I tartufi al cioccolato sono dei cioccolatini molto in
voga negli anni ’80 e ’90 ma, la storia delle sue origini si può far risalire al
1500 in Piemonte, patria dei tartufi da cui questi deliziosi cioccolatini hanno
preso il nome per via della loro forma e del colore che ricordano il prezioso
fungo che tale è, anche se assomiglia a un tubero. Fino al 1559 in tutto il
mondo, il cioccolato veniva consumato esclusivamente come bevanda liquida
poi, Emanuele Filiberto di Savoia era tornato dalla
pace di Chateau Cambresis del 1559 con dei semi di cacao.
Un imprenditore illuminato Paul Caffarel, di origine valdese, e
proprietario di una fabbrica nel quartiere di San Donato a Torino, perfezionò
una macchina che gli permise di creare il primo cioccolatino della storia.
Cioccolato solido ottenuto con una miscela di cacao, acqua, zucchero e
vaniglia.
Nel 1852 il figlio di Caffarel, Isidore, fuse la fabbrica con quella di un
altro importante imprenditore del settore dolciario, Michele Prochet. Nacque
così la Caffarel-Prochet.
Nel 1865 a fronte dell’embargo del cacao e per rispondere alle
richieste di cioccolato dei torinesi, decisero di sfruttare la collaborazione
con la vicina Alba, scommettendo sulla già famosa nocciola Tonda Gentile delle
Langhe.
Prochet ebbe l’intuizione geniale di sostituire nell’impasto i pezzetti di
nocciola, facendola tostare e macinare, rendendola così simile ad una crema
alla quale venivano poi aggiunti il cacao e lo zucchero.
Unica pecca: il risultato era un impasto molto denso che non poteva essere
lavorato a stampo. Prochet decise allora di inventare un particolare
formato di cioccolatino, piccolo e piramidale, realizzato a mano e confezionato
dentro una carta stagnola dorata simile ad una barca rovesciata.
Lo chiamò “Givò” che in dialetto piemontese significa “mozzicone di
sigaro” quello che oggi è conosciuto come giandujotto.
Nel 1895 a Chambery, città ceduta dai Savoia alla Francia in
cambio del via libera di Napoleone III all’annessione di Emilia e Toscana da
parte del Piemonte, esisteva la pasticceria Dufour in cui lavorava un’italiana
Nadia Maria Petruccelli che , così si narra, rimata a corto delle materie
prime, s’ingegnò nell’elaborare questi dolcetti con dei prodotti avanzati dalle
altre lavorazioni, con un cuore di cioccolato e panna, ricoperto da cacao
in polvere, ancora oggi nota come variante francese di questo dolce. La forma e il colore
ricordavano il prezioso tartufo piemontese e da questo prese il nome.
Il successo non fu immediato, ma esplose nel 1902
quando i Dufour aprirono una cioccolateria vicino a Piccadilly Circus e si diffuse in tutto il mondo.
In Piemonte a Grinzane Cavour (Cuneo), non troppo
lontano da Chambery, fu Oscar Sebaste a sostituire la panna con la pasta di
nocciole, sfruttando gli ingredienti provenienti dallo scarto della produzione del
torrone.
Un capolavoro di recupero perfino nei macchinari:
l’impasto veniva infatti colato all’interno delle torroniere spente. Non doveva
cuocere, ma semplicemente utilizzare il calore residuo, sufficiente per
consentire agli ingredienti di amalgamarsi: nasceva così la versione italiana del tartufo.
Nacquero poi molte versioni, la mia è una di quelle.
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Ingredienti per circa 30
dolcetti
300 gr di biscotti ai
cereali
120 gr di zucchero a
velo
250 gr di ricotta
Succo e scorza
grattugiata di un’arancia bio o non
trattata
100 gr di cioccolato
fondente
Cacao amaro q.b.
Procedimento
Tritate finemente i
biscotti fino a ridurli a farina e
metteteli un una ciotola.
Lavorate la ricotta con
una forchetta per renderla più cremosa poi unitela alla farina di biscotti
insieme allo zucchero a velo. Amalgamate il tutto.
Aggiungete il succo
dell’arancia e la scorza grattugiata (attenti a non grattugiare la parte bianca
(albedo) che renderebbe il composto amaro) e mescolate.
Sciogliete il cioccolato
a bagnomaria, aggiungetelo al composto e inglobate bene.
Lasciate riposare in
frigo per circa un’ora poi riprendete il tutto e formate delle palline della
dimensione di una noce, passatele nel cacao amaro.
I vostri dolcetti sono
pronti, se preferite potete dividere in due parti le palline e passarne una
parte nello zucchero a velo in modo da avere dolcetti bianchi e dolcetti neri.
Conservate in
frigorifero fino al momento di servire.