lunedì 7 agosto 2023

Rotolo di frittata e salmone affumicato

Un piatto semplice e versatile da consumare in tutte le stagioni sia come secondo piatto, sia come antipasto o finger food per un aperitivo.
Numerose sono le varianti che potete preparare, per esempio, alle uova potete aggiungere delle zucchine tritate o degli spinacini se volete che la vostra frittata abbia un bel colore verde, delle carote, se la volete arancione, della conserva se la volete rossa.
Per il ripieno potete sostituire il salmone che ho usato, con qualunque altro tipo di affettato o di verdura se la volete vegetariana, ad esempio utilizzando dei peperoni grigliati.
Potete anche farla cuocere in forno anziché in padella. In questo caso mettete la carta da forno leggermente oliata nella pirofila e fate cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 15 minuti.



LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti per 12 rondelle alte circa 2 cm

4 uova

120 gr di formaggio cremoso spalmabile
3 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
100 gr di salmone affumicato
3 rametti di timo
1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva
1 pizzico di sale fino 

Procedimento

Su di una ciotola rompete le uova, unite il Parmigiano, un pizzico di sale e sbattete amalgamando bene tutto.

Scaldate l’olio in una padella antiaderente di 26 cm di diametro e versateci il composto di uova.
Fate cuocere da un lato per qualche minuto, poi girate la frittata e continuate la cottura dall’altro lato per due minuti.
Oppure fatela cuocere nel forno: mettete la carta da forno leggermente oliata nella pirofila e fate cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 15 minuti.


Su di un ampio tagliere mettete un foglio di carta da forno e depositateci delicatamente la frittata, ancora calda, per evitare di romperla.
Aiutandovi con la carta da forno arrotolatela e lasciatela così a raffreddare.


Nel frattempo, con l’aiuto di una forchetta, lavorate il formaggio per renderlo più cremoso e quindi facilmente spalmabile.
Quando la frittata si sarà raffreddata, srotolatela, distribuite le fette di salmone in modo uniforme e spalmate sopra la crema di formaggio, spolverizzate con gli aghetti di timo.
Formate un rotolo e chiudetelo nella carta da forno. Mettetelo in frigorifero per almeno due ore.




Al momento di servire tagliatelo a rondelle di circa due cm di larghezza.
Accompagnate con dei pomodorini o un’insalata mista.

giovedì 3 agosto 2023

Insalata di riso Venere seppie e gamberi

Il riso “Venere” è un riso integrale dall’inconfondibile colore nero naturale. Originario della Cina, attualmente viene coltivato anche in Italia, nella Pianura Padana.
Noto come il riso proibito dell’imperatore, perché si dice, che per le sue proprietà nutrizionali ed afrodisiache, il suo consumo fosse solo ad appannaggio dell’imperatore.
Questo riso presenta un alto contenuto di sali minerali, magnesio, fosforo e selenio, che svolgono un’azione utile per il benessere del nostro organismo.
L’unione con gli altri ingredienti ne fanno un piatto unico, completo e salutare.

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Ingredienti per 4 persone:

320 gr di riso nero Venere

500 gr di seppioline pulite
4 peperoncini verdi dolci
200 gr di gamberi
1 limone bio
Una decina di foglie di basilico
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Lavate bene le seppioline, mettetele in una pentola con dell’acqua fredda, aggiungete un po’ della scorda del limone (solo la parte gialla) e portate a bollore.

Fatele cuocere per 35 minuti poi scolatele, eliminate la scorza del limone, tagliatene alcune a strisce, mettetele tutte in una ciotola, salate e condite con un filo d’olio, mescolate.
Pulite i peperoncini, tagliateli a rondelle e uniteli alle seppioline.
Lavate e sgrondate il basilico.
In abbondante acqua salata fate cuocere il riso per il tempo segnato sulla confezione.
Lavate i gamberi, metteteli in una pentola, copriteli con l’acqua, aggiungete qualche goccia di limone e un pizzico di sale.
Portate a bollore e fate cuocere per due minuti.
Scolate e lasciate raffreddare.
Togliete il carapace ed eliminate il filo nero (stomaco) sul dorso aiutandovi con uno stecchino e aggiungeteli agli altri ingredienti nella ciotola.
Trascorso il tempo di cottura del riso, scolatelo e raffreddatelo velocemente sotto l’acqua corrente, fatelo sgocciolare e aggiungetelo nella ciotola.
Condite con il succo di mezzo limone, l’olio e le foglie di basilico spezzettate.
Mescolate e mettete in frigo se la gradite fredda, ma può essere consumata anche tiepida.


 

 

 

 

venerdì 28 luglio 2023

Tisana alle more, alloro e zenzero

Una tisana depurante, vitaminica, idratante e digestiva.
Se ne consiglia l'uso dopo cena.
La mora di rovo è di colore nero alla maturazione e si presenta come un arbusto di media grandezza, rampicante o prostrato la cui altezza può variare da 3 a 5 metri. Forma dei cespugli piuttosto fitti e voluminosi tanto da sovrastare altre piante che le sono vicine, e i suoi getti spinosi sono singoli e arrivano a misurare 5 metri di lunghezza.
Sono un frutto composto da tante drupeole, mediamente arrivano a misurare 2 cm.; dapprima sono verdi poi man mano diventano rosse, blu scuro, nere, di aspetto lucido. Hanno un gusto dolce aromatico e sono molto succose.
Contengono un’alta percentuale di vitamina C e le foglie, usate in decotto, sono efficaci contro le irritazioni della bocca, inoltre sono ricche anche di fibre, vitamina K, acido folico, e minerali come il manganese e il potassio.
Nell’alimentazione, le more sono destinate per la gran parte a essere consumate fresche per il resto sono utilizzate per fare soprattutto marmellate.

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Ingredienti per 1 persona:

4 more

10 gr di zenzero fresco
1 foglia d’alloro
250 ml di acqua

Procedimento


Lavate delicatamente le more e l’alloro, pelate lo zenzero.
Mettete tutto in un pentolino, aggiungete  l’acqua fredda.
Accendete il fuoco e, appena inizia l’ebollizione, spegnetelo.
Coprite con un coperchio e lasciate in infusione 10 minuti.
Filtrate con un colino premendo sulle more per far fuoriuscire  tutto il liquido.
Dolcificate a piacere con miele o zucchero di canna.

 


venerdì 21 luglio 2023

Frittata di fagiolini e ricotta al forno

 I fagiolini sono una coltura tipicamente primaverile ed estiva. Sono ricchi di vitamine A e C e, grazie all’alto contenuto di fibre che riduce il senso di fame, il loro consumo è indicato nelle diete ipocaloriche. Poiché contengono un enzima che rende difficile la digestione se mangiati crudi, è bene consumarli cotti: il calore, infatti, lo distrugge.
La ricotta non è prodotta dalla cagliata, ma da un suo sottoprodotto, il siero di latte, e per questo motivo non può essere considerata un vero e proprio formaggio ma un latticino perché si ottiene riscaldando, con o senza aggiunta di acidificanti, il siero residuato dalla lavorazione del formaggio e a questo processo deve il suo nome ri-cotta. Può essere prodotta sia con il latte vaccino sia con il latte di pecora.
Durante il riscaldamento del siero le proteine del latte (sieroproteine) si coagulano e formano dei fiocchi bianchi, che affiorano spontaneamente in superficie e inglobano al loro interno una certa quantità di grasso, lattosio e sali minerali. Questa massa è quindi estratta con la schiumarola e raccolta in cestelli forati per consentirne lo sgocciolamento, prima di conferirgli la caratteristica forma. La ricotta è il più nobile tra tutti i latticini; la qualità proteica è, infatti, nettamente superiore rispetto a quella dei formaggi (ricchi di caseine anziché di sieroproteine), mentre il contenuto lipidico è notevolmente inferiore, è quindi un prodotto relativamente povero di calorie, facilmente digeribile e apportatore di proteine ad altissimo valore biologico, calcio e altri preziosi minerali. 
In Piemonte è detta anche Seirass e, vista la grande produzione di formaggi, ha una funzione economica molto importante. Storicamente viene preparata anche per essere conservata a lungo, quindi può essere pressata, stagionata o salata. Il latte di partenza è vaccino, oppure ovino, mentre per il Sarass del Fen può anche essere di capra. Quest’ultimo è Presidio Slow Food.


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Ingredienti per 2 persone:

4 uova

2 etti di fagiolini
100 gr di ricotta
40 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
1 cucchiaio di pangrattato
Qualche foglia di basilico
Una grattata di noce moscata
1 pizzico di erbette di Provenza (timo, maggiorana, origano ecc)
Un pochino di burro per imburrare la pirofila
Sale fino q.b.

Procedimento

Togliete le uova dal frigo e lasciatele a temperatura ambiente, con questo piccolo trucco otterrete una frittata più gonfia e compatta.

Spuntate e lavate i fagiolini.
Metteteli in una pentola con dell’acqua fredda, salate e portate a bollore, lasciate cuocere per 10/15 minuti.
Nel frattempo, mettete la ricotta in una ciotola e schiacciatela con i rebbi di una forchetta in modo da renderla cremosa.
Rompete le uova mettetele in un piatto fondo, aggiungete la noce moscata, le erbette e salate.
Sbattetele e versate tutto nella ciotola con la ricotta e amalgamate bene.
Quando la ricotta sarà ben inglobata e il composto risulterà liscio ed omogeneo unite il pangrattato e il Parmigiano grattugiato e amalgamate.
Preriscaldate il forno a 180° modalità statico
Scolate i fagiolini e tagliateli in pezzi lunghi circa 2 cm.
Lavate e sgrondate il basilico.
Unite i fagiolini e le foglie di basilico, spezzettate grossolanamente, al composto di ricotta e uova. Inglobate bene e versate il tutto nella pirofila precedentemente imburrata.
Infornate e fate cuocere per 30 minuti.
È ottima anche tiepida o fredda.

mercoledì 19 luglio 2023

Gamberi all'alioli

L’alioli (dal catalano allioli, dall'occitano alhòli, dal provenzale aiòli, cioè ai-oli, alh-òli, "aglio ed olio"), è una salsa dal sapore molto forte, a base di uova, aglio, olio di oliva e limone originaria della città di Valencia in Catalogna ma esportata anche in Provenza.
La versione classica prevede l'uso di aglio, schiacciato in un mortaio, al quale viene aggiunto a filo dell'olio di oliva, mescolando continuamente fino ad ottenere un composto cremoso. L'aggiunta troppo rapida di olio scompone l'emulsione e l'aioli "impazzisce".
L'alioli è servito come antipasto insieme al pane o alle olive o accompagnato ai piatti di pesce, di carne o alle verdure.
Nella ricetta provenzale si battono nel mortaio quattro o cinque spicchi d'aglio con del sale grosso, sino a ottenere una crema densa, si aggiungono uno o due rossi d'uovo e si lavora il tutto come una maionese, aggiungendo un po' d'olio (extravergine di oliva), alla stessa temperatura dell'uovo, fino a ottenere una crema densa e compatta, aggiungendo alla fine il succo di un limone.
André Mistral, parlando dell'aioli, lo confrontava alla maionese, che lui definiva, spregiativamente, una "marmellata". "Nautri, li bon Prouvençau/ au sufrage universau,/ voutarèn per l'òli / E faren l'aiòli" (noi i buoni provenzali, al suffragio universale, voteremo l'olio e faremo l'aioli).


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Ingredienti per 4/6 persone

 

400 g di code di gambero

2 tuorli d’uovo a temperatura ambiente

4 spicchi d’aglio

100 ml di olio extravergine d’oliva

2 cucchiai di succo di limone

3 g di sale grosso

Qualche rametto di prezzemolo

Pepe q.b.

Procedimento

Pulite gli spicchi d’aglio e schiacciateli nel mortaio insieme al sale, (se preferite frullateli).

Mettete la pasta d’aglio ottenuta in una ciotola, aggiungete i tuorli e sbattete per un minuto. Versate l’olio a filo continuando a sbattere fino ad ottenere un composto denso e cremoso. Aumentate la quantità d’olio man mano che la maionese si addensa. Incorporate infine il pepe, il succo di limone e il prezzemolo tritato.
Coprite con la pellicola e mettete in frigo.
Lavate i gamberi, metteteli in una pentola, copriteli con l’acqua, aggiungete qualche goccia di limone e un pizzico di sale.
Portate a bollore e fate cuocere per due minuti.
Scolate e lasciate raffreddare.
Togliete il carapace ma non eliminate la codina, eliminate il filo nero sul dorso aiutandovi con uno stecchino.
Inserite due gamberi in un bicchiere, coprite con la salsa alioli e guarnite con un gambero e una fogliolina di prezzemolo.

 

 

mercoledì 12 luglio 2023

Insalata di fusilli con feta e cetrioli

La feta è un formaggio tradizionale greco, a pasta semidura ma friabile, bianchissimo e piuttosto salato (rimane a maturare in salamoia per un periodo che varia da due a tre mesi in una temperatura di 2-4 °C.
Tradizionalmente ottenuto con latte di pecora, caglio e acqua di salamoia. Può contenere una percentuale di latte di capra fino al 30%.
Oltre a essere l'ingrediente che caratterizza la famosa insalata greca (feta, pomodori, cetrioli, cipolla, peperoni, origano e olive nere), fa parte dei tipici stuzzichini offerti, all'ora dell'aperitivo (mezedes), insieme all'ouzo.
Nella variante cas'e fita o anche cas'e vita è usato da tempo immemore anche nella cucina tradizionale di diverse zone della Sardegna come ingrediente per la preparazione di innumerevoli pietanze tipiche locali quali minestre, coccoi, culurgionis (agnolotti) ed altre.
L'origine del nome risalente al XVII secolo si deve al termine 'fetta' in greco indicando il taglio della cagliata, oppure, altre fonti, indicano la forma del taglio sul vassoio.
Si tratta di un prodotto molto antico, risalente fin all'età omerica (VIII secolo a.C.) e oltre, comparendo anche nell'Odissea, nel IX libro.
Nell'ottobre 2002, la feta è stata riconosciuta come prodotto DOP. Questo significa che il nome Feta non può essere usato da formaggi simili, prodotti in tutta l'Unione europea, al di fuori della Grecia, o con modalità diverse.

 


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Ingredienti per 4 persone:

320 gr di fusilli

2 cetrioli
200 gr di pomodorini
200 gr di feta o altro formaggio semiduro
Una ventina di olive nere
Succo di mezzo limone
Origano q.b.
Olio extravergine d’oliva
Peperoncino q.b. (facoltativo)
Sale q.b.

Preparazione

Lavate i cetrioli e tagliateli a fette non troppo spesse.

Lavate i pomodorini e tagliateli in quattro spicchi.
Tagliate a cubetti la feta.
Mettete tutti gli ingredienti in una ciotola.
Se lo gradite potete aggiungere anche del peperoncino.
Preparate un’emulsione (vinaigrette) miscelando quattro cucchiai d’olio, il succo del mezzo limone e del sale fino.
Nel frattempo, fate bollire abbondante acqua salata e cuocete i fusilli.
Scolateli al dente e passateli sotto l’acqua fredda per fermare la cottura, sgocciolateli.
Versate la pasta nella ciotola contente gli altri ingredienti, irrorate con l’emulsione di olio e limone, mescolate bene.  
Lasciate riposare in frigo ancora per  circa mezz’ora o solo dieci  minuti se non la volete troppo fredda e servite.

 

 

sabato 8 luglio 2023

Insalata di seppioline e patate

La seppia appartiene alla stessa famiglia di polpi e calamari; è un mollusco cefalopode, cioè, dotato solo di testa e piedi e possiede notevoli capacità mimetiche che gli consentono di cambiare colore in brevissimo tempo. Le sue dimensioni vanno dai quattro centimetri della seppiola fino ai 120 centimetri della seppia comune.

All’interno del suo corpo troviamo una conchiglia detta “osso di seppia” che le consente di galleggiare perché è pieno di bollicine di gas che lo rendono più leggero dell’acqua.
La seppia si difende dagli attacchi dei predatori espellendo inchiostro che si trova in una sacca all’interno del suo corpo.
È diffusa in tutti i mari e gli oceani del globo e vive sui fondali costieri melmosi o sabbiosi. In Adriatico vi sono due distinte popolazioni di seppie, una si riproduce in primavera, l’altra in autunno.
Le sue caratteristiche nutrizionali sono molto simili a quelle dei cosiddetti “pesci magri”: è ricca di vitamina A, B1, D e di sali minerali quali il fosforo, il potassio, il calcio e proteine. È ricca di fibre e quasi priva di grassi per cui è consigliata nelle diete ipocaloriche.
Infine, per riconoscere la freschezza della seppia, occorre controllare il colore che deve essere iridescente, non deve avere macchie particolari sul corpo e deve profumare di mare. La carne deve essere soda e gli occhi devono avere un colore nero brillante. Se l’inchiostro è rappreso, probabilmente è stata congelata.

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Ingredienti per 4 persone:

700 gr di seppioline

3 patate grandi
Una ventina di olive nere taggiasche sott’olio
1 mazzettino di prezzemolo
1 cucchiaio di capperi sottaceto
1 spicchio d’aglio
Succo di un limone
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale fino q.b.

Procedimento

Normalmente le seppioline le trovate già pulite e basta solo lavarle bene, diversamente leggete sotto come fare per pulirle.

Lavate il prezzemolo e tritate le foglioline con lo spicchio d’aglio e i capperi.
Mettete le patate con la buccia in una pentola di acqua fredda, dal bollore calcolate 30/35 minuti di cottura.
Scolatele e lasciatele raffreddare completamente.
Contemporaneamente mettete sul fuoco un’altra pentola con dell’acqua fredda e aggiungete il succo di mezzo limone, le seppioline e  portate a bollore.
Fatele cuocere per 35 minuti.
Scolatele e mettetele in una ciotola con un filo d’olio, mescolate.
Tagliate le patate a tocchetti e unitele alle seppie, aggiungete le olive.
Salate, unite il trito di prezzemolo, aglio e capperi.
Irrorate con il rimanente succo di limone e con l’olio.
Mescolate e mettete in frigo se la gradite fredda, ma può essere consumata anche tiepida

 


Come pulire le seppie

Indossate dei guanti di lattice per evitare di macchiarvi le dita con il nero di seppia, poi sciacquatele con delicatezza sotto il getto dell’acqua corrente a testa in giù.

Fate un taglio verticale sul retro delle seppie e con la punta delle dita individuate l’osso ed estraetelo.
Estraete delicatamente anche la sacca nera nella quale è presente il nero di seppia, senza schiacciarla, mettetela in una ciotolina con un pochino d’acqua, potrà servirvi per preparare un ottimo piatto di pasta al nero di seppia.
Rimuovete le interiora, incidete la pelle della seppia per rimuoverla interamente, individuate il “sottopelle” e sollevatela in modo uniforme e in un unico momento.
Dalla testa eliminate il rostro o “becco”: facile da individuare poiché posizionato al centro dei tentacoli. Fate pressione con le dita spingendolo verso l’alto.
Infine, rimuovete gli occhi.
Lavate accuratamente sotto il getto dell’acqua corrente e in profondità.

 

 


Tisana drenante alle ciliegie

La pianta delle ciliegie appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è conosciuta con il nome di ciliegio o Prunus avium: è presente nella zona mediterranea da circa 3.000 anni. E' difficile stabilire con certezza il paese d'origine, le prime notizie in merito arrivano dall'Egitto, ma si ritiene che l'origine possa essere asiatica.
Il ciliegio fiorisce in primavera e spuntano contemporaneamente sia i fiori che le foglie. Le ciliegie si dividono in due gruppi dolci ed acide: quelle dolci, a loro volta, si dividono in duracine e tenerine, quelle acide si dividono in visciole, amarene e marasche. Il periodo di maturazione varia da maggio a giugno a seconda del tipo di ciliegia.
Le ciliegie sono composta prevalentemente di acqua (circa l'80%), proteine, zuccheri, vitamina C e A, ferro, potassio, calcio, fosforo, sodio e magnesio. Da sottolineare uno zucchero, il levulosio, che non ha controindicazione per i diabetici. Contengono anche molti flavonoidi che servono a contrastare i radicali liberi. Possiedono, inoltre, proprietà depurative, disintossicanti, diuretiche e lassative.
Si consiglia il consumo lontano dai pasti.


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Ingredienti per 1 persona:

8 gr di piccioli di ciliegie

3 ciliegie denocciolate
250 ml di acqua

Procedimento


Lavate  molto bene i piccioli e le ciliegie.
Mettete solo i piccioli in un pentolino e aggiungete  l’acqua fredda.
Accendete il fuoco e, appena inizia l’ebollizione, spegnetelo. E aggiungete le tre ciliegie.
Coprite con un coperchio e lasciate in infusione 10 minuti.
Filtrate con un colino premendo sulle ciliegie per far fuoriuscire  tutto il liquido.
Dolcificate a piacere con miele o zucchero di canna.

 

 

sabato 1 luglio 2023

Tronchetti di cetriolo

I pomodori Pachino sono delle eccellenze del made in Italy agroalimentare tra le più apprezzate e consumate. Dolci e profumati, ipocalorici e ricchi di nutrienti, ciliegino e datterino oltre che gustosi e salutari sono molto versatili in cucina. Anche se simili per composizione e aspetto questi due tipi di pomodorini non sono esattamente uguali: le loro caratteristiche e differenze possono renderli ognuno più adatto dell’altro per la realizzazione di determinati piatti.
La varietà datterino (usata in questa ricetta) contiene meno acqua rispetto al ciliegino; tutti e due hanno un gusto molto dolce, “corretto” comunque da un giusto grado di sapidità grazie alle caratteristiche dei terreni vicino al mare in cui sono coltivati.
È ricco di licopene, minerali e vitamina c
I cetrioli sono drenanti, diuretici e ricchi di sali minerali quali potassio, fosforo. Contengono vitamina C, K, Acido tartarico.
Essendo diuretici contrastano l’ipertensione e la formazione di calcoli.
Sono antiossidanti poiché contengono betacarotene e luteina.

Fonte:  Artimondo




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Ingredienti per 4 persone:

3 cetrioli medi

150 gr di robiola fresca o qualunque altro formaggio spalmabile
300 g di pomodorini Pachino tipo Datterino
Timo q.b.
Origano q.b.
Zucchero q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Rametti di maggiorana q.b.

Procedimento
 
Lavate e asciugate i pomodorini.
Divideteli a metà senza togliere i semi.
Deponeteli su della carta da forno messa sulla leccarda.
Salate e versate un po’ d’olio sui mezzi pomodorini.

 



Spolverizzate con il timo e l’origano e distribuite un pochino di zucchero.
Infornate a 100°C (forno ventilato preriscaldato) per circa 2 ore.
Sfornate lasciate raffreddare.
I pomodorini che avanzano metteteli in un contenitore di vetro, aggiungete un po’ d’olio, chiudete con il coperchio e mettete in frigorifero.
Si manterranno per quattro giorni.
Con una forchetta lavorate la robiola in modo fino ad ottenere una morbida crema.
Lavate bene i cetrioli poi, con il rigalimoni o con uno spelucchino, fate delle strisce alternate (come nella foto) e dividete i cetrioli in tronchetti di circa 3 cm.
Scavateli un pochino poi inserite all’interno la robiola aiutandovi con un sac a poche o con un semplice cucchiaino.
Metteteli in un piatto da portata e distribuite su ognuna mezzo pomodorino e qualche fogliolina di maggiorana distribuite un filo dell’olio di cottura dei pomodorini e servite.




mercoledì 21 giugno 2023

Insalata di fusilli con tonno fagioli e capperi

La scatoletta di tonno, è tanto diffusa che a cercarla bene si trova in tutte le dispense delle nostre case. Versatile e poco costoso si presta a innumerevoli ricette; dal panino con i carciofini, al primo di pasta passando per l’insalata mista o la classica insalata russa.
L’ Italia si colloca, dopo gli spagnoli, al secondo posto al mondo per il suo consumo annuale: 2,2 kg pro capite.
“Il tonno è un alimento estremamente nutriente e una risorsa importante per il benessere e la sussistenza dell’organismo” sostiene il professore Migliaccio, Presidente Emerito della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione (SISA).
“Oltre ad essere parte integrante della dieta mediterranea, consente di ottimizzare tutte le funzioni vitali, anche nella versione in scatola che, grazie alle tecniche di conservazione, mantiene caratteristiche nutrizionali simili a quelle del tonno fresco”.
Sia la variante in scatola che quella fresca “sono ricche di proteine nobili; addirittura, il tonno in scatola ne contiene una quantità maggiore rispetto a quello fresco”.
Entrambi contengono acidi grassi omega 3. Il tonno in scatola come quello fresco è ricco di iodio, potassio, ferro, fosforo e vitamine del gruppo B.
“Inoltre, il tonno in scatola, a parità di apporto nutrizionale con quello fresco, è più economico e offre numerosi vantaggi in relazione alla sua facile reperibilità, conservabilità e versatilità in cucina”, continua Migliaccio.
Tra gli italiani che praticano sport, il tonno in scatola risulta essere tra gli alimenti più apprezzati: sette persone su dieci lo consumano regolarmente e lo considerano tra i cibi più sani.
Inoltre, il 60 per cento crede che nelle scatolette di tonno ci siano conservanti. Ma non è così: il tonno in scatola si conserva senza additivi conservanti.
Fonte: TPI NEWS


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Ingredienti per 4 persone:

 

320 gr di fusilli o altra pasta corta
1 scatola di fagioli cannellini
160 gr di tonno sott’olio sgocciolato
2 cucchiai di capperi sott’aceto
Origano q.b.
Sale q.b.
Olio extravergine d’oliva.

Procedimento

Gettate la pasta in abbondante acqua salata al momento del bollore e proseguite la cottura fino a renderla al dente.
Nel frattempo, scolate i fagioli dal loro liquido di conservazione, sciacquateli e metteteli in una ciotola capiente insieme al tonno, ai capperi e abbondane origano.
Scolate i fusilli al dente e passateli sotto l’acqua fredda per fermare la cottura, sgocciolateli  e versateli nella ciotola con gli altri ingredienti.
Irrorate con l’olio d’oliva a piacere, mescolate e mettete in frigo per una mezz’ora.
Servite.

 

martedì 13 giugno 2023

Pomodorini saporiti in padella

I pomodorini di Pachino Igp , coltivati sulla costa orientale della Sicilia,  sono  delle  eccellenze del  made in Italy agroalimentare tra le più apprezzate e consumate.   Dolci e profumati, ipocalorici e ricchi di nutrienti, ciliegino e datterino oltre che gustosi e salutari sono molto versatili in cucina. Ambedue di colore rosso vivace, crescono a grappoli e si differenziano per la forma: Il datterino assomiglia a un dattero, il ciliegino è perfettamente tondo.
Anche se simili per composizione e aspetto questi due tipi di pomodorini non sono esattamente uguali: le loro caratteristiche e differenze possono renderli ognuno più adatto dell’altro per la realizzazione di determinati piatti.
La varietà datterino contiene meno acqua rispetto al ciliegino; tutti e due hanno un gusto molto dolce, “corretto” comunque da un giusto grado di sapidità grazie alle caratteristiche dei terreni vicino al mare in cui sono coltivati.

Sono ricchi di vitamina C, licopene e minerali.

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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di pomodorini ciliegini
2 spicchi d’aglio
1 cucchiaio abbondante di capperi sotto sale o sott’aceto (come preferite)
1 cucchiaino d’ origano
Una decina di foglie di basilico
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Sale q.b.

Procedimento

Se usate i capperi sotto sale dissalateli tenendoli in acqua per un’ora e cambiandola spesso, se decidete di usare quelli sott’aceto, scolateli semplicemente.
Lavate i pomodorini e fateli sgocciolare.
In una padella scaldate per qualche minuto gli spicchi d’aglio poi aggiungete i pomodorini interi.
Coprite e fate cuocere a fuoco basso per 10 minuti.
Unite i capperi, l’origano e le foglie di basilici sminuzzate. Salate un pochino ( se usate i capperi sotto sale state attente perché rischiate di fare il piatto troppo salato, vi consiglio di assaggiarlo alla fine e aggiustare poi di sale).
Continuate la cottura ancora per circa 10 minuti, se risultassero ancora troppo umidi alzate la fiamma e fate asciugare un pochino.

Sono ottimi caldi o tiepidi sul pane grigliato, sui crostini o per condire la pasta.

martedì 6 giugno 2023

Trofie al pesto con patate e fagiolini

Le trofie o trofiette sono un tipo di pasta alimentare tipica della cucina ligure, di forma allungata e sottile, ritenute originarie di Sori, in provincia di Genova È da notare che in lingua ligure il termine trofie indica gli "gnocchi" e trofietta indica uno "gnocchetto", una pasta di farina e patate, di forma e consistenza al palato sostanzialmente diverse.
La forma della pasta è data dal peculiare carattere arricciato a forma di truciolo da falegname, chiamato risso da banché. La forma e la grandezza, piuttosto ridotta, di una trofia sono fattori importanti per le sue qualità organolettiche. Le Trofie hanno una forma inconfondibile, quella che viene chiamata localmente "intursoeia" è il caratteristico attorcigliamento della parte centrale che termina con due appendici affusolate, la forma può essere paragonata a quella della spirale del cavatappi.
Storicamente le trofie erano preparate nelle case e utilizzate per il consumo familiare oppure venivano raccolte di casa in casa per poi essere vendute. Questo formato di pasta è quindi frutto di uno sviluppo casalingo legato principalmente alla figura femminile. Le donne di casa si riunivano intorno ad un tavolo a fare trofie, partendo dalla materia prima fornita loro dai pastifici locali, così facendo le casalinghe riuscivano a ricavare un reddito da poter integrare alle entrate familiari. Quando con il passare degli anni la quantità richiesta iniziò ad aumentare, grazie al successo ottenuto, fu necessario attuare delle migliorie nel sistema di produzione e non solo. Fu così che a Sori nacque la prima macchina per produrre le trofie meccanicamente, ideata da Bacci Cavassa dopo lunghi anni di lavoro, venne poi messa in funzione dal Pastificio Novella nel 1977. Sori si tiene dal 1985 una apposita sagra, organizzata dall'associazione Pro Loco Sori, dal Gruppo Festeggiamenti 15 agosto e dal Pastificio Novella, noto pastificio locale.

Le trofiette vanno condite, quasi esclusivamente nella versione locale, con il pesto alla genovese, tipico battuto ligure confezionato con basilico genovese. Una variante è quella che vi propongo e prevede la bollitura con patate e fagiolini novelli.

Il pesto è forse la salsa ligure più conosciuta, semplicissima da realizzare, deve il suo nome al fatto che il basilico veniva “pestato” in un mortaio sprigionando tutto il suo aroma. Quella che vi propongo è la ricetta originale depositata presso la Camera di Commercio di Genova.
Per fare il vero pesto genovese occorrono un mortaio di marmo e un pestello di legno.
Se non avete né l’uno né l’altro potete utilizzare un mixer frullando tutti gli ingredienti insieme meno i formaggi, che metterete per ultimo insieme all’olio, ma in questo caso il gusto ne sarà un po’ danneggiato.
Se ne avanzate dalla preparazione potete conservarlo qualche giorno in frigorifero in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente, oppure potete anche surgelarlo in appositi contenitori.


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Ingredienti per 4 persone:

400 g di trofie fresche o 300 g se secche
2 patate medie
150 g di fagiolini
Sale grosso q.b.

Per il pesto:

100 g di foglie di basilico
1 bicchiere d’olio extravergine di oliva ligure
12 cucchiai da cucina di Parmigiano Reggiano
4 cucchiai di Pecorino (sardo, toscano, romano o siciliano)
2 spicchi d’aglio
50 g di pinoli
Sale grosso q.b.

Procedimento

Il pesto potete prepararlo tranquillamente il giorno prima e potete conservarlo qualche giorno in frigorifero in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente.
Lavate e sgrondate molto bene le foglie di basilico.
Pestate nel mortaio l’aglio e il sale e aggiungete, non tutte insieme, le foglie di basilico.
Iniziate con un movimento rotatorio e prolungato a pestarle nel mortaio.
Gli oli essenziali sono conservati nelle venuzze delle foglie di basilico e quindi, per ottenere il miglior gusto, bisogna ruotare il pestello in modo da stracciare, non tranciare.
Quando il basilico stillerà un liquido verde brillante aggiungete i pinoli e continuate a pestare.
Versate infine il pesto in un barattolo o in una ciotola ed aggiungete i formaggi grattugiati e l’olio versato lentamente.
La lavorazione deve essere effettuata a temperatura ambiente e il più velocemente possibile per evitare problemi di ossidazione.
Potete anche utilizzare un mixer frullando tutti gli ingredienti insieme meno i formaggi, che metterete per ultimo insieme all’olio, ma in questo caso il gusto ne sarà un po’ danneggiato.
Spuntate e lavate i fagiolini, lavate le patate, sbucciatele e tagliatele a tocchetti.
Scaldate abbondante acqua salata e al bollore gettate le patate e i fagiolini, lasciate cuocere per cinque minuti poi unite le trofie e portate tutto a cottura.
Scolate e mettete tutto in un piatto di portata, aggiungete il pesto a piacere , mescolate e servite.