martedì 4 luglio 2017

Giacomino, i peperoni e la tartrà di nonna Agnese

La Fiera Nazionale del Peperone “Peperò” di Carmagnola è una Manifestazione Fieristica di livello Nazionale, la più grande d’Italia dedicata ad un prodotto agricolo. L’edizione di quest’anno, la 68a per l'esattezza, è a tutti gli effetti un Festival che propone dieci giorni di eventi gastronomici, culturali, artistici ed esperienze creative e coinvolgenti in tutti i sensi e per tutte le fasce d’età.
Tra i numerosissimi appuntamenti ci saranno eventi e talk show condotti dal giornalista Paolo Massobrio e il concerto di Bianca Atzei.
Si svolgerà dall’1 al 10 settembre 2017 a Carmagnola (TO). Tutti gli eventi sono gratuiti e per ulteriori informazioni collegatevi a www.comune.carmagnola.to.it

Immaginate la mia emozione quando sono stata contattata, con altre nove foodblogger di regioni differenti, per partecipare ad una competizione  che prevede la  rivisitazione di una ricetta tradizionale, riproponendola con l’inserimento del Peperone di Carmagnola come protagonista.  Vivendo in Piemonte ho deciso di reintepretare una ricetta tipica di questa regione: la Tartrà.
Una ricetta che non scriverò nel modo classico, ma con il metodo “story telling”, cioè ve la racconterò.
Vi aspetto a Carmagnola (TO) il 3 settembre alle ore 20.




LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI


Giacomino, i peperoni e la tartrà di nonna Agnese

Faceva un caldo torrido in quel mese di luglio del 1983 e Giacomino, finito l’anno scolastico (aveva frequentato la prima elementare), era stato mandato in campagna dai nonni.
Al bambino piaceva andare da loro, possedevano una casa grande e un bel giardino, dove amava giocare con la cagnolina Darma, una deliziosa volpina bianca simile a un batuffolo di cotone che stravedeva per lui e lo seguiva scodinzolando come un’ombra.
Dietro la casa c’era un grande orto che a lui sembrava immenso e pieno di meraviglie colorate e gustose. Aiutava la nonna Agnese a raccogliere gli ortaggi; con le sue piccole manine li deponeva nella cesta o cavagna come la chiamava lei e poi via in cucina a guardarla preparare dei pranzetti deliziosi.
Quel mattino presto la sua attenzione fu attratta dai colori sgargianti dei peperoni. Giallo intenso e rosso vivace come il sole d’agosto, belli polposi e invitanti.
“Nonna – disse il bimbo- che belli e che buoni devono essere, li possiamo raccogliere?” è già pregustava, con ardente speranza, il delizioso pranzetto.
“Certamente” rispose la nonna  che adorava quell’unico nipote a cui voleva trasmettere il suo sapere, le tradizioni, la storia e i sapori della loro terra.
“ Vedi Giacomino, i semi che hanno dato vita a questi peperoni sono quelli del peperone quadrato di Carmagnola. Quella bella cittadina, a pochi kilometri da qui, dove andiamo con il nonno alla Fiera del Peperone.
Sai i peperoni arrivano da molto lontano, sono originari dell’America centro-meridionale e furono introdotti in Europa nel 500 da Cristoforo Colombo, un famoso navigatore ed esploratore, dopo che ebbe scoperto il continente americano.
Ma non li mangiarono subito, li coltivarono per scopo ornamentale, poi scoprirono che erano buonissimi e non smisero più di mangiarli!”
Giacomino scoppiò in una fragorosa risata, la nonna era troppo buffa con quell’espressione golosa sul viso, e lei, dopo avergli fatto una carezza sulle guance paffute, continuò:
“Tanti e tanti anni fa, all’inizio del Novecento, un signore che si chiamava Domenico Ferrero e faceva il commerciante a Torino  scoprì che nel Borgo Salsasio di Carmagnola si producevano dei peperoni buonissimi e spinse i contadini a produrne su ampia scala sostituendo la coltura della canapa fino ad allora dominante.
Nacquero così diverse varietà locali ed una produzione di elevata qualità, che diede luogo ad un fiorente commercio.
Allora la maggior parte delle persone in questi luoghi faceva il contadino e quest’ortaggio che cresceva facilmente e dava ottimi risultati fu come la manna dal cielo, diventò molto importante e fonte di guadagno per le famiglie di allora.
L’interesse crebbe sempre più e si fecero manifestazioni, fiere; nacquero aneddoti, e nuove saporite  ricette.”
Il bimbo la stava a sentire affascinato con i grandi occhioni neri sognanti.
“E - proseguì la nonna- ne selezionarono cinque diverse qualità: il Quadrato con la forma cubica come i nostri , il Quadrato Allungato, il Corno o Lungo (un cono molto allungato), il Trottola (a forma di cuore), il Tomaticot (tondeggiante schiacciato ai poli come un pomodoro).”
Giacomino era presissimo dalla storia, ma alla cagnolina Darma poco interessavano i peperoni, lei voleva giocare, correre con il bimbo, riportare la palla;  per attirare la sua attenzione  addentava delicatamente le sue scarpette e lo guardava con gli occhi umidi per sollecitarlo al gioco. Alla fine il bimbo si arrese alle richieste della cagnolina e corse felice a giocare .
Nonna Agnese prese la cavagna e si diresse verso la casa.
Voleva preparare un piatto speciale, della tradizione,  ma voleva dargli un tocco particolare e fare contento, nel contempo, il suo nipotino cucinando i peperoni.
Penso e ripensò e alla fine decise di preparare la tartrà con contorno di peperoni alle acciughe e relativa salsa, al bimbo sarebbe piaciuto certamente quell’accostamento.
Nel frattempo Giacomino e Darma, esausti dopo tanto correre, si erano stesi sull’erba del giardino per riprendere fiato.
“Giacumin, ven sì” (Giacomino, vieni qui) che prepariamo una ricetta speciale che piacerà tanto a te e al nonno: la tartrà!
Il bimbo non se lo fece ripetere due volte, si alzò e corse dalla nonna seguito dalla fedele Darma. Era proprio incuriosito da questa tartrà…chissà cos’era..ma la nonna glielo avrebbe spiegato certamente..
Gli piaceva stare nella grande cucina di nonna Agnese, con lei cucinava e si divertiva, con le torte poi era tutto uno spasso… La sua attenzione fu attratta dal grande tavolo in legno al centro della stanza, sopra, in bell’ordine, si trovavano gli ingredienti pronti per essere utilizzati.
C’erano quattro uova, mezzo litro di latte, un bicchiere di panna, del Parmigiano Reggiano grattugiato, una bella cipolla bianca, un mazzetto di erbe aromatiche, salvia,rosmarino, alloro, timo, un mazzetto di prezzemolo, i peperoni, due gialli e due rossi, una bottiglia d’aceto, la pasta d’acciughe i capperi e l’olio, chissà quale magia avrebbero fatto con la nonna.
“Ma cos’è questa tatà? “
“Tartrà non tatà  - gli rispose Agnese ridendo- è un budino salato dell’antica cucina piemontese e anche lui arriva da lontano come i peperoni. Gli storici , quelli che studiano il nostro passato, dicono che sia nato,  come tante altre ricette piemontesi, dall’incontro delle nostre abitudini alimentari e quelle dei Saraceni  che provenivano da un paese lontano lontano; la  penisola Araba. All’epoca erano tra i popoli più civili e colti ma  volevano conquistarci e, passando per la Francia, occuparono parti del Piemonte tra il X e l’XI secolo. In questo lungo viaggio portarono con loro anche le piantine degli aromi che utilizzavano per cucinare, come il rosmarino che è un ingrediente fondamentale per questa ricetta.
Sai ancora oggi molti comuni piemontesi nei loro nomi ricordano l’importanza avuta dai Mori come Moretta, Picco Moro, Frassineto dei Saraceni, Torre dei Mori.
Anche il nome dialettale di alcuni utensili sono di inequivocabile origine araba come ramassa per scopa e masòjra per falcetto.
I Mori inserirono anche molte colture nelle nostre campagne, come le prugne (armassin) le albicocche (armognan),  il grano saraceno e il gelso (morone) che permise lo sviluppo dell’allevamento dei bachi da seta, essendo il loro  cibo fondamentale,  e l’arte di creare questo prezioso tessuto. Ma basta narrare, mettiamoci all’opera che il tempo corre via veloce.
Speliamo e tritiamo la cipolla poi la mettiamo a stufare con un pochino di burro.
Prendi l’asse di legno ed io prenderò la mezzaluna che mi servirà per tritare gli aromi mentre tu sbatti le uova nella ciotola grande”.
Giacomino eseguiva ligio le direttive.
“Ma dobbiamo fare una frittata?”
“No, no – disse Agnese- adesso gli aggiungiamo gli aromi, poi la cipolla stufata fredda, il Parmigiano, il sale e una bella grattata di pepe e tu amalgama tutto mentre io scaldo appena appena il latte con la panna e accendo il forno”.
 “Ma – chiese il bimbo- il forno deve essere molto caldo?”
“Oh sui 180°C”
Poi Agnese sciolse un po’ di burro e diede a Giacomino un pennello da cucina con cui, diligentemente il piccolo spennellò gli stampini in cui versare il composto, compito questo che lo rese particolarmente orgoglioso. Misero gli stampini in una grossa pirofila con dell’acqua, la nonna la chiamava cottura a bagnomaria, “chissà cosa c’entrava il bagno di Maria “ pensava mentre la nonna metteva tutto dentro il forno.
Darma si stava annoiando, non c’era nulla da sgranocchiare per lei, ma Giacomino era troppo preso dal suo lavoro per curarsene.
Doveva lavare il prezzemolo e sgrondarlo, compito questo a cui si dedicò con molta serietà.
Guardava la nonna che, dopo aver lavato i peperoni, li tagliava a metà e poi ancora a pezzetti non troppo grandi. Lo faceva con movimenti sicuri,  precisi e lui ne era affascinato; osservava incantato le mani della nonna che si muovevano leggere come le ali delle farfalle.
Versò l’olio in una padella, lo scaldò e vi aggiunse i quadrotti di peperone che sfrigolarono e mentre si rosolavano, la nonna tritò il prezzemolo con i capperi, li mise in una ciotolina, aggiunse un cucchiaio d’aceto bianco, l’olio, un cucchiaio di pasta d’acciughe  e amalgamò creando una deliziosa salsina.
 “Aggiungo la pasta d’acciughe ai peperoni e un pochino d’acqua per farla sciogliere” spiegò nonna Agnese.
Com’erano belli quei peperoni lucidi e profumati con la cremina d’acciughe, l’acquolina gli riempiva la bocca e il suo stomaco gorgogliava mentre la nonna aggiungeva la salsa verde, mescolava e spegneva il gas.
Drinn.. il campanello del forno li avvisava che i budini erano pronti, la nonna spense il forno, li lasciò ancora cinque minuti poi li estrasse e li lasciò intiepidire.
“ E adesso li mangiamo?” Chiese goloso.
“No, aspetta, dobbiamo finire, adesso frulliamo metà dei peperoni, gli aggiungiamo un po’ di salsa verde e diventeranno la nostra salsina d’accompagnamento e poi impiatteremo”.

Lui non vedeva l’ora..la magia stava per essere compiuta..
Agnese prese i piatti e rovesciò  su ognuno un budino, nel centro mise la salsa e a fianco i peperoni e in una salsiera quella rimasta.
Il bimbo aveva gli occhioni sgranati, nel piatto c’era una cupoletta bianca come un piccolo vulcano imbiancato dalla neve e dal centro occhieggiava la salsa, rossa come la lava incandescente, a fianco i quadrotti di peperone, gialli e rossi, spuntavano dalla salsina di acciughe e prezzemolo.
Che grande magia aveva fatto la nonna! Che colori! Che profumo! Non resistette più e avventò sul piatto mentre la nonna rideva soddisfatta.





Tartrà con peperoni alle acciughe

Ingredienti per 4 persone
Per la Tartrà
Mezzo litro di latte
200 ml di panna
4 uova
3 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
1 cipolla bianca
Salvia, rosmarino, alloro, timo q.b
50 gr di burro
Sale e pepe q.b.

Per la salsa e il contorno
2 peperoni rossi varietà Quadrato di Carmagnola
2 peperoni gialli varietà Quadrato di Carmagnola
50 gr di pasta d’acciughe
½ bicchiere d’acqua
1 mazzetto di prezzemolo
1 cucchiaio di capperi sottaceto
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaio d’aceto di vino bianco o dia ceto di mele
Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento:
Tritare finemente tutti gli aromi.
Pulite e tritate la cipolla e fatela stufare con 30 gr di burro (deve imbiondire, state attenti a non farla bruciare).
In una ciotola mettete le uova, aggiungete il trito di aromi e mescolate, unite la cipolla stufata fredda, il Parmigiano Reggiano, sale e pepe.
Amalgamate poi versate il latte con la panna leggermente intiepiditi.
Fate sciogliere il rimanente burro e spennellate gli stampini, i miei sono a forma di ciambella con il buco al centro.
Versate il composto e metteteli in una pirofila da forno in cui avrete versato dell’acqua (che arrivi appena oltre la metà degli stampini) in modo da far cuocere a bagnomaria.



Infornate a 180°C (forno già a temperatura e non ventilato) e fate cuocere per 30/40 minuti.
Passato il tempo lasciate ancora gli stampini nel forno spento per 10 minuti, sfornate e fate intiepidire.
Nel frattempo preparate il contorno e la salsa.
Lavate il prezzemolo, sgrondatelo e tritatelo insieme ai capperi sgocciolati e all’aglio.
Mettete il trito in una ciotola e unite il cucchiaio d’aceto , un cucchiaio di pasta d’acciughe, l’olio e amalgamate fino ad ottenere una salsa morbida.
Lavate i peperoni, tagliateli a metà, eliminate i semi, i filamenti interni e suddivideteli in quadratini.


In una padella mettete 4 cucchiai d’olio , scaldateli poi aggiungete i peperoni, fateli dorare a fuoco medio per una decina di minuti poi unite la pasta d’acciughe rimasta, l’acqua e mescolate bene. Lasciate cuocere dolcemente ancora per 10 minuti poi  unite 3 cucchiai pieni della salsa di prezzemolo, uniformate e continuate la cottura per 3 minuti.
Non è necessario salare perché la pasta d’acciughe è molto sapida, ma, poiché la sapidità di un piatto è un gusto individuale, assaggiate e se è il caso, aggiungete un po’ di sale.
Prelevate circa un terzo dei peperoni, frullateli e aggiungete un cucchiaio di bagnetto verde.


Mettete un budino in ogni singolo piatto, riempite il centro con la salsa,   accostate i rimanenti peperoni intiepiditi e servite.
Accompagnate con la salsa rimanente servita in una salsiera.









venerdì 30 giugno 2017

Insalata di farro tonno e ortaggi

Il farro (Triticum dicoccum) è un cereale ricco di proprietà che apportano numerosi benefici alla salute. Si tratta di una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Graminacee la cui coltivazione, si pensa, sia molto antica e risalga a circa 8000 anni fa. Con lo sviluppo delle moderne tecniche di coltura il suo uso è stato soppiantato dal grano tenero e dal grano duro ma recentemente questo cereale si è nuovamente diffuso grazie anche alle sue eccezionali proprietà nutrizionali. In Italia è coltivato principalmente tra l’Emilia e la Liguria , tra la Toscana, Umbria e Lazio. È una pianta che si adatta anche ai terreni poveri ed è in grado di resistere alle basse temperature. Il farro della Garfagnana ha ricevuto la certificazione IGP. Solitamente  utilizzato per minestre e zuppe, questo cereale risulta perfetto per realizzare delle fresche  insalate estive con l’aggiunta verdure.







LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI

Ingredienti per 4 persone

280 gr di farro
160 gr di tonno sott'olio
1 peperone rosso
1 peperone giallo
150 gr di ortaggi misti sott'olio (funghi, carote, carciofi o quello che avete in dispensa)
Una ventina di olive tra nere taggiasche e verdi
Timo, maggiorana q.b.
Qualche rametto di prezzemolo
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento.

Fate cuocere il farro mettendolo in una pentola con acqua fredda e salata, Portatelo all’ebollizione e da  quel momento calcolate circa 30 minuti o per quanto è consigliato sulla confezione.
Lavate i peperoni e grigliateli.
Nel frattempo lavate e sgrondate gli aromi e tritateli.
Scolate il tonno, mettetelo in una ciotola e sminuzzatelo un pochino, aggiungete gli ortaggi sottolio, le olive e gli aromi tritati.
Tagliate i peperoni a pezzetti e aggiungeteli agli altri ingredienti nella ciotola.
Scolate il farro, passatelo sotto l’acqua fredda, e unitelo al condimento preparato, irrorate con l’olio. Mescolate bene e mettete in frigo per un’ora.
Servite freddo.




Consiglio: Potete utilizzare anche il farro precotto, nel qual caso i tempi di cottura si accorciano notevolmente passando da circa 30 minuti a 10 e anziché grigliare i peperoni potete utilizzare anche quelli sott'olio o sott'aceto.

martedì 27 giugno 2017

Cotolette di melanzane

D’origine americana, questa pianta, appartiene alla famiglia delle Solanaceae. Al suo arrivo in Europa, fu accolta con sospetto e considerata solo una pianta ornamentale. E’ fondamentale mangiarla cotta, perché contiene solanina che è un alcaloide tossico che viene distrutto dal calore, esattamente come le patate. Esistono numerose varietà di melanzane, con forme e colori diversi. 
Questo gustosissimo e versatile ortaggio è ricco di fibre e sali minerali, ha un basso indice glicemico e per questi motivi è particolarmente indicato il suo consumo ai diabetici.
L’infuso di melanzana, ottenuto tagliandola a pezzetti e facendola bollire in acqua, abbassa la pressione arteriosa.





LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI


Ingredienti per 4 persone:

2  grandi melanzane violette tonde
2 uova
250 gr di farina  di mais per fritture o di pangratatto
Foglie di basilico, di prezzemolo  q.b.
Uno spicchio d’aglio
Olio per friggere q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Lavate, asciugate e tagliate a fette sottili le melanzane.
Di solito si consiglia di metterle sotto sale per un’ora per fare spurgare l’acqua amara, ma le melanzane violette chiare non necessitano di questo trattamento essendo dolci naturalmente.
Lavate e sgrondate il basilico e il prezzemolo, tritateli insieme all'aglio e unite tutto alla farina di mais.
Sbattete le uova e salatele.
Passate le fette di melanzane nell’uovo e poi nel composto di farina di mais ed aromi.


Friggete in abbondante olio caldissimo.


Scolate con un mestolo forato e mettete le fette su carta assorbente per eliminare l’unto in  eccesso. Salate e servite.
Sono ottime sia calde che tiepide.



Nota: Ho utilizzato la farina si mais per fritture perché assorbe  meno olio rispetto al pangrattato e ha anche il vantaggio di non contenere glutine



lunedì 26 giugno 2017

Mezze penne con piselli e speck

Il consumo di frutta e verdura è indicato da tutti i dietologi come ottimale per mantenerci in salute o per ritrovarla dopo qualche malattia, personalmente io non potrei farne a meno. Per cui, quando sono stata contattata per dare il mio contributo a Fruit24 non ho esitato ad accettare.
Questo lodevole progetto, a cui collaboro, promosso da Apo-Conerpo e co-finanziato dall’Unione Europea e dal Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e Forestali(MIPAAF) si propone di diffondere e consolidare uno stile di vita e di consumo improntato al benessere diffondendo l’importanza di un’alimentazione ricca di verdura e frutta da consumare a qualsiasi ora con piatti semplici, dolci o salati, snack e spuntini; non a caso il motto dell’iniziativa è “E’sempre l’ora di frutta e verdura.
Questa  ricetta è dedicata alle ORE 20- LECCATEVI I BAFFI, #fruit24. 
La potete trovare anche sul sito di Fruit24 cliccando qui  
Piccola Nota: In questa ricetta non spreco nulla nell’ottica dell’etica del cibo che prevede il riutilizzo, il riciclo e la rielaborazione   non ho gettato i baccelli ma li ho utilizzati per preparare una crema che fa da base al piatto-.



LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2020 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI


Ingredienti per 4 persone:
400 gr mezze penne
400 gr di piselli freschi con il baccello
150 gr di speck tagliato a dadini
1 cipolla bianca non troppo grossa
Un piccolo mazzetto di prezzemolo (10/15 rametti)
Mezzo spicchio d’aglio
4 filetti d’acciughe sottolio o un cucchiaino di pasta d’acciughe
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento
Lavate i bene i baccelli, apriteli togliendo il filo (come si fa con i fagiolini) ed estraete i piselli.
Mettete sia i baccelli  che i piselli a cuocere in acqua salata per 10 minuti, ma in due pentole separate, oppure cuocete prima gli uni e poi gli altri.


Nel frattempo lavate e sgrondate il prezzemolo e tritatelo insieme al mezzo spicchio d’aglio e alle acciughe, unite un po’ d’olio fino ad ottenere una salsina morbida.
Scolate i piselli e teneteli da parte. Scolate i baccelli, frullateli e passateli al setaccio per eliminare le fibre in eccesso. Unite alla crema ottenuta un paio di cucchiai di bagnetto di prezzemolo, unite anche due cucchiai d’olio ed amalgamate.


Mettete a cuocere le mezze penne in abbondane acqua salata bollente.
In un’ampia padella scaldate  tre cucchiai d’olio, aggiungete la cipolla tagliata sottile e fatela stufare per qualche minuto, (non deve bruciarsi, ma solo colorirsi), aggiungete i dadini di speck e fateli saltare per un minuto. Unite i piselli, il rimanente bagnetto di prezzemolo e fate insaporire per un paio di minuti.


Scolate le mezze penne al dente e versatele nella padella con i piselli e lo speck, fatele saltare poi componete il piatto distribuendo la crema di baccelli nei singoli piatti a formare il letto,


mettete sopra le mezze penne con il condimento di piselli e speck e  servite subito.







giovedì 22 giugno 2017

Salmone ai ferri glassato

Il miele di acacia è una delle qualità più conosciute e apprezzate. Molto disponibile in Italia, sia tradizionale che bio, questo prodotto naturale deve il polline utilizzato dalle api ai fiori di Robinia Pseudoacacia L., nome scientifico della pianta appartenente alla famiglia delle Mimosacee.
Come altre tipologie di miele unifloreali, anche quello di acacia risulta inoltre soggetto alle particolari condizioni climatiche di ciascuna annata. Il suo ricco contenuto di sostanze benefiche si rivela ad ogni modo molto utile per il trattamento di alcuni patologie dell’apparato respiratorio e non solo. Il colorito si presenta  molto chiaro, variando da un giallo molto tenue al paglierino. Questo si verifica allo stato liquido, che tuttavia riguarda buona parte del periodo di conservazione.
La colorazione può divenire torbida in seguito a una parziale cristallizzazione, che in ogni caso non raggiungerà mai uno stadio completo. Il profumo è vagamente floreale, con sentori di fiori di acacia, mentre il sapore risulta dolce senza un particolare retrogusto o livello di acidità.
Dolcificante dal grande potere energetico, il miele di acacia può essere considerato a tutti gli effetti un energizzante naturale in grado di rifornire il sistema nervoso di nuove energie. La sua alta digeribilità e il contenuto di proteine, vitamine, sali minerali e amminoacidi lo rende inoltre un apprezzato ricostituente.







LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.


Ingredienti per 4 persone:

600 gr di filetto di salmone
3 cucchiaini di miele di Acacia
3 cucchiaini di aceto balsamico
2 cucchiai di succo di limone
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale q.b.


Procedimento
In una ciotola mettete il miele, l’aceto balsamico, il succo di limone, il sale e l’olio. Amalgamate bene.
Togliete la pelle e le lische al salmone e tagliatelo in quattro tranci, disponeteli in un piatto e irrorateli con l’emulsione.
Lasciateli marinare per almeno 30 minuti.
Scaldate la griglia (o in mancanza una padella antiaderente) e disponete i filetti,spennellateli con la marinatura più volte.
Fate cuocere per circa 8 minuti rigirandoli.
Accompagnate con un insalata.



mercoledì 21 giugno 2017

Minestra estiva fredda di ortaggi e pollo

Non c’e niente di più buono e corroborante, quando il caldo ci soffoca, di una minestra fredda. Ricca di vitamine e sali minerali: è corroborante e idratante. Se poi aggiungiamo uno spettacolo della natura e dell’uomo come l’olio extravergine Feudotto Dop Val di Mazzara, come in questa ricetta, raggiungiamo il top del gusto.
L’olio Feudotto Dop Val di Mazzara è prodotto dalla Cooperativa La Goccia d’Oro di Menfi (Ag), spremuto e non filtrato. Nasce dalle olive Nocellara, Cerasuola e Biancolilla raccolte con “brucatura a mano” e spremute in giornata nel frantoio di proprietà.
Nasce nella splendida terra di Sicilia, eternamente accarezzata dai raggi del sole.
Questa parte di Sicilia occidentale, circoscritta dai due fiumi il Belice e il Carboy, noto scenario di storia e cultura possiede il territorio individuato tra le migliori zone olivicole del mondo.
L’area racchiude preziosi rilievi caratteristici del paesaggio siciliano, piani e colline; paesi antichi e atmosfere confermano lo stretto legame tra cultura e territorio presente in queste zone.
Ognuno da quelle parti ha il senso della terra, ha imparato ad interpretare gli umori del tempo, sa riconoscere e prevedere le caratteristiche del raccolto dell’annata. La simbiosi tra la comunità e l’agricoltura, che ne scaturisce quasi i temp, è evidente e trova la massima esaltazione nei periodi del raccolto.
Ad Ottobre è una festa, il territorio si anima, il fermento è visibile nelle campagne come nelle piccole stradine bianche percorse dai mezzi carichi di olive pronte per il frantoio.
L’orgoglio di appartenenza e la nota ospitalità permettono di vivere a chi, per qualche ragione, magari di piacere, si trovi da quelle parti, un’esperienza di ospitalità, calore e gusto indimenticabile.
La cooperativa La Goccia d’Oro aderisce a Confcooperative e al progetto Qui da Noi




LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.


Ingredienti per 4 persone:

150 gr di petto di pollo
150 gr di piselli sgusciati
150 gr di taccole
150 gr di zucca
2 zucchine
2 carote
2 patate
10/12 pomodorini tipo Pachino
1 costa di sedano
1 cipolla
4 foglie di basilico
Olio extravergine d’oliva  Feudotto Dop Val di Mazzara q.b.
Sale e pepe bianco q.b.

Procedimento
Sbucciate le patate e tagliatele a tocchetti; mondate le zucchine, le carote e tagliatele a rondelle.
Spuntate , lavate e spezzettate le taccole, sgusciate i piselli, tagliate  a tocchetti la zucca e il sedano.
Pulite e affettate la cipolla, lavate e tagliate a metà i pomodorini.
Tagliate il petto di pollo a cubettini.
Riunite tutti gli ingredienti  in una pentola, coprite con acqua, salate pepate e lasciate cuocere a fuoco basso e a recipiente coperto per 35 minuti, mescolando più volte.
Unite il basilico spezzettato, lasciate cuocere ancora per 5 minuti.
Togliete dal fuoco e fate raffreddare completamente. Prima di servire irrorate con abbondante olio extravergine Feudotto.
Accompagnate con crostini di pane tostati.





La Goccia d’Oro
Contrada Feudotto
92013 Menfi (Ag)
Sicilia – Italia
Tel. +39 0925 74510
Fax +39 0925 1956998
Shop on line: feudotto.it