mercoledì 9 novembre 2011

Frittata di patate e erbette

La patata è  l’alimento più consumato al mondo. E’ un tubero ricco di proprietà e con poche calorie. Contiene una notevole quantità di amido, una discreta quantità  di fosforo e di  potassio e vitamina C. E’ povera di sodio.
Le sue origini si fanno risalire intorno al 3000 a.C. presso la popolazione Incas da cui veniva chiamata “papa”. In Europa giunsero solo nel sedicesimo secolo portate dal conquistatore spagnolo Francisco Pizzaro.
Attualmente si producono circa duemila varietà di patate che sono divise in due grandi gruppi: patate a pasta gialla, con la polpa compatta, adatte ad essere cucinate fritte o intere, e patate a pasta bianca, piuttosto farinose e adatte alla preparazione di gnocchi,  e puré.



LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2020 TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI


Ingredienti per 4 persone:

4 patate medie
30 gr. di burro
200 ml di latte
5 uova
1 cucchiaino di erbette di Provenza
1 cucchiaino di origano
1 pizzico di peperoncino
Sale fino q.b.
Lavate e sbucciate le patate, asciugatele e tagliatele a fettine sottili.
In una larga padella antiaderente sciogliete il burro, aggiungete le patate, salate e coprite con il latte.
Cuocete a fuoco dolce e a pentola scoperta per 15 minuti.
In una ciotola capiente rompete le uova, unite il peperoncino, un po’ di sale, le erbette di Provenza e l’origano. Sbattete bene.
Togliete le patate da fuoco e versatele nella ciotola con le uova.
Mescolate gli ingredienti, versateli nella padella, coprite e cuocete per 10 minuti a fuoco basso.
Fate scivolare la frittata in un largo piatto e capovolgetela nella padella.
Lasciate cuocere ancora per 5 minuti e servite.




sabato 5 novembre 2011

BLOG DI CUCINA 2.0 - NUOVA RIVISTA DI CUCINA ON LINE


Finalmente è nata! La nuova rivista Blog di Cucina 2.0 è on line da oggi. Contiene non solo ricette ma anche interessanti articoli sul mondo della cucina.
Vuoi conoscere questa ricetta che ho ideato appositamente per l'evento?  Clicca sul titolo e vieni a trovarmi sul sito
www.blogdicucina.it

martedì 25 ottobre 2011

Brutti e buoni

Dolcetti tipici piemontesi, preparati con nocciole e albumi. Bruttissimi da vedere ma deliziosi da mangiare.



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Ingredienti per 6 persone:

300 gr. di nocciole intere
200 gr. di zucchero
4 albumi
Mezzo cucchiaino di vanillina
Burro e farina q.b. per imburrare la placca

Procedimento

Tritate grossolanamente le nocciole tostate insieme allo zucchero.
Montate a neve gli albumi (usate le fruste elettriche per cinque minuti) e unite, lentamente, le nocciole tritate con lo zucchero e la vaniglina.
Amalgamate bene e versate il composto in una pentola.
Ponetela sul fuoco bassissimo e mescolate lentamente.
Cuocetelo per circa 20/25 minuti, quando sarà un po’ sodo, ma non troppo, toglietelo dal fuoco e mettetelo a cucchiaiate, ben distanziate fra loro, sulla placca del forno imburrata e infarinata.
Infornate a 150° (forno già caldo) per 30 minuti tenendo lo sportello un po’ aperto.
Lasciateli raffreddare, saranno bruttissimi ma buonissimi!
Se preferite potete utilizzare le mandorle al posto delle nocciole o aggiungerle a queste ultime.

lunedì 24 ottobre 2011

Polenta concia

"Polenta, sempre polenta", così esclamano gli anziani di molti paesi, a ricordo dei tempi in cui il tradizionale piatto confezionato col mais, veniva consumato con poche varianti a colazione, pranzo e cena. L'immagine emblematica evocata da Beppe Fenoglio nella sua (e nostra) passata "Malora", della fetta di polenta strofinata sull'acciuga e appesa a un cordino al centro della tavola, diventò l'icona del mondo povero contadino. La sua produzione rappresentò per tante comunità un importante mezzo di sopravvivenza.

I testimoni però concordano tutti su una cosa: quella di una volta era diversa da oggi.
Quella dura, fatta con farina grossolana contenente ancora un po' di cruschello, si metteva nel latte a pezzi o a fette. Da polenta e latte emanavano i profumi agresti di vaccino, di formentone e di lisciva proveniente dal sacchetto di candida tela in cui era conservata la farina gialla dentro al farinajo o cassamadia, insieme ai sacchetti dei ceci e delle lenticchie.

I piatti più elaborati la volevano "concia" (sistemata in un tegame con formaggio, burro, e passata in forno), oppure "acomoda" (unita bollente a burro, toma, cannella e noce moscata). Diffuso in tutto il pinerolese era il consumo della polenta con il vin cheuit, ossia un "vino" di mele. Posto in un recipiente, lo si faceva bollire per almeno 10-12 ore a fuoco lento. Bollendo, il succo tendeva a solidificare e, a cottura avvenuta, si gonfiava e diventava molto denso. In occasione dell'uccisione del maiale, era consuetudine accompagnare i budin (sanguinacci) e la Fricasà (frattaglie fritte) con polenta.

In Piemonte, grazie al "Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale dello Stato Sabaudo" (Casalis, 1838) è possibile risalire a tutti i comuni delle tre grandi aree in cui si concentrava il massimo della produzione: il Canavese, la bassa Val di Susa e la pianura compresa fra Torino e Pinerolo.
L'abbandono delle montagne e il declino del mondo rurale sono un altro fattore che ha portato alla diffusione della monocoltura di poche varietà, destinate quasi in via esclusiva all'alimentazione animale, per il consumo di carni e la produzione di latte.

Per fortuna però, rispondendo ad una rinata attenzione per il cibo buono e locale, grazie a singoli contadini, mugnai, associazioni, gruppi d'acquisto, piccoli comuni, la selezione-produzione-riproduzione di alcuni di questi mais è stata ripresa. In provincia di Torino se ne contano a tutt'oggi sette, ben distinguibili: il Pignoletto giallo e rosso del Canavese, l'Ostenga bianco del Canavese, il Nostrano dell'Isola, l'Ottofile bianco, giallo e rosso dell'Albese. Le sette varietà, iscritte al Registro Nazionale delle Varietà da Conservazione della Regione Piemonte, sono molto diverse l'una dall'altra, ognuna adatta ad un uso specifico.

Tratto da  - Piemonte parchi  

Autore: Loredana Matonti 

 

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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di farina di mais bramata
1 lt di acqua
1 lt. di latte
1 cucchiaio di sale
50 gr di burro
1 etto di Fontina tagliata a cubetti
1 etto di Fontina tagliata a fette sottili
1 etto di Toma tagliata a cubetti
1 etto di Parmigiano  Reggiano grattugiato

Procedimento

Ponete sul fuoco una pentola con l'acqua, il latte, il sale e prima che prenda il bollore gettate a pioggia la farina di mais rimestando sempre nello stesso verso per non far formare dei grumi.
Cuocete per circa 30 minuti poi aggiungere il burro, la fontina a cubetti, la toma  e il Parmigiano Reggiano. Continuare la cottura, sempre rimestando, ancora per una decina di minuti.
Versate la polenta in singole pirofile da forno, distribuite le fette di fontina ed infornate per 5 minuti.
Servitela accompagnata da  salumi, ottima con  il lardo d’Arnaud.






martedì 18 ottobre 2011

Insalata belga, arance e olive nere

L’indivia belga deve il suo nome al fatto che, nel 1850, un agricoltore belga aveva estirpato e conservato in cantina le radici della cicoria per evitare che si congelassero. Alla fine dell’inverno, scoprì che quelle radici avevano prodotto dei germogli gialli e teneri. Li assaggiò e gli piacquero. La sua coltivazione, così, si diffuse prima in tutto il Belgio e poi nel resto dell’Europa.
Come tutte le indivie, ha un gusto amarognolo, ma è più povera di vitamine, rispetto alle altre varietà, a causa del processo di maturazione che avviene in luoghi privi di luce. E’ ricca di vitamine del gruppo B e della provitamina A e l’alta quantità di fibra insolubile, rende il suo consumo particolarmente indicato per chi soffre di stitichezza.


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Ingredienti per 4 persone:
3 cespi di insalata belga
3 arance
30 olive nere
olio extravergine d’oliva q.b.
4 cucchiai di succo d’arancia
Sale q.b.
Pepe q.b.

Procedimento

Lavate bene l’insalata, pelate a vivo le arance e tagliatele a fettine non troppo spesse. Spremete un’arancia.
In una ciotola mettetele l’olio, il sale, il pepe e 4 cucchiai di succo d’arancia ed emulsionate bene.
Disponete le foglie di belga in un piatto(uno per ogni commensale), sovrapponete le fettine d’arancia, distribuite le olive e versate a filo la vigrainette (l’emulsione di olio,sale, pepe e succo d’arancia).
Questa è la composizione coreografica, ma se preferite potete tagliare le arance in cubetti, spezzettare grossolanamente la belga, tagliare le olive, mettere tutto in un’insalatiera e condire.



martedì 11 ottobre 2011

Pane di farro

Mi piace fare il pane, c’è qualcosa di magico ed arcaico in questo gesto e il profumo che si diffonde nella casa quando cuoce è qualcosa d’impagabile!


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Ingredienti:

1 kg. di farina di farro integrale
25 gr. di pasta acida secca
30 gr. di lievito madre di farro secco
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 cucchiaio di malto d’orzo
700 cl di acqua tiepida ( non deve superare i 30° )
2 cucchiai rasi di sale fino 

Procedimento

In una ciotola capiente miscelate la farina, la pasta acida, il lievito e il sale:
Fate arieggiare bene mescolando per 1 minuto.
Sciogliete il malto d’orzo nell’acqua tiepida e versatela, insieme all’olio, poco alla volta, nella farina mentre la impastate. Lavorate l’impasto aiutandovi con una forchetta fin quando incomincerà ad essere  denso. Versatelo su di un piano infarinato e continuate a lavorarlo con le mani tirando la pasta e raccogliendola più volte. L'impasto quando iniziate a lavorarlo è appiccicoso e rimane incollato alle mani, ma proseguendo nell’impasto diventerà sempre meno appiccicoso fino a diventare elastico e morbido, occorreranno circa 15 minuti. Se è il caso aiutatevi con un po’ di farina.


Lasciate lievitare al riparo dalle correnti d’aria per 4 ore, l’ideale è l’interno del forno spento.
Togliete l'impasto dal forno, accendetelo a 200 C°  (forno statico) ed inserite, nella parte bassa, un pentolino con dell’acqua. (serve per mantenere la giusta umidità). Quando il forno avrà raggiunto la giusta temperatura infornate e lasciate cuocere per 45 minuti.
Sfornate e lasciate raffreddare su di una gratella.


Si conserva in un sacchetto di stoffa nella credenza per 7 giorni.



Tronchetti saltati al sugo di peperoni


Ingredienti per 4 persone:

300 gr. di tronchetti all’uovo (o altro tipo di pasta corta)
1 peperone quadrato di Carmagnola abbastanza grande
1 cipolla media rossa di Tropea
1 barattolo piccolo  di pelati
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di bagnetto verde o, in alternativa, qualche rametto di prezzemolo tritato.
1 bicchiere di brodo di manzo o, in alternativa di acqua tiepida
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Peperoncino q.b. (facoltativo)

Procedimento

Lavate e pulite il peperone, toglietegli tutti i semi e i filamenti e tagliatelo a julienne (bastoncini sottili).
Pulite la cipolla e tagliatela a fettine sottili.
Ponete in una ampia padella 4 cucchiai d’olio, la cipolla di Tropea, lo spicchio d’aglio tagliato a metà e i peperoni. Fate dorare per 4/5 minuti poi aggiungete i pelati tritati, il brodo (o l’acqua in alternativa) aggiustate di sale e peperoncino (facoltativo) e fate cuocere ancora per 10 minuti.
2 minuti prima del termine della cottura unite il bagnetto verde (vedere ricetta nella sezione salse)
o, in alternativa il prezzemolo fresco tritato.
Nel frattempo mettete sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata e, quando bolle tuffateci i tronchetti. Lasciate cuocere per il tempo previsto consigliato sull’etichetta.  2 minuti prima del termine della cottura scolateli grossolanamente e versateli nella padella con il sugo..
 Fate saltare pasta fino a cottura completa. Spegnete il fuoco, sploverixzzate con il pecorino e servite subito.
E……Buon appetito!

Peperoni al "riutilizzo"

Perché li ho chiamati così? Semplice, ho utilizzato tutti gli avanzi tristi e solitari che ho trovato in frigorifero e gli ho ridato nuova vita (che è finita molto presto considerando il fatto che li abbiamo divorati in tempo zero!).


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Ingredienti per 4 persone:

4 peperoni quadrati non troppo grandi
350 gr. di bollito di manzo
150 gr. di cime di rapa bollite
2 zucchine
10 uova di quaglia (o 2 uova di gallina)
50 gr. di parmigiano grattugiato
50 gr di toma o qualunque formaggio filante
1 cucchiaio di pangrattato 
1 cucchiaio di erbette di Provenza
1 cucchiaio di bagnetto verde (vedere ricetta o tritate un po’ di prezzemolo con l’aglio)
olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Pepe q.b.

Procedimento

Lavate i peperoni, tagliateli a metà e asportate tutti i semi e i filamenti.
Tritare il bollito, le cime di rapa, le zucchine e mettete tutto in una ciotola.
Aggiungete le uova, il bagnetto verde, le erbette di Provenza, il parmigiano (tenetene da parte 1 cucchiaio), un cucchiaio d’olio, un po’ di sale ed un po’ di pepe.
Mischiate bene e farcite con il composto i mezzi peperoni.
Disponeteli in una teglia unta con due cucchiai d’olio.
Unite il cucchiaio di parmigiano con il pangrattato e distribuite sui peperoni, coprite con i pezzetti di toma.
Irrorate ancora con un po’ d’olio e cuocete nel forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti.
Serviteli tiepidi.






Torta "strosciata" a modo mio

Questo dolce friabile, semplice e gustoso è tipico della cucina ligure, l’uso delle mandorle è una mia variante. La ricetta originale d’Imperia prevede l’utilizzo del marsala, in altre parti della Liguria si utilizza il vino bianco.
Vi assicuro che è veramente gustoso!


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Ingredienti per una teglia di 28 cm.

250 gr. di farina
70 gr. di zucchero
½ bicchiere di marsala
½ bicchiere d’olio
½ bustina di lievito
1 pizzico di sale
30 gr. di mandorle


Procedimento

Accendete il forno a 180°

In una ciotola miscelate la farina, lo zucchero (meno 2 cucchiai), il lievito e il sale.
Unite poco per volta il marsala e l’olio e lavorate l’impasto con le mani per qualche minuto.
Disponetelo sulla teglia imburrata e infarinata. Premete con le dita in maniera da distribuirlo bene e uniformare l’altezza a circa 1 cm.
Distribuite le mandorle intere o, se preferite riducetele a granella, spolverizzate con  lo zucchero rimasto ed infornate per 20/25 minuti.
Buon appetito!



lunedì 3 ottobre 2011

Peperoncini piccanti sottolio

Fine estate, tempo di conserve di tutti i tipi. Oggi vi propongo questa con i peperoncini rossi tondi e piccanti. A noi piace molto, provate e fatemi sapere. L'importante, come ogni conserva, è utilizzare dei prodotti sani, non intaccati da marciume o altro e   porre la massima igiene  nella preparazione.

Bisogna porre molta attenzione ai contenitori che devono essere sempre ben lavati con acqua bollente e sterilizzati prima dell’utilizzo; i coperchi devono essere nuovi per garantire la chiusura ermetica.

Per sterilizzarli potete utilizzare vari metodi, personalmente utilizzo il seguente:

Lavo i vasetti e i coperchi con acqua calda e detersivo, li sciacquo molto bene sempre con l’acqua calda e li asciugo.

Accendo il forno a 100 gradi (non di più perché si rischia di rompere il vetro), quando la temperatura è raggiunta, pongo i vasetti e i coperchi assicurandomi che non si tocchino. Spengo il forno e li lascio lì per 20/25 minuti. Trascorso il tempo, li tolgo usando i guanti e invaso la confettura caldissima, poi chiudo ermeticamente, li capovolgo e lascio raffreddare su dei sottopentola. Lo sbalzo di temperatura potrebbe far rompere i vasetti.



mercoledì 28 settembre 2011

Ribollita toscana

Questa  minestra povera, ma molto gustosa, è un classico della cucina contadina  toscana. Deve il suo nome “Ribollita” al fatto che si usava prepararla al venerdì con le verdure avanzate nella settimana e veniva poi consumata il sabato e la domenica dopo averla appunto “Ribollita” cioè bollita di nuovo. Naturalmente quasi ogni famiglia ha la sua ricetta particolare, ma la costante è sempre la presenza del cavolo nero, della verza e dei fagioli. 
Questa ricetta la dedico al “mi babbo” nato in Umbria ma figlio di Toscani doc.



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Ingredienti per 4 persone:

250 gr. di cavolo nero
250 gr. di cavolo verza
100 gr. di bietole (costine)
200 gr. di fagioli cannellini secchi (in alternativa 350 gr. di quelli in scatola)
1 porro
1 cipolla
2 carote medie
2 gambi di sedano
2 patate medie
2  pomodori
2 rametti di rosmarino
3 rametti di timo
Olio extravergine d'oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Mettete a bagno  i fagioli per 12 ore. Scolateli, sciacquateli  e metteteli a cuocere in abbondante  acqua con un gambo di sedano, una carota ed una foglia di alloro. Salateli solo a fine cottura ( di solito 1 ora, assaggiateli).
Scolateli ma non buttate via l’acqua di cottura che servirà per fare cuocere le altre verdure.
Passate al passaverdure il gambo di sedano, la carota e metà dei fagioli. Teneteli da parte.
Lavate tutte le altre verdure, tagliatele a pezzetti.
Tritate la carota, la cipolla, il sedano, il porro  e metteteli  insieme a  4 cucchiai di olio in una pentola .
Fate rosolare per qualche minuto poi unite  tutte le verdure e i pomodori, lasciate insaporire per un minuto e aggiungete  l’acqua di cottura dei fagioli, il rosmarino e timo tritati. Se è il caso unite ancora un po’ di acqua calda. Fate cuocere per circa 2 ore poi passate al passaverdura 1/3 del minestrone. Rimettete la purea ottenuta  nella pentola insieme alla passata di fagioli e ai  fagioli interi. Salate, pepate e rimettete sul fuoco per 5 minuti per amalgamare bene tutto.
Aggiungete un po’ d’olio crudo e servitela con fette di pane, possibilmente quello toscano senza sale.



lunedì 19 settembre 2011

Peperoni conservati sott'olio

Adoro i peperoni, sia crudi sia cotti; mi piace il loro gusto e i colori bellissimi che sono un inno alla gioia e, evidentemente, anche i botanici del XVI secolo la pensavano come me perché, quando sbarcò in Europa, lo battezzarono Capsicum annum prendendo spunto dalla parola greca Kapto, che tradotto significa “mangio avidamente”. Un’altra versione fa derivare il loro nome dal latino Capsa ovvero scatola, dovuto al fatto che, al suo interno, ha molti semi.
Questo delizioso ortaggio è uno scrigno di virtù preziose: ha pochissime calorie (23 gr per 100 gr di prodotto), contiene provitamina A e moltissima vitamina C presente in quantità maggiore rispetto agli agrumi.
Sul mercato troviamo diverse varietà; un’utile distinzione, oltre a quella tra piccanti o dolci, è quella che considera il colore.
I peperoni verdi hanno questo colore perché sono raccolti in anticipo, hanno un gusto pungente e sono ideali da mangiare in insalata o nelle peperonate.
I peperoni rossi hanno una polpa croccante e zuccherina: sono ideali per la cottura alla brace o per il pinzimonio. Saziano in fretta e sono più ricchi di principi nutritivi.
I peperoni gialli contengono molti antiossidante: sono teneri e succosi ideali da consumare crudi o uniti al pomodoro per rendere corposi i sughi.




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Ingredienti:

2 kg. di peperoni rossi e gialli
1 litro e mezzo di aceto di mele o di vino bianco
una decina di grani di pepe nero, bianco e rosa (vendono già il mix)
3 chiodi di garofano
3 foglie di alloro
1 cucchiaio raso di sale grosso
Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento
Lavate molto bene con l’acqua calda i vasetti e i relativi coperchi (cambiateli ogni volta che riutilizzate i vasetti) e asciugateli perfettamente.

Lavate e asciugate bene i peperoni, tagliate a falde eliminando tutti i semi ed i filamenti.
Ponete sul fuoco una pentola d’acciaio (assolutamente non d’alluminio) con l’aceto, le spezie, le foglie d’alloro e il sale.
Portate a bollore e tuffateci i peperoni  (pochi per volta).
Lasciateli cuocere per 5/6 minuti poi scolateli e metteteli ad asciugare molto bene su dei canovacci.
Quando saranno perfettamente asciutti ( ci vorrà circa 1 giornata) riponeteli nei vasetti comprimendoli delicatamente e ricopriteli interamente di olio.
Chiudete e dopo 2 giorni controllate il livello dell’olio, se è il caso aggiungetelo. Chiudete ermeticamente i vasetti e poneteli in un luogo fresco e buio.
Saranno pronti al consumo dopo circa 20 giorni.
Ottimi come contorno o come antipasto o come la vostra fantasia vi suggerisce.
Ricordatevi di non consumare mai il prodotto qualora il tappo risultasse gonfio o il prodotto risultasse fermentato, vorrebbe dire che non è stato  ben confezionato o conservato


giovedì 15 settembre 2011

Passata di pomodoro

Il pomodoro per la sua bontà, per la versatilità e  per le numerose proprietà nutrizionali  è a ragione considerato l’imperatore degli ortaggi.
Inizialmente, quando fu importato dalle Americhe, fu guardato con sospetto e utilizzato come pianta ornamentale, poi si capirono le sue potenzialità e, in un crescendo, è presto divenuto un alimento base della dieta mediterranea.
La componente principale del pomodoro è l’acqua che ne costituisce il 94%, seguono poi i carboidrati 3%, le proteine 1,2%, le fibre 1%. Praticamente privo di grassi.
Contiene vitamine del gruppo B, vitamina C, vitamina D e Vitamina E.
Ottima la presenza di sali minerali quali ferro, zinco,selenio, fosforo, calcio, potassio.
Per tutte queste sue caratteristiche il pomodoro ha proprietà vitaminizzanti, mineralizzanti e antiossidanti.
Stimola la produzione di succhi gastrici favorendo la digestione, per questo motivo il suo consumo è controindicato in chi soffre di gastrite.



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Ingredienti per 10/12 vasetti da 250 ml (dipende dalla liquidità della passata che volete)

6 kg di pomodori della qualità Perini o San Marzano
2 cipolle bianche
2 gambi di sedano
1 carota
1 mazzetto di basilico
1 cucchiaio di sale grosso

Procedimento
Lavate molto bene con l’acqua calda i vasetti  o le bottigliette e i relativi coperchi (cambiateli ogni volta che li riutilizzate ) e asciugateli perfettamente.

Scegliete pomodori sodi e maturi, non intaccati. Lavateli molto bene, tagliateli a pezzi eliminando l’eccesso di semi e metteteli in una pentola con le cipolle, la carota  e il sedano lavati e tagliati.




Pulite bene il basilico e asciugatelo perfettamente
Fate cuocere per un’ora, poi passate tutto nel passaverdura e rimettete la salsa sul fuoco insieme al sale fino a raggiungere la consistenza desiderata.





Gli scarti dovranno avere questo aspetto per essere certi di aver spremuto tutta parte edibile.


Invasate immediatamente e aggiungete una/due foglie di basilico.
Quando saranno raffreddati controllate che il centro di tutti i tappi sia rientrato se viceversa, fosse ancora in rilievo sterilizzateli nel seguente modo :
Ponete i vasetti in una pentola dividendoli con degli strofinacci per evitare che sbattendo si rompano. Riempite la pentola di acqua calda fino a ¾ cm sopra i vasetti e portate a bollore. Fate sterilizzare per 20 minuti e lasciate i vasetti nell’acqua finchè non sono freddi.
Conservateli al buio e al fresco per massimo un’anno.
Ricordatevi di non consumare mai il prodotto qualora il tappo risultasse gonfio o il prodotto risultasse fermentato, vorrebbe dire che non è stato  ben confezionato o conservato.