lunedì 22 aprile 2024

Scarpaccia salata di Camaiore

La scarpaccia è un piatto tradizionale toscano diffuso soprattutto in provincia di Lucca. Ne esistono numerose varianti, di cui le principali sono la scarpaccia viareggina, dolce, e la scarpaccia camaiorese, salata.

Solitamente la sua preparazione avveniva in primavera usando zucchine piccole e appena raccolte.

L’altezza della preparazione non deve superare un centimetro.

Tradizionalmente era cotta dai fornai alla fine della giornata, sfruttando il calore residuo del forno appena spento.

Sull’etimologia del nome ci sono diverse versioni, una afferma che deriva "dal fatto che, una volta cotta, ha lo spessore d’una suola di scarpa vecchia: una scarpaccia".

Un’altra sostiene che è legato al fatto di essere un piatto povero, di poco conto, come una vecchia scarpa.

Infine, la leggenda narra che Castruccio Castracani, signore e duca di Lucca, mentre percorreva la valle del Serchio nella zona di Colognora e castello di Val di Roggi, si trovò a corto di viveri e chiese ai contadini di rifornirli. Questi portarono zucchine, farina, uova e latte che, amalgamate furono poi cotte.

Era nata la Scarpaccia.



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Ingredienti per 4 persone

400 gr di zucchine

2 cipolle piccole
150 gr di farina
30 gr di burro
2 uova
100 ml di latte
5 foglie di basilico
3 rametti di timo
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b. 

Procedimento 

Lavate gli zucchini, pelate la cipolla, tagliate tutto a fettine sottili e mettete  in una scodella per due ore in modo che rilascino l'acqua di vegetazione.

In una ciotola sbattete le uova e aggiungete, poco alla volta, la farina alternandola con il latte, infine unite il sale, il pepe, gli aghetti di timo e quattro cucchiai d'olio.
Amalgamate gli ingredienti fino a ottenere una pastella liscia e senza grumi.





Unite le zucchine, le cipolle e le foglie spezzettate del basilico.



Imburrate una teglia e versate il composto livellandolo in maniera che sia alto un centimetro.
Irrorate con un pochino d’olio e mettete in forno già caldo a 180°C.
Lasciate cuocere per circa un’ora fino a quando sarà croccante.
Sfornate e servite.

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 12 aprile 2024

Insalata di cuori di palma

Il cuore di palma, denominato anche palmito, è un alimento conosciuto in tutto il mondo e apprezzato per il suo sapore delicato simile a quello dell’asparago bianco.
Si ricava dalla parte interna del tronco di alcune varietà di piante: il chontaduro, il cocco ecc.
Sono delle specie spontanee che crescono in diversi luoghi soprattutto dell’America Meridionale, ma visto l’aumento della richiesta, oggi sono coltivate per essere lavorate dall’industria agroalimentare e vendute in tutto il mondo.
Attualmente la maggior produzione è in Brasile ed è diventata di tipo intensivo ed è comunemente venduto confezionato in barattoli di vetro conservato sotto salamoia.
È ricco di proprietà nutrizionali date dal notevole apporto di fibre, potassio, zinco, ferro, calcio, fosforo, rame, vitamina B2, B6 e vitamina C.
Queste caratteristiche apportano al nostro organismo notevoli benefici:
Rafforza il sistema immunitario grazie all’alta percentuale di vitamina C che contribuisce anche alla prevenzione di raffreddori, influenze e infezioni.
Grazie allo zinco aiuta la cicatrizzazione e il rinnovamento cellulare.
Le fibre aiutano a rafforzare la salute dell’apparato digerente.
Aiuta a prevenire e combattere l’anemia grazie all’acido folico.
Equilibra la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca grazie al potassio.
Infine, grazie alle vitamine B2 e B6 aiuta l’attività fisica e l’umore.
Le pochissime calorie in esso contenute rendono ideale il suo consumo nelle diete ipocaloriche.
L’utilizzo in cucina è piuttosto vario, infatti, il suo sapore delicato e fresco ne fa un ottimo accompagnamento a piatti di carne o di pesce, oppure si può consumare in insalata, da solo o con altri ortaggi, gratinato o servito con una salsa a base di maionese e senape.
Infine, è bene controllare prima dell’acquisto, che la salamoia in cui sono contenuti sia limpida e che i cuori siano ben compressi tra loro e che non galleggino.

Fonte: Tutto Green


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Ingredienti per 4 persone:


1 confezione di cuori di palma
100 gr di pomodorini
150 gr di insalatina verde
Qualche foglia di basilico
1 rametto di maggiorana
Succo di limone
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale fino q.b.

Procedimento


Lavate e sgrondate l’insalatina, il basilico, la maggiorana e mettete tutto in una ciotola o in quattro se preferite.
Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e aggiungeteli nella ciotola.
Scolate bene i cuori di palma, tagliateli a rondelle (più o meno spesse dipende dai vostri gusti) e uniteli agli altri ingredienti.
Preparate una vinaigrette spremendo il succo del limone in un bicchiere, aggiungete il sale, l’olio e emulsionate bene, versate nella ciotola, mescolate e servite.

 

venerdì 29 marzo 2024

Toast vegetariani con spinacini e scalogni

Il toast è un tipo di pane in cassetta, tagliato a fette, che viene rosolato con del calore secco, generalmente all'interno di un elettrodomestico specifico, detto tostapane. La tostatura lo rende croccante e piacevole al gusto.
In Italia viene comunemente definito toast una coppia di fette di pane in cassetta farcite  con formaggio e con affettato (generalmente prosciutto cotto), ma ormai sono innumerevoli le varianti utilizzate.
Il termine deriva dall'inglese toast, che a sua volta deriva dal latino tostus.



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Ingredienti per 2 persone:

4 fette di pane per toast
200 g di spinacini
2 scalogni
4 fette non troppo spesse di Fontina
2 cucchiai d’ olio extravergine d’oliva

Procedimento

Lavate gli spinacini e sgrondateli.
In una padella antiaderente scaldate l’olio e unite gli scalogni puliti e tagliati a rondelle.
Lasciateli dorare per 5 minuti poi unite gli spinacini e fate stufare per 2 o tre minuti.
Dovranno risultare ben asciutti.
Disponete una fetta di formaggio su ogni fetta di pane poi aggiungete gli spinancini e gli scalogni, mettete un’altra fetta di fontina e ultimate con una fetta di pane.
Fate tostare e servite subito.




giovedì 14 marzo 2024

Bastoncini di mozzarella impanati e fritti

La mozzarella è uno dei formaggi fondamentali per la dieta mediterranea e tra i più amati e consumati dagli italiani.
Estremamente versatile, è ottima consumata al naturale o aggiunta alla classica pizza o a una miriade di ricette iniziando dalla classica parmigiana.
È un alimento ricco di proprietà, ideale per una sana ed equilibrata alimentazione.
Si distingue, oltre che per le varietà legate al tipo di latte utilizzato (mucca, bufala), anche per le forme differenti: dalla classica arrotondata alla treccia, fino alle accattivanti ciliegine.
Tuttavia, non è un formaggio magro, infatti la mozzarella di vaccina classica si aggira intorno ai 120 grammi e possiede circa 320 calorie.
È ricca di proteine che assicurano la presenza di aminoacidi essenziali, di calcio, fosforo, potassio e sodio.
Tra le vitamine troviamo un buon quantitativo di vitamina A e di betacarotene.


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Ingredienti per 4 persone.

3 mozzarelle

2 uova
Farina di semola q.b.
Pangrattato q.b.
Sale fino q.b.

Procedimento

Mettete le mozzarelle in un colino e lasciatele scolare bene in frigorifero.

Una volta ben scolate, asciugatele con della carta da cucina e tagliatele a bastoncini di circa un cm. caduno.
Sbattete le uova con un pizzico di sale.
Passate i bastoncini nella farina poi nell’uovo e infine nel pangrattato.
Se volete una panatura più consistente potete ripassare nuovamente i bastoncini nell’uovo e poi nel pangrattato.
Scaldate abbondante olio in una padella e una volta raggiunta la temperatura (attenzione a non farlo fumare) immergete i bastoncini, pochi per volta, e lasciate cuocere alcuni minuti per lato.
Scolateli e metteteli su di un foglio assorbente per fritti per eliminare l’unto in eccesso.
Serviteli ben caldi accompagnati da una fresca insalata.

 

sabato 9 marzo 2024

Pollo glassato all'arancia

La carne di pollo è ricca di proteine nobili indispensabili all’organismo per rinnovare i tessuti, e di aminoacidi ramificati utili nel metabolismo dei muscoli e nell’aiutare allo smaltimento delle tossine che si formano quando si svolge un inteso lavoro fisico. Possiede un discreto contenuto di vitamine del gruppo B e di ferro. La ridotta presenza di tessuto connettivo e il diametro ridotto delle sue fibre rendono la carne di pollo facilmente digeribile.
L'arancia è sicuramente uno degli agrumi più amati e graditi da grandi e da piccini. Questi deliziosi frutti possiedono moltissime proprietà, sono drenanti, antinfiammatori, depurativi e anti ossidanti. Hanno poche calorie (circa 35/40 ogni 100 gr) ed essendo ricchi di fibre e di acqua sono degli ottimi alleati per chi vuole mantenere la linea.
Sono ricchi di vitamina C e di vitamine del gruppo B e P; contengono anche una buona percentuale di sali minerali e molti acidi organici come l'acido citrico (utilissimo in caso di calcolosi renale).
Sarebbe utile consumare anche un po' della pellicola bianca che si trova sotto la buccia e che, solitamente, rimane leggermente attaccata al frutto, perché la fibra in essa contenuta regola l'assorbimento degli zuccheri, delle proteine e dei grassi, non solo, ma favorisce anche il transito intestinale.
Esistono molteplici varietà di arance suddivise in due grandi gruppi:
Le bionde con le varietà Valencia naveline e ovale, ideali da mangiare.
Le pigmentate con le varietà tarocco, sanguinella e moro, ideali da spremere.
Si ritiene che il paese d'origine degli aranci sia la Cina da dove si diffusero nel mondo. Nel 1300 gli Arabi li portarono in Sicilia, dove, tuttora è concentrata la maggiore produzione. L'Italia produce 2,5 milioni di tonnellate di arance e questo ci colloca al quinto posto tra i maggiori produttori mondiali dopo il Brasile, gli Stati Uniti, la Cina, il Messico e la Spagna.
La raccolta avviene tra ottobre e fine giugno.


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Ingredienti per 4 persone:

1 pollo da circa 1 kg e mezzo tagliato a pezzi
2 arance bio
4 patate grandi
3 cucchiai di miele d’acacia
2 cucchiai di aceto di mele
4 rametti di rosmarino
1 spicchio d’aglio
4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
Sale e pepe bianco q.b.

Procedimento

Scaldate l’olio in una padella, unite lo spicchio d’aglio intero, i rametti del rosmarino e i pezzi di pollo, salate e pepate. Fate rosolare per 20 di minuti, girando spesso.
Nel frattempo, sciogliete il miele nell’aceto, spremete un’arancia e unite il succo all’emulsione di miele e aceto. Lavate bene l’altra arancia e tagliatela a rondelle recuperate il succo perso durante il taglio e unitelo all’emulsione di miele e aceto, tenete da parte le fettine d’arancia.
Pelate le patate e tagliatele a tocchetti.
Trascorsi i 20 minuti, unite le patate e lasciate insaporire per qualche minuto, eliminate lo spicchio d’aglio, irrorate tutto con la salsa di aceto miele e arance.
Lasciate cuocere ancora per circa 10 minuti e unite le fettine d’arancia, continuate la cottura ancora per 10 minuti.
Servite subito.



venerdì 23 febbraio 2024

Panzerotti con radicchio Gorgonzola e noci

Non si conosce con esattezza il periodo della nascita di questo formaggio erborinato: tracce storiche se ne hanno a partire del XV secolo, nella cittadina di Gorgonzola, nei pressi di Milano, da cui prende anche il nome. Nell'Ottocento la sua produzione crebbe sensibilmente e fu esportato, oltre che in altri territori italiani, anche in Inghilterra.
Nel 1996, questo delizioso formaggio è stato riconosciuto dalla Comunità Europea e registrato nella lista dei prodotti DOP con Reg. Cee n° 1107/96. La forma, del peso di 12 kg circa, riporta su entrambe le facce il marchio di origine ed è avvolta in fogli di alluminio riportanti il contrassegno caratteristico della denominazione protetta "gorgonzola”.
È prodotto dal latte intero di vacca Di Origine Protetta (DOP) ) della provincia di Milano e le sue zone di produzioni storiche sono le province di Milano, Como, Pavia e Novara. Quest'ultima è diventata nell'ultimo secolo la principale produttrice.

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Ingredienti per 4 persone

2 rotoli di pasta sfoglia rettangolari da 250 g/cad.

1 cespo di radicchio rosso lungo di circa 300 g
1 cipolla piccola
150 g di Gorgonzola dolce
10 noci
1 tuorlo d’uovo.
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale fino q.b.

Procedimento

Eliminate dal radicchio le prime foglie poi tagliatelo a striscioline e lavatelo. Mettetelo a scolare in uno scolapasta.

Pulite la cipolla e tagliatela a dadini.
Scaldate 2 cucchiai d’olio in una padella e unite la cipolla.
Lasciate dorare per qualche minuto poi unite il radicchio, salate, fatelo stufare per 10 minuti poi lasciatelo raffreddare.
Accendete il forno statico a 180°.
Rompete le noci e tagliate grossolanamente i gherigli.
Tagliate il Gorgonzola a pezzetti.
Srotolate la pasta sfoglia e ricavate da ognuna dei cerchi , aiutandovi con un coppa pasta o un bicchiere, di circa 7-8 cm di diametro.
Rimpastate gli scarti e ricavate dei cerchi più piccoli.
Distribuite su ogni cerchio, un po’ di radicchio, qualche pezzetto di gorgonzola e dei pezzetti di noci.
Chiudete a metà i cerchi a formare una mezza luna.
Sigillate bene i bordi inumidendoli con un pochino d’acqua.
Mettete un foglio di carta da forno sulla leccarda o su una pirofila  e adagiatevi sopra i panzerotti.
Sbattete il tuorlo d’uovo con un cucchiaino d’acqua e spennellatelo sulla superficie dei panzerotti.
Infornate e lasciate cuocere per circa 15 minuti fo fino a quando saranno ben dorati.
Sfornate e servite.

 

 

 

 

 

domenica 18 febbraio 2024

Coda alla vaccinara

La coda alla vaccinara è una ricetta tipica romana molto amata e conosciuta che, purtroppo, è considerata da sempre l’emblema di una particolare romanità, greve e caciarona.
In realtà si tratta di un piatto regale che ha come unico neo la preparazione che è piuttosto difficile e si rischia, se non fatta a dovere, di trasformarlo in un lesso. Figlia della cucina “povera” la ricetta originale era un piatto ricchissimo a cui spesso venivano aggiunti anche i “gaffi”, cioè le guance del bovino.
La preparazione originale nasce verso il 1887 nel quartiere romano di Testaccio, nella zona antistante il mattatoio e precisamente nel “Ristorante Checchino”.
Una volta macellate le carni e confezionati i primi quattro quarti destinati alle tavole dei nobili, del clero, dei soldati e della borghesia, il quinto quarto (ovvero tutti gli scarti e le frattaglie) veniva consegnato ai macellai e vaccinari.
Tutt'oggi al ristornate, ancora gestito dalla stessa famiglia, si può assaggiare la ricetta originale della coda alla vaccinara.

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Ingredienti per 4 persone:

2 kg di coda di manzo già tagliata

100 gr di lardo
1 cipolla
1 carota
2 spicchi d’aglio
1 bicchiere di vino bianco secco
1 kg di pomodori (o 400 gr di  pelati)
1 sedano bianco piccolo (solo le coste, niente foglie)
2 cucchiai di pinoli
30 gr di uva passa
1 cucchiaino di cioccolato fondente amaro grattugiato
2 chiodi di garofano
1 pizzico di noce moscata
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Pepe q.b.

Procedimento

Lavate bene la coda e asciugatela.

Tritate il lardo in modo da formare un pesto.
Pulite e tritate la cipolla e l’aglio.
Pelate la carota e tagliatela a tocchetti.
Pelati i pomodori, eliminate i semi e tagliateli a pezzetti.
Mettete a bagno l’uva passa.
In un ampio tegame dal fondo spesso scaldate un cucchiaio d’olio e fate soffriggere il pesto di lardo, unite la coda e fatela rosolare da tutti i lati, aggiungete la cipolla tritata, l’aglio, i cubetti di carota, i chiodi di garofano, la noce moscata, sale e pepe.
Dopo qualche minuto, sfumate con il vino bianco e coprite.
Lasciate cuocere per un quarto d’ora poi unite i pomodori.
Proseguite la cottura ancora per un’ora quindi ricoprite tutto con dell’acqua calda, coperchiate e lasciate cuocere a fuoco bassissimo finché la carne non si stacca dall’osso, ci vorranno dalle quattro alle cinque ore.
Nel frattempo, lavate le coste di sedano e togliete i fili
Lessateli per una decina di minuti, scolateli e tagliateli a tocchetti.
In un altro recipiente versate un po’ del sugo della coda, unitevi il sedano, i pinoli, l’uva passa ben strizzata, e la cioccolata.
Lasciate insaporire poi versate questa salsa sulla coda al momento di servire.
Ovviamente tutto caldo.

 

lunedì 12 febbraio 2024

Cavolo nero con pancetta in padella

Il cavolo nero è una verdura tipicamente toscana, dove è utilizzato per la preparazione di varie ricette, tra cui la famosa ribollita, ma che ormai troviamo in tutta Italia.
Appartiene alla famiglia delle crucifere come il cavolo verza, il cavolfiore, il cavolo cappuccio, il broccolo ecc.
A differenza dei suoi “parenti” non sviluppa una testa centrale ma cresce con lunghe foglie verde scuro con sfumature bluastre, croccanti e arricciate.
Infatti, il suo nome deriva dal greco Kaulòs, che significa gambo, fusto.
Questa verdura è un vero cibo super poiché è un concentrato di sostanze utili al nostro organismo come i sali minerali, tra cui potassio, magnesio, calcio, fosforo, zinco, rame, manganese, selenio, fluoro e zolfo.
È altresì ricca di vitamine come l’A, B1, B2, B3, B6, B12 e K.
Ha poche calorie ed è ricco di fibre e contiene glutammina che è un prezioso alleato dello stomaco e dell’intestino poiché ha proprietà antiacide che aiutano a mantenere intatta la barriera tra l’interno dell’intestino e il resto dell’organismo.
Versatile, si può utilizzare per molte preparazioni, dalle classiche zuppe alle foglie imbottite e cotte in umido, bollite e ripassate in padella (come in questa ricetta), ecc.

Come pulire il cavolo nero.

Innanzitutto, eliminate le foglie rovinate e lavate bene tutte le altre, poi dovete eliminare la costa centrale che è particolarmente dura fino a oltre metà della foglia, per farlo possiamo utilizzare due metodi:
Il primo consiste nell’adagiare ogni foglia su di un tagliere e incidere con un coltello lungo la costa centrale e poi scartare quella parte.
Il secondo metodo è più veloce e prevede che impugniate una foglia alla base con la mano sinistra, mentre con pollice e indice della mano destra stringete la foglia e tirate verso l’alto premendo sulla cosa, in pratica, dovete “sfilare” la foglia dalla costa fino a quando arriverete alla parte della costa più tenera.


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Ingredienti per 4 persone:




400 grammi di cavolo nero
250 gr di pancetta coppata in una sola fetta
2 spicchi d’aglio
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento


Pulite il cavolo secondo uno dei metodi spiegati sopra, poi lavatelo bene e mettetelo a cuocere in acqua bollente salata calcolando dieci minuti di cottura dal bollore.
Scolatelo e fatelo raffreddare.
Nel frattempo, tagliate a cubetti la pancetta, pelate gli spicchi d’aglio e divideteli a metà.
Strizzate con le mani il cavolo e tagliatelo grossolanamente con un coltello.
In un’ampia padella scaldate due cucchiai d’olio e fate dorare gli spicchi d’aglio poi unite i cubetti di pancetta e lasciateli dorare.
Aggiungete il cavolo nero e fatelo insaporire per un paio di minuti.
Eliminate gli spicchi d’aglio e servite.
Potete anche grigliare delle fette di pane, possibilmente toscano, disponete sopra il cavolo con la pancetta e servitelo così.

venerdì 2 febbraio 2024

Chiocciole di bugie

Il Carnevale è una festa che si celebra nei Paesi di tradizione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento.
La parola carnevale deriva dal latino carnem levare ("eliminare la carne"), poiché indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Il clou della festa avviene il Giovedì Grasso e il Martedì Grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì prima dell'inizio della Quaresima.
In particolare, il Martedì Grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi, dato che la Quaresima nel Rito Romano inizia con il Mercoledì delle Ceneri.
Innumerevoli sono i dolci di carnevale e certamente le frittelle, di tutti i tipi, fanno la parte del leone.
Le bugie (in Piemonte e in Liguria si chiamano così)  sono  tipici dolci italiani di Carnevale, che posseggono anche tanti  altri nomi regionali: chiacchere, frappe, frottole ecc.
Possono anche essere ricoperte da miele, cioccolato e/o zucchero a velo, innaffiate con Alchermes o servite con il cioccolato fondente o con mascarpone montato e zuccherato.
La tradizione delle frappe probabilmente risale a quella delle frictilia, dei dolci fritti nel grasso che nell'antica Roma erano preparati proprio durante il periodo dell'odierno carnevale.

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Ingredienti per circa 350 g di impasto:

220 g di farina 00

50 g di burro
1 uovo
1 cucchiaio di grappa
½ cucchiaino di bicarbonato di sodio
20 g di zucchero a velo nell’impasto
Zucchero a velo per guarnire q.b.
1 pizzico di sale
Olio extravergine d’oliva o olio di arachidi q.b.

Procedimento

Tagliate il burro a cubetti e lasciatelo ammorbidire a temperatura ambiente per venti minuti.

Setacciate la farina su di un piano da lavoro insieme al bicarbonato, formando un mucchietto. Formate un incavo al centro del mucchietto di farina e versateci l’uovo sbattuto.
Unite i pezzetti di burro, il sale e lo zucchero e impastate il tutto con le mani finché l’impasto diventerà elastico e sodo.
Formate una palla, avvolgetela con la pellicola e mettetela per un’ora nella parte meno fredda del frigorifero.
Trascorso il tempo stendete, sul piano di lavoro infarinato, la pasta con il mattarello fino a raggiungere lo spessore di 2 -3 millimetri.
Ritagliate la sfoglia in rettangoli  di circa 7x5 cm con l’apposita rotella dentellata,  piegateli su se stessi ma senza far combaciare le due parti finali che dovranno rimanere staccate, arrotolateli su se stessi.
Versate abbondante olio in un pentolino alto e stretto, riempitolo d’olio per ¾  e portatelo a una  temperatura compresa tra 160° e 185°.
Se non avete l’apposito termometro regolatevi gettando un dadino di pane nell‘olio caldo, a una temperatura media diventerà dorato in 40 secondi, a una temperatura alta in 30 secondi , se dora in meno di 20 secondi la temperatura è troppo alta.
Immergete completamente le sfoglie, pochi pezzi per volta per evitare di abbassare la temperatura.
Tenete i pezzi immersi nell’olio spingendoli con un mestolo forato o con due forchette.
Scolate con il mestolo forato e mettete le frittelle su della carta da cucina per eliminare l’unto in eccesso.
Quando si saranno raffreddate, spolverizzatele con lo zucchero a velo e servite.

 

 

 

 

domenica 28 gennaio 2024

Pinsa romana

Si ha notizia della pizza romana fin dai tempi dell’antica Roma. Non era la pizza come la intendiamo noi oggi, ma una sorta di focaccia, in genere di farina di farro perché il grano era raro e costoso.
Per stenderla e dare la caratteristica forma ovale veniva schiacciata e tirata con le mani (pinsata) e a questo deve il suo nome di “pinsa”.
Era un piatto povero, condito prevalentemente con i fichi, perché all’epoca erano abbondanti e costavano poco.
Ancora oggi a Roma, per indicare qualcosa di ricercato e ricco, si dice: ”Mica pizza e fichi”, proprio per porre l’accento sul fatto che fosse un piatto povero e contadino.
Oggi il suo nome è stato prevalentemente sostituito con “pizza romana”, bassa e scrocchiarella e spesso è preparata con aggiunta di farina di riso e di soia seguendo le mode attuali.
Personalmente apprezzo la ricetta originale con la farina di grano con un alto livello di glutine (W260-350), che consente una lunga lievitazione (dalle 12 alle 48 ore) e un’idratazione al 75% che si avvicina di più alla ricetta originale.
Il condimento può variare in un numero infinito di varianti e secondo i gusti personali.

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Ingredienti per 5 pinse :

Per l’impasto

500 g di farina 0 (W260 -350)
375 g di acqua fredda
2 gr di lievito di birra fresco
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
10 g di sale fino (possibilmente integrale)

Per condire

300 g di passata di pomodori
2 mozzarelle
2 etti di prosciutto cotto
3 carciofi
Origano q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento


Setacciate la farina in una ciotola capiente, sciogliete il lievito nell’acqua e unitelo alla farina. Amalgamate bene fino a ottenere un impasto omogeneo.
Versate tutto su di una spianatoia infarinata o sul tavolo, unite due cucchiai d’olio, il sale sciolto in un pochino d’acqua e continuate a impastare fino a quando l’impasto diventerà elastico.
Formate una palla ripiegando i bordi all'interno, ungete una ciotola e depositatecela.


Coprite con della pellicola e uno strofinaccio da cucina e lasciate lievitare per un’ora nel forno spento o in un luogo tiepido e privo di correnti d’aria.
Trascorso il tempo, riprendete l’impasto, rimettetelo sulla spianatoia infarinata, dategli la forma di un panetto rettangolare, poi procedete alla piegatura come per preparare la pasta sfoglia.
Stendete il panetto, ripiegate verso il centro i due lati corti, lasciate riposare, poi girate di 90° appiattite leggermente e ripiegate i lati.





Quest’operazione consentirà d’inglobare molta aria, il che la renderà “sofficiosa” e ben alveolata.
Ripete l’operazione dopo venti minuti.
Riformate una palla, ungetela leggermente e rimettetela nella ciotola. Coprite con la pellicola e ponete in frigo per 16/20 ore. 
Toglietela dal frigo, dividete l’impasto in  cinque palline rotonde e compatte (pirlatura),  e mettetele a lievitare per un'ora.


Trascorso il tempo, infarinate il piano di lavoro, deponeteci le palline e allargatele bene con i polpastrelli fino a ottenere una forma ovale di circa 1 cm e mezzo di spessore.
Oliate abbondantemente una teglia o una leccarda, depositateci delicatamente le pinse, coprite con un telo e continuate la lievitazione per altre tre ore.


Nel frattempo, tagliate le mozzarelle e mettetele in frigo a scolare in uno scolapasta per un’ora poi, tiratele fuori e lasciatele a temperatura ambiente per un’ora.
Pulite i carciofi eliminando le foglie più dure, divideteli in quarti e fateli cuocere in una padella con un filo d’olio, del sale e un pochino d’acqua.
Accendete il forno (statico a 230°)
Stendete su di ogni pinsa la passata di pomodoro condita con olio, sale e origano.
Quando il forno avrà raggiunto la giusta temperatura infornate per 10 minuti, estraetele dal forno e distribuite su ognuna la mozzarella, i carciofi e il prosciutto .
Infornate nuovamente per 5  minuti, sfornate e servite subito.































martedì 23 gennaio 2024

Penne con radicchio, prosciutto e noci

Il radicchio rosso è una verdura ricca di vitamine e sali minerali, come il ferro, il potassio, il calcio, il selenio e il cromo. Ha proprietà depurative, poche calorie ma molte fibre. È un ottimo depurativo, povero di calorie e ricco di fibre. Deve il suo splendido colore alla presenza di antocianine che sono delle sostanze dalle proprietà antiossidanti e antibiotiche.


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Ingredienti per 4 persone:

320 g di penne rigate

1 cespo di radicchio rosso lungo
120 g di prosciutto cotto in una sola fetta
10 noci
1 cipolla bianca piccola
2 rametti di maggiorana
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale e pepe q.b.

Procedimento

Lavate il radicchio, sgrondatelo e tagliatelo a striscioline.

Tagliate a cubetti il prosciutto cotto.
Sgusciate le noci e spezzettate grossolanamente i gherigli.
Pulite la cipolla e affettatela sottilmente.
Mettete sul fuoco una pentola con dell’acqua salata, al momento del bollore versate la pasta, rimestate e lasciate cuocere.
Nel frattempo, in un’ampia padella scaldate l’olio e aggiungete la cipolla, lasciatela dorare poi aggiungete il radicchio.



Fatelo stufare a fuoco medio fino a consumare tutto il liquido, unite il prosciutto e fatelo rosolare per un minuto, salate, pepate, aggiungete i gherigli di noce e mischiate bene tutto.



Scolate la pasta al dente, versatela nella padella e fatela saltare per un minuto.
Servite subito.

 

 

giovedì 18 gennaio 2024

Salsa olandese

Se il vostro scopo è quello di stupire i vostri ospiti, con questa salsa d’alta cucina francese, ma semplicissima da realizzare, ci riuscirete.
La salsa olandese (sauce hollandaise) è una delle cinque salse madri ottenuta da un’emulsione di uova e burro che darà vita a una salsa lucidissima che potrete utilizzare in diverse preparazioni come degli antipasti o in accompagnamento a delle verdure, a delle uova sode o a piatti di carne bianca o di pesce.
Secondo una la leggenda deve il suo nome al fatto che fu offerta a un sovrano dei Paesi Bassi in visita in Francia, secondo altre fonti sembrerebbe invece che sia stata realizzata per la prima volta nei Paesi Bassi e in seguito diffusa in Francia dagli Ugonotti.
L’unica certezza che abbiamo è che la troviamo nel XVII secolo nel libro “Le Cuisinier François” del celebre cuoco francese François Pierre La Varanne, che l’abbinava agli asparagi chiamandola “salsa profumata” e utilizzava l’aceto al posto del succo di limone.

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Ingredienti

150 gr. di burro

3 tuorli
30 g di succo di limone
2 cucchiai di acqua fredda
Sale e pepe q.b.


Procedimento

Questa salsa si prepara con la tecnica del “bagnomaria” cioè mettete a scaldare dell’acqua in un pentolino in cui ne inserirete un altro , più piccolo in cui metterete i tuorli, due cucchiai di acqua fredda e il sale. Lavorateli per circa 10 minuti con l’aiuto di una frusta, dovranno raggiungere la consistenza abbastanza densa. Ricordatevi che l’acqua inserita nel primo pentolino non dovrà mai bollire o la vostra salsa impazzirà.
Aggiungete, poco alla volta e a filo, il burro fuso ( come si fa con l’olio per la maionese) inglobandolo con le fruste, quando la salsa si sarà addensata unite il succo del limone e il pepe. Dovrete ottenere una salsa consistente come la crema pasticcera. Se si fosse inspessita troppo, aggiungete qualche goccia di acqua tiepida.
Servitela in una salsiera.

lunedì 15 gennaio 2024

Crostatine all'arancia

Oggi l'arancio è l'agrume più diffuso nel mondo e se ne coltivano centinaia di varietà. Alcuni frutti sono a polpa bionda (ovale, biondo comune, navelina, washington navel, ecc.), altri a polpa rossa per via dei pigmenti antocianici in essi contenuti (moro, tarocco, sanguinello), alcuni più grandi e più belli, altri di aspetto più modesto e dalla buccia più sottile, ma più succosi e dunque adatti per spremute. Solo in Italia più di venti varietà vengono coltivate come frutta da tavola e altrettante per spremuta. Le arance dolci non vengono consumate solo come frutta fresca ma, soprattutto nel caso di quelle a polpa bionda, vengono utilizzate per la produzione di succhi (durante la lavorazione delle quali la buccia, preventivamente separata dal resto del frutto, viene sfruttata per estrarne l'olio essenziale in essa contenuto) e, in misura minore, per la produzione di canditi e frutta essiccata. La maggior parte della vitamina C e delle proprietà benefiche dell'arancia si trovano nell'albedo (la parte bianca e spugnosa). Il succo d'arancia ne contiene infatti solo il 25%.



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Ingredienti per circa 30 crostatine:

150 gr di farina 00
80 gr di amido
2 rossi d'uovo
100 gr di burro
100 gr di zucchero
2 arance non trattate
Zucchero a velo q.b.

Procedimento

Unite alla farina l'amido, 70 gr di zucchero e il burro ammorbidito, amalgamate e unire i rossi d'uovo. Impastate velocemente fino ad ottenere un composto morbido e omogeneo.



Dategli una forma a palla, copritelo con la pellicola trasparente e mettetelo in frigorifero.
Dopo mezz'ora togliete l'impasto dal frigorifero, formate delle palline di circa 3 cm di diametro e disponete l'impasto nelle apposite formine livellando il bordo.
Mettete a cuocere per quindici minuti a 180°C.
Sfornate e lasciate raffreddare.
Nel frattempo, lavate bene le arance e mettetele intere in una pentola con dell'acqua e fatele cuocere per venti minuti, cambiando spesso l'acqua. Scolatele, sbucciatele e tagliatele a spicchi. Dalla buccia togliete tutta la parte bianca. Mettete sia la buccia sia gli spicchi nel frullatore, aggiungete lo zucchero rimanente e frullate tutto fino ad ottenere una crema morbida e compatta. Aiutandovi con un sac a poche o un cucchiaino, inseritela nelle crostatine, spolverizzate con un po' di zucchero a velo e servite.