lunedì 16 agosto 2021

Lattughino misto con ortaggi e pomodorini Pachino

La cipolla rossa (allium cepa) coltivata tra i comuni in provincia di Vibo Valentia di Cosenza e lungo la fascia tirrenica è denominata cipolla rossa di Tropea. La caratteristica principale che contraddistingue quest’ortaggio, oltre al bellissimo colore, è la dolcezza dovuta alle particolari sostanze contenute nei terreni di queste zone che la rendono ricca di zuccheri quali glucosio, fruttosio e saccarosio. 
E’ ricca di vitamina C e di vitamina E, di selenio, ferro, iodio, zinco e magnesio.
Grazie ai composti solforati e al cromo possiede proprietà anticoagulanti e antibiotiche, nonché attività ipoglicemizzante e di contenimento dei livelli ematici di colesterolo e trigliceridi. Il succo è considerato diuretico. Grazie ai numerosi flavonoidi presenti sembrano avere effetti anticancerogeni specialmente per il cancro allo stomaco.
E’ ipocalorica; 100 gr di prodotto forniscono circa 20 calorie.



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Ingredienti per 4 persone:

200 gr  di lattughino misto
1 zucchina chiara
2 carote piccole
1 cipolla di Tropea
200 gr di pomodorini ciliegino Pachino
Qualche foglia di basilico
Olio extravergine d’oliva q.b.
Aceto di mele q.b.
Sale q.b.

Procedimento:

Lavate tutti gli ortaggi. Pelate le carote e spuntate la zucchina. Tagliatele a rondelle sottili
Affettate sottilmente la cipolla, tagliate a metà i pomodorini e spezzettate grossolanamente il basilico.
Mettete tutti gli ortaggi e il mix di lattughino in una ciotola.
Condite con il sale, un po’ d’aceto, un po’ olio e servite.




lunedì 2 agosto 2021

Penne con melanzane tonno e menta

D’origine americana, la pianta della melanzana appartiene alla famiglia delle Solanaceae. Al suo arrivo in Europa, fu accolta con sospetto e considerata solo una pianta ornamentale. È fondamentale mangiarla cotta, perché contiene solanina che è un alcaloide tossico che viene distrutto dal calore, esattamente come le patate. Esistono numerose varietà di melanzane, con forme e colori diversi.  La melanzana bianca ha un’origine incerta probabilmente è giunta fino a noi dalla Turchia.  È ovale con una buccia lucente e liscia, di piccole dimensioni e dal caratteristico colore bianco. Più dolce e tenere rispetto alle varietà viola e ben acquistarla non troppo grande perché la sottile buccia si ispessisce e il gusto diventa amarognolo.
Questo gustosissimo e versatile ortaggio è ricco di fibre e sali minerali, ha un basso indice glicemico e per questi motivi è particolarmente indicato il suo consumo ai diabetici.
L’infuso di melanzana, ottenuto tagliandola a pezzetti e facendola bollire in acqua, abbassa la pressione arteriosa.

  


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Ingredienti per 4 persone: 

320 gr di penne rigate

300 gr di melanzane viola
1 cucchiaino di pasta d’acciughe o due acciughe sott’olio
1 piccolo spicchio d’aglio
1/2 cucchiaio di capperi sott’aceto
8/9 rametti di menta
200 gr di tonno sott’olio
Pecorino grattugiato (facoltativo)
Olio extravergine q.b.
Sale q.b.


Procedimento

Lavate e sgrondate la menta, tenete da parte 2 rametti (serviranno per la guarnizione) e prelevate le foglioline dagli altri, tritatele con l’aglio, le acciughe (oppure unite alla fine il cucchiaino di pasta d’acciughe) e i capperi strizzati per eliminare l’aceto in eccesso.
Aggiungete l’olio e amalgamate.
Pulite e tagliate a tocchetti le melanzane.
Mettete a cuocere la pasta in abbondante acqua bollente e salata.
Scaldate quattro cucchiai d’olio in un’ampia padella, aggiungete i tocchetti di melanzane, salate e fate soffriggere per una decina di minuti, girandole spesso.
Unite il tonno sgocciolato e sminuzzato grossolanamente, il composto di capperi, menta e acciughe, lasciate cuocere ancora per un minuto.
Scolate la pasta e versatela nella padella con il condimento, fate saltare in modo da amalgamare il tutto, unite le foglioline di menta rimaste e servite.
A piacere potete anche spolverizzare con del Pecorino.

domenica 18 luglio 2021

Tiella di riso, patate e cozze

Questa specialità barese è basata sul riso e si adoperano ingredienti tradizionali della zona, come le rinomate cozze tarantine. Tutto il cibo da preparare è sistemato in ampi tegami (tielle) da mettere in forno prima di rifinire ulteriormente il condimento.
La Tiella barese è diffusa con varianti locali anche nel Salento dov'è chiamata tajeddha o "riso, patate e cozze" cotti in una teglia di coccio (detta tajeddha). È probabile che tale ricetta sia stata influenzata dalla Paella vista la lunga dominazione spagnola nel regno di Napoli.

 


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Ingredienti per 4 persone:


600 gr  di cozze da pulire
200 gr di riso arborio
400 gr di pomodorini ciliegini
400 gr  di patate
2  cipolle bianche
30 gr di Pecorino romano grattugiato
1 mazzettino di prezzemolo
1 spicchi d'aglio
Olio extra vergine d’oliva q.b.
Sale fino q.b.
Pepe q.b.


Procedimento

Lavate bene le cozze, eliminate quelle già aperte o con il guscio rotto, raschiate i gusci per eliminare le impurità e togliete il bisso (la barbetta che fuoriesce dal guscio).
Risciacquate bene.
A questo punto la ricetta originale prevede che le cozze si debbano aprire a crudo, cioè inserite tra le valve un coltellino e fatelo scorrere fino ad aprire il mollusco, eliminate la valva vuota e tenete l’altra.
Fate questa operazione su di una ciotola in modo da recuperare il loro liquido che servirà poi per la cottura di tutti gli ingredienti.
Personalmente preferisco farle aprire mettendole 2 minuti sul fuoco in una pentola, getto quelle che non si sono aperte perché sono morte e non si devono consumare.
Filtrate il liquido in un colino fitto in modo da eliminare la sabbia ed eventuali altre impurità e mettetelo da parte.
Pulite le patate e le cipolle e tagliatele a fettine non troppo spesse.
Lavate i pomodorini e tagliateli a metà.
Lavate e sgrondate il prezzemolo, sbucciate l’aglio e tritate tutto insieme.
In un’ampia teglia di terracotta versate un po’ d’olio e create una base con le cipolle.
Sovrapponete metà delle patate e dei pomodorini. Spolverizzate con un po’  del composto di prezzemolo e aglio e con del pecorino. Irrorate con un filo d’olio.
Adagiate sopra le patate tutte  le cozze con il frutto rivolto verso l’alto, distribuite tutto il riso facendolo penetrare anche nei gusci dei mitili.
Spolverizzate con il rimanente composto di prezzemolo e aglio, con del  pecorino e unite  il pepe. Irrorate  ancora con  l’olio.
Aggiungete le restanti patate, i pomodorini, il  pecorino e altro olio.
Al liquido filtrato delle cozze aggiungete un bicchiere d’acqua, pochissimo sale (personalmente non lo aggiungo perché di solito il liquido filtrato delle cozze è molto salato) e versate il tutto lateralmente fino al limite dell’ultimo strato.
Coprite con un foglio d’alluminio e infornate a 200°C ( forno statico e già preriscaldato) per 45 minuti poi eliminate l’alluminio e continuate la cottura per altri 15 minuti.

Servitela tiepida e accompagnate con il vino Nero di troja

 

 

 









 

 

giovedì 8 luglio 2021

Semifreddo alla pesca

Il pesco è originario della Cina, dove era considerato simbolo d’immortalità, e i cui fiori furono celebrati da poeti e pittori. Dall’Oriente si diffuse in Persia e infine giunse in Europa.
Il frutto arrivò a Roma nel I secolo d.C. grazie ad Alessandro Magno che, durante la spedizione contro la Persia, lo importò e si diffuse in tutto il bacino del Mar Mediterraneo con il nome di persica perché erroneamente considerato originario della Persia
In Egitto, la pesca era sacra ad Arpocrate, dio del silenzio e dell’infanzia, ancora oggi, infatti, le guance dei bambini sono paragonate alle pesche, per la loro carnosità e morbidezza.
Sul piano nutrizionale il contenuto calorico della pesca è molto basso (circa 39 calorie ogni 100 grammi) ma essendo ricca di fibre insolubili, possiede un indice di sazietà elevata, non solo ma queste fibre sono benefiche anche perché riducono il rischio di tumori al colon.
E’ particolarmente succosa, gustosa e dissetante per l’alto contenuto di acqua e di pectina.
La pectina è una fibra solubile utile alla regolazione dei livelli di colesterolo e di glucosio nel sangue.  La pesca contiene zuccheri facilmente assimilabili e acidi organici che le donano il suo sapore particolare, come l’acido malico, citrico e tartarico. Notevole è il quantitativo di potassio contenuto nel frutto insieme alle vitamine B1, B2, C, discreto è il quantitativo di carotenoidi che nell’organismo si trasformano in vitamina A: questa, oltre ad aiutare la nostra capacità visiva, è fondamentale per la produzione di melanina che ci protegge dai raggi solari e ci fa abbronzare più rapidamente.
Questo delizioso frutto ha un’importante azione diuretica e leggermente lassativa.
Le categorie di pesche più conosciute, sono principalmente tre: quella comune, che può essere con polpa a pasta gialla, ha un nocciolo libero ed è chiamata spiccagnola o spaccarella e l’altra, a pasta bianca, con il nocciolo molto aderente alla polpa ed è chiamata duracina.
Quella a buccia liscia e glabra con polpa sia gialla che bianca denominata Nettarina o pesca noce.
E infine la pesca percoche, principalmente utilizzata dalle industrie alimentari.
Esistono poi altri tipi di pesche, meno conosciute, come la Merendella, che ha la pelle liscia di colore bianco-verde, con la polpa aderente al nocciolo, particolarmente diffusa in Calabria, e la pesca Saturnina o Tabacchiera di forma schiacciata e sapore intenso.


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Ingredienti per una torta da 20/22 cm di diametro

 Per la base:
250 gr. di frollini
60 gr. di burro
2 cucchiai di glassa di cioccolato fondente
1 cucchiaio di miele d’Acacia

 Per la crema
250 gr di panna da montare
125 gr di ricotta
2 cucchiai di gocce di cioccolato fondente
60 gr. di zucchero a velo
12 gr. di colla di pesce (2 fogli)
1 cucchiaio di latte

Per il topping
3 pesche
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaio di zucchero
Un pizzico di cannella
12 gr. di fogli  di gelatina 

Procedimento

Spennellate con il burro fuso la tortiera e rivestitela con della carta da forno.
Tritate i biscotti con il mixer e metteteli in una ciotola, unite il burro fuso e il miele. Amalgamate bene e stendete il composto sulla base della tortiera. Premete il composto con il dorso di un cucchiaio in modo da rendere il fondo uniforme e ben compatto, mettete in frigo per mezz’ora.
Nel frattempo preparate la crema.
Mettete a bagno in acqua fredda per dieci minuti i fogli di gelatina.
In una ciotola mettete la ricotta e lo zucchero a velo. Lavorate con la frusta per ottenere una crema soffice.   .
Scolate e strizzate bene la gelatina, fatela sciogliere nel latte tiepido e unitela alla crema di ricotta. Montate la panna e inglobatela, delicatamente, dal basso verso l’alto, alla ricotta.
Versate tutto sulla base di biscotti, livellate bene e ponete in frigorifero per 3 ore, coprendo la torta con della pellicola.

Trascorse le tre ore preparate il topping.
Mettete a bagno in acqua fredda per dieci minuti il foglio di gelatina.
Lavate bene le pesche, togliete il nocciolo, tagliatele a pezzetti e irroratele con il succo del limone. Mettetele in una casseruola, unite lo zucchero e fate cuocere a fuoco dolce, per  10 minuti.  Frullate con il mixer, unite la gelatina scolata e ben strizzata e mescolate per farla sciogliere.  Lasciate intiepidire. Riprendete lo stampo dal frigo e distribuite uniformemente il topping sulla torta.

Rimettete in frigo per altre tre ore. Togliete il semifreddo dal frigo dieci munti prima di consumarlo.
Potete servirlo così oppure guarnirlo con del cioccolato a scaglie oppure con delle fettine di pesca.


venerdì 2 luglio 2021

Insalata di Cuscus con verdure, ceci e formaggio misto al peperoncino


Il cuscus o cuscussù ( in francese couscous o cous cous ) è un alimento tipico del Nordafrica, della Sicilia occidentale e della Sardegna sudoccidentale (Calasetta, Isola di Sant’Antioco e Carloforte) dove prende il nome di Cascà (pron. Cashcà), costituito da agglomerati ovvero granelli di semola di frumento cotti a vapore (del diametro di un millimetro prima della cottura, poi via via sempre più grandi).
Tradizionalmente il cuscus veniva preparato con semola di grano duro, quella farina granulosa che si può produrre con una macinatura grossolana utilizzando macine primitive, ma oggi con questo nome ci si riferisce anche ad alimenti preparati con cereali diversi, come orzo, miglio, sorgo, riso, farro o mais. Solitamente esso accompagna carni in umido e/o verdure bollite (sulla costa del mar Mediterraneo anche pesce in umido). Può essere reso piccante accompagnandolo con la harissa  (usata soprattutto in Tunisia).
In Italia il cuscus è preparato nel trapanese, in Sicilia; è cotto a vapore in una speciale pentola di terracotta smaltata, ma il condimento, a differenza di quello magrebino, è un brodo di zuppa di pesce. Il nome nel dialetto locale è cùscusu.
Anche nella cucina marchigiana in origine i frascarelli sarebbero stati una sorta di couscous di farina di grano tenero; successivamente questi grumi sarebbero stati sostituiti o integrati dal riso stracotto.
Per preparare questa insalata di cous cous e vivacizzarla ho aggiunto il Formaggio misto al peperoncino Tre Valli  Cooperlat.
E’ un formaggio marchigiano fresco a pasta cremosa e media maturazione, ottenuto con latte bovino e ovino italiano. E’ tradizione marchigiana quella di aromatizzare i formaggi in vari modi. Un formaggio che anticamente veniva preparato esclusivamente nei mesi invernali e che si lega alle tradizioni della norcineria.
Ottimo per insaporire insalate fresche e come condimento di primi piatti al forno. Si accompagna con vini bianchi ricchi di gusto, ma delicati.



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Ingredienti per 4 persone:


280 g di cuscus di mais precotto
320 g di acqua
1 zucchina chiara
1 carota
1 gambo di sedano
1 peperone rosso
20 cimette di cavolfiore
1 cipolla
1  barattolo di ceci
Olio extravergine d’oliva San Marzano  q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Pulite gli ortaggi e il peperone.
Tagliate le zucchine e le carote a rondelle, il peperone a quadretti.
La cipolla e il sedano a cubettini.
In un tegame scaldate 4 cucchiai d’olio e dorate la cipolla e il sedano. Aggiungete tutti gli altri ortaggi, il peperone e le cimette di cavolfiore.
Soffriggete per due minuti mescolando, unite i ceci sgocciolati , mezzo bicchiere di acqua calda, salate, coprite e portate a bollore.
Lasciate cuocere 10 minuti.
Scaldate l’acqua, salate  e quando  prende bollore versateci il cuscus mescolate e coprite per 5 minuti.
Sgranate il cuscus con una forchetta e mettetelo in una grande ciotola, aggiungete 3 cucchiai d’olio e mescolate.
Unite tutte le verdure, i cubetti di formaggio e lasciate riposare un frigo per una mezz’ora.






venerdì 25 giugno 2021

Caponata catanese

La caponata è una ricetta tipica siciliana che secondo un’ipotesi, deve il suo nome a un pesce, la lampuga che in Sicilia è detto “capone”.
Questo pesce, della famiglia dei tonni e dalle carni pregiate e ricercate, è tipico del Mediterraneo; era servito in agrodolce durante i pasti delle classi agiate e, poiché il popolo non poteva permettersi il pesce, lo sostituì con le melanzane.
Un’altra versione vuole che il suo nome derivi dal fatto che i pescatori di Lampughe consumassero questa ricetta come pasto durante la pesca.
Numerose sono le varianti di questa ricetta, se ne contano oltre trenta, a seconda delle zone e questo è motivo di contrasto tra i siciliani, che rivendicano nelle arie zone dell’isola il primato dell’autentica caponata che oggi è servita come antipasto o contorno, ma nel ‘700 rappresentava un piatto unico accompagnato dal pane.
All’interno della Sicilia la ricetta è preparata prevalentemente con un insieme di verdure, tra cui le melanzane, unite alle mandorle e poi condite in agrodolce.
Sulla costa orientale, soprattutto nella città di Catania, la caponata è preparata con una predominanza della melanzana e del pomodoro uniti ai pinoli e al basilico fresco.
In entrambi casi la melanzana da utilizzare è la “violetta di Palermo”, tipica per la sua forma oblunga e con una consistenza della polpa densa e compatta che non assorbe troppo olio durante la cottura.
La ricetta che vi propongo è quella della caponata catanese e ricordatevi che va consumata il giorno dopo in modo da dare tempo ai sapori di amalgamarsi e assestarsi.

 

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Ingredienti per 4 persone: 


600 g di melanzane lunghe
300 g di pomodori
1 gambo di sedano
1 cipolla rossa
100 g olive verdi denocciolate
Una manciata di capperi sotto sale di Pantelleria
40 g pinoli
1 cucchiaio di zucchero di canna
50 ml di aceto di vino bianco
Qualche foglia di basilico
Olio extravergine di oliva
Sale  grosso e fine q.b.

 

 

Procedimento

 

Lavate le melanzane, eliminate il picciolo verde un po’ spinoso, tagliatele a cubetti e mettetele in uno scolapasta.

Cospargetele di sale grosso e lasciatele così per trenta minuti in modo da eliminare l’acqua.

Poi sciacquatele, strizzatele e asciugatele con carta da cucina.

Dissalate i capperi lasciandoli a bagno nell’acqua per circa trenta minuti e cambiandola spesso.

Lavate i pomodori, spelateli, eliminate i semi e tagliateli a pezzetti.

Incidete le olive e togliete il nocciolo.

Lavate il sedano, eliminate i fili, tagliatelo a pezzi (di circa 1 cm).

Pulite la cipolla e tagliatela a fettine sottili.

Fate friggere in abbondante olio i cubetti di melanzana finché non saranno dorati poi scolateli e metteteli su della carta da cucina per eliminare l’unto in eccesso.

Scaldate quattro cucchiai d’olio in una padella e fate rosolare la cipolla, aggiungete il sedano, le olive, i capperi, i pinoli e fate cuocere per cinque minuti.

Unite i pomodori e continuate la cottura per altri dieci minuti.

Aggiungete le melanzane fritte, l’aceto e lo zucchero, se è il caso aggiustate di sale, ma prima assaggiate poiché i capperi sono già piuttosto salati.

Alzate la fiamma per far evaporare l’aceto e continuate la cottura per due minuti, aggiungete le foglioline di basilico spezzettate.

Servitela il giorno dopo, tiepida o fredda, come preferite.

 

 

martedì 22 giugno 2021

Branzino alla ligure

L’origine di questo piatto la si comprende già dal suo nome, anche se pare sia nato a Genova e poi si sia diffuso in tutta la regione.

Una ricetta con  pochi e semplici ingredienti  ma di una bontà unica per la sua delicatezza e l’ottimo accostamento tra il pesce e i prodotti della terra.

Una cucina povera, quella ligure,  propria delle genti di campagna, dei montanari e dei naviganti, fatta di alimenti semplici, comuni ed economici, che è tuttavia diventata costosa, ricercata e piena dei fasti antichi.

Volendo riassumere si può affermare che la gastronomia della Liguria si contraddistingue per sei grandi elementi:

1. le erbe selvatiche spontanee del territorio (maggiorana, salvia, rosmarino, alloro, timo ecc.) e i prodotti dell'orto di casa (cipolle, patate, basilico, melanzane ecc.)

2.      le primizie delle coltivazioni e dei boschi (basilico, pomodori cuore di bue, zucchine trombette, asparagi e carciofi albenganesi, funghi, tartufi della Valbormida, frutta fresca e frutta secca)

3.     le olive e il meraviglioso olio d'oliva che se ne ricava

4.     i prodotti farinacei (focacce, farinate, torte salate ecc.)

5.      la vasta gamma di paste secche e fresche

6.     il pescato del mare (acciughe, gamberi, polpi, moscardini, seppie, muscoli, triglie, branzini, ecc.) e la selvaggina (data l'alta boscosità).




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Ingredienti per 4 persone:

 

4 branzini da 250 gr circa caduno

400 gr di patate novelle  molto piccole o patate normali

200 gr di  pomodorini pachino

24 olive taggiasche

1/2 bicchiere di vino bianco secco

Qualche cappero dissalato

1 cucchiaio di pinoli

1 rametto di rosmarino

2 rametti di timo

4 cucchiai di olio extravergine d’oliva ligure

Sale q.b.

 
Procedimento

 

Sbollentate le patate per 5 minuti (10 se usate le patate normali). Scolatele, fatele raffreddare e pelatele. Se avete usato quelle piccole da forno(vedi foto) lasciatele così, altrimenti tagliatele a spicchi grossi .

Lavate e tagliate a spicchi i pomodorini.

Dissalate i capperi.

Pulite i branzini e passateli sotto l’acqua corrente poi asciugateli con della carta da cucina.

In una pirofila versate l’olio e distribuite sul fondo le patate, i pomodorini, le olive, i pinoli, gli aghetti di rosmarino e quelli di timo.

Salate leggermente e mischiate il tutto.

Adagiate sopra i pesci , coprite con un coperchio o dell’alluminio e infornate (forno statico già preriscaldato a 190°C) e fate cuocere per circa 20 minuti poi eliminate il coperchio, aggiungete il vino e completate la cottura per altri 20 minuti.

Prima di servire, pulite il pesce e ricavate dei filetti. Metteteli in un piatto, distribuite su ognuno un pochino del fondo di cottura e parte di tutti gli altri ingredienti, versate un filo d’olio e servite.

Potete accompagnarli con una ratatouille di verdure miste come nella foto.

 

 

martedì 8 giugno 2021

Lasagne al pesto ligure

Le lasagne sono ottime preparate in qualunque modo, alla bolognese, in bianco, con i broccoli, con gli asparagi, ecc. Oggi vi propongo una versione che ebbi modo di mangiare e apprezzare tanti anni fa in Liguria: le lasagne al pesto.
Il pesto è forse la salsa ligure più conosciuta, semplicissima da realizzare, deve il suo nome al fatto che il basilico veniva “pestato” in un mortaio sprigionando tutto il suo aroma. Quella che vi propongo è la ricetta originale depositata presso la Camera di Commercio di Genova.
Per fare il vero pesto genovese occorrono un mortaio di marmo e un pestello di legno.
Se non avete né l’uno né l’altro potete utilizzare un mixer frullando tutti gli ingredienti insieme meno i formaggi, che metterete per ultimo insieme all’olio,  ma in questo caso il gusto ne  sarà un po’ danneggiato.
Se ne avanzate dalla  preparazione potete conservarlo qualche giorno in frigorifero in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente, oppure potete anche surgelarlo in appositi contenitori.


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Ingredienti per 4 persone:
 
Per le lasagne:
250 gr di farina
3 uova
5 gr di sale
 
Per la besciamella:
½ lt di latte freddo
40 gr di farina
30 gr di burro
4 cucchiai di Parmigiano Reggiano stagionato grattugiato
Noce moscata q.b.
1 cucchiaino di sale
 
Per il pesto:
100  g di foglie di basilico
1 bicchiere d’olio extravergine di oliva ligure
12 cucchiai da cucina di Parmigiano Reggiano
4 cucchiai di Pecorino(sardo, toscano, romano o siciliano)
2 spicchi d’aglio
50 g di pinoli 
Sale grosso q.b.
 
 
Procedimento
 
Lavate e asciugate molto bene le foglie di basilico.
Pestate nel mortaio l’aglio e il sale e aggiungete, non tutte insieme, le foglie di basilico.
Iniziate con un movimento rotatorio e prolungato a pestarle nel mortaio.
Gli oli essenziali sono conservati nelle venuzze delle foglie di basilico e quindi, per ottenere il  miglior gusto, bisogna ruotare il pestello in modo da stracciare, non tranciare.
Quando il basilico stillerà un liquido verde brillante aggiungete i pinoli e continuate a pestare.
Versate infine il pesto in un barattolo o in una ciotola ed aggiungete i formaggi grattugiati e l’olio versato lentamente.
La lavorazione deve essere effettuata a temperatura ambiente e il più velocemente possibile per evitare problemi di ossidazione.
Mettete la farina sulla spianatoia, fate un buco al centro e aggiungete le uova leggermente sbattute e un pochino di sale. Impastate tutto, fino a ottenere un impasto compatto e omogeneo, formate una palla e lasciatela riposare per una mezzora.
Preparate la besciamella amalgamando la farina, un po' di sale e un po’ di latte freddo. Sciogliete bene la farina per evitare la formazione di grumi e unite il restante latte, poi ponete tutto sul fuoco molto basso e fate cuocere, sempre rimestando, per una decina di minuti, fino a quando vedrete la besciamella gonfiarsi e addensarsi L'ultimo minuto di cottura aggiungete il burro, il Parmigiano e amalgamate bene tutto, aromatizzate con un po’ di noce moscata.
Prendete una pirofila da forno, depositate sul fondo un pochino di besciamella.
Scottate i rettangoli di pasta  ( 2 o 3 alla volta) per un minuto nell’acqua bollente e salata, scolateli e metteteli sulla besciamella, distribuite sopra un po’ di pesto e copritelo con della besciamella.


Continuate così a strati, fino a ultimare tutti gli ingredienti.
L’ultimo strato di lasagne copritelo con il pesto mischiato alla besciamella e spolverizzate con Parmigiano grattugiato.

Coprite la pirofila con un foglio  di alluminio e infornate a 180° (forno statico già preriscaldato e a temperatura), dopo i primi dieci minuti di cottura, togliete il foglio di alluminio e fate cuocere ancora per altri dieci minuti, cioè fino a quando si sarà formata una bella crosticina. Lasciate riposare 5 minuti e servite.

mercoledì 2 giugno 2021

Panna cotta con albicocche e nocciole


La panna cotta è un dolce tipico piemontese la cui origine si fa risalire agli inizi del ‘900. Attualmente è molto apprezzato e consumato in tutta Italia. Generalmente si serve con il caramello, ma sono molto diffuse le varianti con la salsa ai frutti di bosco o con il cioccolato.


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Ingredienti per 4 persone:

100 ml di latte
400 ml di panna fresca
100 gr di zucchero
2 fogli di gelatina 

Per il topping:

400 g di albicocche
40 g di zucchero
Una decina di nocciole tritate
Un cucchiaio di succo di limone q.b.


Procedimento

Mettete a bagno in acqua fredda 2  fogli di gelatina per circa 10 minuti.
In un pentolino versate il latte, la panna e lo zucchero. Rimestate bene e mettete sul fuoco molto basso fino a quando inizierà il bollore. Spegnete il fuoco e unite la gelatina ben strizzata. Mescolate accuratamente per farla sciogliere .
Suddividete  il composto in 4 coppette o bicchieri poi mettete in frigo (se volete l’effetto della foto posizionate i bicchieri inclinati, aiutandovi con un piccolo sostegno) per almeno quattro ore. Trascorso il tempo lavate le albicocche, tagliatele  a pezzetti , meno due  che lascerete intere per la decorazione finale.
Spruzzate i pezzetti di albicocche  con il  succo del limone per evitare che anneriscano, metteteli in un pentolino con lo zucchero e 1 cucchiaio d’acqua.
Fate cuocere per una decina di minuti, poi frullate il composto e mettete in frigo.
Al momento di servire, aggiungete il composto di albicocche, guarnite con  mezza albicocca tagliata a metà, distribuite le nocciole tritate e servite.