martedì 25 maggio 2021

Tartufi all'arancia e cioccolato

I tartufi al cioccolato sono dei cioccolatini molto in voga negli anni ’80 e ’90 ma, la storia delle sue origini si può far risalire al 1500 in Piemonte, patria dei tartufi da cui questi deliziosi cioccolatini hanno preso il nome per via della loro forma e del colore che ricordano il prezioso fungo che tale è, anche se assomiglia a un tubero. Fino  al 1559 in tutto il mondo, il cioccolato veniva consumato esclusivamente come bevanda liquida poi,   Emanuele Filiberto di Savoia era tornato dalla pace di Chateau Cambresis del 1559 con dei semi di cacao.
Un imprenditore illuminato Paul Caffarel, di origine valdese, e proprietario di una fabbrica nel quartiere di San Donato a Torino, perfezionò una macchina che gli permise di creare il primo cioccolatino della storia.
Cioccolato solido ottenuto con una miscela di cacao, acqua, zucchero e vaniglia.
Nel 1852 il figlio di Caffarel, Isidore, fuse la fabbrica con quella di un altro importante imprenditore del settore dolciario, Michele Prochet. Nacque così la Caffarel-Prochet.
Nel 1865 a fronte dell’embargo del cacao  e per rispondere alle richieste di cioccolato dei torinesi, decisero di sfruttare la collaborazione con la vicina Alba, scommettendo sulla già famosa nocciola Tonda Gentile delle Langhe.
Prochet ebbe l’intuizione geniale di sostituire nell’impasto i pezzetti di nocciola, facendola tostare e macinare, rendendola così simile ad una crema alla quale venivano poi aggiunti il cacao e lo zucchero.
Unica pecca: il risultato era un impasto molto denso che non poteva essere lavorato a  stampo. Prochet decise allora di inventare un particolare formato di cioccolatino, piccolo e piramidale, realizzato a mano e confezionato dentro una carta stagnola dorata simile ad una barca rovesciata.
Lo chiamò “Givò” che in dialetto piemontese significa “mozzicone di sigaro”  quello che oggi è conosciuto come giandujotto.
Nel 1895 a Chambery, città ceduta dai Savoia alla Francia in cambio del via libera di Napoleone III all’annessione di Emilia e Toscana da parte del Piemonte, esisteva la pasticceria Dufour in cui lavorava un’italiana Nadia Maria Petruccelli che , così si narra, rimata a corto delle materie prime, s’ingegnò nell’elaborare questi dolcetti con dei prodotti avanzati dalle altre lavorazioni,  con un cuore di cioccolato e panna, ricoperto da cacao in polvere, ancora oggi nota come variante francese di questo dolce. La forma e il colore ricordavano il prezioso tartufo piemontese e da questo prese il nome.
Il successo non fu immediato, ma esplose nel 1902 quando i Dufour aprirono una cioccolateria vicino a Piccadilly  Circus e si diffuse  in tutto il mondo.
In Piemonte a Grinzane Cavour (Cuneo), non troppo lontano da Chambery, fu Oscar Sebaste a sostituire la panna con la pasta di nocciole, sfruttando gli ingredienti provenienti dallo scarto della produzione del torrone.
Un capolavoro di recupero perfino nei macchinari: l’impasto veniva infatti colato all’interno delle torroniere spente. Non doveva cuocere, ma semplicemente utilizzare il calore residuo, sufficiente per consentire agli ingredienti di amalgamarsi: nasceva così la versione italiana del tartufo.

Nacquero poi molte versioni, la mia è una di quelle.



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Ingredienti per circa 30 dolcetti
 
300 gr di biscotti ai cereali
120 gr di zucchero a velo
250 gr di ricotta
Succo e scorza grattugiata di un’arancia bio  o non trattata
100 gr di cioccolato fondente

Cacao amaro q.b.

 
Procedimento
 
Tritate finemente i biscotti fino a ridurli a farina  e metteteli un una ciotola.
Lavorate la ricotta con una forchetta per renderla più cremosa poi unitela alla farina di biscotti insieme allo zucchero a velo. Amalgamate il tutto.
Aggiungete il succo dell’arancia e la scorza grattugiata (attenti a non grattugiare la parte bianca (albedo) che renderebbe il composto amaro) e mescolate.
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, aggiungetelo al composto e inglobate bene.
Lasciate riposare in frigo per circa un’ora poi riprendete il tutto e formate delle palline della dimensione di una noce, passatele nel cacao amaro.
I vostri dolcetti sono pronti, se preferite potete dividere in due parti le palline e passarne una parte nello zucchero a velo in modo da avere dolcetti bianchi e dolcetti neri.

Conservate in frigorifero fino al momento di servire.

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 19 maggio 2021

Spadellandia

Oggi, giorno del mio compleanno, ho ricevuto un graditissimo dono dal sito di cucina Spadellandia : la pubblicazione  nella sezione dedicata ai Blog Stellati, della mia ricetta Ciambella di percoche senza burro.
Per leggerla, stamparla o scaricarla in PDF cliccate qui   ricetta 






lunedì 17 maggio 2021

Insalata di arance rosse

L’insalata di arance rosse con le cipolle e le olive è una ricetta tipica siciliana, ricca di vitamine e sali minerali, semplice da realizzare e ottima da gustare.
Se non gradite  la cipolla potete sostituirla  con un finocchio.
La caratteristica colorazione rossa di questo tipo di arance è dovuta all’alta presenza di antociani (potenti antiossidanti utili come prevenzione di molte malattie degenerative. ) e la sviluppa solamente nel caso venga coltivata in un luogo con un’accentuata escursione termica tra il giorno e la notte, specialmente nel periodo di maturazione. Lo stress termico, infatti, provoca la produzione di alcune sostanze, tra cui gli antociani, che vengono utilizzate dai tessuti per difendersi dal freddo notturno.
Queste condizioni si trovano in pochi ambiti geografici, come la Sicilia e, in particolare, nella piana di Catania, che comprende il territorio dell’omonima provincia e parte di quello di Enna e Siracusa, dove trovano le loro più alte espressioni. Il merito è tutto dell’Etna che con la sua altezza, 3.326 metri, rende possibile l’escursione termica che permette la pigmentazione delle arance. Le masse d’aria che da Nord Ovest incrociano il vulcano superandolo, salendo si raffreddano velocemente e, ricadendo sulla piana, abbassano rapidamente la temperatura, creando il microclima perfetto. Grazie a queste condizioni particolari, che le rendono uniche, nel 1997 le arance rosse di Sicilia hanno ottenuto l’indicazione geografica protetta (Igp). Chi vuole fregiarsi di questo riconoscimento, quindi, deve attenersi a un rigido disciplinare di produzione, il cui rispetto è supervisionato da un apposito organismo di controllo.

Le tre varietà tutelate dall'apposito Consorzio dell’arancia rossa di Sicilia sono il Sanguinello, il Moro e il Tarocco

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Ingredienti per 4 persone
 
4 arance rosse di Sicilia
1 cipolla di Tropea non troppo grande
Una ventina di olive  nere denocciolate
1 cucchiaio di pinoli
Succo di mezzo limone
Qualche foglia di menta
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.

 

Procedimento

Pelate a vivo le arance, cioè tagliate la calotta superiore e inferiore, poi partendo dall’alto verso il basso,  eliminate la buccia con un coltello affilato rimuovendo anche la parte bianca.
Tagliate le arance a fettine e mettetele in una ciotola recuperando anche il succo fuoriuscito.
Pulite la cipolla e tagliate anch’essa a fettine, aggiungete nella ciotola con le arance.
Unite anche le olive, i pinoli e  qualche foglia di menta spezzettata.

Preparate una vinaigrette mescolando il sale, il pepe, il succo del limone, l’olio extravergine, condite e servite.

 

 

giovedì 13 maggio 2021

Linguine agli ortaggi e curry

Il curry   è una miscela, di origine Indiana, di spezie pestate nel mortaio che formano una polvere giallo-senape fortemente profumata.
La formulazione classica del curry comprende curcuma (ingrediente principale), pepe nero, cumino, coriandolo, cannella e anche chiodi di garofano, zenzero, noce moscata, fieno greco, peperoncino, bella, cardamomo.
La diffusione in occidente della "polvere di curry" risale al periodo coloniale inglese nel subcontinente indiano. Prima di tornare in patria, gli ufficiali in congedo acquistavano dai servi o dai cuochi polveri pre-miscelate di spezie da aggiungere alle pietanze, per portare in Inghilterra quei sapori esotici. Nel XX secolo il curry è stato impiegato dall'esercito inglese e dalla marina nipponica nella razione base per i propri soldati. Oggi è usato dalle forze di autodifesa giapponesi.


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Ingredienti per 4 persone:
 
320 gr di linguine o di spaghetti
1 melanzana media
2 zucchine
Una decina di pomodorini
1 grossa cipolla rossa
2 coste di sedano
Qualche rametto di basilico
1 cucchiaino di curry
Olio extravergine d’oliva q.b.

Sale q.b.


Procedimento

Pulite, lavate e tagliate le zucchine  e le melanzane a cubetti, la cipolla e il sedano a rondelle, i pomodorini a metà.
Lavate e sgrondate il basilico.
Scaldate 4 cucchiai d’olio in una padella e fate rosolare dolcemente la cipolla e il sedano, aggiungete le zucchine, le melanzane e i pomodorini, salate, aggiungete un cucchiaino di curry e lasciate  cuocere 10/15 minuti.
Pochi minuti prima del termine della cottura unite anche qualche foglia di basilico spezzettata e mescolate. Spegnete e tenete al caldo.
In abbondante acqua salata al bollore gettate le linguine e portate a cottura.

Scolate al dente , versate nella padella,  amalgamate con il condimento e servite guarnendo con foglie di basilico.

 

giovedì 6 maggio 2021

Pesto alla trapanese con peperoncino

Questo è un condimento tipico del trapanese che si differenzia dal classico e conosciutissimo pesto alla siciliana per l’uso delle mandorle in sostituzione dei pinoli, del Pecorino al posto del Parmigiano e della ricotta, e per l’aggiunta del peperoncino.

Semplice da realizzare deve la sua bontà agli ingredienti che devono essere molto freschi in modo da avere un sapore intenso e corposo.

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Ingredienti:
 
6 pomodori maturi
100 gr di mandorle sgusciate
50 gr di Pecorino grattugiato
Un mazzo di basilico
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva q.b.
Mezzo peperoncino piccante ( o a piacere se preferite)
Sale grosso q.b.

 

Procedimento
 
Lavate i pomodori, spelateli, privateli dell’acqua di vegetazione e dei semi, tagliateli a pezzetti.
Lavate e sgrondate il basilico.
Pelate le mandorle dopo averle sbollentate per qualche istante, tostatele e tritatele con un mixer.
Spelate lo spicchio d’aglio.
A questo punto se avete un mortaio  pestate i pomodori insieme al basilico, al peperoncino  e al sale fino ad ottenere la giusta consistenza che deve essere non troppo fine.
Se preferite utilizzare un mixer, inserite nel bicchiere gli stessi ingredienti frullando poco alla volta per non surriscaldarli.
Sia che usiate il mortaio sia che usiate il mixer , una volta pestati mettete tutti gli ingredienti  una ciotola, unite le mandorle, il pecorino e tanto olio quanto basta ad amalgamare bene il tutto e a ricoprirlo un pochino.
Il vostro pesto è pronto per condire qualunque tipo di pasta vogliate.

Si conserva in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente e in frigorifero per un paio di giorni

 

sabato 1 maggio 2021

Spaghetti cacio e pepe

La pasta cacio e pepe a Roma non è una semplice ricetta, ma una e vera e propria istituzione. Amatissima come la carbonara e l’amatriciana, si differenzia da queste ultime per l’uso di due soli ingredienti e per la semplicità della preparazione.
Preparazione che tuttavia, per riuscire alla perfezione, necessita di alcuni accorgimenti:
il Pecorino deve essere di media stagionatura, il pepe rigorosamente in grani da tostare e pestare (o, in mancanza di un pestello, da macinare). Evitate l’uso eccessivo di sale nell’acqua di cottura della pasta che renderebbe la preparazione eccessivamente salata.

Infine, a Roma si aggiunge anche il tocco di leggerezza, grattugiando sulla pasta un pochino di scorza di limone (solo la parte gialla).

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Ingredienti per 4 persone:
 
320 gr di spaghetti
200 gr di Pecorino Romano di media stagionatura
10 gr di pepe in grani
Pochissimo sale grosso per l’acqua della pasta.

Acqua di cottura q.b.

 
 
Procedimento
 
Grattugiate il Pecorino.
Tostate leggermente il pepe poi macinatelo (sarebbe meglio pestarlo).
Considerata la fondamentale necessità dell’acqua di cottura della pasta per la preparazione di questo condimento, vi consiglio di iniziare mettendo sul fuoco l’acqua  leggermente salata poiché il Pecorino è già piuttosto sapido.
Al bollore gettate la pasta.
Quello che rende eccezionale questo piatto è la famosa crema di formaggio diversamente sarebbe solo un piatto di spaghetti in bianco con formaggio.
Il segreto per ottenere un risultato perfetto, senza grumi e senza l’effetto colla, sta tutto nell’acqua di cottura della pasta ricca di amido, che eviterà la coagulazione delle proteine.
Mettete il Pecorino in un piatto da portata e aggiungete, amalgamando bene, tanta acqua di cottura della pasta fino ad ottenere la giusta consistenza.
Scolate la pasta versatela nel piatto e mischiate bene.

Spolverizzate con il pepe e servite.

mercoledì 28 aprile 2021

Fior di tartine al tonno

Il pregiato tonno rosso un tempo poteva essere considerato il re del Mediterraneo, uno dei predatori al vertice della catena alimentare dei nostri mari, nonché preda più ambita per i pescatori d’altura. Specialmente se giovani, questi pesci si spostano in banchi e possono aggregarsi ad altre specie simili. Vive nelle acque temperate ed è tipico dell’Oceano Atlantico, ma il mar Mediterraneo, insieme al Golfo del Messico, funge da fondamentale “nursery”. Questi pesci, infatti, affrontano lunghissime migrazioni a gran velocità, per potersi riprodurre in primavera nelle acque più tiepide e tranquille di questi due mari.
Il tonno rosso è così pregiato che viene battuto all’asta in tutto il mondo e in particolare in Giappone, dove è molto ambito per la preparazione di sushi e sashimi.
Il pomodoro ciliegino si coltiva ormai in quasi tutte le regioni italiane ma, in modo particolare, nella zona sud-est della Sicilia, dove le caratteristiche climatiche ed ambientali sono più idonee. In commercio lo si può trovare in tutto il periodo dell’anno. Questo tipo di pomodoro sviluppa i suoi frutti a grappoli ed ogni grappolo può avere fino a venticinque pomodorini. I frutti di questo ortaggio si presentano rotondi, di colore rosso vivo, con un gusto dolciastro e sono molto usati in cucina per preparare insalate ma anche da magiare da soli. Buonissimi così, deliziosi sottolio come quelli che ho utilizzato nella ricetta.

I prodotti che ho utilizzato per questa ricetta mi sono stati gentilmente offerti da capperi.coop, un portale di e-commerce che intende valorizzare cooperative e produttori del territorio siciliano guardando al mercato in modo innovativo, sostenibile, salutare ed etico.
Capperi.coop parte dalla Sicilia per rendere accessibile in tutto il mondo l’eccellenza dei prodotti del territorio locale con l’ambizione di contribuire anche alla crescita del capitale sociale per lo sviluppo delle comunità locali. 


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Ingredienti per 16  tartine da 7 cm di diametro:


Tonno Rosso di Sicilia capperi.coop
16  fette di pane  ai cereali in cassetta
130 g di ceci cotti
50 gr di Pomodori ciliegini secchi sottolio bio Capperi.coop
Capperi sottaceto q.b.
Origano di Sicilia Bio Aromathica Capperi.coop q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento

Dalle fette di pane ricavate 16 dischetti aiutandovi con un coppapasta  della forma che preferite, io ne ho utilizzato uno a forma di fiore o, se non l’avete, utilizzate un bicchiere e ritagliate il pane con  un coltellino affilato.
Scaldate una padella antiaderente, metteteci i dischetti e fateli dorare da ambo i lati per un minuto (senza utilizzare  olio o altri grassi) e metteteli a raffreddare.
Nel frattempo mettete i ceci con i pomodorini e 4 cucchiai d’olio nel frullatore e frullate fino ad ottenere un paté.
Toglietelo dal frullatore e, se non fosse abbastanza morbido, aggiungete ancora un pochino d’olio , unite dell’origano e amalgamate bene.
Dividete i tranci di tonno in pezzettini.


Spalmate il paté su ogni tartina, mettete sopra i pezzettoni di tonno, un pomodorino, qualche cappero, un filo d’olio e una spolverata di origano e servite.



venerdì 23 aprile 2021

Straccetti di pollo alla siciliana

Un secondo di carne semplicissimo, veloce e gustoso.
Gli ottimi prodotti utilizzati per questa ricetta  sono  stati gentilmente offerti da capperi.coop, un portale di e-commerce che intende valorizzare cooperative e produttori del territorio siciliano guardando al mercato in modo innovativo, sostenibile, salutare ed etico.
Capperi.coop parte dalla Sicilia per rendere accessibile in tutto il mondo l’eccellenza dei prodotti del territorio locale con l’ambizione di contribuire anche alla crescita del capitale sociale per lo sviluppo delle comunità locali. 
Storia, tradizioni, gusto e consumo responsabile, fanno parte della mission del portale. 


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Ingredienti per 4 persone:


4 fettine di petto di pollo non troppo sottili
60 g di Pomodori ciliegini secchi sottolio bio Capperi.coop,
1 cucchiaio di capperi di Pantelleria sotto sale
Origano di Sicilia Bio Aromathica Capperi.coop q.b.
1 spiccio d’aglio
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Lavate i capperi e metteteli in una ciotola piena d’acqua per dissalarli.
Tagliate a listarelle  le fettine di petto di pollo.
Scaldate  5/6 cucchiai di olio in una padella e fate rosolare lo spicchio d’aglio.
Quando sarà dorato eliminatelo e aggiungete le listarelle di pollo.
Lasciate dorare a fuoco medio fino a quando saranno cotte e ben dorate, aggiungete i pomodorini, i capperi sciacquati e asciugati, l’origano, il sale e continuate la cottura per 2 minuti.
Servite subito.  







mercoledì 21 aprile 2021

Pasta brisée ricetta base senza burro

Versatile e semplice da realizzare, la pasta brisée si può utilizzare in infinite ricette, sia dolci sia salate. Unico neo  per chi ha problemi di colesterolo o trigliceridi è la presenza del burro ma, si può ovviare sostituendolo con olio extravergine d’oliva.
Per chi invece volesse  comunque utilizzare il burro la dose per questa ricetta è di 100 gr.

 


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Ingredienti:

250 g di farina 00
70 gr di olio extravergine d’oliva
100 g di acqua fredda
1 pizzico di sale fino

Procedimento

Disponete la farina a fontana su di un piano di lavoro. Aggiungete un pizzico di sale e l’olio incorporatelo aiutandovi con una forchetta.
Quando l’olio sarà completamente incorporato aggiungente l’acqua, poca alla volta, facendola assorbire a mano a mano.
Quando tutto il liquido sarà incorporato iniziate a impastare.
Lavorate fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo.
Formate una palla, mettetela in una ciotola, coprite con una pellicola e mettete in frigorifero per 1 ora.

Poi utilizzatela secondo le istruzioni della ricetta che intendete preparare.

 

 

 

venerdì 16 aprile 2021

Frittata di rigatoni, pancetta e caciocavallo

La frittata di pasta è notoriamente una ricetta del riutilizzo conosciutissima e amata in tutto il Bel Paese ma tipica del napoletano.
Essendo appunto una ricetta del riciclo gli ingredienti possono variare a seconda di ciò che abbiamo in frigorifero.
Così i rigatoni col sugo possono si possono sostituire con altri  tipi di pasta come gli spaghetti, le eliche, le mezze penne ecc. conditi in altri modi, ad esempio solo con burro e Parmigiano, la pancetta può essere sostituita con un fondo di mortadella o di prosciutto, il caciocavallo sostituito con la scamorza o il provolone o altri formaggi semistagionati.
E’ ottima sia calda che fredda.


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Ingredienti per 2 persone

1 piatto di maccheroni al sugo di pomodoro avanzati
3 uova
30 g di pancetta a dadini
50 g di caciocavallo tagliato a dadini
20 g di Parmigiano  Reggiano grattugiato
Qualche rametto di prezzemolo tritato
Olio extravergine d’oliva q.b.


Procedimento

Mettete la pasta in un’ampia ciotola, versateci sopra le uova leggermente sbattute e amalgamate bene.
Unite il Parmigiano grattugiato, il prezzemolo, i dadini di pancetta e di scamorza. Mescolate e lasciate riposare per dieci minuti.
Scaldate quattro cucchiai d’olio in un’ampia padella antiaderente e versateci il composto di pasta e uova.
Lasciate rapprendere per cinque minuti ( o di più se la frittata è molto alta) poi girate la frittata con l’aiuto di un coperchio o di un piatto e continuate la cottura per altri cinque minuti.

Potete servirla subito o lasciarla intiepidire o addirittura servirla fredda, tagliata a quadratini o a spicchi.

mercoledì 14 aprile 2021

Orata all'acqua pazza

L’acqua pazza è un metodo classico per la cottura in umido del pesce tipico della cucina partenopea che consiste nella cottura di pesci di medie dimensioni, quali orate, spigole, mormone o pezzone. Ciò che contraddistingue questa ricetta  è la semplicità con cui il pesce viene cotto, accompagnato con erbe aromatiche mediterranee come aglio, origano, oltre ai fondamentali pomodorini, sale e olio: a fine cottura va aggiunta una spolverata di prezzemolo.  Questo sistema di cottura, oltre ad esaltare con gusto la carne bianca di diverse tipologie di pesce, è un metodo assolutamente ipocalorico, degno rappresentante della dieta mediterranea.
Sulle origini dell’Acqua pazza le opinioni divergono, data l’antichità della ricetta. La disputa sulla paternità del metodo si perde  tra i pescatori del Tirreno.
Sembra infatti che l’Acqua pazza sia stata inventata  dai pescatori dell’isola di Ponza, ma ovviamente la questione si fa burrascosa quando a rivendicarne la paternità ci sono anche i pescatori partenopei di Capo Miseno e dell’Isola di Capri. Quello che è certo è che i pescatori utilizzavano nella cottura l’acqua di mare, magari accompagnata con un po’ di vino, per dare quel tocco di sapidità al pesce appena pescato, risparmiando sul sale.
Un’ipotesi molto interessante è quella sostenuta da Enrico Durazzo, il quale attribuisce la paternità della cottura del pesce all’Acqua pazza ai pescatori partenopei facendo coincidere la nascita di questo  metodo di cottura con un momento storico molto particolare per lo stato Italiano, ovvero quando a fine ottocento fu introdotta l’odiosa tassa sul sale, che all’epoca era un bene che ricadeva nel monopolio di Stato. Secondo Durazzo, per ovviare al problema del costo del sale da cucina, a Napoli si introdusse l’acqua di mare per cuocere il pesce. Per noi questa ipotesi suona un po’ forzata e resta invece più probabile l’ipotesi marinaresca della nascita della ricetta, divenuta famosa anche nei ristoranti negli anni ’50, quando il grande Totò, che adorava questo piatto, lo pretendeva nei ristoranti della costiera e ovviamente a Capri.
 

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Ingredienti
 
1 orata media
400 g di pomodorini ciliegini rossi e gialli
½ bicchiere di vino bianco secco
2 spicchi d’aglio
Qualche rametto di prezzemolo
Origano q.b.
4 cucchiai d'olio extravergine d’oliva 

Sale e pepe q.b.

Procedimento
 
Pulite o  fatevi pulire dal pescivendolo il pesce e squamatelo.
Sciacquatelo sotto l’acqua corrente.
Asciugatelo con della carta da cucina.
Lavate e sgrondate il prezzemolo e tritatelo grossolanamente.
Farcite l’interno della pancia con un misto di origano, sale, pepe e uno spicchio d’aglio tagliato a metà.
Lavate i pomodorini.
In una padella scaldate 4 cucchiai d’olio con uno spicchio d’aglio tagliato a metà,  unite i pomodorini, salate, pepate e spolverizzate con l’origano.
Coprite e lasciate cuocere per circa 10 minuti.
Fate spazio tra  i pomodorini e unite l’orata,  irrorate con il mezzo bicchiere di vino e 100 ml di acqua.
L’orata dovrà essere ricoperta solo a metà altezza.  Coperchiate e fate cuocere a fuoco medio per 20 minuti circa ( il tempo di cottura dipende dalla grandezza dell’orata) fino a quando il liquido non si sarà rappreso.
Trascorso il tempo scoperchiate ed eliminate l’aglio, spolverizzate con il prezzemolo.
Potete servire così, oppure sfilettare il pesce.
Togliete delicatamente l’orata dal sugo, eliminate la pelle, la testa e la lisca, l’aglio all’interno .

Servite i filetti accompagnati dal loro sughetto e da fettine di pane.

 

 


 

 

 


venerdì 9 aprile 2021

Uova in purgatorio

Questa è  un’antica ricetta napoletana  chiamata “ ova ‘mpriatorio” cioè uova in purgatorio perché il bianco dell’albume in mezzo al rosso del pomodoro richiama certe immagini sacre dove le anime del purgatorio, avvolte dalla fiamme, sono rappresentate da diafane forme bianche.

Sono economiche, buone, veloci , facili da preparare e ricche di nutrienti.


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Ingredienti per 4 persone:

4 uova
400 g di pomodori  pelati tagliati a cubetti
Un rametto di prezzemolo o di basilico se preferite
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva
Pepe (facoltativo)
 
Procedimento

In una padella antiaderente scaldate 4 cucchiai d’olio  e lo spicchio d’aglio. Quando sarà imbiondito eliminatelo e unite i pomodori, salate e fate cuocere per 15 minuti.
Formate 4 fossette e  inserite in ognuna un uovo facendo attenzione a non romperlo.
Coprite e lasciate cuocere fino a quando l’albume si rapprenderà e il tuorlo sarà ancora morbido , ci vorranno circa 5 minuti.

Spegnete il fuoco, aggiungete un pochino di sale sulle uova, una spolverata di pepe e di prezzemolo tritato e servite accompagnando con immancabili fette di pane.

martedì 6 aprile 2021

Spaghetti alla carbonara

Per iniziare vediamo la storia di questo piatto che ha origini italo-americane e non solo italiane come comunemente creduto.
A riprova di questo sta il fatto che fino agli anni trenta non esiste traccia di questa gustosa ricetta che inizia a comparire a partire dal 1944.
Sembrerebbe, infatti, che i soldati americani impegnati durante la seconda guerra mondiale sulla linea Reinhard, tra Lazio, Molise e Campania, ebbero l’opportunità di gustare e amare la tipica pasta Cacio e ova abruzzese e, stando a quanto si racconta, aggiungere il guanciale, prodotto tipico della zona che ricordava loro la pancetta affumicata che consumavano negli Stati Uniti.
I romani fecero propria questa ricetta al punto che, oggi, tutti credono che la paternità geografica sia la loro.
Eccovi alcuni consigli pratici e regole fondamentali per ottenere una carbonara perfetta:
Le uova devono essere utilizzate a temperatura ambiente, nella misura di un tuorlo a testa e vanno aggiunte per ultime e assolutamente a fuoco spento.
Va utilizzato solo ed esclusivamente il guanciale tagliato a listarelle, non a cubetti.
Vietatissima l’aggiunta di panna o latte. Se si presenta troppo asciutta, si allunga con un pochino di acqua di cottura della pasta.


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Ingredienti per 4 persone:

320 g di spaghetti
120 g di guanciale in una sola fetta spessa circa mezzo cm
50 g di Pecorino
4 tuorli (1 a persona) a temperatura ambiente
Sale  q.b.
Pepe nero macinato al momento q.b.

 

Procedimento

Tagliate a listarelle il guanciale.
In una ciotola mettete i tuorli, il pecorino meno un cucchiaio, sale (poco perché il guanciale è già molto salato) e il pepe.
Mettete sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata, al bollore gettate la pasta.
Nel frattempo che la pasta cuoce, scaldate leggermente una padella antiaderente senza olio e unite il guanciale.
Lasciatelo ammorbidire e dorare per 6/7 minuti a fuoco molto basso in modo che possa diventare croccante e rilasciare il grasso che servirà a condire la pasta.
Nella ciotola con le uova e il pecorino aggiungete due cucchiai dell’acqua di cottura della pasta e mescolate con le fruste in modo da ottenere una crema liscia e vellutata.
Scolate la pasta al dente e non troppo asciutta (tenete da parte un pochino dell’acqua di cottura), versatela nella padella con il guanciale, mescolate e aggiungete subito il composto di uova e pecorino.

Mescolate bene, spolverate con altro pecorino e pepe e servite subito.