martedì 25 maggio 2021

Tartufi all'arancia e cioccolato

I tartufi al cioccolato sono dei cioccolatini molto in voga negli anni ’80 e ’90 ma, la storia delle sue origini si può far risalire al 1500 in Piemonte, patria dei tartufi da cui questi deliziosi cioccolatini hanno preso il nome per via della loro forma e del colore che ricordano il prezioso fungo che tale è, anche se assomiglia a un tubero. Fino  al 1559 in tutto il mondo, il cioccolato veniva consumato esclusivamente come bevanda liquida poi,   Emanuele Filiberto di Savoia era tornato dalla pace di Chateau Cambresis del 1559 con dei semi di cacao.
Un imprenditore illuminato Paul Caffarel, di origine valdese, e proprietario di una fabbrica nel quartiere di San Donato a Torino, perfezionò una macchina che gli permise di creare il primo cioccolatino della storia.
Cioccolato solido ottenuto con una miscela di cacao, acqua, zucchero e vaniglia.
Nel 1852 il figlio di Caffarel, Isidore, fuse la fabbrica con quella di un altro importante imprenditore del settore dolciario, Michele Prochet. Nacque così la Caffarel-Prochet.
Nel 1865 a fronte dell’embargo del cacao  e per rispondere alle richieste di cioccolato dei torinesi, decisero di sfruttare la collaborazione con la vicina Alba, scommettendo sulla già famosa nocciola Tonda Gentile delle Langhe.
Prochet ebbe l’intuizione geniale di sostituire nell’impasto i pezzetti di nocciola, facendola tostare e macinare, rendendola così simile ad una crema alla quale venivano poi aggiunti il cacao e lo zucchero.
Unica pecca: il risultato era un impasto molto denso che non poteva essere lavorato a  stampo. Prochet decise allora di inventare un particolare formato di cioccolatino, piccolo e piramidale, realizzato a mano e confezionato dentro una carta stagnola dorata simile ad una barca rovesciata.
Lo chiamò “Givò” che in dialetto piemontese significa “mozzicone di sigaro”  quello che oggi è conosciuto come giandujotto.
Nel 1895 a Chambery, città ceduta dai Savoia alla Francia in cambio del via libera di Napoleone III all’annessione di Emilia e Toscana da parte del Piemonte, esisteva la pasticceria Dufour in cui lavorava un’italiana Nadia Maria Petruccelli che , così si narra, rimata a corto delle materie prime, s’ingegnò nell’elaborare questi dolcetti con dei prodotti avanzati dalle altre lavorazioni,  con un cuore di cioccolato e panna, ricoperto da cacao in polvere, ancora oggi nota come variante francese di questo dolce. La forma e il colore ricordavano il prezioso tartufo piemontese e da questo prese il nome.
Il successo non fu immediato, ma esplose nel 1902 quando i Dufour aprirono una cioccolateria vicino a Piccadilly  Circus e si diffuse  in tutto il mondo.
In Piemonte a Grinzane Cavour (Cuneo), non troppo lontano da Chambery, fu Oscar Sebaste a sostituire la panna con la pasta di nocciole, sfruttando gli ingredienti provenienti dallo scarto della produzione del torrone.
Un capolavoro di recupero perfino nei macchinari: l’impasto veniva infatti colato all’interno delle torroniere spente. Non doveva cuocere, ma semplicemente utilizzare il calore residuo, sufficiente per consentire agli ingredienti di amalgamarsi: nasceva così la versione italiana del tartufo.

Nacquero poi molte versioni, la mia è una di quelle.



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Ingredienti per circa 30 dolcetti
 
300 gr di biscotti ai cereali
120 gr di zucchero a velo
250 gr di ricotta
Succo e scorza grattugiata di un’arancia bio  o non trattata
100 gr di cioccolato fondente

Cacao amaro q.b.

 
Procedimento
 
Tritate finemente i biscotti fino a ridurli a farina  e metteteli un una ciotola.
Lavorate la ricotta con una forchetta per renderla più cremosa poi unitela alla farina di biscotti insieme allo zucchero a velo. Amalgamate il tutto.
Aggiungete il succo dell’arancia e la scorza grattugiata (attenti a non grattugiare la parte bianca (albedo) che renderebbe il composto amaro) e mescolate.
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, aggiungetelo al composto e inglobate bene.
Lasciate riposare in frigo per circa un’ora poi riprendete il tutto e formate delle palline della dimensione di una noce, passatele nel cacao amaro.
I vostri dolcetti sono pronti, se preferite potete dividere in due parti le palline e passarne una parte nello zucchero a velo in modo da avere dolcetti bianchi e dolcetti neri.

Conservate in frigorifero fino al momento di servire.