domenica 12 dicembre 2021

Fagioli all’uccelletto con salsiccia

I fagioli all’uccelletto con o senza salsiccia sono un piatto tipico toscano, facilissimo da preparare che utilizza pochi e semplici ingredienti.
L’origine del nome è controversa; alcuni, tra cui lo stesso Artusi, sostengono che derivi dagli ingredienti utilizzati (pomodoro, aglio e salvia) che sono gli stessi usati per cuocere gli uccelletti arrosto, altri sostengono che i fagioli avrebbero questo nome proprio perché utilizzati come contorno per gli uccelletti arrosto.
Qualunque sia l’origine del nome di questa ricetta una cosa è certa, la sua bontà  è unica da gustare.

 


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Ingredienti per 4 persone

 

4 salsiccie toscane

350 g di fagioli cannellini secchi

350 g di passata di pomodoro

5 0 6 foglie di salvia

1 spicchio d’aglio

4 cucchiai di olio extravergine

Sale grosso q.b

Pepe (facoltativo) q.b.

Per la cottura dei fagioli

Un gambo di sedano

Una carota

Una foglia di alloro

 

Procedimento

 

La sera prima mettete a mollo i fagioli in acqua fredda per dodici ore, al mattino sciacquateli e metteteli a cuocere in una pentola ricoperti con abbondante acqua, la costa del sedano, la carota e l’alloro. Salateli solo a fine cottura perché il sale la rallenterebbe.

Lasciateli cuocere per circa un’ora o fino a quando saranno cotti.

Trascorso il tempo di cottura dei fagioli, in una casseruola scaldate 4 cucchiai d’olio unite la salvia tritata grossolanamente, lo spicchio d’aglio e le salsiccie  bucherellate da tutti i lati con i rebbi di una forchetta. Rosolate dolcemente il tutto poi unite i fagioli scolati, la passata di pomodoro e un paio di mestoli dell’acqua di cottura dei fagioli.

Lasciate cuocere ancora per 15 minuti o fino a quando il sugo sarà ristretto,assaggiate e, se è il caso aggiustate di sale, pepate, eliminate lo spicchio d’aglio.

Irrorate con un filo d’olio a crudo  e servite con crostini di pane (possibilmente toscano o comunque casereccio) grigliati o tostati.

lunedì 6 dicembre 2021

Ravioli di zucca e gorgonzola

Questo meraviglioso ortaggio, tipicamente autunnale ha, molto probabilmente, origini centro americane: i semi più antichi sono stati ritrovati in Messico e risalgono a oltre 4.000 anni fa. Furono i nativi americani, per cui la zucca era un alimento base della dieta, a insegnare la loro coltivazione ai primi coloni che la portarono in Europa insieme al mais, al tabacco, ai peperoni e alle patate.  La zucca appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae, la stessa delle zucchine, che non sono altro che il frutto immaturo. Il ciclo vitale della pianta è annuale, si coltivano in primavera-estate e la raccolta è tipicamente autunnale.
Le qualità nutrizionali della zucca sono molteplici, contiene vitamina E, C, acido folico, pro-vitamina A, vitamine del gruppo B. Sali minerali come potassio, fosforo, ferro e magnesio, e infine i caroteni cui deve lo splendido colore arancione.
I carboidrati ammontano al 3,5% e l’indice glucidico è basso per cui, nonostante il gusto dolcissimo è l’ortaggio più efficace per controllare il metabolismo degli zuccheri, il suo consumo è quindi indicato per i diabetici e gli ipertesi.
“Inoltre il suo consumo può contribuire a riparare le cellule pancreatiche danneggiate dal diabete” (Dott. Ciro Vestita- nutrizionista.)
Infine, la zucca, possiede proprietà digestive, diuretiche, lassative e rinfrescanti.
In fitoterapia sono utilizzati i semi che contengono cucurbitina, tocofenoli, tocotrienoli, steroidi (1%) proteine, pectine e olio grasso e modeste quantità di Sali minerali quali manganese, zinco, selenio e rame.

 

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Ingredienti per 4 persone:

Per la pasta
250 gr di farina 0
50 gr di semola di grano duro macinata finissima
3 uova
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale fino q.b.
 
Per il ripieno
500 gr di zucca
150 gr di gorgonzola dolce
100 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
Noce moscata q.b.
 
Per condire
50 gr di burro
Una decina di foglie di salvia
10 gherigli di noci

 

Procedimento

Miscelate le due farine e formate una fontana sulla spianatoia, al centro mettete le uova leggermente sbattute, l’olio e il sale.
Iniziate a inglobare tutto e lavorate l’impasto fino a renderlo omogeneo (circa 10 minuti) poi raccoglietelo a palla e lasciatelo riposare coperto in una ciotola per circa un’ora.
Nel frattempo preparate l’impasto.
Lavate  la zucca, eliminate i semi ma non la buccia.
Tagliatela a fette spesse e cuocetela al forno per circa 20 minuti.
Eliminate la buccia e mettete la polpa in una ciotola, unite il gorgonzola tagliato a pezzi e schiacciate tutto con i rebbi di una forchetta o con il mixer se preferite.
Unite un po’ di sale, la noce moscata e il Parmigiano Reggiano grattugiato.
Amalgamate bene il tutto.
Riprendete la pasta e tirate  con in mattarello ( o con la macchina se l’avete) una sfoglia sottile.
Distribuite sulla sfoglia il composto a piccoli mucchietti a circa 1 cm uno dall’altro, ripiegatela su se stessa, premete bene i bordi e ritagliate i ravioli con l'apposita rondella dentellata.
Se la sfoglia dovesse asciugarsi troppo, pennellati i bordi con un pochino d’acqua prima di chiuderli.
Metteteli in un vassoio e distribuite sopra un po’ di semola per evitare che si attacchino.


Ponete sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata, al bollore gettate i ravioli.
Nel frattempo, in un’ampia padella, fate sciogliere il burro con le foglie di salvia spezzettate e con i gherigli di noce sminuzzati, lasciate dorare.
Scolate i ravioli grossolanamente, versateli nella padella, spolverizzate con abbondante parmigiano e fate ruotare per condire e mantecare.

Servite subito.

martedì 16 novembre 2021

Linguine alla pancetta

La pancetta  è un salume di suino preparato con la parte della pancia dell'animale.
L'insaccato che successivamente se ne ricava, varia da regione e regione e, in base alla destinazione finale, può essere:
Arrotolata come un grosso salame (con o senza cotenna). Se si rimuove la cotenna, la pancetta si insacca in un grosso budello naturale o artificiale e viene legata; se all'interno si inserisce un blocco di coppa (detta anche "capocollo") si avrà la "pancetta coppata".
Steccata, con cotenna (piegata e stretta tra due robuste assi tenute legate saldamente fra loro).
Stesa con cotenna.
La pancetta tesa (steccata o stesa) è di forma parallelepipeda piatta.
Dopo i tre tipi di preparazione sopra riportati inizia la stagionatura vera e propria che può durare dai 50-60 giorni per la pancetta stesa e per le pezzature piccole, fino ai 90-120 giorni per le pezzature più grosse.
Affumicata, con cotenna, in apposite stufe e lasciata stesa.
Cubettata, sia affumicata che dolce, pronta per sughi e commercializzata come prodotto semilavorato.
Queste ultime due preparazioni di norma non richiedono stagionatura.

L'aspetto esteriore finale del taglio di pancetta sarà di uno strato di grasso bianco con filettature rosa (più o meno scure) di carne magra. Il grasso della pancetta affumicata si presenta con un colore più scuro, tendente al giallo avorio; se la pancetta sarà stata aromatizzata con peperoncino, il bianco del grasso avrà riflessi rossicci.

 

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Ingredienti per 4  persone:
 
350 gr di linguine
160 gr di pancetta in un’unica fetta
70 gr di Pecorino  di media stagionatura grattugiato
1 cipolla bianca piccola
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Sale e pepe q.b.

 
Procedimento
 
Pulite e affettate sottilmente la cipolla.
Tagliate a dadini la pancetta.
Mettete sul fuoco l’ acqua salata e al bollore gettate le linguine.
Nel frattempo scaldate l’olio in un’ampia padella e rosolate la cipolla e la pancetta, mescolando spesso per non far bruciare gli ingredienti.

Scolate  la pasta al dente  e versatela nella padella con la pancetta e la cipolla, amalgamate bene, spolverate con il Pecorino e il pepe e servite subito.

 

 

 

 

 

mercoledì 20 ottobre 2021

Tajarin al tartufo

I tajarin sono un tipo di pasta tipica delle Langhe e del Cuneese in generale.
A differenza dei classici tagliolini romagnoli, che richiedono l’uso di un uovo intero per ogni etto di farina, per i tajarin si utilizzano solo i tuorli. Non esiste un numero esatto di tuorli da utilizzare, addirittura ci sono ricette che arrivano ad adoperarne anche 30 per ogni chilo di farina.
La larghezza del taglio (circa 4–5 mm) li pone tra i più sottili capellini e le più larghe tagliatelle. Hanno sezione piatta ed una lunghezza simile agli spaghetti; lo spessore deve essere inferiore al millimetro.
Considerati da sempre il classico piatto della domenica, nelle famiglie langarole legate alla tradizione, i tajarin sono ancora oggi simbolo di festa,  anche per la ricchezza e la sapidità dei condimenti come i tajarian al sugo di fegatini di pollo.
Molti prediligono il semplice burro fuso e formaggio, ricorrendo magari a qualche lamella di tartufo bianco d’Alba per renderli sopraffini. È in questa versione che hanno fatto il giro del mondo e sono approdati negli Stati Uniti con il nome di “tagliatelle con tartufi bianchi” conquistando i palati dei gourmand di New York; e non a caso, sempre con questo nome, sono l’unico piatto piemontese inserito nella guida “Grandi piatti del Mondo” di Robert Carrier. 

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Ingredienti per 4 persone:

300 gr di farina 0
100 gr di farina di semola
7 tuorli
Un pizzico di sale
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
50 gr di tartufo bianco
70 gr di burro
 
 
Procedimento


Impastate la farina con i tuorli, il sale e il cucchiaio d’olio e lavoratela fino a ottenere un impasto piuttosto sodo. Raccoglietelo a palla , copritelo con la pellicola e lasciatelo riposare per due ore poi, con il mattarello, stirate la pasta fino ad ottenere una sfoglia ben sottile, spolveratela di semola, avvolgetela su se stessa e tagliatela a striscioline sottili. Allargatele sul tavolo e lasciatele asciugare per un po'.
Spazzolate il tartufo con un piccolo spazzolino a setole medie, poi pulitelo con uno uno strofinaccio inumidito e asciugatelo. Cuocete i tajarin in abbondante acqua salata,  cui avrete aggiunto un po' d'olio (trucco per non fare attaccare la pasta fresca), per 3 minuti. Intanto fate fondere il burro in un’ampia padella a fuoco basso, non deve assolutamente friggere.
Scolate i tajarin, versateli nella padella con il burro  e saltateli un  minuto per farli insaporire, cospargeteli con il tartufo tagliato a lamelle sottili con l’affettartufi e servite subito. 

 

 

 

sabato 11 settembre 2021

Torrette di melanzane e gamberi

La melanzana, d’origine americana, appartiene alla famiglia delle Solanaceae. Al suo arrivo in Europa, fu accolta con sospetto e considerata solo una pianta ornamentale, poi il suo uso alimentare si diffuse in tutta Europa.  E’ fondamentale mangiarla cotta, perché contiene solanina che è un alcaloide tossico che viene distrutto dal calore, esattamente come le patate. Esistono numerose varietà di melanzane, con forme e colori diversi, da quelle viola intenso a quelle violette fino a giungere alle bianche.

E’ un ortaggio versatile che si sposa bene con vari ingredienti. In questa ricetta li ho coniugati con i gamberi, un sugo di datterini Rosso Gargano, il  formaggio misto ai funghi porcini Trevalli, con il tocco speciale del sale aromatizzato alle erbe Saut e dell’olio extravergine d’oliva San Marzano.


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Ingredienti per 4 persone:

20 code di gambero
12 fette di melanzane viola tonde non troppo grandi
150 gr di Formaggio misto ai porcini I tipici TreValli
1 scatola di Datterini di Puglia Rosso Gargano
1 scalogno
4 cucchiai di vino bianco Brì Casaltrinità
3 cucchiai di pangrattato
Basilico q.b.
Olio extravergine d’oliva

Sale Saut Cercivento alle erbe aromatiche per pesce  q.b.



Procedimento

Tagliate a fettine il formaggio.
In una casseruola scaldate 3 cucchiai d’olio, unite lo scalogno  tritato  e fatelo dorare per un minuto, unite i datterini, qualche foglia di basilico spezzettata e fate cuocere per 15 minuti.
Tagliate le melanzane a fette spesse circa mezzo cm. e fatele grigliare, salate leggermente e tenete da parte.
Lavate delicatamente le code di gambero, eliminate il carapace e il filo nero  sul dorso.
In una padella scaldate 3 cucchiai d’olio, unite i crostacei e  fateli cuocere dolcemente per tre minuti poi unite il vino e fatelo evaporare a fuoco medio. Dovranno rimanere morbidi e con un po’ di sughetto e, prima di salare, assaggiate per evitare di esagerare con la sapidità.
Lasciate raffreddare e tagliatene 16 a metà, lasciate interi gli altri 4 che serviranno per la decorazione.
Inserite un foglio di carta da forno nella leccarda e mettete 4 fette di melanzane  su ogni fetta distribuite un po’ di sugo, qualche fettina di formaggio, 4 metà dei gamberi. Continuate così fino ad ultimare gli ingredienti concludendo con un cucchiaio di sugo, un gambero intero e qualche scaglia di formaggio.


Infornate per 10 minuti a 180°C . 

Prendete 4 piatti e deponete delicatamente le torrette, decorate con gocce di sugo,  un po’ d’olio e del basilico.

Servite subito accompagnando con un bicchiere di vino Briè.



lunedì 23 agosto 2021

Spiedini di lonza grigliati

Regna ancora molta confusione su questa carne che si presenta effettivamente rosata da cruda, diventando persino bianca da cotta. Ma la carne di maiale è bianca o rossa? Come si classifica a livello nutrizionale, e quali sono le sue proprietà?
Dal punto di vista nutrizionale la carne di maiale, contenendo una concentrazione di mioglobina che va dallo 0.1 allo 0.3%, è classificata certamente come rossa. E tale resta, anche se dopo la cottura schiarisce a tal punto da non sembrarlo: il contenuto di mioglobina è comunque superiore a quello del pollo e del pesce (0.05%).
In effetti il suo colore chiaro, soprattutto se paragonato a quello delle altre carni rosse di bovini, equini e ovini, può trarre in inganno. Complici di questo fraintendimento anche quei siti o riviste che definiscono erroneamente la carne di maiale una carne bianca o addirittura “rosa”. Ma quest’ultima è la classificazione gastronomica, che non ha niente a che vedere con la classificazione nutrizionale.
La carne di maiale possiede dunque tutte le proprietà delle carni rosse e in particolare è fonte di proteine di alta qualità e di sostanze nutritive ad elevata biodisponibilità, tra cui le più rappresentate sono la tiamina, riboflavina, niacina, vitamina B6 e B12, ma anche minerali come fosforo, potassio, zinco e selenio, mentre il ferro è leggermente minore rispetto alle altre carni rosse. Notevole anche la presenza di composti bioattivi positivi per la salute e con funzione antiossidante, come la creatina, la taurina e il glutatione.
Nonostante sia il tipo di carne rossa più popolare e più consumata al mondo, aleggia purtroppo ancora oggi la percezione nel consumatore che il maiale sia in qualche modo “meno sano” del pollo e del manzo: credenza che non trova riscontro nella realtà. Al contrario, il consumo di carne di maiale fresca è perfettamente in linea con le attuali raccomandazioni nutrizionali, anche per quanto riguarda l’apporto di grassi saturi e insaturi.
Proprio per andare incontro alle esigenze dei consumatori i suini di oggi sono allevati e alimentati in modo da avere meno colesterolo e meno grassi saturi nelle carni, a favore invece di un aumento dei grassi monoinsaturi e polinsaturi omega 3 a catena lunga, migliorando il profilo lipidico della carne e il suo impatto sulla salute, dimostrato anche in studi dove si evidenziano gli effetti positivi della carne di maiale sui parametri cardio-metabolici e sulla composizione corporea.

Fonte : Carni sostenibili


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Ingredienti per 8 spiedini:
 
600 gr di lonza di maiale
1 peperone rosso
1 peperone verde
1 cipolla di Tropea
Erbette di Provenza ((timo, maggiorana, origano, salvia, rosmarino )q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

 

Procedimento

Lavate e pulite i peperoni tagliandoli a metà ed eliminando tutti i semi e le coste bianche. Tagliateli prima a falde e poi ricavate 48 pezzi (24 rossi e 24 gialli).
Pulite la cipolla e tagliatela a rondelle non troppo sottili.
Tagliate la lonza  in 48 cubotti.
Infilzate sugli spiedini di legno  la carne, i peperoni e la cipolla alternandoli. Quando avrete completato tutti gli otto spiedini pennellateli con dell’olio d’oliva. Su di un foglio di carta da forno mettete 3 cucchiai d’erbette di Provenza, un po’ di sale e mischiate bene. Prendete gli spiedini e impanateli velocemente nel composto d’erbette e sale. Lasciate marinare per un  paio d’ore.
Quando la griglia sarà calda appoggiate gli spiedini  e portate a cottura rigirandoli spesso.

Servite  con dell’insalata o delle verdure grigliate.

 

 

 

 

lunedì 16 agosto 2021

Lattughino misto con ortaggi e pomodorini Pachino

La cipolla rossa (allium cepa) coltivata tra i comuni in provincia di Vibo Valentia di Cosenza e lungo la fascia tirrenica è denominata cipolla rossa di Tropea. La caratteristica principale che contraddistingue quest’ortaggio, oltre al bellissimo colore, è la dolcezza dovuta alle particolari sostanze contenute nei terreni di queste zone che la rendono ricca di zuccheri quali glucosio, fruttosio e saccarosio. 
E’ ricca di vitamina C e di vitamina E, di selenio, ferro, iodio, zinco e magnesio.
Grazie ai composti solforati e al cromo possiede proprietà anticoagulanti e antibiotiche, nonché attività ipoglicemizzante e di contenimento dei livelli ematici di colesterolo e trigliceridi. Il succo è considerato diuretico. Grazie ai numerosi flavonoidi presenti sembrano avere effetti anticancerogeni specialmente per il cancro allo stomaco.
E’ ipocalorica; 100 gr di prodotto forniscono circa 20 calorie.



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Ingredienti per 4 persone:

200 gr  di lattughino misto
1 zucchina chiara
2 carote piccole
1 cipolla di Tropea
200 gr di pomodorini ciliegino Pachino
Qualche foglia di basilico
Olio extravergine d’oliva q.b.
Aceto di mele q.b.
Sale q.b.

Procedimento:

Lavate tutti gli ortaggi. Pelate le carote e spuntate la zucchina. Tagliatele a rondelle sottili
Affettate sottilmente la cipolla, tagliate a metà i pomodorini e spezzettate grossolanamente il basilico.
Mettete tutti gli ortaggi e il mix di lattughino in una ciotola.
Condite con il sale, un po’ d’aceto, un po’ olio e servite.




lunedì 2 agosto 2021

Penne con melanzane tonno e menta

D’origine americana, la pianta della melanzana appartiene alla famiglia delle Solanaceae. Al suo arrivo in Europa, fu accolta con sospetto e considerata solo una pianta ornamentale. È fondamentale mangiarla cotta, perché contiene solanina che è un alcaloide tossico che viene distrutto dal calore, esattamente come le patate. Esistono numerose varietà di melanzane, con forme e colori diversi.  La melanzana bianca ha un’origine incerta probabilmente è giunta fino a noi dalla Turchia.  È ovale con una buccia lucente e liscia, di piccole dimensioni e dal caratteristico colore bianco. Più dolce e tenere rispetto alle varietà viola e ben acquistarla non troppo grande perché la sottile buccia si ispessisce e il gusto diventa amarognolo.
Questo gustosissimo e versatile ortaggio è ricco di fibre e sali minerali, ha un basso indice glicemico e per questi motivi è particolarmente indicato il suo consumo ai diabetici.
L’infuso di melanzana, ottenuto tagliandola a pezzetti e facendola bollire in acqua, abbassa la pressione arteriosa.

  


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Ingredienti per 4 persone: 

320 gr di penne rigate

300 gr di melanzane viola
1 cucchiaino di pasta d’acciughe o due acciughe sott’olio
1 piccolo spicchio d’aglio
1/2 cucchiaio di capperi sott’aceto
8/9 rametti di menta
200 gr di tonno sott’olio
Pecorino grattugiato (facoltativo)
Olio extravergine q.b.
Sale q.b.


Procedimento

Lavate e sgrondate la menta, tenete da parte 2 rametti (serviranno per la guarnizione) e prelevate le foglioline dagli altri, tritatele con l’aglio, le acciughe (oppure unite alla fine il cucchiaino di pasta d’acciughe) e i capperi strizzati per eliminare l’aceto in eccesso.
Aggiungete l’olio e amalgamate.
Pulite e tagliate a tocchetti le melanzane.
Mettete a cuocere la pasta in abbondante acqua bollente e salata.
Scaldate quattro cucchiai d’olio in un’ampia padella, aggiungete i tocchetti di melanzane, salate e fate soffriggere per una decina di minuti, girandole spesso.
Unite il tonno sgocciolato e sminuzzato grossolanamente, il composto di capperi, menta e acciughe, lasciate cuocere ancora per un minuto.
Scolate la pasta e versatela nella padella con il condimento, fate saltare in modo da amalgamare il tutto, unite le foglioline di menta rimaste e servite.
A piacere potete anche spolverizzare con del Pecorino.

domenica 18 luglio 2021

Tiella di riso, patate e cozze

Questa specialità barese è basata sul riso e si adoperano ingredienti tradizionali della zona, come le rinomate cozze tarantine. Tutto il cibo da preparare è sistemato in ampi tegami (tielle) da mettere in forno prima di rifinire ulteriormente il condimento.
La Tiella barese è diffusa con varianti locali anche nel Salento dov'è chiamata tajeddha o "riso, patate e cozze" cotti in una teglia di coccio (detta tajeddha). È probabile che tale ricetta sia stata influenzata dalla Paella vista la lunga dominazione spagnola nel regno di Napoli.

 


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Ingredienti per 4 persone:


600 gr  di cozze da pulire
200 gr di riso arborio
400 gr di pomodorini ciliegini
400 gr  di patate
2  cipolle bianche
30 gr di Pecorino romano grattugiato
1 mazzettino di prezzemolo
1 spicchi d'aglio
Olio extra vergine d’oliva q.b.
Sale fino q.b.
Pepe q.b.


Procedimento

Lavate bene le cozze, eliminate quelle già aperte o con il guscio rotto, raschiate i gusci per eliminare le impurità e togliete il bisso (la barbetta che fuoriesce dal guscio).
Risciacquate bene.
A questo punto la ricetta originale prevede che le cozze si debbano aprire a crudo, cioè inserite tra le valve un coltellino e fatelo scorrere fino ad aprire il mollusco, eliminate la valva vuota e tenete l’altra.
Fate questa operazione su di una ciotola in modo da recuperare il loro liquido che servirà poi per la cottura di tutti gli ingredienti.
Personalmente preferisco farle aprire mettendole 2 minuti sul fuoco in una pentola, getto quelle che non si sono aperte perché sono morte e non si devono consumare.
Filtrate il liquido in un colino fitto in modo da eliminare la sabbia ed eventuali altre impurità e mettetelo da parte.
Pulite le patate e le cipolle e tagliatele a fettine non troppo spesse.
Lavate i pomodorini e tagliateli a metà.
Lavate e sgrondate il prezzemolo, sbucciate l’aglio e tritate tutto insieme.
In un’ampia teglia di terracotta versate un po’ d’olio e create una base con le cipolle.
Sovrapponete metà delle patate e dei pomodorini. Spolverizzate con un po’  del composto di prezzemolo e aglio e con del pecorino. Irrorate con un filo d’olio.
Adagiate sopra le patate tutte  le cozze con il frutto rivolto verso l’alto, distribuite tutto il riso facendolo penetrare anche nei gusci dei mitili.
Spolverizzate con il rimanente composto di prezzemolo e aglio, con del  pecorino e unite  il pepe. Irrorate  ancora con  l’olio.
Aggiungete le restanti patate, i pomodorini, il  pecorino e altro olio.
Al liquido filtrato delle cozze aggiungete un bicchiere d’acqua, pochissimo sale (personalmente non lo aggiungo perché di solito il liquido filtrato delle cozze è molto salato) e versate il tutto lateralmente fino al limite dell’ultimo strato.
Coprite con un foglio d’alluminio e infornate a 200°C ( forno statico e già preriscaldato) per 45 minuti poi eliminate l’alluminio e continuate la cottura per altri 15 minuti.

Servitela tiepida e accompagnate con il vino Nero di troja

 

 

 









 

 

giovedì 8 luglio 2021

Semifreddo alla pesca

Il pesco è originario della Cina, dove era considerato simbolo d’immortalità, e i cui fiori furono celebrati da poeti e pittori. Dall’Oriente si diffuse in Persia e infine giunse in Europa.
Il frutto arrivò a Roma nel I secolo d.C. grazie ad Alessandro Magno che, durante la spedizione contro la Persia, lo importò e si diffuse in tutto il bacino del Mar Mediterraneo con il nome di persica perché erroneamente considerato originario della Persia
In Egitto, la pesca era sacra ad Arpocrate, dio del silenzio e dell’infanzia, ancora oggi, infatti, le guance dei bambini sono paragonate alle pesche, per la loro carnosità e morbidezza.
Sul piano nutrizionale il contenuto calorico della pesca è molto basso (circa 39 calorie ogni 100 grammi) ma essendo ricca di fibre insolubili, possiede un indice di sazietà elevata, non solo ma queste fibre sono benefiche anche perché riducono il rischio di tumori al colon.
E’ particolarmente succosa, gustosa e dissetante per l’alto contenuto di acqua e di pectina.
La pectina è una fibra solubile utile alla regolazione dei livelli di colesterolo e di glucosio nel sangue.  La pesca contiene zuccheri facilmente assimilabili e acidi organici che le donano il suo sapore particolare, come l’acido malico, citrico e tartarico. Notevole è il quantitativo di potassio contenuto nel frutto insieme alle vitamine B1, B2, C, discreto è il quantitativo di carotenoidi che nell’organismo si trasformano in vitamina A: questa, oltre ad aiutare la nostra capacità visiva, è fondamentale per la produzione di melanina che ci protegge dai raggi solari e ci fa abbronzare più rapidamente.
Questo delizioso frutto ha un’importante azione diuretica e leggermente lassativa.
Le categorie di pesche più conosciute, sono principalmente tre: quella comune, che può essere con polpa a pasta gialla, ha un nocciolo libero ed è chiamata spiccagnola o spaccarella e l’altra, a pasta bianca, con il nocciolo molto aderente alla polpa ed è chiamata duracina.
Quella a buccia liscia e glabra con polpa sia gialla che bianca denominata Nettarina o pesca noce.
E infine la pesca percoche, principalmente utilizzata dalle industrie alimentari.
Esistono poi altri tipi di pesche, meno conosciute, come la Merendella, che ha la pelle liscia di colore bianco-verde, con la polpa aderente al nocciolo, particolarmente diffusa in Calabria, e la pesca Saturnina o Tabacchiera di forma schiacciata e sapore intenso.


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Ingredienti per una torta da 20/22 cm di diametro

 Per la base:
250 gr. di frollini
60 gr. di burro
2 cucchiai di glassa di cioccolato fondente
1 cucchiaio di miele d’Acacia

 Per la crema
250 gr di panna da montare
125 gr di ricotta
2 cucchiai di gocce di cioccolato fondente
60 gr. di zucchero a velo
12 gr. di colla di pesce (2 fogli)
1 cucchiaio di latte

Per il topping
3 pesche
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaio di zucchero
Un pizzico di cannella
12 gr. di fogli  di gelatina 

Procedimento

Spennellate con il burro fuso la tortiera e rivestitela con della carta da forno.
Tritate i biscotti con il mixer e metteteli in una ciotola, unite il burro fuso e il miele. Amalgamate bene e stendete il composto sulla base della tortiera. Premete il composto con il dorso di un cucchiaio in modo da rendere il fondo uniforme e ben compatto, mettete in frigo per mezz’ora.
Nel frattempo preparate la crema.
Mettete a bagno in acqua fredda per dieci minuti i fogli di gelatina.
In una ciotola mettete la ricotta e lo zucchero a velo. Lavorate con la frusta per ottenere una crema soffice.   .
Scolate e strizzate bene la gelatina, fatela sciogliere nel latte tiepido e unitela alla crema di ricotta. Montate la panna e inglobatela, delicatamente, dal basso verso l’alto, alla ricotta.
Versate tutto sulla base di biscotti, livellate bene e ponete in frigorifero per 3 ore, coprendo la torta con della pellicola.

Trascorse le tre ore preparate il topping.
Mettete a bagno in acqua fredda per dieci minuti il foglio di gelatina.
Lavate bene le pesche, togliete il nocciolo, tagliatele a pezzetti e irroratele con il succo del limone. Mettetele in una casseruola, unite lo zucchero e fate cuocere a fuoco dolce, per  10 minuti.  Frullate con il mixer, unite la gelatina scolata e ben strizzata e mescolate per farla sciogliere.  Lasciate intiepidire. Riprendete lo stampo dal frigo e distribuite uniformemente il topping sulla torta.

Rimettete in frigo per altre tre ore. Togliete il semifreddo dal frigo dieci munti prima di consumarlo.
Potete servirlo così oppure guarnirlo con del cioccolato a scaglie oppure con delle fettine di pesca.