domenica 24 febbraio 2019

Malloreddus alla Campidanese


I malloreddus sono una delle paste simbolo della Sardegna, conosciutissimi anche nel resto d’Italia dove vengono chiamati  gnocchetti sardi.
Il loro nome deriva da malloru  (toro), i malloreddus sono i vitellini la cui forma li richiama metaforicamente.
Vengono chiamati anche in altri modi, a seconda delle zone, nel sassarese sono chiamati cigiones o ciciones, nel Nuorese cravaos, nel Logudoro macarone caidos e macarone de punzu.
Si possono preparare nella versione classica con farina di semola e acqua oppure arricchiti con zafferano o  con spinaci tritati.
I malloreddus vengono conditi con il classico sugo a base di pomodoro e salsiccia, arricchito con un tocco di zafferano, da aggiungere all’impasto o direttamente nel sugo, o anche in tutti e due.
La Sardegna è nota per la produzione di zafferano dove pare che la preziosa spezia sia giunta con i Fenici che approdarono nell’isola provenienti dal Medio Oriente più di duemila anni fa.
Ma è il grano il vero tesoro locale, fin dai tempi dell’impero romano la Sardegna era chiamata “il granaio di Roma”e i sardi che vivevano nella piana del Campidano producevano metà del grano che serviva a sfamare tutto l’esercito romano.
Per rispettare appieno la tradizione scriverò anche il procedimento per preparare i malloreddus così come me lo ha insegnato mia madre a cui lo ha insegnato mia nonna ovviamente figlie della splendida terra di Sardegna.


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Ingredienti per 4 persone:

Per i malloreddus

400 g di semola fine
200 ml. di acqua tiepida (può variare in base all’umidità della semola)
1 bustina di zafferano in polvere Nuraghe Ruju Azienda Agricola
2 g di sale fino

Per il sugo

350 g di salsiccia fresca con i semi di anice
500 g di pomodori maturi
1 pizzico di zafferano Nuraghe Ruju Azienda Agricola
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
3 fogli d’alloro
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.

Di finitura
Pecorino Sardo Dop Maturo q.b.

Procedimento

Scaldate leggermente l’acqua, toglietela dal fuoco e scioglietevi lo zafferano meno un pizzico che servirà per il sugo.
Mettete la semola e il sale in una ciotola, fate un buco al centro e versate metà dell’acqua con lo zafferano. Iniziate ad impastare e aggiungete poco alla volta il resto dell’acqua. Potrebbe essere necessario aggiungerne ancora un poco o al contrario metterne di meno, dipende dall’umidità della semola.
Versate il tutto su di una spianatoia e lavorate fino a ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Formate una palla e coprite con un canovaccio umido o con pellicola da alimenti. Lasciate riposare per 30 minuti.
Coprite un ampio vassoio con  un canovaccio e spolveratelo con della semola.
Prendete un pezzetto d’impasto, rotolatelo sulla spianatoia e formate un salsicciotto  non troppo spesso. Tagliate dei pezzetti lunghi al massimo 1 cm poi passateli sui rebbi di una forchetta o sull’apposito attrezzo esercitando una leggera pressione.
Mettete gli gnocchetti a mano a mano che li preparate sul vassoio. Continuate così fino ad esaurire l’impasto. Spolverate i malloreddus con la semola mista a un pochino di farina e lasciate asciugare senza coprire per 24 ore.
Pelati i pomodori, eliminate i semi e tagliateli a cubetti.
Spelate la salsiccia e sbriciolatela un pochino.
Scaldate 4 cucchiai d’olio in una padella unite la cipolla pulita e tagliata a cubetti e lo spicchio d’aglio e fate stufare dolcemente per qualche minuto.
Unite la salsiccia  e fate rosolare per 10 minuti.
Aggiungete i cubetti di pomodoro, il sale, lo zafferano rimasto, le foglie d’alloro e fate cuocere per circa 1 ora, se dovesse asciugarsi troppo aggiungete un pochino di acqua tiepida.
Cuocete i malloreddus in abbondante acqua salata, scolate e condite con il sugo.
Spolverizzate di Pecorino Sardo Maturo e servite.




Ho preparato questa ricetta tipica sarda per la raccolta di ricette della tradizione regionale italiana di #FedAgriPesca


“COME E' BELLO MANGIAR BENE DA PALERMO IN SU"
QUI da NOI- CONFCOOPERATIVE AGRICOLE

"Ogni regione è custode di tradizioni gastronomiche uniche ed irripetibili. Le ricette sono il frutto di quel complesso di memorie ed aneddoti, trasmessi di generazione in generazione, che rispecchiano le caratteristiche del territorio di origine, la sua geografia, la sua storia, perfino le usanze casalinghe di ciascuna famiglia. La grande forza della #cucinaitaliana sta proprio nella sua grande varietà. (...) Con questo ricettario vi accompagneremo in un viaggio tra i sapori tipici, ripercorrendo lo Stivale da nord a sud, passando per le cucine delle case italiane, alla scoperta dei sapori e delle usanze locali, dando, di qua e di là, un tocco personale, sempre nel totale rispetto della tradizione."