mercoledì 4 gennaio 2012

La cottura degli alimenti: metodi e peculiarità


Cuocere un alimento vuol dire modificare la sua struttura chimico-fisica allo scopo di rendere l’alimento più digeribile, più sicuro da un punto di vista igienico e per migliorare le caratteristiche organolettiche modificandone il sapore, il colore e l’aspetto.
Le tecniche di cottura degli alimenti sono svariate e ognuna modifica la composizione dei nutrienti, alcune li esaltano, altre li distruggono.
Analizziamo di seguito i vari metodi e le loro peculiarità.

 La bollitura è un metodo di cottura detto “per convezione”, cioè il calore è trasportato all’interno del cibo tramite un fluido, in cui è immerso, alla temperatura di circa 100 ° o tra i 60°/90° se lo facciamo sobbollire.  

I vantaggi di questo tipo di cottura consistono nel poter cuocere gli alimenti senza l’aggiunta di grassi di condimento, i lipidi presenti nella carne si disperdono nel brodo e possono quindi essere eliminati facilmente, le carni diventano più tenere, digeribili e saporite. Con la bollitura, però, i cibi (specialmente le verdure) perdono buona parte dei loro valori nutrizionali per la diffusione nel liquido delle sostanze idrosolubili, che si possono tuttavia recuperare consumando il brodo, nel caso delle carni, o riutilizzando il liquido nel caso delle verdure. E’ comunque consigliabile far cuocere le verdure sempre in pochissima acqua e per un periodo molto breve. Le vitamine che subiscono danni da questo tipo di cottura sono la vitamina C, la B9, B6, B5, B1, la PP.
Per ridurre le perdite di queste vitamine è sufficiente immergere le carni nel liquido già caldo, questo consente la formazione, pressoché immediata, di una pellicola dovuta alla denaturazione veloce delle proteine che blocca la fuoriuscita di buona parte dei nutrienti.
Perciò se volete un buon bollito, immergete la carne nel liquido bollente, viceversa, se volete un buon brodo, immergete la carne nel liquido freddo.
Per quanto concerne i minerali, quello più sensibile alla cottura è il potassio mentre quelli che si avvantaggiano dalla bollitura sono il ferro e lo zinco che vengono resi più biodisponibili.

La cottura a vapore è simile alla bollitura, ma comporta pochissima dispersione di nutrienti, di gusto e nessuna alterazione dei colori. E’ una cottura a concentrazione perché l’acqua contenuta nell’alimento evapora e il gusto del cibo si concentra. Sono dette a concentrazione anche le cotture al forno, alla piastra, in frittura e rosolate in padella.
Un metodo molto delicato è quello della cottura a bagnomaria. Si utilizza immergendo un recipiente in un altro contenitore colmo d’acqua. Si può utilizzare sia sul gas sia nel forno. L’acqua non deve mai raggiungere l’ebollizione, ma rimanere tra i 90/95°.

Si utilizza per la preparazione delle creme, perché evita la formazione dei grumi che si formano, ad alte temperature, delle proteine contenute nelle uova, e per la preparazione di emulsioni e salse.Preserva buona parte dei nutrienti.


Si parla di cottura mista quando facciamo prima una cottura per “concentrazione”, e poi una per “espansione”. Cioè prima si fa rosolare l’alimento a temperatura elevata (160/180°) per ottenere la caramellizzazione di proteine e amidi (concentrazione) che consentono lo sviluppo di sapori gradevoli, e che creano una crosta croccante mentre l’interno è ancora crudo, poi si aggiunge il liquido, che può essere acqua, brodo, vino ecc. (espansione), che ha lo scopo di diffondere uniformemente il tutto e di cuocere e intenerire la carne. La temperatura scende intorno ai 100°, l’umidità ammorbidisce la crosta e rende gustoso il fondo di cottura. Questo tipo di cottura varia da 1 a 3 ore a pentola coperta ed è utilizzata per i brasati.




La stufatura è simile alla brasatura ed è utilizzata anche per gli ortaggi; la differenza consiste solo nella maggiore quantità di liquido utilizzata nella brasatura che allunga i tempi di cottura.
Per quanto concerne la perdita di nutrienti, anche con questo tipo di cottura è notevole, fino al 50% delle vitamine PP, B6 e B5, inoltre questo tipo di cottura lento agevola la degradazione e l’ossidazione dei grassi, dei componenti lipidici e delle vitamine liposolubili presenti (A, D, K, E).
La frittura consiste nella cottura di un alimento immerso interamente in un grasso portato a temperatura elevata (150/210°). Normalmente si utilizza per la cottura delle verdure, delle carni, dei pesci e dei dolci come le frittelle o le zeppole.
I vantaggi di questa cottura consistono in una minor perdita di nutrienti, ma provoca un notevole aumento calorico e una considerevole riduzione delle vitamine termolabili come la C, la E e tutto il gruppo delle vitamine B, non solo, ma, a causa delle temperature elevate raggiunte (il cosiddetto punto di fumo), si sviluppa acroleina, sostanza volatile irritante per lo stomaco e nociva per il fegato.



 La cottura al forno consiste in una trasmissione del
calore a secco per mezzo di aria calda e si utilizza per tutti gli alimenti.
Normalmente il cibo è inserito nel forno già caldo, questo consente, tramite l’evaporazione dell’acqua superficiale contenuta nell’alimento, la formazione di una crosta che determina la ritenzione delle vitamine e dei minerali idrosolubili.
E’ consigliabile non utilizzare temperature elevatissime ma, piuttosto, allungare i tempi di cottura.
La cottura a pressione, cioè quella effettuata con la pentola a pressione casalinga ha come peculiarità il fatto che le temperature raggiunte superano i 100°, in questo modo aumenta la differenza di temperatura che c’è tra il vapore e la superficie degli alimenti, questo determina una maggiore trasmissione del calore per convenzione.
L’utilizzo di poca acqua, quindi, fa sì che le perdite di nutrienti idrosolubili siano ridotte al minimo, e l’utilizzo di una temperatura più elevata riduca i tempi di cottura con minore alterazione dei composti termolabili.

Autore: Maria Antonietta Grassi


giovedì 22 dicembre 2011

Nidi di riso venere e fonduta

Il riso “Venere” è un riso integrale dall’inconfondibile colore nero naturale. Originario della Cina, attualmente viene coltivato anche in Italia, nella Pianura Padana.
Noto come il riso proibito dell’imperatore, perché si dice che per le sue proprietà nutrizionali ed afrodisiache, fosse consumato solo da lui.

Questo riso presenta un alto contenuto di sali minerali,magnesio, fosforo e selenio, che svolgono un’azione utile per il benessere del nostro organismo.


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Ingredienti per 4 persone:

350 gr. di riso Venere

Per la fonduta:
2 etti di Toma di Bra o, in alternativa, di Taleggio
4 cucchiai di Parmigiano Reggiano
20 gr. di burro
1 cucchiaio di farina
1 bicchiere di latte

Procedimento

Tagliate la Toma a cubetti , metteteli in una ciotola e ricopriteli con  un po’ di latte. Lasciateli riposare per almeno un’ora, poi scolateli e teneteli da parte.
Mettete la farina in un pentolino,  versate lentamente il latte sulla farina e amalgamate bene per evitare la formazione di grumi.  Ponete il pentolino sul fuoco bassissimo, rimestando continuamente finché il composto acquista consistenza. Aggiungete  i  pezzetti di formaggio, il burro e il parmigiano. Continuate la cottura fin quando il formaggio risulterà sciolto (circa 5 minuti).
Fate cuocere  il riso in abbondante acqua salata per 18/20 minuti ( o secondo i tempi di cottura indicati sulla confezione) , scolatelo bene e mettetelo nei singoli piatti formando delle cupolette, fate  un buco al centro e versate la fonduta calda,  distribuitene un po’anche intorno e servite subito.
Buon appetito!


martedì 13 dicembre 2011

Torta di pere con amaretti e Passito di Pantelleria

L’amaretto è  un pasticcino   a base di pasta di mandorle, fatto con zucchero, bianco d'uovo, mandorle dolci e mandorle amare e armelline,  diffuso in tutte le regioni d'Italia.

Nati in Italia nel medioevo, verso la fine del XIII secolo si sono diffusi nei paesi arabi e, durante il rinascimento, in tutta Europa. Oltre alla produzione italiana, in particolare quella di amaretti fatti con mandorle amare di Sardegna e quella lombarda, vanta grandi tradizioni quella Francese, soprattutto in Lorena e nei Paesi Baschi.

Di questo dolce esistono principalmente due versioni: l'amaretto tipo Saronno, croccante e friabile, e l'amaretto tipo Sassello, morbido e più simile al marzapane. Entrambi hanno forma tondeggiante, come una piccola calotta, e la superficie screpolata.

 


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Ingredienti per 6 persone:

200 gr di farina 00
3 pere
60 gr di amaretti di Saronno 
100 gr di zucchero più 2 cucchiai
70 gr di burro
2 uova
120 ml di latte
80 ml. di Passito di Pantelleria
1 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale fino
1 pizzico di cannella
½ limone

Procedimento
Accendete il forno a 180°
Sbucciate le pere, tagliatele a dadini, metteteli in una ciotola, spruzzateli con il limone e metà del vino.
Sbriciolate gli amaretti e versate sopra il vino rimanente, mescolate bene.
Lasciate ammorbidire il burro a temperatura ambiente e lavoratelo con una forchetta per renderlo spumoso. Incorporate lo zucchero, i tuorli e continuate a lavorare il composto con le fruste elettriche fino a renderlo gonfio e spumoso.



Incorporate la farina setacciata, il lievito, la cannella e il latte. Mescolate accuratamente, aggiungete il composto di amaretti e Passito.
Montate  a neve ben ferma gli albumi con un pizzico di sale, uniteli al preparato ,incorporandoli lentamente, con un movimento dal basso verso l’alto, per non smontare l’impasto.
Scolate bene  i dadini di pera, infarinateli leggermente e incorporateli.
Imburrate ed  infarinate una teglia di 26 cm di diametro, versate il composto, spolverizzatelo con due cucchiai di zucchero ed infornate per 40 minuti.

NOTA BENE: L’alcool contenuto nel passito con la cottura evapora completamente per cui la torta può essere consumata anche dai bambini o dalle persone che non possono assumere alcool.

martedì 6 dicembre 2011

Bustine ai broccoli


I broccoli appartengono alla famiglia delle crocifere e sono un alimento dal sapore gradevole e gustoso, inoltre contengono pochissime calorie (27 per 100 gr.) e il loro consumo è spesso consigliato nelle diete ipocaloriche. Generalmente si consumano lessati o al vapore e quest’ultimo tipo di cottura è da preferire perché, non solo esalta al massimo il gusto, ma mantiene inalterate tutte le qualità nutritive.
Sono ricchi di sali minerali quali calcio, ferro, fosforo, potassio e vitamine come la C, la B1, la B2; contengono, inoltre, fibra alimentare utile per combattere la stitichezza, e tiossozalidoni, sostanze coadiuvanti nella cura della tiroide.
Questo splendido vegetale contiene anche una sostanza, il sulforafano, che non solo previene la crescita delle cellule cancerogene, ma ne impedisce anche il processo di divisione. Questa sostanza, insieme agli isotiocianati, possiede un’azione protettiva soprattutto contro i tumori intestinali, del seno e polmonari.
I broccoli possiedono anche un potere antianemico, emolliente, diuretico, cicatrizzante, depurativo, vermifugo. 
Inoltre, l’alto potere antiossidante in essi contenuto aiuta a rafforzare le difese immunitarie e spesso, gli specialisti, consigliano il loro consumo per combattere l’Helicobacter pylori, un batterio molto resistente che colonizza la mucosa gastrica generando fastidiose gastriti ed ulcere.
L’unico elemento negativo insito in questi ortaggi è lo sgradevole odore emanato durante la cottura: ciò è dovuto allo zolfo in essi contenuto in discreta quantità, ma potete evitare quest’inconveniente semplicemente spremendo un limone nell’acqua di cottura.


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Ingredienti per 4 persone:

400 gr di lasagne fresche all’uovo
1 kg di broccoletti
100 gr di pinoli
1 spicchio d’aglio
4 filetti d’acciuga sott’olio
50 gr di Pecorino romano
4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
Sale q.b.
Per la besciamella:
½ litro di latte
50 gr di farina
35 gr di burro
10 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
Noce moscata q.b.
Sale q.b.


Procedimento

Tritate con il mixer la metà dei pinoli.
Preparate la besciamella: 
Amalgamate la farina, un po' di sale e il latte. 
Ponete sul fuoco molto basso e fate cuocere, sempre rimestando, per una decina di minuti. L'ultimo minuto di cottura aggiungete il burro, il Parmigiano, fate sciogliere il tutto e aromatizzare con la noce moscata.
Pulite e lavate i broccoletti, cuoceteli a vapore per 7/8 minuti, metteteli in una padella con lo spicchio d’aglio e le acciughe sminuzzate e fateli saltare per 5 minuti. Eliminate l’aglio, dividete i broccoletti in piccole cimette, unite il Pecorino, i pinoli tritati, 6 cucchiai di besciamella, aggiustate di sale e mescolate.
Mettete a cuocere le lasagne, poche per volta, per due minuti in abbondate acqua salata e con un cucchiaio d’olio (eviterà che si attacchino). Scolatele, spalmatele con la crema di broccoletti (lasciatene da parte 4 cucchiai) e ripiegatele a busta, lasciando aperto un lato.
Aggiungete la crema di broccoletti rimasta alla besciamella. Mettete parte della crema   co in quattro piatti resistenti al calore (pirex), suddividete le bustine in ogni piatto, distribuitevi sopra il composto rimanente e i pinoli interi. Cuocete nel forno già caldo a 180° per 15 minuti e fate gratinare per 1 minuto.
Servite subito.













lunedì 14 novembre 2011

Torta d'ananas

L’ananas è un frutto tropicale, versatile e utilizzabile in cucina per ogni tipo di preparazione; dall’antipasto al dolce.
Il frutto fresco ha un effetto diuretico, combatte la ritenzione dei liquidi ed è un buon digestivo oltre a possedere un'azione antinfiammatoria sui tessuti molli (gambo). Viene usato anche  nelle terapie contro la cellulite.

Essendo un frutto non "climaterico", una volta staccato dalla pianta interrompe la sua maturazione, solo la buccia cambia colore ma non la polpa e il contenuto zuccherino.

Ancora oggi è usanza per le tribù autoctone delle isole Hawaii donare questo frutto ai giovani che hanno compiuto un passo importante come simbolo di successo .

Nel mondo è il frutto in scatola più consumato. 



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Ingredienti per uno stampo di 26 cm.

200 gr. di farina
100 gr. di zucchero
100 gr. di burro
2 uova
1 scatola di ananas
80 ml di latte
1 bustina di lievito
2 fogli di gelatina
1 pizzico di sale fino

Procedimento

Accendete il forno a 180°
Scolate l’ananas  e tenete da parte il liquido.
Separate i tuorli dagli albumi e montate con un pizzico di sale, a neve ben ferma, questi ultimi.
Lavorate il burro ammorbidito con lo zucchero fino a formare una crema spumosa, incorporate i tuorli, la farina, il lievito e il latte.
Amalgamate bene e versate il composto in una teglia di 26 cm di diametro.
Disponete sopra le fette di ananas,  e infornate per 40 minuti.
Sfornate e lasciate raffreddare completamente.
Fate riscaldare un bicchiere del liquido di conservazione dell’ananas e scioglieteci dentro i fogli di gelatina alimentare. Fate raffreddare e versatela con un cucchiaio sulla torta. Lasciate solidificare e servite.






mercoledì 9 novembre 2011

Frittata di patate e erbette

La patata è  l’alimento più consumato al mondo. E’ un tubero ricco di proprietà e con poche calorie. Contiene una notevole quantità di amido, una discreta quantità  di fosforo e di  potassio e vitamina C. E’ povera di sodio.
Le sue origini si fanno risalire intorno al 3000 a.C. presso la popolazione Incas da cui veniva chiamata “papa”. In Europa giunsero solo nel sedicesimo secolo portate dal conquistatore spagnolo Francisco Pizzaro.
Attualmente si producono circa duemila varietà di patate che sono divise in due grandi gruppi: patate a pasta gialla, con la polpa compatta, adatte ad essere cucinate fritte o intere, e patate a pasta bianca, piuttosto farinose e adatte alla preparazione di gnocchi,  e puré.



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Ingredienti per 4 persone:

4 patate medie
30 gr. di burro
200 ml di latte
5 uova
1 cucchiaino di erbette di Provenza
1 cucchiaino di origano
1 pizzico di peperoncino
Sale fino q.b.
Lavate e sbucciate le patate, asciugatele e tagliatele a fettine sottili.
In una larga padella antiaderente sciogliete il burro, aggiungete le patate, salate e coprite con il latte.
Cuocete a fuoco dolce e a pentola scoperta per 15 minuti.
In una ciotola capiente rompete le uova, unite il peperoncino, un po’ di sale, le erbette di Provenza e l’origano. Sbattete bene.
Togliete le patate da fuoco e versatele nella ciotola con le uova.
Mescolate gli ingredienti, versateli nella padella, coprite e cuocete per 10 minuti a fuoco basso.
Fate scivolare la frittata in un largo piatto e capovolgetela nella padella.
Lasciate cuocere ancora per 5 minuti e servite.




sabato 5 novembre 2011

BLOG DI CUCINA 2.0 - NUOVA RIVISTA DI CUCINA ON LINE


Finalmente è nata! La nuova rivista Blog di Cucina 2.0 è on line da oggi. Contiene non solo ricette ma anche interessanti articoli sul mondo della cucina.
Vuoi conoscere questa ricetta che ho ideato appositamente per l'evento?  Clicca sul titolo e vieni a trovarmi sul sito
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martedì 25 ottobre 2011

Brutti e buoni

Dolcetti tipici piemontesi, preparati con nocciole e albumi. Bruttissimi da vedere ma deliziosi da mangiare.



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Ingredienti per 6 persone:

300 gr. di nocciole intere
200 gr. di zucchero
4 albumi
Mezzo cucchiaino di vanillina
Burro e farina q.b. per imburrare la placca

Procedimento

Tritate grossolanamente le nocciole tostate insieme allo zucchero.
Montate a neve gli albumi (usate le fruste elettriche per cinque minuti) e unite, lentamente, le nocciole tritate con lo zucchero e la vaniglina.
Amalgamate bene e versate il composto in una pentola.
Ponetela sul fuoco bassissimo e mescolate lentamente.
Cuocetelo per circa 20/25 minuti, quando sarà un po’ sodo, ma non troppo, toglietelo dal fuoco e mettetelo a cucchiaiate, ben distanziate fra loro, sulla placca del forno imburrata e infarinata.
Infornate a 150° (forno già caldo) per 30 minuti tenendo lo sportello un po’ aperto.
Lasciateli raffreddare, saranno bruttissimi ma buonissimi!
Se preferite potete utilizzare le mandorle al posto delle nocciole o aggiungerle a queste ultime.

lunedì 24 ottobre 2011

Polenta concia

"Polenta, sempre polenta", così esclamano gli anziani di molti paesi, a ricordo dei tempi in cui il tradizionale piatto confezionato col mais, veniva consumato con poche varianti a colazione, pranzo e cena. L'immagine emblematica evocata da Beppe Fenoglio nella sua (e nostra) passata "Malora", della fetta di polenta strofinata sull'acciuga e appesa a un cordino al centro della tavola, diventò l'icona del mondo povero contadino. La sua produzione rappresentò per tante comunità un importante mezzo di sopravvivenza.

I testimoni però concordano tutti su una cosa: quella di una volta era diversa da oggi.
Quella dura, fatta con farina grossolana contenente ancora un po' di cruschello, si metteva nel latte a pezzi o a fette. Da polenta e latte emanavano i profumi agresti di vaccino, di formentone e di lisciva proveniente dal sacchetto di candida tela in cui era conservata la farina gialla dentro al farinajo o cassamadia, insieme ai sacchetti dei ceci e delle lenticchie.

I piatti più elaborati la volevano "concia" (sistemata in un tegame con formaggio, burro, e passata in forno), oppure "acomoda" (unita bollente a burro, toma, cannella e noce moscata). Diffuso in tutto il pinerolese era il consumo della polenta con il vin cheuit, ossia un "vino" di mele. Posto in un recipiente, lo si faceva bollire per almeno 10-12 ore a fuoco lento. Bollendo, il succo tendeva a solidificare e, a cottura avvenuta, si gonfiava e diventava molto denso. In occasione dell'uccisione del maiale, era consuetudine accompagnare i budin (sanguinacci) e la Fricasà (frattaglie fritte) con polenta.

In Piemonte, grazie al "Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale dello Stato Sabaudo" (Casalis, 1838) è possibile risalire a tutti i comuni delle tre grandi aree in cui si concentrava il massimo della produzione: il Canavese, la bassa Val di Susa e la pianura compresa fra Torino e Pinerolo.
L'abbandono delle montagne e il declino del mondo rurale sono un altro fattore che ha portato alla diffusione della monocoltura di poche varietà, destinate quasi in via esclusiva all'alimentazione animale, per il consumo di carni e la produzione di latte.

Per fortuna però, rispondendo ad una rinata attenzione per il cibo buono e locale, grazie a singoli contadini, mugnai, associazioni, gruppi d'acquisto, piccoli comuni, la selezione-produzione-riproduzione di alcuni di questi mais è stata ripresa. In provincia di Torino se ne contano a tutt'oggi sette, ben distinguibili: il Pignoletto giallo e rosso del Canavese, l'Ostenga bianco del Canavese, il Nostrano dell'Isola, l'Ottofile bianco, giallo e rosso dell'Albese. Le sette varietà, iscritte al Registro Nazionale delle Varietà da Conservazione della Regione Piemonte, sono molto diverse l'una dall'altra, ognuna adatta ad un uso specifico.

Tratto da  - Piemonte parchi  

Autore: Loredana Matonti 


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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di farina di mais bramata
1 lt di acqua
1 lt. di latte
1 cucchiaio di sale
50 gr di burro
1 etto di Fontina tagliata a cubetti
1 etto di Fontina tagliata a fette sottili
1 etto di Toma tagliata a cubetti
1 etto di Parmigiano  Reggiano grattugiato

Procedimento

Ponete sul fuoco una pentola con l'acqua, il latte, il sale e prima che prenda il bollore gettate a pioggia la farina di mais rimestando sempre nello stesso verso per non far formare dei grumi.
Cuocete per circa 30 minuti poi aggiungere il burro, la fontina a cubetti, la toma  e il Parmigiano Reggiano. Continuare la cottura, sempre rimestando, ancora per una decina di minuti.
Versate la polenta in singole pirofile da forno, distribuite le fette di fontina ed infornate per 5 minuti.
Servitela accompagnata da  salumi, ottima con  il lardo d’Arnaud.






martedì 18 ottobre 2011

Insalata belga, arance e olive nere

L’indivia belga deve il suo nome al fatto che, nel 1850, un agricoltore belga aveva estirpato e conservato in cantina le radici della cicoria per evitare che si congelassero. Alla fine dell’inverno, scoprì che quelle radici avevano prodotto dei germogli gialli e teneri. Li assaggiò e gli piacquero. La sua coltivazione, così, si diffuse prima in tutto il Belgio e poi nel resto dell’Europa.
Come tutte le indivie, ha un gusto amarognolo, ma è più povera di vitamine, rispetto alle altre varietà, a causa del processo di maturazione che avviene in luoghi privi di luce. E’ ricca di vitamine del gruppo B e della provitamina A e l’alta quantità di fibra insolubile, rende il suo consumo particolarmente indicato per chi soffre di stitichezza.


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Ingredienti per 4 persone:
3 cespi di insalata belga
3 arance
30 olive nere
olio extravergine d’oliva q.b.
4 cucchiai di succo d’arancia
Sale q.b.
Pepe q.b.

Procedimento

Lavate bene l’insalata, pelate a vivo le arance e tagliatele a fettine non troppo spesse. Spremete un’arancia.
In una ciotola mettetele l’olio, il sale, il pepe e 4 cucchiai di succo d’arancia ed emulsionate bene.
Disponete le foglie di belga in un piatto(uno per ogni commensale), sovrapponete le fettine d’arancia, distribuite le olive e versate a filo la vigrainette (l’emulsione di olio,sale, pepe e succo d’arancia).
Questa è la composizione coreografica, ma se preferite potete tagliare le arance in cubetti, spezzettare grossolanamente la belga, tagliare le olive, mettere tutto in un’insalatiera e condire.



martedì 11 ottobre 2011

Pane di farro

Mi piace fare il pane, c’è qualcosa di magico ed arcaico in questo gesto e il profumo che si diffonde nella casa quando cuoce è qualcosa d’impagabile!


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Ingredienti:

1 kg. di farina di farro integrale
25 gr. di pasta acida secca
30 gr. di lievito madre di farro secco
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 cucchiaio di malto d’orzo
700 cl di acqua tiepida ( non deve superare i 30° )
2 cucchiai rasi di sale fino 

Procedimento

In una ciotola capiente miscelate la farina, la pasta acida, il lievito e il sale:
Fate arieggiare bene mescolando per 1 minuto.
Sciogliete il malto d’orzo nell’acqua tiepida e versatela, insieme all’olio, poco alla volta, nella farina mentre la impastate. Lavorate l’impasto aiutandovi con una forchetta fin quando incomincerà ad essere  denso. Versatelo su di un piano infarinato e continuate a lavorarlo con le mani tirando la pasta e raccogliendola più volte. L'impasto quando iniziate a lavorarlo è appiccicoso e rimane incollato alle mani, ma proseguendo nell’impasto diventerà sempre meno appiccicoso fino a diventare elastico e morbido, occorreranno circa 15 minuti. Se è il caso aiutatevi con un po’ di farina.


Lasciate lievitare al riparo dalle correnti d’aria per 4 ore, l’ideale è l’interno del forno spento.
Togliete l'impasto dal forno, accendetelo a 200 C°  (forno statico) ed inserite, nella parte bassa, un pentolino con dell’acqua. (serve per mantenere la giusta umidità). Quando il forno avrà raggiunto la giusta temperatura infornate e lasciate cuocere per 45 minuti.
Sfornate e lasciate raffreddare su di una gratella.


Si conserva in un sacchetto di stoffa nella credenza per 7 giorni.



Tronchetti saltati al sugo di peperoni


Ingredienti per 4 persone:

300 gr. di tronchetti all’uovo (o altro tipo di pasta corta)
1 peperone quadrato di Carmagnola abbastanza grande
1 cipolla media rossa di Tropea
1 barattolo piccolo  di pelati
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di bagnetto verde o, in alternativa, qualche rametto di prezzemolo tritato.
1 bicchiere di brodo di manzo o, in alternativa di acqua tiepida
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Peperoncino q.b. (facoltativo)

Procedimento

Lavate e pulite il peperone, toglietegli tutti i semi e i filamenti e tagliatelo a julienne (bastoncini sottili).
Pulite la cipolla e tagliatela a fettine sottili.
Ponete in una ampia padella 4 cucchiai d’olio, la cipolla di Tropea, lo spicchio d’aglio tagliato a metà e i peperoni. Fate dorare per 4/5 minuti poi aggiungete i pelati tritati, il brodo (o l’acqua in alternativa) aggiustate di sale e peperoncino (facoltativo) e fate cuocere ancora per 10 minuti.
2 minuti prima del termine della cottura unite il bagnetto verde (vedere ricetta nella sezione salse)
o, in alternativa il prezzemolo fresco tritato.
Nel frattempo mettete sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata e, quando bolle tuffateci i tronchetti. Lasciate cuocere per il tempo previsto consigliato sull’etichetta.  2 minuti prima del termine della cottura scolateli grossolanamente e versateli nella padella con il sugo..
 Fate saltare pasta fino a cottura completa. Spegnete il fuoco, sploverixzzate con il pecorino e servite subito.
E……Buon appetito!

Peperoni al "riutilizzo"

Perché li ho chiamati così? Semplice, ho utilizzato tutti gli avanzi tristi e solitari che ho trovato in frigorifero e gli ho ridato nuova vita (che è finita molto presto considerando il fatto che li abbiamo divorati in tempo zero!).


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Ingredienti per 4 persone:

4 peperoni quadrati non troppo grandi
350 gr. di bollito di manzo
150 gr. di cime di rapa bollite
2 zucchine
10 uova di quaglia (o 2 uova di gallina)
50 gr. di parmigiano grattugiato
50 gr di toma o qualunque formaggio filante
1 cucchiaio di pangrattato 
1 cucchiaio di erbette di Provenza
1 cucchiaio di bagnetto verde (vedere ricetta o tritate un po’ di prezzemolo con l’aglio)
olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Pepe q.b.

Procedimento

Lavate i peperoni, tagliateli a metà e asportate tutti i semi e i filamenti.
Tritare il bollito, le cime di rapa, le zucchine e mettete tutto in una ciotola.
Aggiungete le uova, il bagnetto verde, le erbette di Provenza, il parmigiano (tenetene da parte 1 cucchiaio), un cucchiaio d’olio, un po’ di sale ed un po’ di pepe.
Mischiate bene e farcite con il composto i mezzi peperoni.
Disponeteli in una teglia unta con due cucchiai d’olio.
Unite il cucchiaio di parmigiano con il pangrattato e distribuite sui peperoni, coprite con i pezzetti di toma.
Irrorate ancora con un po’ d’olio e cuocete nel forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti.
Serviteli tiepidi.