciacquateli e metteteli in una ciotola capiente insieme al tonno, ai capperi e abbondane origano.
Scolate i fusilli al dente e passateli sotto l’acqua fredda per fermare la cottura, sgocciolateli  e versateli nella ciotola con gli altri ingredienti.
Irrorate con l’olio d’oliva a piacere, mescolate e mettete in frigo per una mezz’ora.
Servite.

 

martedì 13 giugno 2023

Pomodorini saporiti in padella

I pomodorini di Pachino Igp , coltivati sulla costa orientale della Sicilia,  sono  delle  eccellenze del  made in Italy agroalimentare tra le più apprezzate e consumate.   Dolci e profumati, ipocalorici e ricchi di nutrienti, ciliegino e datterino oltre che gustosi e salutari sono molto versatili in cucina. Ambedue di colore rosso vivace, crescono a grappoli e si differenziano per la forma: Il datterino assomiglia a un dattero, il ciliegino è perfettamente tondo.
Anche se simili per composizione e aspetto questi due tipi di pomodorini non sono esattamente uguali: le loro caratteristiche e differenze possono renderli ognuno più adatto dell’altro per la realizzazione di determinati piatti.
La varietà datterino contiene meno acqua rispetto al ciliegino; tutti e due hanno un gusto molto dolce, “corretto” comunque da un giusto grado di sapidità grazie alle caratteristiche dei terreni vicino al mare in cui sono coltivati.

Sono ricchi di vitamina C, licopene e minerali.

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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di pomodorini ciliegini
2 spicchi d’aglio
1 cucchiaio abbondante di capperi sotto sale o sott’aceto (come preferite)
1 cucchiaino d’ origano
Una decina di foglie di basilico
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Sale q.b.

Procedimento

Se usate i capperi sotto sale dissalateli tenendoli in acqua per un’ora e cambiandola spesso, se decidete di usare quelli sott’aceto, scolateli semplicemente.
Lavate i pomodorini e fateli sgocciolare.
In una padella scaldate per qualche minuto gli spicchi d’aglio poi aggiungete i pomodorini interi.
Coprite e fate cuocere a fuoco basso per 10 minuti.
Unite i capperi, l’origano e le foglie di basilici sminuzzate. Salate un pochino ( se usate i capperi sotto sale state attente perché rischiate di fare il piatto troppo salato, vi consiglio di assaggiarlo alla fine e aggiustare poi di sale).
Continuate la cottura ancora per circa 10 minuti, se risultassero ancora troppo umidi alzate la fiamma e fate asciugare un pochino.

Sono ottimi caldi o tiepidi sul pane grigliato, sui crostini o per condire la pasta.

martedì 6 giugno 2023

Trofie al pesto con patate e fagiolini

Le trofie o trofiette sono un tipo di pasta alimentare tipica della cucina ligure, di forma allungata e sottile, ritenute originarie di Sori, in provincia di Genova È da notare che in lingua ligure il termine trofie indica gli "gnocchi" e trofietta indica uno "gnocchetto", una pasta di farina e patate, di forma e consistenza al palato sostanzialmente diverse.
La forma della pasta è data dal peculiare carattere arricciato a forma di truciolo da falegname, chiamato risso da banché. La forma e la grandezza, piuttosto ridotta, di una trofia sono fattori importanti per le sue qualità organolettiche. Le Trofie hanno una forma inconfondibile, quella che viene chiamata localmente "intursoeia" è il caratteristico attorcigliamento della parte centrale che termina con due appendici affusolate, la forma può essere paragonata a quella della spirale del cavatappi.
Storicamente le trofie erano preparate nelle case e utilizzate per il consumo familiare oppure venivano raccolte di casa in casa per poi essere vendute. Questo formato di pasta è quindi frutto di uno sviluppo casalingo legato principalmente alla figura femminile. Le donne di casa si riunivano intorno ad un tavolo a fare trofie, partendo dalla materia prima fornita loro dai pastifici locali, così facendo le casalinghe riuscivano a ricavare un reddito da poter integrare alle entrate familiari. Quando con il passare degli anni la quantità richiesta iniziò ad aumentare, grazie al successo ottenuto, fu necessario attuare delle migliorie nel sistema di produzione e non solo. Fu così che a Sori nacque la prima macchina per produrre le trofie meccanicamente, ideata da Bacci Cavassa dopo lunghi anni di lavoro, venne poi messa in funzione dal Pastificio Novella nel 1977. Sori si tiene dal 1985 una apposita sagra, organizzata dall'associazione Pro Loco Sori, dal Gruppo Festeggiamenti 15 agosto e dal Pastificio Novella, noto pastificio locale.

Le trofiette vanno condite, quasi esclusivamente nella versione locale, con il pesto alla genovese, tipico battuto ligure confezionato con basilico genovese. Una variante è quella che vi propongo e prevede la bollitura con patate e fagiolini novelli.

Il pesto è forse la salsa ligure più conosciuta, semplicissima da realizzare, deve il suo nome al fatto che il basilico veniva “pestato” in un mortaio sprigionando tutto il suo aroma. Quella che vi propongo è la ricetta originale depositata presso la Camera di Commercio di Genova.
Per fare il vero pesto genovese occorrono un mortaio di marmo e un pestello di legno.
Se non avete né l’uno né l’altro potete utilizzare un mixer frullando tutti gli ingredienti insieme meno i formaggi, che metterete per ultimo insieme all’olio, ma in questo caso il gusto ne sarà un po’ danneggiato.
Se ne avanzate dalla preparazione potete conservarlo qualche giorno in frigorifero in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente, oppure potete anche surgelarlo in appositi contenitori.


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Ingredienti per 4 persone:

400 g di trofie fresche o 300 g se secche
2 patate medie
150 g di fagiolini
Sale grosso q.b.

Per il pesto:

100 g di foglie di basilico
1 bicchiere d’olio extravergine di oliva ligure
12 cucchiai da cucina di Parmigiano Reggiano
4 cucchiai di Pecorino (sardo, toscano, romano o siciliano)
2 spicchi d’aglio
50 g di pinoli
Sale grosso q.b.

Procedimento

Il pesto potete prepararlo tranquillamente il giorno prima e potete conservarlo qualche giorno in frigorifero in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente.
Lavate e sgrondate molto bene le foglie di basilico.
Pestate nel mortaio l’aglio e il sale e aggiungete, non tutte insieme, le foglie di basilico.
Iniziate con un movimento rotatorio e prolungato a pestarle nel mortaio.
Gli oli essenziali sono conservati nelle venuzze delle foglie di basilico e quindi, per ottenere il miglior gusto, bisogna ruotare il pestello in modo da stracciare, non tranciare.
Quando il basilico stillerà un liquido verde brillante aggiungete i pinoli e continuate a pestare.
Versate infine il pesto in un barattolo o in una ciotola ed aggiungete i formaggi grattugiati e l’olio versato lentamente.
La lavorazione deve essere effettuata a temperatura ambiente e il più velocemente possibile per evitare problemi di ossidazione.
Potete anche utilizzare un mixer frullando tutti gli ingredienti insieme meno i formaggi, che metterete per ultimo insieme all’olio, ma in questo caso il gusto ne sarà un po’ danneggiato.
Spuntate e lavate i fagiolini, lavate le patate, sbucciatele e tagliatele a tocchetti.
Scaldate abbondante acqua salata e al bollore gettate le patate e i fagiolini, lasciate cuocere per cinque minuti poi unite le trofie e portate tutto a cottura.
Scolate e mettete tutto in un piatto di portata, aggiungete il pesto a piacere , mescolate e servite.
















martedì 23 maggio 2023

Smoothie ai lamponi e arance rosse

Il lampone è una pianta della famiglia delle Rosaceae indicata per la circolazione, per depurare il sangue e calmare i disturbi gastrointestinali.
I frutti del lampone se consumati freschi come frutta da tavolo, forniscono all'organismo ottime quantità di vitamine A e C di acido citrico, pectina e fruttosio. Al di là dell’impiego alimentare da cui si ricava un’azione antiossidante, il lampone è anche uno dei fitoterapici più utilizzati.
Le foglie contengono flavonoidi (rutina) e sono indicate, sotto forma di infusi o decotti, nel trattamento della ritenzione idrica, per le loro proprietà diuretiche; grazie alla presenza dei tannini se ne consiglia l’uso in caso di diarrea, in quanto esercitano un’azione astringente; mentre per la proprietà antinfiammatoria le foglie del lampone sono utilizzate in presenza di stomatiti e stati infiammatori intestinali.
Il macerato glicerinato, o gemmoderivato, ottenuto dalle gemme, agisce sull’apparato ormonale femminile. E’, infatti, un regolatore dell’asse ipotalamo-ipofiso-gonadico e della secrezione ovarica, che trova impiego in tutte le disendocrinie della sfera sessuale della donna e in ogni necessità di regolarizzazione del ciclo mestruale.
La sua assunzione è quindi indicata nella sindrome premestruale associata a tensione mammaria, ansia, nervosismo, ritenzione idrica, acne, perché esercita un’azione riequilibratrice del sistema neurovegetativo. La proprietà antispasmodica e decongestionante trova ottimo impiego nella cura della dismenorrea, cioè le mestruazioni dolorose, per la sua capacità di calmare gli spasmi uterini.
Come riequilibratore del sistema ormonale femminile è anche indicato in caso di amenorrea, ossia la mancanza di mestruazioni, e nelle irregolarità del ciclo mestruale, compresi i ritardi puberali del menarca; nel trattamento delle cisti ovariche, dell’ovaio policistico, e dei fibromi. Infine è consigliato per tutti i disturbi che accompagnano il periodo della menopausa come irregolarità del ciclo, vampate, sbalzi d’umore e depressione.

Fonte: cure- naturali.it di Alessandra Romeo

  

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Ingredienti per 2 persone

100 gr di lamponi

1 arancia rossa
100 gr di yogurt magro naturale
1 cucchiaio di muesli
1 cucchiaino di miele

Procedimento

Lavate delicatamente i lamponi e spremete l’arancia

Mettete tutto nel frullatore, unite lo yoghurt e il miele.
Frullate fino ad ottenere la densità desiderata
Versate in un bicchiere e distribuite sopra il muesli e un paio di lamponi.

 

 

 

mercoledì 17 maggio 2023

Sformatini di spinaci

Gli spinaci sono un ortaggio a foglia verde originario della Persia. La loro raccolta avviene da ottobre a maggio ma possiamo trovarli surgelati anche negli altri mesi.
Sono ricchi di fibre, sali minerali, vitamina A e antiossidanti e possiedono poche calorie.
Contengono molto ferro, tuttavia, circa il 95% di esso è inutilizzabile come nutriente in quanto presente nella forma non-eme, il cui assorbimento è limitato rispetto al ferro in forma eme, presente, ad esempio, nella carne e negli alimenti di origine animale.
Inoltre, negli spinaci, come in molti vegetali, vi sono alcuni nutrienti che possono ostacolare ulteriormente l’assorbimento di ferro, come gli ossalati ed i fitati.
La presenza di ossalati sconsiglia il consumo eccessivo a chi soffre di calcoli renali in quanto ne favorisce la formazione.
Da assumere con cautela anche in caso di terapia anticoagulante, in quanto contenenti la vitamina K1 che può interferire con i farmaci fluidificanti.

 


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Ingredienti per 4 persone:

800 gr di spinaci

20 gr di burro
3 uova
50 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
1 scalogno
Noce moscata q.b.
Sale fino q.b.
Pepe bianco q.b. 

Procedimento

Lavate molto bene gli spinaci poi, senza sgrondarli, metteteli in una pentola grande senza aggiungere altra acqua e fateli appassire a fuoco medio per cinque minuti, rigirandoli spesso.

Scolateli, strizzateli bene con le mani, tritateli grossolanamente e trasferiteli nel bicchiere del frullatore.
Pelate lo scalogno, tagliatelo a pezzi, aggiungetelo agli spinaci e frullate tutto.
Ponete il composto ottenuto in una ciotola, unite le uova, una alla volta, mescolando, incorporate il Parmigiano Reggiano, salate, pepate, insaporite con la noce moscata e mescolate bene.
Suddividete il composto preparato in stampini monoporzione ben imburrati e inforna tare a forno già caldo a 180° per venti minuti circa, fino a quando si saranno leggermente gonfiati e la superficie avrà preso un bel colore dorato.
Spegnete il forno e lasciateli riposare per cinque minuti poi sfornate.
Potete servirli così oppure accompagnati con una salsa di taleggio.

 

Salsa di Taleggio

Ingredienti:

200 gr di Taleggio

1 tuorlo
20 gr di burro
150 ml di latte 

Procedimento

Tagliate a pezzetti il Taleggio,mettete telo in una ciotola e ricopritelo con metà del latte e lasciatelo riposare per venti minuti, poi scolatelo e trasferitelo in una piccola casseruola.

Copritelo con la metà del latte rimasta, unite il burro e fate sciogliere tutto a fiamma dolce fino ad ottenere una crema liscia e filosa, se fosse necessario incorporate altre latte caldo.
Spegnete la fiamma, amalgamate il tuorlo mescolando velocemente, poi mantenete calda la fonduta a bagnomaria.
Trasferite gli sformatini su piatti individuali, irrorateli con un cucchiaio di fonduta.
Versate la restante in una salsiera e servitela in tavola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sabato 13 maggio 2023

Spezzatino di manzo alla toscana

Adoro la cucina toscana, forse perché mio nonno era di Firenze e fin da piccola ho avuto il privilegio di gustarla. La bellissima terra di Toscana, ricca di affascinati borghi storici, bellissimi paesaggi ci offre molte prelibatezze, dai vini alle succulente ricette preparate con pochi e semplici ingredienti ma di una bontà unica come questo spezzatino.
La carne di manzo appartiene alla categoria delle carni rosse. Ha un apporto nutrizionale diverso che varia in base al taglio specifico. È ricca di proteina ad alto valore biologico, di sali minerali quali ferro e potassio, ed è un’ottima fonte di vitamina B12 e vitamina PP (niacina).
Pur essendo un ottimo alimento, va consumata con parsimonia in quanto non solo è ricca di colesterolo e purine, ma, se non associata al consumo di verdura e frutta, predispone l’organismo al rischio di aterosclerosi e tumori del colon.
I tipi di carne di manzo più adatti a questo tipo di preparazione sono il bianco costato di pancia, il collo, lo scalfo e il fusello.


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Ingredienti per 4 persone:

1 kg di carne di manzo tenerone o fusello

1 cipolla grande
1 gambo di sedano
1 spicchio d’aglio
1 bicchiere di vino rosso (meglio se Chianti)
½ litro d’acqua calda
2 rametti di rosmarino
3 rametti di timo
2 rametti di maggiorana
1 pizzico di cannella
1 pizzico di noce moscata
Qualche bacca di ginepro
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
Olio extra vergine d’oliva q.b.
Sale grosso q.b.

Procedimento

Pelate la carota, sfogliate la cipolla e l’aglio, eliminate i fili dal gambo di sedano.

Tagliate tutti gli ortaggi a dadini, tritate l’aglio con il timo, la maggiorana, il rosmarino.
Tagliate la carne a cubetti di circa 3 cm (o fatela tagliare dal macellaio).
In una casseruola (meglio se di coccio) scaldate 4 cucchiai d’olio e aggiungete gli ortaggi, il trito di aromi, le bacche di ginepro e la carne.
Fate rosolare il tutto.
Quando la carne sarà ben rosolata versate il vino e fate insaporire a fuoco basso per qualche minuto poi unite l’acqua calda, il cucchiaio di passata di pomodoro, il pizzico di cannella e noce moscata e aggiustate di sale.
Abbassate la fiamma e cuocete a pentola coperta fino a quando la carne diventerà molto morbida, di solito ci vogliono circa due ore.
Se dovesse asciugarsi troppo aggiungete ancora un pochino di acqua calda perché il liquido deve essere sempre a filo per evitare che la carne diventi stopposa.
Servite con delle fette di pane toscano possibilmente tostato.

 

mercoledì 26 aprile 2023

Tisana ai lamponi e menta

Oggi vi propongo questa tisana vitaminica, idratante e digestiva da consumare dopo i pasti.
Il lampone è una pianta della famiglia delle Rosaceae indicata per la circolazione, per depurare il sangue e calmare i disturbi gastrointestinali.
I frutti del lampone se consumati freschi come frutta da tavolo, forniscono all'organismo ottime quantità di vitamine A e C di acido citrico, pectina e fruttosio. Al di là dell’impiego alimentare da cui si ricava un’azione antiossidante, il lampone è anche uno dei fitoterapici più utilizzati.
Le foglie contengono flavonoidi (rutina) e sono indicate, sotto forma di infusi o decotti, nel trattamento della ritenzione idrica, per le loro proprietà diuretiche; grazie alla presenza dei tannini se ne consiglia l’uso in caso di diarrea, in quanto esercitano un’azione astringente; mentre per la proprietà antinfiammatoria le foglie del lampone sono utilizzate in presenza di stomatiti e stati infiammatori intestinali.
Il macerato glicerinato, o gemmoderivato, ottenuto dalle gemme, agisce sull’apparato ormonale femminile. E’, infatti, un regolatore dell’asse ipotalamo-ipofiso-gonadico e della secrezione ovarica, che trova impiego in tutte le disendocrinie della sfera sessuale della donna e in ogni necessità di regolarizzazione del ciclo mestruale.
La sua assunzione è quindi indicata nella sindrome premestruale associata a tensione mammaria, ansia, nervosismo, ritenzione idrica, acne, perché esercita un’azione riequilibratrice del sistema neurovegetativo. La proprietà antispasmodica e decongestionante trova ottimo impiego nella cura della dismenorrea, cioè le mestruazioni dolorose, per la sua capacità di calmare gli spasmi uterini.
Come riequilibratore del sistema ormonale femminile è anche indicato in caso di amenorrea, ossia la mancanza di mestruazioni, e nelle irregolarità del ciclo mestruale, compresi i ritardi puberali del menarca; nel trattamento delle cisti ovariche, dell’ovaio policistico, e dei fibromi. Infine è consigliato per tutti i disturbi che accompagnano il periodo della menopausa come irregolarità del ciclo, vampate, sbalzi d’umore e depressione.

Fonte: cure- naturali.it di Alessandra Romeo


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Ingredienti per 1 persona

4 lamponi
3 foglie di menta
Una fettina di limone
250 ml di acqua

Procedimento

Lavate delicatamente i lamponi e la menta.

Mettete tutto in un pentolino, aggiungete l’acqua fredda e il succo della fetta di limone.
Accendete il fuoco e, appena inizia l’ebollizione, spegnetelo.
Coprite con un coperchio e lasciate in infusione 10 minuti.
Filtrate con un colino premendo sui lamponi per far fuori sciuro tutto il liquido.
Dolcificate a piacere con miele o zucchero di canna.

 


mercoledì 19 aprile 2023

Purè di carote e zenzero

La carota è una pianta erbacea originaria dall’Europa sud-orientale e dall’ Asia occidentale mentre il suo nome deriva dal greco Karotón.
Sebbene tutti conoscano le qualità benefiche e curative della carota, utilissima a rinforzare la vista, portando sollievo a chi soffre di arrossamento degli occhi frequente, così come a prevenire l’invecchiamento della pelle e favorire l’insorgere del latte nelle donne che hanno partorito.
Non tutti sanno che in origine i colori prevalenti della carota erano quelli della varietà violacea o quelli tendenti al grigio, ancora propri delle varietà tradizionali ormai in forte disuso nelle coltivazioni. Solo alla fine del secolo XVII, in Olanda, per rendere onore alla dinastia degli Orange, che avevano guidato il paese nella guerra di indipendenza contro il potere spagnolo, alcuni coltivatori iniziarono a selezionare con cura le sementi per dare all’ortaggio il caratteristico colore arancione che vediamo ancora adesso. La scelta politica degli agricoltori olandesi fu, da quel momento in poi, apprezzata da tutta Europa, dato che il nuovo colore era molto più gradevole alla vista e si caratterizzava per un gusto più dolce e delicato rispetto alla versione originaria.

Fonte : Alimentazione.pazienti

 

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Ingredienti per 4 persone:

4 carote
2 patate
100 ml di latte
1 noce di burro
5 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
30 gr di zenzero fresco grattugiato o 1 cucchiaio di zenzero in polvere

Sale q.b.

Procedimento

Lavate le carote e le patate e, senza sbucciarle, mettetele in un pentolino con l’acqua fredda e salata.
Portate ad ebollizione e fate cuocere per 30/35 minuti.
Scolate e pelate le carote e le patate.
Passate tutto in uno schiacciapatate e mettete tutto in una pentola.
Ponete sul fuoco basso e unite lentamente e sempre rimestando il latte tiepido e il burro.
Amalgamate bene e continuate la cottura fino ad ottenere un composto omogeneo e morbido.
Unite lo zenzero e il Parmigiano Reggiano, continuate la cottura per un paio di minuti.

Servite caldo.

 

 

 

 

 

giovedì 13 aprile 2023

Pane casareccio integrale

Adoro preparare il pane! Adoro ripetere quei gesti arcaici, quasi una sorta di rito che da migliaia di anni accompagna l’uomo. Non uso nessuna macchina perché mi piace affondare le mani nella farina e nel lievito e sentirla “viva”, amica. E che dire poi del profumo che si sprigiona durante la cottura? Inebriante! Preferisco utilizzare la farina integrale per poter godere appieno dei suoi nutrienti ma amo preparare il pane anche con altri tipi di farine come farro, kamut, grano, cereali.
I segreti per fare un buon pane sono pochi e fondamentali:
  • Farina di ottima qualità e con il giusto quantitativo di glutine (W), più è alto più richiede tempi lunghi di lievitazione, fino a 24 ore o più per i W350. In genere un W260 è l'ideale per il pane.
  • Giusta temperatura per la lievitazione che deve avvenire in un luogo caldo e riparato da correnti d'aria e senza fretta. 
  • L'acqua deve essere appena tiepida in inverno e a temperatura ambiente in estate.
  • Mai mettere il sale a contatto con il lievito, quindi inserirlo sempre alla fine, quando l'impasto è già formato.
Nel blog troverete un’ampia carrellata di ricette cliccando qui “PANE” 

 

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Ingredienti
 
500 gr di farina integrale
340 ml di acqua
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
200 gr di lievito madre rigenerato o, in alternativa 35 gr di lievito madre essiccato
3 cucchiaini di zucchero
1 cucchiaio pieno di sale fino

 

Procedimento
 
Scaldate leggermente l’acqua (deve essere appena tiepida) in inverno e a temperatura ambiente in estate.
Scioglieteci il lievito madre rigenerato (se usate quello essiccato, mettetelo direttamente nella farina).
Setacciate la farina in una ciotola, unite lo zucchero e aggiungete gradualmente l’acqua con il lievito iniziando a impastare. Quando l’impasto avrà raccolto tutta l’acqua, aggiungete l’olio e alla fine il sale.
Versate l’impasto su di un piano di lavoro infarinato e impastate fino a ottenere un composto omogeneo, elastico e asciutto (10/15 minuti).
Formate una palla aiutandovi con un tarocco, poi ricopritela con un panno umido e lasciatela lievitare per un’ora, al caldo e lontano da colpi d’aria.



Trascorso il tempo, riprendete l’impasto, e sulla spianatoia leggermente infarinata, lavorate la pasta delicatamente arrotolandola più volte su se stessa. Dategli una forma a palla e accomodatela sulla placca del forno, fategli un taglio a croce, cospargetela con della farina sopra e sotto, copritela con un canovaccio e lasciate lievitare fino al raddoppio (il tempo dipende dalla temperatura ambiente, si va dalle 4 alle 6 ore o più).
Trascorso il tempo accendete il forno in modalità “statico” a 220° e inserite sul fondo un pentolino con dell’acqua (servirà a mantenere la giusta umidità). Quando il forno raggiungerà la temperatura, infornate il pane e lasciate cuocere per 15 minuti, poi abbassate la temperata a 190° e continuate la cottura per 30 minuti.

Sfornate e fate raffreddare su di una gratella.

Se non amate il pane integrale potete utilizzare la farina bianca 0 con un W260.

 

giovedì 6 aprile 2023

Pardulas

Simili a piccoli soli con il loro colore giallo inteso, le pardulas sono dei dolcetti sardi tipici, generalmente preparati nel periodo pasquale consistenti in gusci di pasta ripieni.
L’ingrediente principale di queste piccole tortine, dalla forma particolare a base di semola di grano duro, strutto e uova, è la ricotta di pecora o vaccina che unita allo zafferano forma la crema di farcitura e che conferisce il caratteristico colore dorato.
Ovviamente la ricotta deve essere freschissima e deve essere fatta spurgare in modo da eliminare tutto il siero.

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Ingredienti per la sfoglia

 200 g di semola di grano duro

100 g di farina 00

25 g di strutto

1 albume

100 ml di acqua 100 ml

1 pizzico di sale fino  

 

Per la farcitura

500 g di ricotta di pecora

3 tuorli
50 g di zucchero
1 bustina di zafferano
1 scorza di arancia bio
1 scorza di limone bio
60 g di farina 00
5 g di lievito per dolci
1 pizzico di sale fino

Procedimento
 
Come ho scritto precedentemente, la prima cosa da fare e far spurgare la ricotta che dovrà risultare completamente asciutta. Vi consiglio di fare questa operazione il giorno prima mettendola in uno scolapasta posto all’interno di una ciotola e inserendo tutto in frigorifero.
In una ciotola capiente versate la semola, la farina, un pizzico di sale, lo strutto e iniziate a lavorare unendo poco alla volta l’acqua appena tiepida.
Unite l’albume e versate tutto sulla spianatoia e continuate a lavorare fino ad ottenere un composto omogeneo, liscio e compatto, raccoglietelo a palla e rimettetelo nella ciotola. Coprite con della pellicola e lasciate riposare per almeno 30 minuti.

Nel frattempo preparate la farcitura.

Mettete la ricotta ben scolata in una ciotola e schiacci tela con i rebbi di una forchetta, unite lo zucchero, un pizzico di sale e amalgamate, aggiungete due tuorli, lo zafferano,  il lievito, le scorze grattugiate dell’arancia e del limone. Unite il lievito alla  farina e  versate tutto nel  composto di ricotta. Inglobate bene tutto  e mettete in frigorifero per 20 minuti.

Riprendete l’impasto e stendetelo con un mattarello fino ad ottenere una sfoglia di circa 2 mm di spessore. Con un coppapasta da 8 cm di spessore (se non lo avete utilizzate un bicchiere rovesciato) ricavate dei dischetti.
Ponete al centro di ognuno di essi una cucchiaiata abbondante di crema o, se preferite create delle palline e mettetele all’interno dei dischetti e pizzicate i bordi in sei punti per formare il caratteristico cestino.
Accendete il forno in modalità “statico” e portate alla temperatura di 170 °C
Rivestite la placca con della carta da forno e disponete i dolcetti ben distanziati gli uni dagli altri, sbattete l’ultimo tuorlo con 2 cucchiai di latte o di acqua e spennellate la farcitura.



Infornate (forno già caldo) e lasciate cuocere per 30 minuti.
Sfornate, lasciate raffreddare e cospargete con zucchero a velo.

 

 

 

 

 

 

 

martedì 4 aprile 2023

Stracotto di abbacchio

L’abbacchio è un secondo piatto tipico della tradizione culinaria regionale del Lazio che viene declinato in vari tipi di ricette.

È una pietanza che viene di solito riservata ai pranzi in famiglia nelle occasioni speciali, in particolar modo consumata durante il pranzo di Pasqua.

È difficile trovare le parole adatte per esaltare l’”Abbacchio romanesco” per quanto vale e quanto merita. A Roma la stagione degli abbacchi comincia in autunno e finisce in primavera; quella degli agnelli dura tutta la primavera: comincia a Pasqua di Resurrezione e finisce a San Giovanni il 24 giugno. In estate non si trovano né abbacchi né agnelli.

L’abbacchio da “abbacchiare”, che sta per “abbattere” è un agnello da latte o svezzato da poco, la cui carne risulta perciò molto tenera e delicata. 

 



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Ingredienti per 4 persone:

kg 1,2 di abbacchio tagliato a pezzi

½ bicchiere di vino bianco secco
500 gr di pomodori da sugo
1 bicchiere di acqua calda
1 spicchio d’aglio
2 coste di sedano
2 rametti di maggiorana
Peperoncino q.b.
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale grosso q.b.

Procedimento

Lavate i pomodori, pelateli, eliminate i semi e tagliateli a cubetti.

Lavate le coste di sedano, eliminate i fili e tritatele insieme allo spicchio d’aglio e alla maggiorana.
In una casseruola scaldate l’olio, unite il trito di sedano aglio e maggiorana e fate dorare per un minuto, aggiungete i pezzi di carne e lasciate rosolare bene da tutte le parti.
Versate il bicchiere di vino e fatelo sfumare a fuoco vivo.
Aggiungete i pomodori, l’acqua calda e il sale.
Abbassate il fuoco al minimo, coperchiate e lasciate cuocere dolcemente fino a cottura.
Se dovesse asciugarsi troppo il sugo aggiungete ancora acqua calda.
Servire con contorno di patate lesse condite con olio, aceto, sale e prezzemolo.