giovedì 8 ottobre 2015

Confettura di pere

Mi hanno regalato tantissime pere e così ho deciso di fare la confettura, anzi di farne due leggermente differenti.
Sentiamo spesso parlare di marmellate, confetture e composte, ma in che cosa si differenziano?
La marmellata è un prodotto fatto di zucchero e agrumi (arancia, mandarino, limone, cedro, bergamotto, pompelmo) in cui la percentuale di frutta sia almeno il 20%. Le parti di agrumi utilizzabili sono polpa, purea, succo, estratti acquosi e scorza.
La confettura è un   prodotto contenente zucchero e polpa (o purea) di tutti gli altri tipi di frutta. La percentuale di frutta non è in generale inferiore al 35% (con differenze anche notevoli a seconda del frutto usato), ma sale al 45% nel caso della “confettura extra“.
La composta. In questo caso si ritiene che la percentuale di frutta non debba essere inferiore ai due terzi. Nella composta lo zucchero aggiunto è sensibilmente minore, così come il conseguente apporto calorico.
Le confetture, come le marmellate e le composte, sono semplicissime da preparare, ma bisogna porre molta attenzione ai contenitori che devono essere sempre ben lavati con acqua bollente e sterilizzati prima dell’utilizzo; i coperchi devono essere nuovi per garantire la chiusura ermetica.

Per sterilizzarli potete utilizzare vari metodi, personalmente utilizzo il seguente:
Lavo  i vasetti e i coperchi con acqua calda e detersivo, li sciaquo molto bene sempre con l’acqua calda e li asciugo.
Accendo il forno a 130 gradi (non di più perché si rischia di rompere il vetro) posiziono i vasetti e i coperchi assicurandomi che non si tocchino. Chiudo il forno e li lascio lì per 20/25 minuti. Trascorso il tempo, li tolgo usando i guanti e invaso la confettura caldissima, poi chiudo ermeticamente e lascio raffreddare su dei sottopentola. Lo sbalzo di temperatura potrebbe far rompere i vasetti.




LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.



Prima ricetta

Ingredienti per 4 vasetti da 250 gr

1 kg di pere
500 gr di zucchero di canna
2 limoni bio non troppo grandi 
2 chiodi di garofano (facoltativi)
Un pizzico di cannella (facoltativa)


Procedimento

Lavate bene le pere, sbucciatele, dividetele in quattro, eliminatela parte centrale con i semi e tuffatele in un recipiente pieno d’acqua in cui avrete aggiunto il succo di un limone.
Completata questa fase, tagliate a pezzi le pere sgocciolate e mettetele in una pentola d’acciaio (non utilizzate mai le pentole d’alluminio per preparare confetture, marmellate o verdure da conservare), unite lo zucchero, il succo limone rimasto, i chiodi di garofano, la cannella e parte della buccia del limone, solo la parte gialla (quella bianca è amara), tagliata a striscioline sottili.


Fate cuocere a fuoco bassissimo e a pentola coperta, mescolando spesso, nel caso le pere fossero molto asciutte, aggiungete un po’ d’acqua. Dopo circa un’ora, quando il liquido si sarà quasi completamente asciugato,  frullate tutto con il mixer, rimettete sul fuoco e fate cuocere fino a quando la confettura sarà bella soda. Per verificare il giusto grado di consistenza,mettetene un po’ in un cucchiaio e inclinatelo leggermente, non deve colare.


Invasate la marmellata bollente e chiudete subito ermeticamente i vasetti. Metteteli a raffreddare su di un sottopentola. Quando saranno freddi premendo nel centro del tappo non dovete sentire nessun clic, il coperchio deve essere assolutamente piatto. Avrete così la certezza che si è formato il sottovuoto. Nel caso sentiate al centro del tappo il caratteristico clic, sterilizzateli. Metteteli in una pentola ricoperti d’acqua ( circa 4 cm sopra il tappo), divisi da strofinacci puliti per evitare che sbattendo si rompano e fateli bollire per 10 minuti. Lasciateli raffreddare nell’acqua, poi scolateli, asciugateli bene. A questo punto dovrebbero essere a posto e poneteli in dispensa al fresco e al buio.


Seconda ricetta
Questa ricetta varia rispetto alla prima solo per l’aggiunta di mezzo bicchiere di Porto prima di far cuocere le pere e di due cucchiai di cacao amaro quando avrete frullato la confettura, prima di farla cuocere ancora fino a raggiungere la densità voluta.



Attenzione: Durante la cottura l’alcool contenuto nel Porto evapora completamente, quindi la confettura può essere tranquillamente consumata anche dai bimbi o dagli astemi.






martedì 6 ottobre 2015

Torta di grano saraceno e cocco- Gluten free

Il grano saraceno non appartiene alla famiglia delle graminacee, ma a quella delle Poligonacee e quindi non contiene glutine, per questo motivo può essere consumato da chi ha problemi di celiachia.
La pianta è originaria dell’Asia e fu introdotta in Europa dai Turchi (da qui il nome di grano saraceno) e dai Crociati nel XIII secolo.
Attualmente la sua coltivazione è diffusa nell’Europa nord orientale dove il suo uso è molto diffuso. In Italia si coltiva nel Sud Tirolo e in Valtellina dov’è utilizzato per la preparazione dei famosi pizzoccheri e della polenta taragna.
È un alimento ricco di ferro e sali minerali, di vitamina B ed E. Contiene anche buone quantità d’aminoacidi essenziali e il valore biologico delle sue proteine è paragonabile a quello delle proteine della carne e della soia.



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Ingredienti per 4 persone:

225 g di farina di grano saraceno
100 gr di fecola di patate
100 g di farina di cocco
100 g di zucchero a velo
2 cucchiai di zucchero di canna o semolato
250 ml di latte a temperatura ambiente
2 uova a temperatura ambiente
100 g di burro ammorbidito a crema
1 limone bio
1 pizzico di sale
1 bustina di lievito per dolci

Procedimento

Accendete il forno e portatelo ad una temperatura di 180°C.
Imburrate ed infarinate una tortiera di 24/25 cm di diametro.
In una ciotola versate le farine, la fecola di patate, lo zucchero a velo e un pizzico di sale.
Mischiate con una frusta e unite il burro ammorbidito. Inglobatelo bene poi unite la buccia grattugiata del limone (attenzione a non prendere la parte bianca che renderebbe amara la preparazione),le uova e il latte e lavorate molto bene l’impasto aiutandovi con delle fruste elettriche. Quando l’impasto sarà ben gonfio e omogeneo unite il lievito e amalgamate molto bene.



Versate il tutto nella tortiera, cospargete con lo zucchero di canna ed infornate per 30/35 minuti. 


Per controllare che la cottura sia ottimale, inserite uno stecchino nella torta, se uscirà perfettamente pulito, senza residui d’impasto vorrà dire che la torta è cotta.
Sfornate e lasciate raffreddare su di una gratella.
Ottima da inzuppare nel latte a colazione o da merenda.
Volendo potete dividerla a metà e farcirla con della marmellata o del cioccolato o una crema pasticcera, o con quanto la vostra fantasia vi suggerisce.





mercoledì 30 settembre 2015

Schiacciata con l'uva bianca

Il nome rievoca subito la mitica schiacciata alla fiorentina, chiamata, tradizionalmente, pan con l’uva. È un dolce semplice e rustico che veniva preparato durante il periodo della vendemmia con ingredienti semplici come la pasta del pane, olio d’oliva, zucchero, rosmarino e uva nera “canaiola” utilizzata rigorosamente con i semi. È una focaccia dolce, ripiena di abbondane uva nera che durante la cottura sprigiona il suo liquido che impregna la pasta e la rende morbidissima.
Il canaiolo è un vitigno diffuso in Toscana e nell’Italia centrale, utilizzato nella produzione di diversi vini DOC e DOCG. In particolare, lo si usa per conferire morbidezza al Chianti e nel XVII secolo era più coltivato dello stesso Sangiovese, vitigno base del Chianti. Oltre che nel Chianti, il canaiolo viene utilizzato quasi esclusivamente in assemblaggio in diversi vini del centro Italia.
Questa ricetta è ispirata alla ricetta tradizionale, non avendo trovato l’uva canaiola ho deciso di utilizzare quella che avevo a disposizione, cioè dell’ottima bianca uva pugliese, ma ho utilizzato tutti gli altri ingredienti previsti dalla ricetta originale.





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Ingredienti:

600 gr di uva bianca
125 gr di farina per panificazione (W280)
125 gr di farina 00
Un panetto di lievito di birra
100 gr di zucchero di canna
140 gr di acqua tiepida
Olio extravergine q.b.
Un cucchiaino di sale fino
Due rametti di rosmarino

Procedimento


Lavate i rametti di rosmarino e tritate finemente gli aghi.
Lavate l’uva e sgranate gli acini.
Sbriciolate il lievito nell'acqua tiepida (non deve superare i 38 gradi) e aggiungete due cucchiai di zucchero, lasciate riposare 10 minuti.
Nel frattempo, mettete, in una ciotola, le farine, il rosmarino e il sale e mischiate bene.
Unite l’acqua con il lievito e iniziate ad impastare. Quando tutta l’acqua sarà stata assorbita, spostate il composto sulla spianatoia infarinata e lavoratelo per dieci minuti. Allargate leggermente l’impasto e versate due cucchiai d’olio, riprendete ad impastare fino a quando avrete inglobato completamente l’olio e ottenuto un composto liscio ed omogeneo. Ungetelo leggermente e mettetelo in una ciotola, copritelo con un canovaccio e fatelo lievitare per un’ora, lontano da correnti d’aria (l’ideale è posizionarlo nel forno spento).



Trascorso il tempo, riprendete l’impasto, dividetelo a metà. Prendete un foglio di carta da forno, tagliatelo della misura della vostra teglia, ungetelo leggermente, stendete con le mani, una metà dell’impasto, partendo dal centro fino a formarlo delle dimensioni della teglia. Spennellate con un po’ d’olio e distribuite sopra metà degli acini e quattro cucchiai di zucchero. Prendete l’impasto rimasto, allargatelo sulla carta da forno, come spiegato sopra, e posizionatelo sopra a coprire l’uva.


Schiacciate bene i bordi per sigillare tutto, spennellate con l’olio, coprite con gli acini rimasti e con altri 4 cucchiai di zucchero.


Fate lievitare ancora per 2 ore, poi infornate (forno già caldo a 180/200 °- dipende dal vostro forno) e lasciate cuocere per 30/35 minuti.
Lasciate raffreddare completamente la schiacciate prima di consumarla. Quella rimasta mettetela in un contenitore e copritela bene con della pellicola, il giorno dopo sarà ancora più buona.






venerdì 25 settembre 2015

Charlotte di marroni e mascarpone

Anche quest’anno si svolgerà a Cuneo la Fiera nazionale del Marrone 2015  dal 16 al 18 ottobre. Per tre giorni, questa splendida cittadina piemontese sarà invasa da una moltitudine di colori, profumi e sapori, con centinaia di espositori provenienti da tutta Italia e non solo. Nell’ambito di questa prestigiosa Fiera è nata un’iniziative che mi vede coinvolta, insieme ad altre colleghe foodbloggers, nella preparazione di alcune ricette nate dalla rivisitazione di ricette tipiche del proprio territorio o del territorio d’adozione. Tutte le preparazioni saranno inserite nel sito della Fiera visitabile all’indirizzo www.marrone.net

Questa è la ricetta originale che ho scelto

Dolce di castagne di Cuneo ai savoiardi

Ingredienti
1 kg di marroni
150 g di burro a temperatura ambiente
150 g di zucchero
1 bicchierino di sciroppo di vaniglia
150 g di savoiardi
80/100 g di amaretti macinati

Procedimento

Fate bollire i marroni e pelateli ancora tiepidi (vi faciliterà la sbucciatura), poi riduceteli a purea con un passaverdure o un mixer.
Unite lo zucchero al burro e lavoratelo bene fino ad ottenere una crema, aggiungete la purea di marroni e il bicchierino di sciroppo di vaniglia.
Rivestite lo stampo con i savoiardi leggermente imbevuti di acqua sciroppata, riempite con la crema di marroni e coprite con i savoiardi imbibiti e mettete in frigo per almeno tre ore. Servite cospargendo le singole porzioni con gli amaretti tritati.

E questa è la mia rivisitazione.

Charlotte di marroni e mascarpone



 

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Ingredienti per 4 persone ( stampo di  20 cm di diametro )

200 g di biscotti tipo "Digestive"
300 g di mascarpone
200 g di crema di marroni
50 g di cacao amaro (5 cucchiai)
30 g di zucchero a velo
50 g di burro
1 cucchiaio di miele d'acacia
1/2 bicchiere di Porto 
una decina di biscotti savoiardi
50 g di  amaretti tritati 
un cucchiaio di gocce di cioccolato 
2 cucchiai di codette di cioccolato bianco e nero (per decorare)

Procedimento

Foderate con della pellicola da cucina una teglia apribile di circa 20 cm di diametro, lasciandola fuoriuscire (vi servirà per aiutarvi ad estrarre la charlotte).
Tritate nel mixer i biscotti, metteteli in una ciotola e unite il burro fuso, il miele, le gocce di cioccolato, un cucchiaio di Porto e amalgamate bene. Stendete il composto sulla base della tortiera e premete il composto con il dorso di un cucchiaio in modo da rendere il fondo uniforme e ben compatto, mettete in frigo per mezz’ora.
Nel frattempo in una ciotola mettete 100 gr di mascarpone e tutto  lo zucchero a velo. Montate bene e tenete da parte.
Incorporate  al rimanente mascarpone  la crema di marroni e poco alla volta 2 cucchiai di cacao setacciato.
Versate sulla base  di biscotti metà della composta di marroni, sbriciolate quattro savoiardi, unite gli amaretti tritati e distribuitene la sopra la crema. Formate un'altro strato con il solo mascarpone tenuto da parte, spolverizzate con i savoiardi rimasti  e terminate con la seconda metà del composto di marroni.
Mettete in frigo  per almeno 4 ore.
Togliete il dolce dal frigo un'ora prima di servire, aprite la teglia, togliete la pellicola trasparente e sistematelo su di un piatto di portata.
Tagliate i savoiardi rimasti in tocchetti dell'altezza della torta, spennelateli velocemente con il Porto rimasto allungato con un po' d'acqua e distribuiteli attorno alla torta. Spolverizzatela con il cacao rimasto, distribuite le codette di cioccolata, mettete in frigo ancora per 10/15 minuti e servite. Buon appetito!












Cuneo è un comune italiano, situato in Piemonte, nel cuore delle Langhe, conosciuto a livello locale con l'appellativo di Capoluogo della Granda, dovuto all'estensione dell'omonima provincia. Si estende nelle valli occitane fino al confine con la Liguria e la Francia. Possiede una forma triangolare inconfondibile, abbracciata dai fiumi Gesso e Stura, con la punta protesa nella pianura e il ventaglio allargato verso le montagne. Ha una lunga storia questa splendida cittadina fondata nel 1198, pare sulle rovine della città di Auriate. Una storia di lotte e di assedi, ne subì ben sette, ma seppe sempre tenere testa agli assalitori, orgogliosa e ribelle.
Nelle dolci colline che la circondano, troviamo tutto il fascino dei castagneti, e in autunno, un tripudio di colori dalle calde tonalità rosso-aranciate che in inverno lasciano il posto allo splendore del bianco. I rami degli alberi si spogliano e rendono il paesaggio fatato, simile a un quadro di Dalì, permeato da un indefinibile mistero. Non sono solo belli da vedere questi castagneti, ma hanno sfamato intere generazioni e, nel corso degli anni, si è creata una vera e propria civiltà che ha prodotto tradizioni, sviluppato usi, tecniche agrarie e lavori fortemente legati a quest’albero. Cuneo, come tutta la sua provincia, si caratterizza per l’accoglienza e l’ospitalità dei suoi abitanti. Ricca di portici, come molte città piemontesi, aperti su strade e borghi medievali, sovrastati da splendidi palazzi nobiliari e animati da negozi e caffetterie con le tipiche cornici intagliate.


Moltissimo ci sarebbe ancora da scrivere su questa splendida cittadina, su i suoi tesori, sulla sua ricchissima  tradizione gastronomica e tanto  altro ancora, e quindi, che dire? Venite a trovarci e lo scoprirete da soli.


martedì 22 settembre 2015

Scrigno di gorgonzola, Nergi® e lamponi

Il Nergi® è il frutto dell’Actinidia arguta, una liana di sei metri d’altezza, è il cugino “piccolo” del kiwi. E’ coltivato a pergola per impedire il contatto a terra del frutto che si sviluppa a grappoli e la raccolta è esclusivamente manuale e particolarmente accurata per la delicatezza del prodotto. Dopo la raccolta, che avviene da settembre a novembre, richiede un periodo di riposo (affinamento). La coltura di questo frutto è rispettosa della natura, perché, essendo una pianta molto resistente alle malattie, non necessita di trattamenti. Non solo, ma aiuta la natura, poiché durante il suo ciclo di vita, la sua bella fioritura bianca e profumata attira naturalmente api e bombi. Coltivato principalmente in Francia, in Portogallo e nella provincia di Cuneo proviene, originariamente dall’Asia Orientale e dalla Siberia, dove è apprezzato da molti secoli. È un piccolo frutto (circa 3 cm), simile ai frutti di bosco, dolce e zuccherino già al naturale, che si consuma con tutta la buccia, dopo averlo lavato. È ideale come snack, street-food, finger-food, per preparazioni dolci o salate, o da condividere in famiglia e con gli amici, in ogni momento della giornata. Una leccornia pratica e conviviale, da spizzicare per appagare il palato e la salute.
Èricco di antiossidanti e di vitamina C, la buccia è una buona fonte di fibre e apporta solo 48 kcal per 100 grammi di prodotto.
Una curiosità: il suo nome Nergi® deriva da Energy.
Lo trovate in tutti i supermercati a partire dal mese di settembre.


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Ingredienti per 5 mini scrigni di cm 7-8 cm di diametro

150 g di tarallucci 
3 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
50 g di burro
200 g di gorgonzola
50 g di ricotta
1 confezione di Nergi®
1 confezione di lamponi da 125 g

Procedimento

Prendete 5 coppapasta, spennellateli  con un po’ di burro e rivestiteli  internamente di carta da forno e metteteli in un contenitore.



Tritate finemente i tarallucci, aggiungete il Parmigiano Reggiano e mischiate bene.
Fate sciogliere il burro e unitelo ai tarallucci tritati, amalgamate bene e distribuite il composto nei coppa pasta, premete molto bene con il dorso di un cucchiaio.
Mettete il tutto a raffreddare in frigo per mezz’ora.
In una ciotola mettete tutti  i formaggi e amalgamateli.
Estraete delicatamente gli scrigni dai  coppapasta, metteteli su piatti da portata singoli.
Tagliate a rondelle i Nergi e guarnite distribuendoli tutt’intorno alla crema di formaggi.  Sopra ponete al cento un lampone e un Nergi tagliato a metà. Mettete in frigo.
Ricordatevi di tirarli fuori dal frigorifero un quarto d’ora prima di mangiarli.
Se non avete i coppapasta così piccoli, potete fare un’unica forma quadrata o rotonda e poi ricavate dei quadratini o dei cerchi.


 



mercoledì 16 settembre 2015

Insalatina di Nergi®, Pecorino sardo D.O.P. e nocciole

Il Nergi® è il frutto dell’Actinidia arguta, una liana di sei metri d’altezza,  è il cugino “piccolo” del kiwi.  E’ coltivato a pergola per impedire il contatto a terra del frutto che si sviluppa a grappoli e la raccolta è esclusivamente manuale e particolarmente accurata per la delicatezza del prodotto. Dopo la raccolta, che avviene da settembre a novembre, richiede un periodo di riposo (affinamento).  La coltura di questo frutto è rispettosa della natura, perché, essendo una pianta molto resistente alle malattie, non necessita di trattamenti. Non solo, ma aiuta la natura, poiché durante il suo ciclo di vita, la sua bella fioritura bianca e profumata attira naturalmente api e bombi. Coltivato principalmente in Francia,in Portogallo e nella provincia di Cuneo proviene, originariamente dall’Asia Orientale e dalla Siberia, dove è apprezzato da molti secoli. E’ un piccolo frutto (circa 3 cm), simile ai frutti di bosco, dolce e zuccherino già al naturale, che si consuma con tutta la buccia, dopo averlo lavato. E’ ideale come snack, street-food, finger-food, per preparazioni dolci o salate, o  da condividere in famiglia e con gli amici, in ogni momento della giornata. Una leccornia pratica e conviviale, da spizzicare per appagare il palato e la salute.

E’ ricco di antiossidanti e di vitamina C, la buccia è una buona fonte di fibre e apporta solo 48 kcal per 100 grammi di prodotto.
Una curiosità: il suo nome Nergi® deriva da Energy.


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Ingredienti per 4 persone:

1 cespo di radicchio rosso
100 g di lattughino
150 gr di Pecorino sardo dolce D.O.P.
1 confezione di Nergi
50 g (peso netto) di nocciole  qualità Tonda Gentile del Piemonte
Olio extravergine d’oliva q.b.
Aceto bianco q.b.
Sale q.b.





Procedimento.
Lavate e sgrondate bene  le insalate, tagliate a striscioline il radicchio.
Lavate i Nergi e tagliateli a rondelle.
Tagliate il formaggio a dadini.
Sgusciate le nocciole e sminuzzatele grossolanamente.
Preparate un’emulsione (vinaigrette)  con l’olio l’aceto e il sale.
Mettete il tutto in un’insalatiera, condite con la vinaigrette e servite subito.


Buon appetito!




Con questa ricetta partecipo al contest ANCH'IO SUPER NERGI

http://nergi.parkeretparker-dev.fr/it/le-mie-novita/supernergi/



martedì 15 settembre 2015

Moussakà

Il moussakà (in greco: μουσακάς) o mussacà è un piatto tipico della cucina greca, balcanica e medio-orientale, affine alla parmigiana di melanzane nella versione siciliana (piuttosto che quella napoletana, caratterizzata da mozzarella e sugo di pomodoro). La versione greca del moussakà è la più nota. Si tratta di uno sformato a base di melanzane e nelle zone più vicine alla Turchia con carne tritata, da cuocere in forno, guarnito con una spessa copertura di besciamella gratinata (Internazionalizzazione del piatto tipico in quanto la Besciamella è una Salsa di invenzione Francese (François Pierre (de) La Varenne (1615 - 1678), ma ne esistono numerose varianti basate su zucchine, patate ed altre verdure, aromatizzate con spezie a piacimento.
Le origini non sono totalmente chiare, sebbene il termine greco mousakàs derivi dal turco musakka che a sua volta trova radici nella lingua araba e persiana.

Fonte: Wikipedia


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Ingredienti per 4 persone

550 g di melanzane
300 g di carne d’agnello macinata
400 g di passata di pomodoro
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
300 g di besciamella
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
Qualche rametto di prezzemolo
Pecorino sardo maturo D.O.P. q.b.
Farina q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale, pepe q.b.

Procedimento

Tritate il prezzemolo e tenetelo da parte. Tritare finemente anche la cipolla e l’aglio. Scaldate tre cucchiai d’olio, aggiungetevi il battuto di cipolla e aglio e fate rosolare dolcemente finché saranno trasparenti. Unite la carne e rosolatela bene, aggiungete la passata di pomodoro, il concentrato, diluito in un po’ d’acqua calda, il sale e il pepe. Lasciate cuocere per quindici/venti minuti. Tagliate le melanzane a fettine sottili, nel senso della lunghezza. Passatele in un velo di farina e friggetele, poche alla volta, in abbondante olio ben caldo. Scolatele su carta assorbente e salatele.
Ungete una pirofila e fate un primo strato di melanzane, ricopritele con il ragù e spolverizzate con molto Pecorino grattugiato.



Fate un altro strato di melanzane, continuate con il sugo e il formaggio. Proseguite fino a esaurire gli ingredienti, avendo come ultimo strato il ragù e il Pecorino.



Terminate, versando sopra la besciamella e infornate (forno già caldo a 180°) per 30/35 minuti.





Consiglio: Se non amate la carne d’agnello, potete sostituirla con quella di manzo. E, per alleggerire il piatto, potete grigliare le melanzane anziché friggerle.