mercoledì 14 aprile 2021

Orata all'acqua pazza

L’acqua pazza è un metodo classico per la cottura in umido del pesce tipico della cucina partenopea che consiste nella cottura di pesci di medie dimensioni, quali orate, spigole, mormone o pezzone. Ciò che contraddistingue questa ricetta  è la semplicità con cui il pesce viene cotto, accompagnato con erbe aromatiche mediterranee come aglio, origano, oltre ai fondamentali pomodorini, sale e olio: a fine cottura va aggiunta una spolverata di prezzemolo.  Questo sistema di cottura, oltre ad esaltare con gusto la carne bianca di diverse tipologie di pesce, è un metodo assolutamente ipocalorico, degno rappresentante della dieta mediterranea.
Sulle origini dell’Acqua pazza le opinioni divergono, data l’antichità della ricetta. La disputa sulla paternità del metodo si perde  tra i pescatori del Tirreno.
Sembra infatti che l’Acqua pazza sia stata inventata  dai pescatori dell’isola di Ponza, ma ovviamente la questione si fa burrascosa quando a rivendicarne la paternità ci sono anche i pescatori partenopei di Capo Miseno e dell’Isola di Capri. Quello che è certo è che i pescatori utilizzavano nella cottura l’acqua di mare, magari accompagnata con un po’ di vino, per dare quel tocco di sapidità al pesce appena pescato, risparmiando sul sale.
Un’ipotesi molto interessante è quella sostenuta da Enrico Durazzo, il quale attribuisce la paternità della cottura del pesce all’Acqua pazza ai pescatori partenopei facendo coincidere la nascita di questo  metodo di cottura con un momento storico molto particolare per lo stato Italiano, ovvero quando a fine ottocento fu introdotta l’odiosa tassa sul sale, che all’epoca era un bene che ricadeva nel monopolio di Stato. Secondo Durazzo, per ovviare al problema del costo del sale da cucina, a Napoli si introdusse l’acqua di mare per cuocere il pesce. Per noi questa ipotesi suona un po’ forzata e resta invece più probabile l’ipotesi marinaresca della nascita della ricetta, divenuta famosa anche nei ristoranti negli anni ’50, quando il grande Totò, che adorava questo piatto, lo pretendeva nei ristoranti della costiera e ovviamente a Capri.
 

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Ingredienti
 
1 orata media
400 g di pomodorini ciliegini rossi e gialli
½ bicchiere di vino bianco secco
2 spicchi d’aglio
Qualche rametto di prezzemolo
Origano q.b.
4 cucchiai d'olio extravergine d’oliva 

Sale e pepe q.b.

Procedimento
 
Pulite o  fatevi pulire dal pescivendolo il pesce e squamatelo.
Sciacquatelo sotto l’acqua corrente.
Asciugatelo con della carta da cucina.
Lavate e sgrondate il prezzemolo e tritatelo grossolanamente.
Farcite l’interno della pancia con un misto di origano, sale, pepe e uno spicchio d’aglio tagliato a metà.
Lavate i pomodorini.
In una padella scaldate 4 cucchiai d’olio con uno spicchio d’aglio tagliato a metà,  unite i pomodorini, salate, pepate e spolverizzate con l’origano.
Coprite e lasciate cuocere per circa 10 minuti.
Fate spazio tra  i pomodorini e unite l’orata,  irrorate con il mezzo bicchiere di vino e 100 ml di acqua.
L’orata dovrà essere ricoperta solo a metà altezza.  Coperchiate e fate cuocere a fuoco medio per 20 minuti circa ( il tempo di cottura dipende dalla grandezza dell’orata) fino a quando il liquido non si sarà rappreso.
Trascorso il tempo scoperchiate ed eliminate l’aglio, spolverizzate con il prezzemolo.
Potete servire così, oppure sfilettare il pesce.
Togliete delicatamente l’orata dal sugo, eliminate la pelle, la testa e la lisca, l’aglio all’interno .

Servite i filetti accompagnati dal loro sughetto e da fettine di pane.