mercoledì 4 gennaio 2023

Biscotti del Lagaccio senza burro

biscotti del Lagaccio (in genovese bescheutti do Lagasso) o semplicemente "Lagacci" nacquero nel 1593 nel quartiere del Lagaccio, a Genova, nei pressi del bacino artificiale omonimo voluto da Andrea Doria, colmato negli anni sessanta, dove all'epoca un forno incominciò a produrre questo tipo di biscotti.

All'origine erano semplici fette di pane biscottate che servivano per la conservazione in barca. È molto adatto per le prime colazioni o per spuntini. Tuttora è prodotto da alcune industrie dolciarie intorno a Genova e, in generale, in Liguria e a Ovada e Voltaggio, nel basso Piemonte.

La ricetta originale prevede l’utilizzo del burro che io ho sostituito con l’olio per renderli più leggeri.



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Ingredienti :

300 gr di farina 00
80 gr di zucchero di canna
70 gr di olio extravergine d’oliva ( o 80 gr  se usate il burro)
5 gr di lievito di birra disidratato ( o 12 gr se fresco)
150 ml di acqua
1 pizzico di sale fino

 

Procedimento

Sciogliete il lievito nell’acqua con un pizzico di zucchero e lasciatelo riposare per 10 minuti.
Setacciate  la farina in una ciotola, unite lo zucchero, il sale e mischiate bene.
Unite lentamente l’acqua con il lievito alternandolo all’olio e inglobatelo con una forchetta.
Versate l’impasto di una spianatoia infarinata e lavoratelo fino a renderlo liscio ed omogeneo.
Mettetelo di nuovo nella ciotola leggermente infarinata , coprite con la pellicola trasparente e poi con uno strofinaccio da cucina e lasciatelo lievitare per 5 ore.


Riprendete l’impasto, dividetelo
  delicatamente  in due filoncini, se volete le fette più piccole, o in uno unico se vi piacciono  più grandi.
Prendete una leccarda, rivesti tela con carta da forno e depositateci  i filoncini. Coprite con lo strofinaccio e lasciate riposate per altri 40 minuti.
Infornate (forno statico e già a temperatura di 180°C) e fate cuocere per 20 minuti se avete fatto due filoncini , per 30 minuti se ne fatto uno solo.
Sfornate, mettete su di una gratella e lasciate raffreddare completamente.


Tagliate delle fette oblique di circa 1 cm di spessore e ripassatele al forno circa 7/8 minuti.

Si conserveranno per circa una settimana in una scatola di metallo ben chiusa.

 

 

 

sabato 31 dicembre 2022

Buon Anno

Un nuovo anno è un nuovo punto di partenza. Vi auguro di trovare la forza per superare qualsiasi difficoltà che possa presentarsi. Felice 2023




mercoledì 28 dicembre 2022

Tortellini in brodo

Il nome tortellino deriva dal diminutivo di tortello, dall'italiano torta.

L'odierno tortellino è verosimilmente l'erede di una lunga progenie nata in un ambiente povero per "riciclare" la carne avanzata dalla tavola dei nobili ricchi.

Le prime tracce risalgono ad una pergamena del 1112, oltre che ad una bolla di Papa Alessandro III del 1169.

Sull’origine leggendaria vi sono varie versioni anche a sfondo mitologico.

La prima leggenda dice che in una locanda di Castelfranco Emilia, il Corona, allora sotto il controllo di Bologna, giunse una bellissima Marchesina per pernottare dopo un lungo viaggio. Il proprietario della locanda, ammaliato da cotanta bellezza, spiando dal buco della serratura intravide l’ombelico della nobildonna e colto dall’ispirazione creò il cappelletto riproducendone la forma.

Più mitologica la seconda origine che vede al posto della Marchesina addirittura Venere. Si vocifera che durante la guerra tra Modena e Bologna a causa della “Secchia rapita”, Venere, Bacco e Marte correndo in aiuto a Modena, trovarono ristoro presso la locanda Corona. Il mattino seguente Marte e Bacco si allontanarono dalla locanda lasciando Venere dormiente, la quale al risveglio, chiamando il locandiere sfoggiò il suo ombelico che rapì la fantasia del locandiere il quale corse in cucina e ricreò cotanta meraviglia creando il tortellino.

La storia, più precisa e meno folcloristica, di fatto parla di fatti più concreti.
Lo storico Cervellati, in un suo manoscritto parla dei “Tortellum ad Natale” nelle tavole dei bolognesi già nel secolo XII. Infatti i riferimenti storici e letterari appaiono fin dai primi del 1300, in una ricetta in dialetto Modenese “torteleti de enula”, mentre nel ‘400 il tortellino viene addirittura citato in una novella del Boccaccio; il “Decamerone”.

La consacrazione ufficiale della ricetta del tortellino avviene il 7 dicembre 1974, data in cui la “Dotta Confraternita del Tortellino” registra presso la Camera di Commercio di Bologna  la ricetta del tortellino in brodo che prescrive, dentro a una sfoglia di farina e uova di 6/10 mm di spessore, un ripieno preparato con lombo di maiale, prosciutto crudo, mortadella di Bologna, Parmigiano-Reggiano, uova e noce moscata. I tortellini, secondo la tradizione bolognese, vanno cotti e mangiati rigorosamente in un buon brodo di carne di manzo e di cappone o gallina.

È da evitare la cottura dei tortellini in acqua, poiché in questo caso buona parte del gusto del ripieno si diluisce e si perde nella stessa, rendendo molto meno gustosa la pietanza.
 


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Ingredienti per 4/6 persone

Per la pasta
300 gr di farina
3 uova
5 gr di sale

Per il ripieno
100 gr di prosciutto crudo in una sola fetta
100 gr di lombo di maiale
100 gr di mortadella di Bologna  in una sola fetta
40 gr di burro
1 uovo

Noce moscata q.b.

Per cuocere

Brodo di carne

 Procedimento

Mettete la farina e il sale sulla spianatoia, fate un buco al centro e aggiungete le uova. Impastate tutto, fino a ottenere un impasto compatto e omogeneo, formate una palla e lasciatela riposare per circa un’ora.
Nel frattempo preparate il ripieno.
Tagliate il lombo di maiale a tocchetti molto piccoli.
In una padella scaldate il burro, aggiungete la carne e fatela dorare fino a completa cottura (circa 10 minuti).
Lasciate intiepidire poi mettete in un mixer insieme alla mortadella e al prosciutto tagliati a dadini, frullate fino ad ottenere un composto ben amalgamato e piuttosto fine.
Mettete tutto il una ciotola, assaggiate , unite l’uovo, il Parmigiano Reggiano e una grattata di noce  moscata.
Amalgamate molto bene.
Riprendete l’impasto e, con il mattarello, tirate la sfoglia molto sottile (6 mm circa), e tagliate con la rondella tagliapasta dei quadrati di 4 cm per lato.
Una volta pronti tutti i quadrati  disponete su ognuno le palline di ripieno. Ripiegate un quadrato a metà a formare un triangolo e premete bene i bordi per chiuderlo.


Arrotolate la base verso l’alto e , aiutandovi con entrambi le mani unite le estremità intorno al dito effettuando una leggera pressione in modo da far aderire bene i bordi  e rigirando verso il basso la punta. Estraete delicatamente il tortellino dal dito.
Una volta ultimati tutti i tortellini (calcolatene circa 30 a persona) poneteli su di un panno pulito e infarinato e lasciateli  riposare in un luogo fresco.
Il segreto per ottenere dei buoni tortellini è la rapidità di preparazione per evitare che la pasta asciughi troppo.
Fate cuocere in un buon brodo di carne, trasferite in una zuppiera calda, cospargete di Parmigiano e servite.

La tradizione prevede  che vengano cotti nel brodo di cappone, ma prevede anche, in alternativa, brodo di gallina o di cappone e manzo.

 

 

 

 

 

 

 

martedì 27 dicembre 2022

Insalata di melograno

Il melograno è un frutto autunnale ma anche uno dei simboli delle feste natalizie; composto da una scorza rossa o rossastra all'interno della quale si raccolgono i succosi arilli rossi, che sono la parte edibile che si sviluppa attorno ai semi.
Originario di un'area tra la Cina e l’India nei millenni si è ben adattato a tutti gli ambienti con estati calde e inverni miti, come il Caucaso, vaste aree nordamericane, il Mediterraneo.
Il frutto del melograno non è solo bello e buono ma  spicca soprattutto per le sue qualità antiossidanti, essendo ricco di vitamina C e di numerosi fenoli, tra i quali citiamo l'acido gallico, granatina, punicacorteina, punicafolina, punicalina, delfinidina ed altri ellagitannini particolarmente attivi contro i radicali liberi.
Da sottolineare l'abbondanza di acido punico (dal nome scientifico del melograno: Punica granatum), particolarmente efficace come inibitore del cancro al seno. Tornando alle vitamine, prima ancora di vitamina C è ricco di vitamina K, importante soprattutto per i bambini, seguita anche dalle vitamine del gruppo B e quelle A ed E.
Le proprietà attribuite a questo frutto sono svariate: è antiossidante, antitumorale, anticoagulante, antidiarroico, astringente, gastroprotettivo, idratante, antimicrobico, antimicotico, antibatterico, vermifugo, vasoprotettore.

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Ingredienti per 4 persone:


1 melograno
150 gr di lattughino
16 noci intere (32 gherigli)
Qualche crostino di pane
170 gr di provola
Olio extravergine d’oliva q.b.
Aceto balsamico q.b.
Sale fino q.b.
 

Procedimento 

Lavate e sgrondate il lattughino.

Sgranate il melograno e mettete i chicchi in una ciotola.
Sgusciate le noci e dividete i gherigli.
Tagliate a cubetti la provola.
Dividete il lattughino in quattro piatti, distribuite sopra ognuno i crostini di pane, i cubetti di provola, i chicchi del melograno.
Ponete attorno ad ogni piatto otto gherigli di noce.
Condite con il sale, l’olio e l’aceto balsamico e servite subito.

 

 

venerdì 23 dicembre 2022

Buon Natale

 

Il presepe

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Salvatore Quasimodo



lunedì 19 dicembre 2022

Foie gras

Foie gras (fegato grasso di oca o di anatra) è una famosa  specialità , costosa e ricercata, della cucina francese, che ha la sua massima espressione nel sud-ovest, in particolare nelle regioni dei Midi Pirenei e del Périgord, dove vanta la certificazione IGP dal 2000.

Viene commercializzato secondo diverse tipologie, tutte previste dal disciplinare:
foie gras entier ( fegato grasso intero): il più costoso, è un unico blocco composto da un uno o due pezzi dello stesso fegato
foie gras :composto da diversi pezzi di fegato compattati insieme
bloc de foie gras: il meno costoso, composto da almeno il98% di foie gras cotto i cui vari pezzetti sono mescolati a formare un composto emulsionato: qualora ci fosse la dicitura “avec morceaux” (con pezzi),deve contenere dei pezzi interi di fegato all’interno dell’emulsione.
Troviamo poi il paté de fois gras e la mousse de foie gras (entrambi devono contenere almeno il 50%di foie gras) e il parfait de foie gras che deve contenere almeno il  75% di foie gras.
Le sue origini sono antichissime e risalgono all’epoca degli Egizi (2500 a.C.). Nella necropoli egiziana di Saqqara sono stati ritrovati dei bassorilievi raffiguranti uomini che davano da mangiare forzatamente ad alcuni uccelli, presumibilmente delle oche.
Si suppone che questa pratica sia stata tramandata dagli Egizi a tutti i popoli del mediterraneo, tra cui i Greci e i Romani, che furono i primi a menzionare il foie gras come piatto dei loro banchetti con il nome di “ierum ficatum”.
Nel Medioevo le oche scomparvero dalle tavole europee soppiantate da altri animali quali, il maiale o la pecora, ma gli Ebrei continuarono a mantenere viva la pratica d’ingozzamento delle oche che avevano appreso dai Romani durante la colonizzazione romana della Giudea.
Furono dunque gli Ebrei a far riscoprire al mondo questo piatto prelibato,quando nel 1570, il  cuoco di Papa Pio V, lo assaggiò per caso in un ghetto ebraico e lo ripropose al pontefice che lo trovò delizioso.
A poco a poco il foie gras divenne uno dei piatti più apprezzati tra i re e i principi europei e la sua produzione riprese in tutta Europa.


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Ingredienti:

 

500 gr di fegato  grasso d’oca

1,5 dl di Porto

1 cucchiaio di cognac

5 gr di sale

2 gr di zucchero

Pepe q.b.

 

Procedimento


Dividete i lobi del fegato, eliminate la pellicina che lo ricopre, i nervi e i residui dei vasi sanguigni.
Tagliate le estremità e i lati, pareggiatelo fino ad ottenere un rettangolo.
Mettetelo in recipiente e aggiungete i ritagli comprimendo  in modo da creare un unico pezzo, salate, pepate e coprite con il Porto e il Cognac.
Fatelo marinare in frigo per una  notte, poi scolatelo , tamponatelo un della carta da cucina e sistematelo in una terrina da forno della stessa misura del fegato.
Accendete il forno e portatelo a 140°C , raggiunta la temperatura fate cuocere a bagnomaria per circa 40 minuti.
Sfornate e lasciate raffreddare.
Mettete in frigo per 24 ore poi servitelo come antipasto a temperatura ambiente, tagliato con il coltello a fette spesse mezzo centimetro, massimo uno, servito con fette di pane casereccio e non va spalmato ma mangiato intero.
Lo si può accompagnare con una composta di frutti di bosco oppure con una composta di cipolle o con della gelatina di mango.
Si sposa bene con vini rossi passiti, con bianchi molto profumati, con moscati liquorosi, con il Porto oppure con uno spumante o uno champagne.

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 14 dicembre 2022

Gamberi con crema di avocado

L’avocado è l’unico alimento che possiamo classificare come frutta, come grasso e come vegetale, nessun altro cibo accomuna queste caratteristiche e si utilizza spesso in cucina per molte ricette, soprattutto nei paesi in cui nasce.

É molto calorico infatti 100 gr di prodotto edibile (senza buccia) forniscono circa 230 calorie.
Originario dell’America Centrale, l’avocado o “aguate”, come era in origine il suo nome spagnolo, faceva parte dell’alimentazione  degli indigeni Atzechi e Maya.
La principale caratteristica nutrizionale di questo frutto consiste nella sua ricchezza di grassi, specialmente insaturi, come l’acido grasso linoleico ed  Omega-3, grassi “buoni” poiché stimolano la produzione di colesterolo buono (HDL) che aiuta a contrastare quello cattivo (LDL).
Grazie a questa proprietà, il consumo dell’avocado aiuta a diminuire il colesterolo nel sangue e quindi è di ausilio per prevenire l’arteriosclerosi e i disturbi circolatori.
É ricco anche di fitonutrienti, di glutatione e luteina, che sono  elementi antiossidanti e di vitamina A e vitamina E ed è altresì ottimo per i diabetici perché possiede la capacità di rallentare l’assorbimento del glucosio a livello intestinale.
Molte sono le ricette che prevedono l’utilizzo di quest’alimento, specialmente quelle messicane.
Quando acquistate l’avocado controllate che la buccia sia di un bel verde scuro, senza ammaccature e, premendo leggermente, deve essere un po’ morbido. Se è troppo duro, non è ancora maturo.


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Ingredienti per 6 persone

 
1 avocado maturo
1 lime (succo e scorza grattugiata)
6 rametti di erba cipollina
1 cipollotto
Olio extravergine d’oliva q.b.
1 pizzico di peperoncino
Sale q.b.
300 g di code di gambero
Un cucchiaio di succo di limone
100 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
 

Procedimento

Pulite il cipollotto e tritatelo.

Con una forbice tagliuzzate l’erba cipollina.
Grattugiate la scorda del lime e spremetene il succo.
Tagliate a metà l’avocado e togliete il nocciolo, estraete la polpa aiutandovi con un cucchiaio e mettetela in una ciotola.
Irrorate subito con il succo del lime per evitare l’ossidazione.
Schiacciate con una forchetta la polpa di avocado fino a ridurla in crema, aggiungete il cipollotto tritato, l’erba cipollina, il peperoncino, la scorza grattugiata del lime, il sale e un pochino d’olio.
Amalgamate bene e lasciate riposare in frigo per almeno un’ora prima di servire.
Nel frattempo fate lessare i gamberi in acqua acidulata con un po' di limone per 3 minuti. Sgusciateli lasciandone qualcuno intero, servirà da guarnizione, e tagliuzzate gli altri.
Mettete sul fuoco un padellino antiaderente di circa 18/20 cm di diametro, quando sarà ben caldo versateci il Parmigiano Reggiano grattugiato e lasciatelo dorare. Toglietelo dal fuoco e versate la cialda su di una ciotola rovesciata, lasciatela raffreddare.
Unite alla crema di avocado i pezzetti dei gamberi e distribuitela nei bicchierini.
Guarnite con i gamberi interi, qualche filo di erba cipollina e la cialda di Parmigiano spezzettata e servite.

martedì 13 dicembre 2022

Tomini alla piastra con speck

 Il tomino è un piccolo formaggio piemontese che si produce con latte vaccino, ovino, oppure caprino, in base alle tradizioni del territorio e degli allevatori.
Il suo nome deriva dal dialetto piemontese “Tuma” (Toma in italiano) che indica la caduta della caseina per via del caglio e Tumin (tomino) quello più piccolo.
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi al punto che non si riesce a dare una precisa datazione iniziale.
Il Tomino ha forma circolare e può essere fresco o stagionato. Quello fresco non ha crosta è di colore bianco latte, di consistenza molto fine e tenera e si consuma servito con sopra del bagnetto verde o del peperoncino (tomino elettrico) o semplicemente con un filo d’olio versato sopra, con del miele o della confettura e deve essere consumato nel giro di pochi giorni dal suo acquisto poiché ha un tempo di deperimento molto rapido.
Quello stagionato ha una crosta spessa qualche millimetro di colore bianco con tonalità giallo-rossicce, dovute alla paglia di segale sulla quale viene fatto maturare dalle due alle quattro settimane, si può consumare crudo ma esprime il meglio delle sue caratteristiche se consumato alla piastra avvolto da una fetta di pancetta o speck o prosciutto crudo.
Avendo una crosta molto sottile non si scioglie, ma si fonde invece l’interno del formaggio che diventa perciò cremoso.
In Piemonte esistono ben undici varianti di questo formaggio: Canavesano fresco o maturo, di Sordevolo, di Saronsella, di Bot, di Talucco, di Casalborgone, di Melle, di Rivalta, delle Valli Saluzzesi e di San Giacomo di Boves.

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Ingredienti per 4 persone: 

4 tomini

4 fette di speck tagliato a fette non troppo sottili

Procedimento

Come spiegato sopra  la parte bianca esterna non va eliminata ma avvolgete ogni tomino nello speck così com’è.

Scaldate senza aggiungere grassi una piastra o una padella antiaderente, adagiate i tomini e fateli cuocere per qualche minuto, lo speck deve diventare croccante ma non deve bruciare e il formaggio deve essere morbido e quando lo taglierete dev’essere filante.
Servite subito accompagnando, come nella foto, con qualche asparago cotto a vapore e delle uova sode o con una semplice insalata.

domenica 11 dicembre 2022

Crema di barbabietole rosse e provolone

Contengono molte preziose sostanze che facilitano la digestione, il funzionamento del fegato e l’abbassamento del colesterolo. Sono ricche di sali minerali, in particolare magnesio, fosforo, calcio, potassio e ferro, che si rivelano molto utili sia per gli amanti dello sport. L'uso è molto indicato a chi soffre di anemia perché la presenza nella sua polpa di particolari sostanze chiamate antocianosidi (responsabili del bel colore) hanno la capacità di aumentare la vitalità dei globuli rossi.
Il ricco contenuto di tannini ed altri elementi è particolarmente efficace sugli organi interni come intestino, pancreas, fegato e bile, permettendo il buon funzionamento di questi organi con l'eliminazione di eventuali grassi in eccesso.



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Ingredienti per 4 persone:

½ confezione di barbabietole rosse cotte al forno

½ scatola di ceci
1 cucchiaino d’aceto di mele o di vino bianco
80 g di provolone tagliato sottilissimo
40 g di pinoli
Qualche rametto di maggiorana fresca (se non la trovate usate quella secca)
Sale fino q.b.
Pepe bianco q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
1 confezione di crackers non salati in superficie

Procedimento

Sbucciate le barbabietole, tagliatele a pezzi, frullatele e mettetele in una ciotola.

Scolate bene i ceci, frullateli insieme a trenta grammi di pinoli (i rimanenti vi serviranno per guarnire) e a qualche fogliolina di maggiorana.
Unite tutto alle barbabietole frullate, aggiungete il cucchiaio d’aceto, il sale, il pepe, l’olio e mischiate per amalgamare bene fino a creare una morbida crema.
Coprite con la pellicola e mettete in frigo.
Al momento di servire spalmate la crema sui crackers e decorate con una fettina di formaggio, qualche pinolo e qualche fogliolina di maggiorana (come da foto) e servite.

venerdì 9 dicembre 2022

Aringhe affumicate e sottaceti

L’aringa è un pesce di mare e diffuso prevalentemente nell’Oceano Atlantico settentrionale. Vive anche nei mari freddi del nord Europa del Canada, della Groenlandia e del Nord America e viene consumato fresco nei mesi di maggio e giugno.
Da sempre una delle principali fonti di scambio per i paesi del nord e per garantire la sua conservabilità furono inventati e perfezionati vari metodi di essiccazione, salagione, affumicatura marinatura che sono tutt’ora praticati.
Le aringhe fresche sono messe sotto sale in barili di legno per 24 ore, poi vi si aggiunge una salamoia; questo processo detto “salagione” dura fino a due mesi.
Vengono poi lavate e messe su spiedi ad affumicare per un periodo che varia dalle 12 ore ai 12 giorni e infine, vengono confezionate in scatole di legno o sottovuoto. 
In base al periodo di affumicatura si avranno tre tipologie di aringa affumicata: Silver  (affumicata 12 ore) Golden (3 giorni) Hard Cure (dai 10 ai 12 giorni).
Dal punto di vista nutrizionale l’aringa è un pesce grasso ricco di Omega3, ma in quella affumicata il grasso è notevolmente inferiore in quanto cola durante l’affumicatura ma restano invariate, anzi aumentano, le proteine.
L’aringa affumicata, dopo essere stata preparata nel modo che vi suggerisco sotto, è un ottimo accompagnamento  alle patate bollite, al cavolfiore, alla barbabietola rossa o a un' insalata con l’arancia o il pompelmo.
I filetti d’aringa già puliti si trovano in tutti i supermercati nel banco frigo, se non li trovate pulite un’aringa affumicata intera: eliminate la pelle, ricavate dei filetti, eliminate le spine e procedete come da descrizione sottostante.


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Ingredienti per 4 persone:

4 filetti d’aringa affumicata

½ litro di latte
1 bicchiere d’aceto
1 limone
4 falde di peperone rosso sottaceto
8 cetriolini sottaceto
1 cipolla rossa di Tropea piccola
Bacche miste (pepe rosa, verde, nero, ginepro)
Olio extravergine d’oliva
8 cucchiai di purè di patate

Procedimento

Mettete i filetti d’aringa a bagno nell’aceto per due minuti, scolateli e sciacquateli velocemente sotto l’acqua corrente.

Asciugateli perfettamente premendoli delicatamente tra due fogli di carta da cucina.
Metteteli in un recipiente e copriteli di latte.
Lasciateli nel latte per ventiquattro ore.
Queste operazioni consentiranno di eliminare il sale in eccesso e renderanno la carne dell’aringa morbida e saporita.
Scolateli dal latte, sciacquateli velocemente sotto l’acqua corrente e asciugateli molto bene.
Metteteli in un contenitore e spremete sopra i filetti il succo del limone.
Distribuite sul pesce le bacche e ricoprite completamente d’olio.
Lasciateli riposare per un giorno.
Potete preparare le aringhe qualche giorno prima (massimo tre), saranno ancora più saporite.
Al momento di servire scolate i filetti, tagliate le falde dei peperoni e i cetriolini a metà e affettate la cipolla.
Distribuite sui filetti i peperoni e i cetriolini, arrotolateli, fermateli con uno stecchino e inserite una rondella di cipolla. (come foto)
Mettete due cucchiai di purè in ogni piattino, deponeteci sopra i filetti d’aringa e serviteli come antipasto accompagnati da wodka molto fredda o da un buon vino bianco secco.

lunedì 5 dicembre 2022

Fregola con le vongole

La fregola sarda deve il suo nome al termine di origine latina “ferculum”, che significa “briciola” ed effettivamente trova conferma nella modalità di preparazione. Questa varietà di pasta  si ottiene, infatti, impastando a lungo e con gesti veloci la farina di semola con acqua tiepida e sale: in questo modo si ottengono delle piccole briciole che poi vengono tostate al forno.
Come forma, consistenza e preparazione ricorda  il cous cous mediorientale,  per cui l’ipotesi è che probabilmente questo tipo di pasta si diffuse grazie agli scambi commerciali con Fenici e Punici. Alcuni però sostengono che la fregola sia nata esclusivamente in Sardegna.
La sua origine è millenaria è testimoniata dal fatto che nella regione sono stati trovati reperti  che ne attestano le origini a più di mille anni fa.

La fregola, detta in sardo anche fregula, viene citata anche in un documento del XIV secolo, lo Statuto dei Mugnai di Tempio Pausania, che stabiliva che la sua preparazione si potesse effettuare solo dal lunedì al venerdì, per poter conservare l’acqua per i lavori agricoli previsti nel fine settimana.

Pare anche che il modo di dire “avere fregola” che significa avere fretta di fare qualcosa, possa avere origine dalla velocità dei gesti con cui viene preparata questa tipologia di pasta.


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Ingredienti per 4 persone

1 kg di vongole

2oo g di fregola sarda
2 spicchi d'aglio
Olio extravergine d'oliva q.b.
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
prezzemolo fresco tritato
Acqua calda q.b.

Procedimento

Lavate le vongole e mettetele  a spurgare   in  acqua e sale per due ore.

Trascorso il tempo, scolatele e sciacquatele molto bene.
Scaldate 5 cucchiai d’olio in una casseruola , unite lo spicchio d’aglio e lasciatelo dorare, eliminatelo  e aggiungete le vongole.
Mettete il coperchio e alzate la fiamma al massimo per qualche minuto fino a quando le vongole saranno aperte ( eliminate quelle rimaste chiuse), scoperchiate, abbassate la fiamma e aggiungete il prezzemolo.
Togliete dal fuoco, sgusciate i due terzi delle vongole e mettetele in una ciotola insieme a quelle a cui non avete tolto il guscio.
Filtrate il sugo per eliminare ogni possibile traccia di sabbia.
Scaldate quattro cucchiai d’olio, unite uno spicchio d’aglio e fatelo dorare, eliminatelo e aggiungete la fregola, il concentrato di pomodoro, il sugo filtrato delle vongole e qualche mestolo d’acqua calda. Lasciate cuocere per 10/15 minuti , deve risultare morbida, aggiungendo, se necessario altra acqua ( deve avere la consistenza di una zuppa). Aggiungete le vongole, sia quelle con il guscio che quelle senza, spolverate con il prezzemolo fresco, assaggiate e  se è il caso aggiustate di sale.
Servite subito.