giovedì 16 giugno 2022

Confettura di nespole

Uno dei frutti che caratterizzano la primavera è la nespola. Simile nella forma alle albicocche ha in realtà gusto e caratteristiche ben diverse. Esistono due tipi di nespole: le nespole comuni e le nespole del Giappone:  le prime sono originarie del bacino del Mediterraneo e si sono poi diffuse anche in America specialmente in California. In Italia questa coltivazione è diffusa prevalentemente in Sicilia e maturano nei mesi di aprile e maggio. Le nespole sono dei frutti particolari che non maturano sull’albero, ma vanno raccolte acerbe e conservate al caldo per completare la maturazione come ci ricorda la saggezza popolare con il famoso proverbio; “Col caldo e con la paglia si maturano le nespole”. 
Questo frutto ha ottime qualità che consentono di riequilibrare l’intestino; possiedono un’azione astringente quando sono acerbe, lassativa quando sono mature.
Contengono molta vitamina C, tannino, acido tartarico, acido acetico, antiossidanti e zuccheri.
Si utilizzano, oltre che al naturale, anche per preparare deliziose torte, mousse, liquori ed elisir.


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Ingredienti per 6 vasetti circa da 250 gr cad tipo Bormioli

2 kg di nespole

800 gr di zucchero di canna
1 limone non trattato

Procedimento

Lavate accuratamente  con l’acqua calda i vasetti e i relativi coperchi (cambiateli ogni volta che riutilizzate i vasetti) e asciugateli perfettamente.

Lavate le nespole, sbucciatele e togliete i noccioli (potete utilizzarli per preparare un ottimo liquore: il nespolino) tagliatele a metà e mettetele in una pentola adatta in acciaio inox o ceramica (non utilizzate l’alluminio).
Terminata l’operazione aggiungete il succo del limone, la scorza dello stesso  a striscioline (solo la parte gialla, state attenti a non prelevare la 
parte bianca (albedo) che renderebbe amara la confettura) e lo zucchero.

Mescolate e lasciate riposare per un paio d’ore.
Trascorso il tempo ponete la pentola sul fuoco molto basso. Fate cuocere adagio adagio, mescolando e schiumando.

Quando la confettura raggiungerà la giusta densità  (fate la prova versando un po’ di confettura in un piatto ed inclinandolo, se non scorre è perfetta), toglietela dal fuoco e invasatela immediatamente nei vasi, chiudeteli ermeticamente e conservateli all’asciutto e all’oscuro.


Sentiamo spesso parlare di marmellate, confetture e composte, ma in che cosa si differenziano?

La marmellata è un prodotto fatto di zucchero e agrumi (arancia, mandarino, limone, cedro, bergamotto, pompelmo) in cui la percentuale di frutta sia almeno il 20%. Le parti di agrumi utilizzabili sono polpa, purea, succo, estratti acquosi e scorza.

La confettura è un   prodotto contenente zucchero e polpa (o purea) di tutti gli altri tipi di frutta. La percentuale di frutta non è in generale inferiore al 35% (con differenze anche notevoli a seconda del frutto usato), ma sale al 45% nel caso della “confettura extra“.

La composta. In questo caso si ritiene che la percentuale di frutta non debba essere inferiore ai due terzi. Nella composta lo zucchero aggiunto è sensibilmente minore, così come il conseguente apporto calorico.

Le confetture, come le marmellate e le composte, sono semplicissime da preparare, ma bisogna porre molta attenzione ai contenitori che devono essere sempre ben lavati con acqua bollente e sterilizzati prima dell’utilizzo; i coperchi devono essere nuovi per garantire la chiusura ermetica.

Per sterilizzarli potete utilizzare vari metodi, personalmente utilizzo il seguente:

Lavo  i vasetti e i coperchi con acqua calda e detersivo, li sciaquo molto bene sempre con l’acqua calda e li asciugo.
Accendo il forno a 100 gradi, raggiunta la temperature lo spengo e posiziono i vasetti e i coperchi assicurandomi che non si tocchino. Chiudo il forno e li lascio lì per 20/25 minuti. Trascorso il tempo, li tolgo usando i guanti e invaso la confettura caldissima, poi chiudo ermeticamente e lascio raffreddare su dei sottopentola. Lo sbalzo di temperatura potrebbe far rompere i vasetti.

 

mercoledì 15 giugno 2022

Liquore Nespolino

Il Nespolino è un liquore ricavato, come dice il nome stesso, dai noccioli delle nespole. Possiede un aroma intenso che ricorda quello del liquore amaretto, il suo colore è ambrato e il gusto estremamente gradevole.
Si serve a fine pasto come digestivo o per accompagnare dei dolci o per preparare dei dolci (in questo caso allungatelo con il triplo dell’acqua se lo utilizzate per imbibire un pan di spagna: Es. 50 ml. di Nespolino 150 ml di acqua).
Come tutti i liquori ha una lunga preparazione ma, credetemi, ne vale la pena.
Un invecchiamento lungo ( uno o due anni) rende il suo profumo ed il gusto ancora più intenso.


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 Ingredienti per  circa 1 lt e mezzo di liquore

 
280 g di noccioli di nespole
500 ml di alcool puro a 96°
1 litro di acqua
500 g di zucchero di canna
 

Procedimento

Per ottenere 280 g di noccioli occorreranno circa 1 kg  e mezzo di nespole.

A questo punto avete 2 alternative, o mangiate le nespole e tenete i noccioli o con la polpa delle stesse fate una confettura o una cheesecake.
Qualunque sia la vostra scelta, pulite i noccioli da eventuali residui di polpa e fate asciugare all’ombra per 3 giorni o più finché non saranno perfettamente asciutti.



Metteteli in un vaso a chiusura ermetica, aggiungete l’alcool e lasciate macerare al buio per 40 giorni scuotendolo due volte al giorno.





Trascorso il tempo della macerazione versate lo zucchero nell’acqua , portate ad ebollizione girando spesso, spegnete il gas e lasciate raffreddare.
Nel frattempo filtrate l’alcool con un colino per eliminate i noccioli e le eventuali impurità, versatelo  nello sciroppo  di acqua e zucchero freddo, mischiate e versate tutto in un grande barattolo di vetro, perfettamente pulito e sterilizzato con la chiusura ermetica.
Personalmente ho utilizzato quelle della Bormioli. 
Lasciate riposare sempre al buio per circa due mesi. Sul fondo si formerà un deposito, quindi filtrate utilizzando un imbuto su cui metterete una garza sterile e imbottigliate.
Finalmente potrete gustare il vostro Nespolino a fine pasto come digestivo o aggiunto al gelato  o utilizzarlo nella preparazione di dolci.




sabato 11 giugno 2022

Risotto con peperoni, gamberi e cozze

gamberi sono apprezzati di solito anche da chi non ama il pesce. Tolto il carapace, non hanno le spine e sono pronti da gustare.
Dal punto di vista strettamente calorico, i gamberetti sono assimilabili al pesce bianco: 100 g di prodotto apportano tra le 80 e le 90 calorie. Dal punto di vista dei nutrienti, sono principalmente una fonte di proteine, sali minerali (iodio, zinco, ferro, calcio, fosforo e magnesio) e vitamine (B1, B2, PP e astaxantina, una provitamina A fortemente antiossidante). I grassi sono minimi (si parla dell’1 o 2%) e per lo più si tratta di acidi grassi polinsaturi (PUFA) e omega 3, un acido grasso essenziale. Attenzione, però, a chi soffre di ipertensione o eccessiva ritenzione idrica: tra i valori nutrizionali dei gamberetti di mare (esistono anche quelli di fiume) una voce critica è il contenuto di sodio, che è abbastanza elevato.
Come tutti i crostacei, anche la famiglia dei gamberi presenta un elevato contenuto percentuale di colesterolo, che però si ridimensiona se si considera la questione in termini assoluti. Questo significa che sono assolutamente adatti anche a chi è a dieta, mentre chi soffre di ipercolestemia dovrebbe fare solo un po’ più di attenzione e valutare con il medico la porzione consentita. Si sa, infatti, che in realtà solo il 25% del colesterolo viene assunto per via alimentare, mentre il restante viene prodotto dall’organismo stesso.
I gamberi possono essere bianchi o rossi, di mare oppure di acqua dolce. Le mazzancolle, spesso assimilate a questi crostacei, sono in realtà un’altra specie, che si distingue sia per il colore (non è rosa, ma ha delle striature nere) sia per le dimensioni leggermente superiori. Dal punto di vista organolettico sono più pregiate e saporite dei gamberi.

Fonte: La cucina italiana

 


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Ingredienti per 4 persone:

300 gr di riso Carnaroli
80 gr di peperone rosso (1 grossa falda)
80 gr di peperone giallo (1 grossa falda)
250 gr di code di gamberi (circa 28/30 code)
400 gr di cozze
150 gr di pomodorini tipo Pachino
1 bicchierino di vino bianco
1 spicchio d’aglio
1 mazzettino di prezzemolo
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale q.b.
Peperoncino q.b. (facoltativo)
 

Procedimento

Innanzitutto preparate le cozze, eliminate quelle già aperte o con il guscio rotto poi fatele spurgare mettendole a bagno in acqua e sale per 2 ore.

Nel frattempo preparate gli altri ingredienti.
Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e togliete i semi.
Lavate il prezzemolo e tritatelo con lo spicchio d’aglio.
Lavate le code di gambero, tenetene otto da parte e sgusciate le altre, togliete il filetto nero e tagliatele a pezzetti di circa 1 cm.
Tagliate le falde dei peperoni a dadini.
Trascorso il tempo, togliete le cozze dall’acqua, raschiate i gusci per eliminare le impurità e  togliete il bisso (la barbetta che fuoriesce dal guscio).
Risciacquate bene.
In una casseruola scaldate  3 cucchiai d’olio,  aggiungete le cozze, un po’ del trito di prezzemolo e aglio,  fatele cuocere a fuoco vivace  finché saranno tutte aperte (5 minuti).
Gettate quelle che non si sono aperte, togliete il mollusco e filtrate il liquido di cottura e tenetelo da parte. Se volete potete tenere qualche cozza con il guscio per guarnire.
Scaldate  quattro cucchiai d’olio, gettateci il riso e fatelo tostare poi unite il liquido filtrato delle cozze e un pochino d’acqua , ne aggiungerete dell’altra, poca alla volta, durante la cottura. Non salate essendo il liquido delle cozze già salato.
Nel frattempo che il riso cuoce ultimate il sugo.
Scaldate 4 cucchiai d’olio  in una casseruola capiente, unite il trito di prezzemolo e aglio, aggiungete le otto code di gambero e fatele insaporire per due minuti.


Versate il vino e sfumate ancora per un minuto. Togliete le code di gambero e tenetele da parte (vi serviranno per guarnire).
Aggiungete al fondo di cottura la dadolata di peperoni e lasciateli cuocere a fuoco dolce per dieci minuti (dovranno diventare morbide).

 


Unite i pomodorini, salate leggermente e lasciate cuocere ancora per cinque minuti, aggiungete i pezzi delle code di gambero, il peperoncino e continuate la cottura per cinque minuti, spegnete il gas e aggiungete le cozze.
Scolate il riso  cinque minuti prima della fine della cottura, versatelo nella padella con il sugo e amalgamate. Impiattate, distribuite le code di gambero intere, spolverizzate con un po’ di prezzemolo tritato, servite subito.

 

 

lunedì 6 giugno 2022

Crema di mozzarella e confit

I pomodori Pachino sono  delle  eccellenze del made in Italy agroalimentare tra le più apprezzate e consumate. Dolci e profumati, ipocalorici e ricchi di nutrienti, ciliegino e datterino oltre che gustosi e salutari sono molto versatili in cucina. Anche se simili per composizione e aspetto questi due tipi di pomodorini non sono esattamente uguali: le loro caratteristiche e differenze possono renderli ognuno più adatto dell’altro per la realizzazione di determinati piatti.
La varietà datterino  (usata in questa ricetta) contiene meno acqua rispetto al ciliegino; tutti e due hanno un gusto molto dolce, “corretto” comunque da un giusto grado di sapidità grazie alle caratteristiche dei terreni vicino al mare in cui sono coltivati.
E’ ricco di licopene , minerali e vitamina c.
Fonte:  Artimondo
 

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Ingredienti per 4 persone:
 
250 g di mozzarella
2 cucchiai di latte
300 g di pomodorini Pachino tipo Datterino
Timo q.b.
Origano q.b.
Zucchero q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
 
 
Procedimento
 
Lavate e asciugate il pomodorini.
Divideteli a metà senza togliere i semi.
Deponeteli su della carta da forno messa sulla leccarda.
Salate e versate un po’ d’olio sui mezzi pomodorini.

Spolverizzate con il timo e l’origano  e distribuite un pochino di zucchero.
Infornate a 100°C (forno ventilato preriscaldato) per circa 2 ore.
Sfornate lasciate raffreddare.

                                 
Mettete la mozzarella tagliata a pezzetti nel frullatore, aggiungete il latte, un cucchiaio d’olio e frullate fino ad ottenere una morbida crema.
Componete le ciotoline mettendo sul  fondo qualche pomodorino, ricoprite con la mousse di mozzarella, distribuite un filo d’olio e un po’ dell’olio di cottura dei pomodorini e servite.
I pomodorini che avanzano metteteli in un contenitore di vetro, aggiungete un po’ d’olio, chiudete con il coperchio e mettete in frigorifero.
Si manterranno per 3 o 4 giorni.
 
 

giovedì 12 maggio 2022

Sformatini di carote e crema di formaggio

La carota è una pianta erbacea originaria dall’Europa sud-orientale e dall’ Asia occidentale mentre  il suo nome deriva dal greco Karotón.
Sebbene tutti conoscano le qualità benefiche e curative della carota, utilissima a rinforzare la vista, portando sollievo a chi soffre di arrossamento degli occhi frequente, così come a prevenire l’invecchiamento della pelle e favorire l’insorgere del latte nelle donna che hanno partorito.
Non  tutti sanno che in origine i colori prevalenti della carota erano quelli della varietà violacea o quelli tendenti al grigio, ancora propri delle varietà tradizionali ormai in forte disuso nelle coltivazioni. Solo alla fine del secolo XVII, in Olanda, per rendere onore alla dinastia degli Orange, che avevano guidato il paese nella guerra di indipendenza contro il potere spagnolo, alcuni coltivatori iniziarono a selezionare con cura le sementi per dare all’ortaggio il caratteristico colore arancione che vediamo ancora adesso. La scelta politica degli agricoltori olandesi fu, da quel momento in poi, apprezzata da tutta Europa, dato che il nuovo colore era molto più gradevole alla vista e si caratterizzava per un gusto più dolce e delicato rispetto alla versione originaria.

Fonte : Alimentazione.pazienti

 


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Ingredienti per 6 stampini di 10 cm di diametro

600 g di carote
160 gr di robiola morbida
3 uova
60 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
Burro q.b. per imburrare gli stampini
Sale e pepe q.b.
 
Per la crema di formaggio
50 g di taleggio
50 g di latte scremato

Procedimento

Pelate le carote, lavatele e fatele cuocere a vapore per una decina di minuti.

Fatele raffreddare, mettetele in una ciotola, unite la robiola, le uova, il parmigiano grattugiato, sale e pepe. Frullate tutto.
Imburrate gli stampini e versate all’interno il composto di carote.
Infornate ( forno  statico e già caldo  a 160°C)  per 30 minuti.
Trascorso il tempo di cottura, spegnete il forno, aspettate sette o otto minuti, sfornate e servite.
Potete accompagnare i flan con la crema di formaggio.
Eliminate la crosta del taleggio e tagliatelo a pezzetti, metteteli in una casseruolina antiaderente, aggiungete il latte e fate sciogliere lentamente  il formaggio su fuoco basso, mescolando.
Distribuite la crema su piatti individuali, sformateci sopra i flan e servite.
Oppure potete servirla a parte.

martedì 26 aprile 2022

Fave stufate con cipolla e origano

La pianta delle fave è originaria dell'Asia Minore e da secoli è ampiamente coltivata per l'alimentazione umana e animale (foraggio).
Cibo dei poveri per eccellenza considerato il basso costo, è tuttavia un alimento ricco di elementi nutritivi come sali minerali, in particolare ferro, potassio, selenio, magnesio, rame e vitamine, tuttavia il processo d’essiccazione fa sì che gran parte di questi nutrienti vadano perduti. Le foglie essiccate sono sfruttate in erboristeria come rimedio naturale per stimolare la diuresi.
Le fave sono largamente consumate nelle tavole italiane, in particolare nelle regioni pugliesi, sicule e sarde, dove le ritroviamo sia crude, accompagnate ai formaggi, ai salumi e al pane, sia cotte.
In soggetti predisposti il consumo di questi legumi può scatenare una grave reazione allergica detta “favismo” che nei casi più gravi può addirittura indurre il coma.

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Ingredienti per 4 persone:

700 g di fave fresche

1 cipolla bianca
1 bicchiere di brodo vegetale o di acqua calda
4 cucchiai d’olio d’oliva extravergine
Origano q.b.
Sale e pepe q.b.

Procedimento

Aprite i baccelli delle fave, estraete i semi, eliminate i cappelletti e lavate con cura.
Pulite e tagliate la cipolla a fettine.
In una padella o casseruola scaldate quattro cucchiai d’olio, unite la cipolla e lasciate dorare per qualche minuto poi aggiungete le fave, il bicchiere di brodo vegetale e il sale.


Continuate la cottura fino a quando le fave saranno cotte (circa 10/15 minuti), poi spolverizzate a piacere con l’origano e il pepe.
Lasciate insaporire per un minuto e servite.

 

 

 

giovedì 7 aprile 2022

Casatiello napoletano

Il Casatiello è una ricetta tipica della cucina partenopea, preparato come da tradizione dalle massaie campane il giovedì santo . E’ il piatto della tradizione pasquale per eccellenza in quanto celebra la resurrezione del Cristo: per questo motivo e per il suo sapore unico è particolarmente amato dai napoletani.
Le strisce di pane incrociate che ingabbiano le uova semisommerse dall’impasto, rappresentano la croce su cui morì Gesù e la sua corona di spine, mentre la forma a ciambella rappresenta la ciclicità insita nella resurrezione pasquale.
Un tempo la preparazione di questo rustico era considerata un vero e proprio rito: rappresentava una sorta di pulizia delle dispense, utilizzando tutte le piccole quantità di alimenti che altrimenti sarebbero stati buttati. Il nome “casatiello” deriva da “caseus” (“caso”) che nella lingua napoletana (cacio) vuol dire formaggio, e rievoca la cospicua quantità che se ne trova al suo interno.
Le sue origini sono antichissime, si fanno risalire alla Napoli prima greca e poi romana. Nella letteratura greca, in effetti, già si legge di pani conditi con diversi ingredienti. Inizialmente servito durante le feste primaverili in onore di Demetra o Cerere per i romani, diventa, poi, simbolo della Pasqua cattolica simboleggiando la corona di spine di Cristo. Col tempo questa pietanza si è legata sempre di più alla Pasqua e ad una simbolicità religiosa che si ritrova nella decorazione con le uova, simbolo pasquale per eccellenza. Il Casatiello non viene però consumato solamente la domenica di Pasqua, ma, essendo perfetto come pranzo al sacco, è diventato il protagonista immancabile delle gite fuoriporta e dei pic-nic tipici del lunedì di Pasquetta. Attenzione a non confonderlo con il Tòrtano, una versione che si prepara secondo lo stesso procedimento del Casatiello, ma che non è tipica delle festività pasquali e non è perciò decorata con uova. Esistono anche altre varianti di questo rustico.

 

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Ingredienti per 4 persone e uno stampo di 26 cm

500 gr di farina 00
270 ml di acqua
10 gr di lievito di birra
130 gr di strutto
100 gr di salame tipo Napoli
100 gr di salsiccia piccante napoletana
200 gr di Provolone
70 gr di Pecorino grattugiato
6 uova
Sale e pepe q.b.

Procedimento:
 
Sciogliete il lievito di birra nell’acqua intiepidita  (non deve superare i 30 gradi).
In una ciotola capiente setacciate la farina e aggiungete lentamente l’acqua con il lievito.
Iniziate ad impastare fino a quando tutta l’acqua sarà assorbita.
Rovesciate l’impasto su di un piano da lavoro infarinato  e aggiungete, poco alla volta, metà dello strutto, metà del Pecorino,  un pochino di sale (poco perché il pecorino è già molto salato e così i salumi e il formaggio) una grattata di pepe  e continuate ad impastare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Rimettete l’impasto nella ciotola e lasciatelo lievitare fino al raddoppio del volume, coperto con un canovaccio e lontano da correnti d’aria.
Nel frattempo  che l’impasto lievita, rassodate due  uova per otto minuti a partire dal bollore dell’acqua.
Lasciatele raffreddare e sgusciatele.
Pelate la salsiccia e il salame e riducete la polpa a dadini. Tagliate a dadini anche il Provolone.
Trascorso il tempo della lievitazione riprendete l’impasto, lavorate ancora delicatamente e per cinque  minuti l’impasto, staccatene un pezzo grande come un limone piccolo e tenetelo da parte avvolto nella pellicola trasparente , servirà per fare le striscioline.
Stendete il resto della pasta  con un mattarello in un rettangolo di circa 1 cm di spessore.
Distribuite il rimanente strutto sulla pasta massaggiandolo delicatamente.
Sistemate i salumi, il Provolone e le uova sode tagliate a spicchi (4 per ogni uovo) sul rettangolo di pasta lasciando un cm per lato libero.
Distribuite il rimanente Pecorino grattugiato.
Arrotolate l’impasto formando un cilindro molto stretto, e sistematelo in uno stampo a ciambella unto di strutto e unite bene le due estremità. Spennellate la superficie con altro strutto.
Appiattite la pasta tenuta da parte e ricavate  otto striscioline.
Lavate molto bene le altre quattro uova e asciugatele.
Formate quattro  incavi sull’impasto e spingetevi dentro le uova per metà. Tenete fermo ogni uovo con due striscioline di pasta  incrociate.
Spennellate ancora con altro strutto.
Coprite il Casatiello con un telo infarinato e lasciatelo lievitare ancora per tre ore.
Infornatelo in forno statico preriscaldato a 180°C e fate cuocere per 50/60 minuti.
Per verificare il grado di cottura infilate uno stecchino nella pasta, se ne uscirà asciutto il Casatiello è cotto.

Lasciate intiepidire in teglia per un paio d’ore  e servite.





sabato 26 marzo 2022

Frittelle di zucchine, carote e patate

La pianta che produce le zucchine è originaria dell'America centro-meridionale e appartiene alla  famiglia delle curcubitacee, la stessa dei cetrioli, delle zucche, dei meloni. Ne esistono di diverse varietà: verde di Milano, rampicante, bianca, striata, tonda di Nizza. Sono un prodotto dell'orto  tipico della tarda primavera e dell'estate, ma ormai  sono reperibili sul mercato tutto l'anno.
Le zucchine forniscono poche calorie e sono ricche di sali minerali quali  potassio, fosforo, calcio e ferro. Contengono anche una discreta quantità di vitamina E (potente antiossidante), vitamina C, acido folico (vit. B9), di zeaxantina e di luteina.
Hanno proprietà antiinfiammatorie, diuretiche , lassative e quindi disintossicanti.
Sceglietele sempre piccole, molto sode, con la buccia lucida e cucinatele nel giro di 3 o 4 giorni per non perdere le loro preziose qualità nutritive.
La carota è una pianta erbacea originaria dall’Europa sud-orientale e dall’ Asia occidentale mentre  il suo nome deriva dal greco Karotón.
Sebbene tutti conoscano le qualità benefiche e curative della carota, utilissima a rinforzare la vista, portando sollievo a chi soffre di arrossamento degli occhi frequente, così come a prevenire l’invecchiamento della pelle e favorire l’insorgere del latte nelle donna che hanno partorito,
non  tutti sanno che in origine i colori prevalenti della carota erano quelli della varietà violacea o quelli tendenti al grigio, ancora propri delle varietà tradizionali ormai in forte disuso nelle coltivazioni. Solo alla fine del secolo XVII, in Olanda, per rendere onore alla dinastia degli Orange, che avevano guidato il paese nella guerra di indipendenza contro il potere spagnolo, alcuni coltivatori iniziarono a selezionare con cura le sementi per dare all’ortaggio il caratteristico colore arancione che vediamo ancora adesso. La scelta politica degli agricoltori olandesi fu, da quel momento in poi, apprezzata da tutta Europa, dato che il nuovo colore era molto più gradevole alla vista e si caratterizzava per un gusto più dolce e delicato rispetto alla versione originaria.


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Ingredienti per 4 persone:

2 zucchine scure

2 carote
2 patate
4 cucchiai di farina O
4 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
Qualche rametto di erba cipollina tagliuzzata
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.

 

Procedimento

Lavate e spuntate le zucchine e le carote.

Pelate e lavate le patate.
Grattugiate tutti gli ortaggi con una grattugia a fori grossi e mettete tutto in una ciotola.
Aggiungete l’erba cipollina, la farina, il formaggio, sale e pepe.
Mischiate tutti gli ingredienti per inglobarli bene.
Scaldate l'olio e tuffateci una cucchiaiata del composto, schiacciatela subito con il mestolo e fate friggere cinque minuti per lato.
Scolate e mettete su della a cucina per far assorbire l’unto in eccesso.
Servitele calde.

 

 

 

martedì 15 marzo 2022

Sarde a beccafico

Le sarde a beccafico, in siciliano sardi a beccaficu, sono una preparazione tipica della gastronomia siciliana, in particolare palermitana, messinese e catanese e come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf).
La ricetta consiste nel preparare le sarde al forno arrotolate intorno a un composto di pan grattato, aglio tritato, prezzemolo tritato, uva sultanina, pinoli, sale, pepe e olio d'oliva. Il piatto appartiene alla tradizione popolare e si trova spesso in vendita nelle friggitorie dei mercati palermitani - come la Vucciria - ma anche a Messina, Trapani, Agrigento, Catania e nei vari comuni delle relative province. Le sarde a beccafico sono considerate un secondo ma vengono anche servite come ricco antipasto soprattutto nei pranzi cerimoniali.
Il nome del piatto deriva dai beccafichi, volatili della famiglia dei Silvidi. In passato i nobili siciliani li consumavano, dopo averli cacciati, farciti delle loro stesse viscere e interiora. Il piatto era gustoso ma inavvicinabile al popolo in quanto bene di lusso.  I popolani siciliani ripiegarono quindi sulle materie prime che potevano permettersi ovvero le sarde. Per imitare il ripieno d'interiora si pensò di utilizzare la mollica di pane, i pinoli e poco altro.  

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Ingredienti per 4 persone:
 
600 gr di sarde
100 gr di pangrattato
30 gr di uvetta
20 gr di pinoli
2 arance bio
1 mazzettino di prezzemolo
1 spicchio d’aglio
Alloro q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale fino q.b.
Pepe q.b.

 

Procedimento
 
Pulite le sarde, apritele a libro e togliete la lisca lasciando la coda.
Lavate e sgrondate il prezzemolo  e tritatelo con l’aglio.
Tritate grossolanamente anche l’uvetta e i pinoli.
Condite il pangrattato con il composto di prezzemolo e aglio, salate, pepate e amalgamate con dell’olio, unite anche il trito di uvetta e pinoli.
Mettete al centro di ogni sarda un cucchiaino d’impasto e avvolgetela su se stessa lasciando fuori la codina.
Lavate bene le arance poi tagliatele prima a rondelle e poi dividetele a metà. (vedi foto piatto finito).
Ungete una teglia e posizionate le sarde vicine mettendo una foglia d’alloro e mezza rondella d’arancia  tra una e l’altra, irrorate con un pochino d’olio.
Infornate a 180°C (forno statico e già preriscaldato) per 15 minuti.

Servite fredde.


giovedì 17 febbraio 2022

Sogliole con i pomodorini

Con il nome comune sogliola si indicano alcune specie di pesci d'acqua salata,  la cui evoluzione li ha portati alla postura sdraiata su un fianco, con uno dei due occhi che si è spostato a fianco dell'altro, sul lato rivolto verso la superficie dell'acqua. Anche la colorazione ha seguito quest'evoluzione: il lato rivolto verso il fondo è bianco, quello verso l'alto è bruno, marezzato, mimetico e spesso camaleontico: le sogliole riescono infatti a cambiare colore per imitare l'ambiente circostante grazie ai cromatofori, cellule con pigmenti colorati dell'epidermide.
La sogliola abita solitamente i fondali marini fangosi, dalle coste più basse fino a profondità di oltre 50 m. Si nutre di invertebrati, in particolare di crostacei, ed altri molluschi.

La sua carne è molto apprezzata in cucina: di sapore molto delicato, non deciso né caratteristico, il che consente di adoperarla per diverse preparazioni in cui viene facilmente unita ad altri ingredienti, per ottenere una mousse o degli involtini.

 

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Ingredienti per 4 persone:

4 sogliole medie

400 g di pomodorini
1 spicchio d’aglio
1 piccolo mazzetto di prezzemolo (una ventina di rametti)
1 cucchiaio di capperi dissalati
4 cucchiai d'olio extravergine d’oliva 
Sale  q.b.
 

Procedimento

Pulite le sogliole, evisceratele ed eliminate la pelle ( o fatelo fare dal pescivendolo).

Lavate e sgrondate il prezzemolo e tritatelo insieme ai capperi e allo spicchio d’aglio.
Lavate i pomodorini e tagliateli a metà
In una padella scaldate 4 cucchiai d’olio,  unite i pomodorini e fate cuocere per cinque minuti.
Unite le sogliole intere, salate  e continuate la cottura  a fuoco medio per dieci minuti, girando il pesce a metà cottura.
Due minuti prima di spegnere il gas unite il trito di prezzemolo, capperi e aglio.