giovedì 14 marzo 2019

Fragole cioccolatose


Questi deliziosi frutti…non frutti (in realtà i frutti sono quei puntini gialli che noi consideriamo semi)  compagni dell’uomo fin dall’antichità e di cui  sono stati ritrovati dei reperti addirittura risalenti alla Preistoria, appartengono alla Famiglia delle Rosacee e crescono sia in coltivazioni che  spontanee nei nostri boschi ,  solo nel 1600 vennero incrociate con una varietà americana più grande e più dolce.
Le fragole sono ricche di  la vitamina C che  rafforza il sistema immunitario e aiuta la rigenerazione della pelle e di  fitonutrienti  che limitano il rischio di malattie    cardiovascolari.
Contengono anche 
 molte  fibre alimentari e sono  ricche di iodio,di potassio, di acido folico, di riboflavina, di vitamina B5, di omega-3 acidi grassi, di vitamina B6, di vitamina K, di magnesio e di rame.
Infine una curiosità: le fragole si chiamano anche Lacrime di Venere perché, narra la Mitologia,  l’amore del giovane Adone era conteso tra Venere e Persefone. Quest’ultima, gelosa della rivale, si rivolse a Marte che si trasformò in un cinghiale e, durante una battuta di caccia, uccise lo sfortunato giovane. Venere, disperata, pianse copiose lacrime che, al contatto con il sangue di Adone, si trasformarono in piccoli cuori rossi: le fragole.




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Ingredienti

400 gr di fragole
200 gr di cioccolato bianco
60 gr di cioccolato fondente
Codette di zucchero di vari colori q.b.

Procedimento

Lavate bene e delicatamente le fragole, asciugatele perfettamente.
Aiutandovi con un coltellino liscio ricavate piccolissime scaglie dal cioccolato fondente.
Sciogliete il cioccolato bianco a bagnomaria o con il forno a micronde.
Immergete le fragole nel cioccolato bianco e mettetele ad asciugare su di una gratella.
Quando il cioccolato non sarà ancora completamente solidificato passatene un terzo  nelle granelle di zucchero, su  l’altro terzo distribuite le scaglie di cioccolato fondente.
Lasciate solidificare bene le fragole rimanenti.
Sciogliete cioccolato fondente  restante e, aiutandovi con un cucchiaino schizzate le ultime fragole.
Lasciate consolidare  bene.

domenica 24 febbraio 2019

Malloreddus alla Campidanese


I malloreddus sono una delle paste simbolo della Sardegna, conosciutissimi anche nel resto d’Italia dove vengono chiamati  gnocchetti sardi.
Il loro nome deriva da malloru  (toro), i malloreddus sono i vitellini la cui forma li richiama metaforicamente.
Vengono chiamati anche in altri modi, a seconda delle zone, nel sassarese sono chiamati cigiones o ciciones, nel Nuorese cravaos, nel Logudoro macarone caidos e macarone de punzu.
Si possono preparare nella versione classica con farina di semola e acqua oppure arricchiti con zafferano o  con spinaci tritati.
I malloreddus vengono conditi con il classico sugo a base di pomodoro e salsiccia, arricchito con un tocco di zafferano, da aggiungere all’impasto o direttamente nel sugo, o anche in tutti e due.
La Sardegna è nota per la produzione di zafferano dove pare che la preziosa spezia sia giunta con i Fenici che approdarono nell’isola provenienti dal Medio Oriente più di duemila anni fa.
Ma è il grano il vero tesoro locale, fin dai tempi dell’impero romano la Sardegna era chiamata “il granaio di Roma”e i sardi che vivevano nella piana del Campidano producevano metà del grano che serviva a sfamare tutto l’esercito romano.
Per rispettare appieno la tradizione scriverò anche il procedimento per preparare i malloreddus così come me lo ha insegnato mia madre a cui lo ha insegnato mia nonna ovviamente figlie della splendida terra di Sardegna.


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Ingredienti per 4 persone:

Per i malloreddus

400 g di semola fine
200 ml. di acqua tiepida (può variare in base all’umidità della semola)
1 bustina di zafferano in polvere Nuraghe Ruju Azienda Agricola
2 g di sale fino

Per il sugo

350 g di salsiccia fresca con i semi di anice
500 g di pomodori maturi
1 pizzico di zafferano Nuraghe Ruju Azienda Agricola
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
3 fogli d’alloro
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Di finitura
Pecorino Sardo Dop Maturo q.b.

Procedimento

Scaldate leggermente l’acqua, toglietela dal fuoco e scioglietevi lo zafferano meno un pizzico che servirà per il sugo.
Mettete la semola e il sale in una ciotola, fate un buco al centro e versate metà dell’acqua con lo zafferano. Iniziate ad impastare e aggiungete poco alla volta il resto dell’acqua. Potrebbe essere necessario aggiungerne ancora un poco o al contrario metterne di meno, dipende dall’umidità della semola.
Versate il tutto su di una spianatoia e lavorate fino a ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Formate una palla e coprite con un canovaccio umido o con pellicola da alimenti. Lasciate riposare per 30 minuti.
Coprite un ampio vassoio con  un canovaccio e spolveratelo con della semola.
Prendete un pezzetto d’impasto, rotolatelo sulla spianatoia e formate un salsicciotto  non troppo spesso. Tagliate dei pezzetti lunghi al massimo 1 cm poi passateli sui rebbi di una forchetta o sull’apposito attrezzo esercitando una leggera pressione.
Mettete gli gnocchetti a mano a mano che li preparate sul vassoio. Continuate così fino ad esaurire l’impasto. Spolverate i malloreddus con la semola mista a un pochino di farina e lasciate asciugare senza coprire per 24 ore.
Pelati i pomodori, eliminate i semi e tagliateli a cubetti.
Spelate la salsiccia e sbriciolatela un pochino.
Scaldate 4 cucchiai d’olio in una padella unite la cipolla pulita e tagliata a cubetti e lo spicchio d’aglio e fate stufare dolcemente per qualche minuto.
Unite la salsiccia  e fate rosolare per 10 minuti.
Aggiungete i cubetti di pomodoro, il sale, lo zafferano rimasto, le foglie d’alloro e fate cuocere per circa 1 ora, se dovesse asciugarsi troppo aggiungete un pochino di acqua tiepida.
Cuocete i malloreddus in abbondante acqua salata, scolate e condite con il sugo.
Spolverizzate di Pecorino Sardo Maturo e servite.




Ho preparato questa ricetta tipica sarda per la raccolta di ricette della tradizione regionale italiana di #FedAgriPesca


“COME E' BELLO MANGIAR BENE DA PALERMO IN SU"
QUI da NOI- CONFCOOPERATIVE AGRICOLE

"Ogni regione è custode di tradizioni gastronomiche uniche ed irripetibili. Le ricette sono il frutto di quel complesso di memorie ed aneddoti, trasmessi di generazione in generazione, che rispecchiano le caratteristiche del territorio di origine, la sua geografia, la sua storia, perfino le usanze casalinghe di ciascuna famiglia. La grande forza della #cucinaitaliana sta proprio nella sua grande varietà. (...) Con questo ricettario vi accompagneremo in un viaggio tra i sapori tipici, ripercorrendo lo Stivale da nord a sud, passando per le cucine delle case italiane, alla scoperta dei sapori e delle usanze locali, dando, di qua e di là, un tocco personale, sempre nel totale rispetto della tradizione."




lunedì 18 febbraio 2019

Patate duchessa

Le patate duchessa (pommes duchesse) sono una classica ricetta di origine francese, semplice da realizzare, coreografica  e perfetta per accompagnare secondi di carne o di pesce.
La loro peculiarità consiste nel fatto che sono croccanti fuori e morbide dentro.
La versione italiana rispetto a quella francese prevede anche l’utilizzo del Parmigiano Reggiano.



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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di patate bianche farinose
50 gr di burro
70 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
3 tuorli
Noce moscata  grattugiata q.b.
Sale e pepe bianco q.b.

Procedimento

Lavate le patate e mettetele, con la buccia, in acqua fredda e  fatele lessare per circa 30/40 minuti dal bollore (dipende dalle dimensioni). Scolatele, pelatele e  pelatele e passatele nello schiacciapatate.
Raccogliete la polpa in una ciotola, unite il burro lasciato a temperatura ambiente per mezz’ora e mescolate finché non si sarà sciolto e amalgamato. Unite il Parmigiano Reggiano grattugiato, il sale, il pepe e la noce moscata (per la quantità regolatevi secondo i vostri gusti).
Unite anche due tuorli e amalgamate bene il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo e compatto.
Trasferitelo in una sac à poche con la bocchetta a stella e formate dei mucchietti di circa 5 cm di diametro su una teglia  rivestita di carta da forno.
Spennellate le duchesse  con l’ultimo tuorlo rimasto e fate cuocere a 200°C (infornate quando il forno è già caldo) per circa 15/20 minuti.
Quando saranno ben dorate sfornatele e servitele come accompagnamento a piatti di carne o di pesce e magari con l’aggiunta di verdure o legumi come nella foto.




giovedì 7 febbraio 2019

Roast beef


Il roast beef (o roastbeef) è un piatto di carne di bovino arrostita al forno. Termine inglese che significa letteralmente “bue arrostito” e indica sia un particolare arrosto di bue sia alcuni tagli regionali di carne. Viene essenzialmente servito come pasto principale e gli avanzi possono essere e sono spesso serviti all'interno di panini. In Inghilterra, Canada, Irlanda e Australia, il roast beef è uno dei piatti tradizionalmente serviti a cena la domenica (sunday roast, arrosto della domenica), anche se è spesso servito come un taglio freddo nei negozi di gastronomia, di solito in panini che spesso contengono formaggio Cheddar. Un contorno tradizionale del roast beef è costituito dallo Yorkshire pudding.
L’espressione è passata dall’inglese all’italiano attraverso il francese “rosbiffe” adottato specie in Toscana ed in altre regioni centrali. La sua diffusione in Italia risale alla prima metà dell’800. Il termine venne usato per la prima volta nel 1837, in uno scritto inviato da Londra da Mazzini, ma l’impulso a tale preparazione fu dato probabilmente dagli inglesi residenti nella penisola, soprattutto in Toscana. Nella tradizione anglosassone il roast beef è un arrosto fatto allo spiedo con l’intera lombata di bue o una buona parte di essa: è quindi una portata grandiosa, celebrativa, simbolo del meglio di quella cucina.
Oggi la valenza sociale del roast beef è diversa. In famiglia la tradizione del piatto celebrativo e in qualche modo rimasta ma carne si cuoce in forno e i tagli non sono più grandiosi. Per il mondo dei panini quello farcito con il roast beef rappresenta una delle proposte più gourmet.




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Ingredienti per 6 persone: 

1 Kg. di vitellone
2 cucchiai di senape
Mezzo bicchiere di vino bianco
Olio extravergine d'oliva q.b.
30 gr. di burro
 1 cucchiaino di sale fino

Procedimento
Accendete il forno a 180°
Mescolate il sale alla senape e spalmatela sulla carne massaggiandola.
Mettete il burro in una padella e fatelo sciogliere dolcemente, unite la carne e rosolatela per 5 minuti da tutti i lati, sfumate con il vino, alzate il fuoco e fatelo evaporare  per 1 minuto poi spegnetelo.
Trasferite la carne in una teglia da forno, versate sopra il suo sugo e infornate per 30 minuti rigirandola ogni 10 minuti.
Spegnete il forno, estraete la teglia, ricopritela  con un foglio d’alluminio e lasciate riposare il roast-beef per una ventina  di minuti.
Servitelo tagliato a fette sottilissime e accompagnato dal suo sughetto servito a parte.