venerdì 12 luglio 2013

SMARTCOOKING - LA MIA RICETTA


Se vi ricordate tempo fa avevo pubblicato un post sulla competizione internazionale SMARTCOOKING organizzata da Parmigiano Reggiano e l'associazione Chef to Chef. Avevo partecipato alla competizione con delle ricette, ora sono lieta di annunciarvi che la ricetta Torta salata di broccoletti e tacchino è una delle trenta che sono state scelte da inserire nel nuovo ricettario 2013! Inutile dire che sono felicissima, essere giudicata da una giuria di CHEF STELLATI ed essere scelta è favoloso! Non avrei mai immaginato di farcela! Grazie di cuore!

 Per la ricetta cliccate sul link


mercoledì 10 luglio 2013

Tartine e spiedini di trota salmonata,zucchine e melone

La trota salmonata deve il suo caratteristico colore al tipo d’alimentazione a base di gamberetti con cui viene nutrita. Lavorata fresca, ben pulita, filettata e diliscata è sottoposta  a  salatura  manuale  ed  asciugata.  La  successiva affumicatura, leggera, è effettuata in modo del tutto naturale, in ambienti specifici, attraverso il fumo di legna. Questo delizioso pesce, così trattato, nulla ha da invidiare al più famoso e costoso salmone.
E’ poco calorica, infatti, 100 gr di prodotto contengono circa 86 calorie e un buon apporto di proteine, l’unico neo è il sale, utilizzato in quantità discreta e che potrebbe creare dei disagi a chi soffre d’ipertensione, problemi vascolari e cardiaci o renali.



LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.
 

Ingredienti per 4 persone ( 8 tartine e 4 spiedini)

200 gr di trota salmonata affumicata
2 zucchine chiare
4 fette di melone
4 fette di pane nero ai cereali
1 limone
Olio extravergine d’oliva

Procedimento
Spremete il limone e mettete il succo in un bicchiere, aggiungete 4 cucchiai d’olio e mischiate bene. Mettete le fette di salmone in un piatto e irroratele con l’emulsione di limone e olio, lasciatele macerare. Nel frattempo lavate e spuntate le zucchine, asciugatele e tagliatele a fette sottili con un pelapatate nel senso della lunghezza ( se non vi piacciono crude, potete grigliarle leggermente).
Dalle fette di pane ricavate 8 dischetti aiutandovi con un coppapasta o, se non l’avete, con un coltellino affilato.
Tagliate le fette di melone a dadini non troppo piccoli.
Tagliate la trota salmonata in strisce larghe come le fette delle zucchine.
Prendete una striscia di trota, sovrapponete una fetta di zucchina e un’altra striscia di trota. Assemblate il tutto infilzandolo in uno stecchino e puntatelo sul pane .






Prendete lo stecchino lungo da spiedini e infilate un pezzo di salmone, una fettina ripiegata di zucchina e un pezzo di melone. Continuate così fino alla fine degli ingredienti.
Servite fresco.
E buon appetito!

Consiglio: come avete notato non ho aggiunto il sale perchè la trota salmonata affumicata è molto sapida, ma se volete, potete aggiungere un po’ di sale.











giovedì 4 luglio 2013

Pagnotta rustica

Adoro preparare il pane! Adoro ripetere quei gesti arcaici, quasi una sorta di rito che da migliaia di anni accompagna l’uomo. Non uso nessuna macchina perchè mi piace affondare le mani nella farina e nel lievito e sentirla “viva”, amica. E che dire poi del profumo che si sprigiona durante la cottura? Inebriante! Preferisco utilizzare la farina integrale per poter godere appieno dei suoi nutrienti e di diversi tipi, farro, kamut, grano, cereali ecc. La farina che ho utilizzato in questa ricetta è  farina Antiqua tipo integrale.
Antiqua conserva tutti gli elementi nutrizionali del grano per la presenza di tegumenti della crusca e del germe contenuti nello strato aleuronico del chicco (lo strato proteico in aderenza alla crusca) che grazie alla macinazione a pietra rimangono nella farina.
L’unicità di Antiqua si coglie d’istinto:  all’apertura del sacco per il chiaro profumo di grano, per l’aspetto antico di una farina finissima e lievemente ambrata, nella lavorazione per la maggiore capacità di assorbire l’acqua, nell’impasto per il color nocciola e il profumo intenso, nella cottura per la  colorazione brunita della mollica e della crosta ed infine, nella degustazione per la sua capacità di lasciare in bocca un gusto dolce e rotondo di grano, che  bilancia e ben si amalgama con quello degli altri ingredienti.


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Ingredienti:

300 ml di acqua
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
9 gr di lievito di birra secco
15 gr di pasta madre secca
1 cucchiaino di miele o di zucchero
1 cucchiaio pieno di sale fino

Procedimento

Scaldate leggermente l’acqua (la temperatura deve essere tra i 38° e i 40°) unite il cucchiaino di miele e fatelo sciogliere.
Mischiate  la farina con il lievito e la pasta acida. Fate una fontana e aggiungete due cucchiai di olio e, gradualmente  l' acqua iniziando a impastare. Quando l’impasto avrà raccolto tutta l’acqua, aggiungete il sale.
Impastate fino a ottenere un composto omogeneo, elastico e asciutto (10/15 minuti).
Lasciate riposare l'impasto per un'ora coperto e lontano da colpi d'aria. 


Trascorsa l'ora rimpastatelo velocemente e fategli continuare la lievitazione per altre due ore circa, sempre coperto e lontano da colpi d’aria, (l'idela sarebbe metterlo nel forno spento) cosparso da abbondante farina Antiqua sopra e sotto. La lievitazione sarà completata quando raddoppierà il suo volume.  ( I tempi che vi ho dato sono per una temperatura di circa 23 gradi, se inferiore impiegherà più tempo a lievitare, se superiore la lievitazione sarà completa in tempi più brevi).
Accendete il forno a 200° e inserite sul fondo un pentolino con dell’acqua (servirà a mantenere la giusta umidità). Quando il forno raggiungerà la temperatura, infornate il pane e lasciate cuocere per trenta minuti.
Sfornate e fate raffreddare su di una gratella.



Questa farina e altri ottimi prodotti potete acquistarli anche on line cliccando qui:  Antiqua

martedì 2 luglio 2013

Reginette con crema di ricotta e basilico



Le reginette sono un formato di pasta molto particolare e devono il loro nome alla principessa Mafalda di Savoia. I napoletani, infatti, le inventarono per celebrarla e diedero loro la forma del merletto a balze come quello che rifiniva i sontuosi abiti della regina.




Ingredienti per 4 persone:

320 gr di reginette
200 gr di ricotta
12 mandorle pelate
5 rametti di basilico
50 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
½ spicchio d’aglio
50 gr di panna fresca
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.

Procedimento

In una terrina setacciate la ricotta e lavoratela aggiungendo un po’ di olio fino ad ottenere una crema omogenea e morbida. Lavate e asciugate il basilico e mettetelo nel mixer insieme con le mandorle, il Parmigiano, la panna, l’aglio, un po’ di sale e pepe. Frullate fino ad ottenere una crema e aggiungetela a quella di ricotta mescolando con cura.
Fate cuocere  le reginette, scolatele al dente e versatele nella terrina amalgamandole bene alla crema di ricotta. Servite subito e buon appetito!



giovedì 27 giugno 2013

Bocconcini rustici al Parmigiano Reggiano

Antiqua è una farina macinata a pietra a filiera corta certificata che nasce solo da grani piemontesi provenienti da 45 aziende agricole riunite in un solo consorzio di garanzia che seleziona soltanto terreni lontani da città, autostrade e fabbriche nel rispetto di un disciplinare di produzione per ottenere grani a residuo zero.
La farina Antiqua tipo 2, utilizzata per questa ricetta è più scura rispetto al tipo 1 che possiamo paragonare alla farina 00,  e contiene una maggior quantità di tegumenti della crusca e del germe, quindi un gusto più marcato ed un aspetto più riconoscibile. Durante la lavorazione l’impasto risulta color nocciola, ha un’ottima capacità di assorbire i liquidi e un profumo intenso.
Nella cottura il prodotto ottenuto con la Farina Antiqua si distingue per la colorazione brunita della crosta e della mollica. Dopo aver degustato il prodotto ci si accorge come rimanga in bocca il gusto dolce e rotondo del grano che si amalgama bene con il resto degli ingredienti.



Ingredienti per 4 persone:
100 gr di farina Antiqua tipo 2
40 gr di olio extravergine d’oliva
40 gr di burro
100 gr di mandorle
80 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
25 ml di Marsala
Sale q.b.

Per la crema
100 gr di ricotta
40 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
4/5 rametti di basilico

Procedimento

Tritate nel mixer le mandorle, mettetele in una ciotola e unite il parmigiano, la farina, un pizzico di sale. Mischiate bene, versate l’olio e il burro ammorbidito, continuate ad amalgamare e infine unite il Marsala. Impastate fino a ottenere un composto omogeneo.
Formate delle palline grosse come una noce o, se preferite, fatele più piccole e mettetele in una teglia rivestita da carta da forno. 

Cuocete in forno già caldo a 180° per 15/20 minuti (dovranno essere dorate ma non secche), sfornatele e fatele raffreddare su di una gratella. 

Nel frattempo passate al setaccio la ricotta e unite il Parmigiano. Lavate il basilico, tritatelo e unitelo al composto di ricotta e Parmigiano, aggiungete un goccio d’olio.  Mischiate bene e mettete in frigo per circa 30 minuti.  Farcite i bocconcini con il composto e uniteli tra di loro.
E buon appetito!


 




Questi e altri ottimi prodotti potete acquistarli anche on line cliccando qui:  Antiqua



venerdì 21 giugno 2013

Cantuccini morbidi all'albicocca

L’origine dei cantuccini risale almeno al XVI secolo e il nome sembra derivare da “canto”, parte di un insieme, o da “cantellus”, in latino “pezzo o fetta di pane”, una galletta salata che già i soldati romani consumavano durante le campagne militari. Il biscotto nella sua forma “dolce” si inserisce invece nel solco della nuova produzione e del consumo dolciario affermatosi, innanzitutto in Inghilterra e in Toscana e poi anche nel resto di Europa, a partire dal XIV secolo, come conseguenza di quello che gli storici hanno definito “boom dello zucchero”, seguito alla diffusione della coltivazione della canna da zucchero in Nord Africa ed Europa Meridionale.
A partire dalla seconda metà del ’500, i cantucci fecero così la loro comparsa alla corte dei Medici, anche se, come mostra la ricerca effettuata sulle ricette dell’epoca, non contenevano ancora mandorle, ispirandosi ai già conosciuti biscotto di Pisa e al parente “biscotto genovese”.
Il ‘700 fu caratterizzato dal diffondersi dei cantucci in diverse varianti, ma solo a partire dal ‘900 i cantuccini alle mandorle iniziarono ad essere prodotti in tutta la Toscana sempre più su larga scala. La presenza nella loro ricetta di burro e di agenti lievitanti li rendeva infatti un prodotto a lunga conservazione particolarmente adatto alla distribuzione di massa e all’esportazione.
Fonte: AssoCantuccini
Questi sono la mia versione morbida preparata con la farina Antiqua tipo 1 macinata a pietra

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Ingredienti per 4 persone:

250 gr di farina Antiqua tipo 1
125 gr di zucchero
80 gr di burro
½ bustina di lievito
2 uova più 1 tuorlo
100 gr di albicocche secche morbide
4 cucchiai di Vin santo o di Passito
1 pizzico di sale

Procedimento
Miscelate la farina con lo zucchero e il lievito poi fate una fontana sulla spianatoia e unite le due uova e un pizzico di sale.. Impastate  bene poi aggiungete il burro ammorbidito e le albicocche tagliate grossolanamente. Continuate ad impastare fino ad ottenere un composto liscio e morbido. Lasciatelo riposare 20 minuti poi ricavate 2 filoncini di circa 10 cm di larghezza. Disponeteli sulla placca del forno rivestita con l’apposita carta leggermente imburrata e spennellateli con il rosso d’uovo diluito con un po’ d’acqua. 


Cuocete in forno già caldo a 170° per 15/20 minuti (dipende un po’ dal vostro forno, la superficie dovrà apparire dorata). Sfornateli, lasciateli intiepidire leggermente poi ricavate i biscotti tagliando trasversalmente i filoncini a una distanza di circa 1 cm da un taglio all’altro.


Rimettete in forno per 4 minuti e fate dorare da ambo i lati ( 2 minuti per lato).
Servite con Vin Santo o Moscato
Si conservano per qualche giorno in una scatola di metallo ben chiusa .
E buon appetito!

martedì 18 giugno 2013

Fagottini di ciliegie e gorgonzola

Un antipasto veloce con un insolito accostamento. Il palato s’inebria della dolcezza dei Duroni di Pecetto che ben si fonde con il Gorgonzola di Novara. L’occhio è appagato dai colori accesi e l’olfatto è inebriato dal profumo intenso
Un’unione  particolare, ma credetemi, ben riuscita! 
Se poi volete conoscere qualcosa di più sulle ciliegie cliccate qui


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Ingredienti per 4 persone:

250 gr di ciliegie di Pecetto varietà Duracina (duroni)
100 gr di Gorgonzola dolce di Novara
250 gr di pasta sfoglia (1 rotolo)
1 tuorlo


Accendete il forno a 200°
Lavate, asciugate e denocciolate le ciliegie.
Tagliate a pezzetti il gorgonzola.
Stendete il rotolo di pasta sfoglia e ritagliate dei quadrati di pasta di circa 8 cm. per lato.
Disponete al centro dei quadrati  il formaggio e le ciliegie.


Unite i quattro lati prendendoli per gli angoli e sigillateli . 

Sbattete il tuorlo d’uovo con un cucchiaino d’acqua e spennellatelo sulla superficie dei fagottini.
Ricoprite la placca del forno con carta da forno bagnata e strizzata e adagiatevi sopra i fagottini. Infornate e lasciate cuocere  per circa 20 minuti.







giovedì 13 giugno 2013

Taralli napoletani al pepe




Questo tipico “spuntino” napoletano, molto amato e che ben si sposa con la birra, nasce   nel '700 nella  Napoli povera,  dove la fame regnava sovrana.
Inizialmente gli avanzi della pasta da pane venivano riutilizzati, aggiungendo  solo della sugna (lo strutto) e del pepe;  così, le abili mani dei fornai, realizzavano queste ciambelle che erano economicamente accessibili a tutta la popolazione denutrita e affamata dei ''fondaci'', le zone popolari nelle vicinanze del porto. Caratteristica figura legata a questo prodotto era quella del “tarallaro” che,  con in spalla la sua cesta di taralli ricoperti da un panno di lana per mantenerli caldi e fragranti, percorreva la città in lungo e in largo vendendoli ai passanti.
Negli anni successivi furono  arricchiti dall'aggiunta delle mandorle che con la loro dolcezza mitigano  l'aroma pungente del pepe. Essi venivano serviti anche nelle osterie accompagnati da caraffe di vino, in quanto la massiccia presenza di pepe aumentava la sete e spingeva i clienti a consumare di più. Oggi il vino è stato ottimamente sostituito dalla birra.
I taralli sono così famosi e tipici che, oltre che nell’alimentazione,  trovano spazio anche nel linguaggio. Inequivocabilmente napoletano è  il modo di dire: “Se ti tirassen’ na sport’e taralle, nun ne cadesse uno ‘nterra”. ( Se ti lanciassero una cesta di taralli, non ne cadrebbe alcuno al suolo). Perché?
Pecchè tien’e ccorna! (Perchè hai le corna! Cioè la tua consorte intrattiene una  relazione con un altro uomo).
Per prepare questi  taralli ho utilizzato la meravigliosa farina Antiqua tipo 1.



Ingredienti per 12/15 taralli
500 gr di farina Antiqua tipo 1
200 di mandorle non pelate
160 gr di strutto
230 ml di acqua
½ bustina di lievito di birra secco
4 gr di pepe
12 gr di sale

Procedimento
In una capiente ciotola mettete lo strutto, la farina, il lievito, il pepe, il sale e metà delle mandorle tritate grossolanamente. Unite l’acqua tiepida (38/40°) e impastate bene per dieci minuti. Con l’impasto ottenuto formate una palla, rimettetela nella ciotola e ricopritela con un canovaccio. Lasciatela lievitare per trenta minuti poi prendetene un pugno e formate un rotolino sottile lungo circa 20 cm., poi avvolgetelo su se stesso, chiudete l’estremità e guarnite con tre o quattro mandorle intere. Proseguite così fino a esaurimento degli ingredienti. Disponete i taralli sulla placca rivestita di carta da forno.


Cuocete in forno già caldo a 200° per i primi 15 minuti, poi abbassate la temperatura a 160° per altri 15 minuti e continuate la cottura per altri 15 minuti a 140°. A cottura ultimata i taralli dovranno rimanere ben dorati sia sopra sia sotto.
E buon appetito!


Consiglio: se non amate lo strutto, potete sostituirlo con l’olio extravergine, i taralli saranno altrettanto buoni ma meno friabili.