martedì 28 novembre 2017

Bocconcini di pollo con Ambrosia e curry

La mela Ambrosia per le sue caratteristiche può essere definita a ragione il frutto degli Dei.
Succosa, croccante e aromatica, ha come caratteristica principale il multicolore essendo circa per il 75% rossa e con uno sfondo giallo crema che la rendono molto gradevole alla vista.
Questa caratteristica è dovuta al fatto di essere nata per caso in Canada, nello stato della British Columbia, alla fine degli anni ‘80 grazie ad un incrocio naturale,ossia non generata e prodotta in laboratorio, molto probabilmente tra la Red Delicious (mela rossa) e la Golden Deliciuos (mela gialla) e la Jonagold.
E’ di dimensioni medio- grandi (220-280 gr) molto gustosa e profumata.
Ricca di flavonoidi, fibre e di un elevato numero di tannini, la mela Ambrosia è l’ideale per aiutare il nostro corpo a mantenersi sano.
Matura tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre, a seconda della regione di coltivazione e, per sviluppare la massima lucentezza, ha bisogno di notti fresche e di giornate calde e assolate come quelle della Val Venosta, habitat ideale per la sua coltivazione.
Ottima come snack, si presta particolarmente a numerose preparazioni culinarie, dalle fresche insalate ai secondi più corposi come questo, ai sorbetti spezza pranzo, ai dessert raffinati.
In questa ricetta il sapore dolce si sposa meravigliosamente bene al piccante del curry e la sua croccantezza fa si che rimanga compatta anche dopo la cottura garantendo anche dal punto di vista estetico un ottimo risultato.
Perché, dunque non provate a rifare questa ricetta per poi riproporla a Natale?



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Ingredienti per 4 persone:

400 gr. di petto di pollo tagliato a bocconcini
2 mele Ambrosia
40 gr. di uvetta sultanina
1 cipolla
½ bicchiere di vino bianco secco
1 limone (succo)
Curry q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
30 gr. di burro


Procedimento

Mettete l’uvetta in ammollo per 10/15 minuti.
Tagliate a cubettini la cipolla e fatela dorare in un tegame con 4 cucchiai d’olio.
Unite i bocconcini di pollo e fateli rosolare per qualche minuto.


Quando saranno ben dorati sfumate con il vino bianco poi unite l’uvetta strizzata e il curry (per il quantitativo regolatevi a seconda che preferiate il gusto più o meno piccante),  aggiungete un bicchiere d’acqua calda (deve coprire a filo), salate e fate cuocere per circa 20/25 minuti.


Nel frattempo lavate bene le mele, non sbucciatele e tagliatele  a spicchi non troppo sottili, irrorateli con il succo del limone.


In un tegame antiaderente fate sciogliere il burro, aggiungete gli spicchi delle mele, salate e fate dorare per 4/5 minuti.

Quando i cubetti di pollo saranno cotti unite le mele e insaporite per un minuto.
Servite subito.


giovedì 23 novembre 2017

Maltagliati di farina di piselli

I piselli sono comparsi in Europa intorno al Seicento, provenienti dall’Asia, ne esistono più di 250 varietà coltivate: in commercio ne troviamo di due qualità, quelli in cui i semi vanno sgranati e quelli che possono essere consumati con il baccello come le taccole conosciute anche come mangiatutto.
Si raccolgono da fine aprile a tutto maggio, hanno un discreto contenuto di vitamine (A,C e alcune del gruppo B) oltre che di potassio, magnesio e fosforo. Come tutte le leguminose , contengono sostanze non digeribile che si degradano durante la cottura.
La farina di piselli si ottiene dall’essicazione del legume e dalla sua macinatura. Può essere utilizzata in varie preparazioni dalle zuppe alle frittate, alla pasta o al pane.




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Ingredienti per 3 persone.
200 gr di farina di piselli macinata a pietra
70 gr di farina integrale di grano duro macinata a pietra
1 uovo
1 bicchiere d’acqua
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale fino q.b.

Procedimento
Miscelate le due farine  e un pizzico di sale in una ciotola.
Unite l’uovo, l’olio e amalgamate, unite poco alla volta anche l’acqua e iniziate ad impastare nella ciotola.


Dovete ottenere un impasto dalla consistenza omogenea ma morbida, eventualmente aggiungete ancora un pochino d’acqua.
Infarinate con la farina di grano il piano di lavoro e continuate a lavorare l’impasto per qualche minuto.
Raccoglietelo a palla e lasciatelo riposare  per un’ora nella ciotola coperta dalla pellicola .


Trascorso il tempo infarinate bene il piano di lavoro e il mattarello e stendete l’impasto spolverizzandolo con la farina di grano.
Non dovete fare la sfoglia troppo sottile, altrimenti si spezza.


Tagliate la pasta in rombi o losanghe  e mettetela ad asciugare per un’ora o due.


Portate a bollore dell’acqua salate, calate i maltagliati e lasciateli cuocere per circa 6 o 7 minuti.
Scolate e condite a piacere.
Questi li ho conditi con il sugo del coniglio in umido e abbondante Parmigiano Reggiano,
ma saranno ottimo anche con un sugo “bianco” tipo cubetti di pancetta o prosciutto e Parmigiano, Burro e salvia, delle verdure ecc.




giovedì 16 novembre 2017

Cosce di pollo al miele e mandarini

Noto anche come “soffione” o “dente di leone”, il tarassaco è una pianta erbacea perenne, comune nei luoghi erbosi di pianura e montagna in tutta l’Italia del Nord. Le foglie, fresche o cotte, hanno proprietà depurative e stimolanti le funzioni epato-biliari, la radice può essere usata come diuretico e, tostata, è stata a lungo usata come un surrogato del caffè.
Il miele che se ne ricava si caratterizza per essere prodotto nella parte iniziale della primavera  (febbraio-maggio) nel caso in cui le colonie di api siano particolarmente grandi da poter dar luogo a tale operazione nel periodo in cui avviene la fioritura.
Per quanto riguarda le zone in cui è più facile rinvenire la produzione di miele di tarassaco, possiamo certamente sottolineare la notevole preminenza di comuni lombardi e piemontesi.
Per poter produrre questo miele, le api devono avere un'ottima resistenza e devono essere realmente attive nel momento in cui termina la stagione invernale e inizia quella primaverile.
Il miele di tarassaco si produce sopratutto nel corso del mese di giugno e si caratterizza per avere un colore tipicamente giallo vivo o beige crema: nel secondo caso si caratterizza per essere mischiato con del miele di salice.
Tra le sue peculiarità  troviamo anche il fatto di avere una cristallizzazione estremamente veloce e che, nella maggior parte dei casi, si verifica con dei cristalli notevolmente fini.
L'odore del miele di tarassaco è notevole ed intenso e  viene impiegato principalmente come vero e proprio miele da tavola: ci sono tantissime persone che lo preferiscono al miele tradizionale.

Fonte: www.giardinaggio.net






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Ingredienti per 4 persone:

8 cosce di pollo
10 mandarini
3 cucchiai di miele di Tarassaco La Margherita
2 cucchiai di aceto di mele
4 rametti di rosmarino
1 spicchio d’aglio
4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
Sale q.b.

Procedimento
Scaldate l’olio in una padella, unite lo spicchio d’aglio intero, i rametti del rosmarino e le cosce di pollo, salate.  Fate rosolare per una ventina di minuti girando spesso.
Nel frattempo, sciogliete il miele nell’aceto,  spremete 8 mandarini e unite il succo all’emulsione di miele e aceto. Sbucciate gli altri due mandarini e tenete da parte gli spicchi.
Trascorsi i venti minuti, eliminate lo spicchio d’aglio,  irrorate il pollo con la salsa di aceto miele e mandarini, fate cuocere ancora per circa 15 minuti e unite gli spicchi interi di mandarino, continuate la cottura ancora per cinque minuti.
Servite subito.



Apicoltura
La Margherita
C.so Francia 152 
Rivoli (TO)
tel/fax 011/9913469
api.lamargherita@alice.it



lunedì 13 novembre 2017

Castagnaccio toscano

Il castagnaccio è un dolce tipico e antico della cucina toscana. Preparato con ingredienti semplici e facile da realizzare è di una bontà unica. Niente uova o burro, è umido e compatto e non lievitato. Ha un gusto delicato ideale per essere accompagnato con la ricotta.
Ha origini molto antiche e già nel 1500 era molto diffuso in Toscana soprattutto tra i contadini che lo preparavano come piatto povero. Solo nel 1800 la ricetta divenne famosa in tutta Italia e si arricchì di uvetta e pinoli. È un dolce che viene consumato soprattutto il giorno di Ognissanti.
La castagna è un alimento sano e molto nutriente, ha proprietà remineralizzanti e tonificanti non a caso è considerata un alimento ottimale per gli sportivi, in quanto il potassio contribuisce a ridurre l'affaticamento muscolare.






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Ingredienti per una teglia di circa 24 cm.

300 gr di farina di castagne
4 cucchiai colmi di zucchero
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Acqua q.b.
100 gr di uvetta sultanina
100 gr di pinoli
Qualche aghetto di rosmarino





Procedimento
Mettete a bagno l’uvetta sultanina per un quarto d’ora, scolatela e strizzatela un po’.
In una ciotola versate la farina di castagne e lo zucchero.
Unite l’olio e tanta acqua quanto serve per ottenere un impasto morbido (circa 1 bicchiere e mezzo).
Unite i pinoli, l’uvetta e qualche aghetto di rosmarino.





Versate l’impasto in una teglia ben unta, decorate la superficie con pinoli, uvetta e rosmarino e infornate (forno già caldo a 180°C) per 30 minuti.
Sarà perfetto quando la superficie di sarà rotta







lunedì 6 novembre 2017

Zuppa di farro e castagne

Il farro ha origini antichissime, infatti, se ne trova traccia già nel Neolitico, quando era utilizzato dall’uomo per sfamarsi. Nel corso dei secoli la sua coltivazione si è notevolmente ridotta a causa dell’utilizzo d’altri tipi di farine, come quella di grano duro.
Si coltivano tre tipologie di farro, farro monococco (piccolo), farro dicocco (medio) e farro spelta (grande). In Italia coltiviamo prevalentemente il farro dicocco.
Oggi, questo prezioso cereale è stato riscoperto, soprattutto dall’agricoltura biologica, e sarebbe auspicabile reintrodurlo nella nostra dieta, in quanto è ricco di vitamine del gruppo B, di sali minerali, quali potassio, fosforo, magnesio e di proteine.
Il farro, soprattutto quello integrale, pur essendo un ottimo alimento, è tuttavia sconsigliato a chi soffre di celiachia per la presenza di glutine.


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Ingredienti per 4 persone

350 gr di castagne
2 patate gialle grosse
200 gr di farro precotto
1 cipolla bianca
1 litro e mezzo di brodo vegetale
1 rametto di rosmarino
3 foglie di alloro
2 foglie di salvia
Olio extravergine d’oliva
Parmigiano Reggiano grattugiato


Sale e pepe q.b.

Procedimento

Fate bollire le castagne con un pizzico di sale e una foglia d’alloro.
Sbucciatele ancora tiepide ed eliminate anche la pellicina interna, sbriciolatele grossolanamente.
Spelate la cipolla e tagliatela a rondelle sottili (alla veneziana).
Tritate insieme tutti gli aromi.
Pelate le patate e tagliatele a piccoli cubetti.
In una casseruola ( o meglio ancora in un coccio) scaldate 4 cucchiai d’olio e fate dorare la cipolla, unite le patate, il trito degli aromi e dopo un paio di minuti versate il brodo caldo.
Continuate la cottura per una decina di minuti poi unite le castagne e il farro.
Salate, pepate e portate a cottura ( di solito il farro precotto cuoce in dieci minuti).
Servite calda spolverizzata con il Parmigiano Reggiano e accompagnata da crostini di pane.



mercoledì 1 novembre 2017

Rubatelli - Chupa chupa di formaggio e Rubatà di Chieri

Le palline di formaggio sono perfette da servire con l’aperitivo e potete sbizzarrirvi con formaggi vari o impanature di diverse colori.
Facili e veloci da realizzare queste palline uniscono il gusto dei formaggi morbidi con quello croccante dei grissini Rubatà di Chieri.
Il Piemonte è famoso per essere la patria dei grissini, da gli “stirati” friabili e ricchi di grassi fino ai   famosi Rubatà  di Chieri. Il loro nome deriva dal dialetto piemontese, e significa caduto, richiamando proprio la tecnica con la quale si formano i grissini. In particolare indica il gesto che fa il panettiere nel prendere sulle punte i “Grissini” appena stirati a mano e nel rivoltarli, facendogli fare un giro completo con i pollici a palme unite e lasciandoli “Cadere”, o meglio “Rubatè”, con dolce violenza sul tavolaccio di stiramento al fine di compattarne l’impasto. Hanno un diametro di 1 -1,5 cm  e sono facilmente riconoscibili per le caratteristica nodosità, dovuta alla lavorazione a mano. Esistono numerose ricette, tramandate di padre in figlio ed è nell’impasto che sta il segreto della preparazione: il dosaggio dai vari ingredienti e dall’acqua che a Chieri e nei dintorni ne permette la singolare bontà. Il rubatà di Chieri è incluso nella lista prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. I Rubatà non sono da confondere con l’altra forma tutelata di grissino tradizionale che è il Grissino Stirato, altro prodotto tipico del chierese di invenzione più recente. Si distingue da questi in quanto la pasta, invece che essere lavorata per arrotolamento, viene allungata dal panificatore.

#RubataH24




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Ingredienti per 18 chupa chupa:

100 gr di grissini Rubatà di Chieri
200 gr di ricotta
200 gr di robiola spalmabile non troppo morbida
1 cucchiaio di bagnetto verde
Pistacchi tritati q.b.
Mix di semi di sesamo e semi di lino  q.b.
Paprika q.b.



Procedimento
Sbriciolate i grissini.
In una ciotola mettete i formaggi e il bagnet verd (se non lo avete tritate una ventina di rametti di prezzemolo, mezzo spicchio d’aglio, un cucchiaio di capperi e mezzo cucchiaino di pasta d’acciughe, aggiungete un po’ d’olio amalgamate bene)  e lavorate con una forchetta  fino ad ottenere un composto morbido e omogeneo



Unite i rubatà tritati e inglobate bene il tutto.


Formate delle palline di circa 3 cm. (inumiditevi leggermente le mani per agevolare l’operazione)


Impanatene  una parte nella granella di pistacchi, una nei semi di sesamo e lino, una nella paprika.






Infilate al centro di ogni pallina un grissino, metteteli in un unico contenitore  o in singoli bicchieri  e servite.
Potete preparli in anticipo e conservarli in frigorifero fino a due giorni prima.






CHIERI FIERA DI SAN MARTINO 





domenica 29 ottobre 2017

Pizza stregata e..... Nergizzata

Anche ad Halloween, Nergi “si veste” di #piacere speciale! Scopri la ricetta dedicata con il NERGI della DOMENICA!
Il verde #piacere di Nergi arriva a scongiurare la festa più noir dell’anno: nella notte di Halloween, scopri il gusto del superfrutto più camaleontico che ci sia,  piatto gourmet a tema per i palati più golosi!

Fin dai tempi più remoti esiste, in tutte le culture, la tradizione di donare cibo ai morti. Gli Egizi e, non solo, avevano la consuetudine di mettere del cibo nelle tombe dei loro morti affinché fosse di ristoro per il loro viaggio verso l’Adilà. Nella  comunità cristiana del 835 d.c. Papa Gregorio Magno spostò la festa di Ognissanti dal 13 di maggio al 1 novembre. La stretta associazione con la festa dei defunti fu istituita  il giorno dopo, 2 novembre, solo nel 998 d.c..
In  onore dei cari scomparsi  ci si mascherava da angeli, santi e diavoli e si accendevano falò. Fu Papa Sisto IV, nel 1474, a rendere obbligatoria la solennità in tutta la Chiesa d’Occidente.
I cibi offerti alle anime dei defunti, che tornano dall’aldilà nel giorno a loro dedicato, simboleggiano i doni che portano dal cielo e, contemporaneamente,  come nell’antico Egitto,  il conforto per il loro viaggio.
Un’abitudine  per esorcizzare la paura della morte e dell’ignoto.
Nasce così una tradizione culinaria dedicata a questa festività.
Oggi la nostra cultura risente fortemente dell’influenza della cultura americana e non solo e le nostre tradizione sono soppiantate a poco a poco dalle loro. Oggi parliamo sempre meno  di commemorazione dei defunti, ma  festeggiamo Halloween.
Pochi sanno però che Halloween non è una festa nata in America; le sue origini  sono irlandesi e risalgono ai Celti. Il nome Halloween è una forma contratta di All Hallows’Eve ovvero Vigilia di tutti i Santi.
Questo giorno corrispondeva al capodanno celtico (Samhain) che, per questo popolo di pastori, iniziava il 1 novembre quando le greggi venivano riportate e a valle per via del freddo imminente.
Lo Samhain era una festa in cui si  celebrava l’inizio di un nuovo anno e la fine del bel tempo e quindi la morte era il tema principale di questo evento.
Finiva la bella stagione, la terra cessava le sue produzioni in superficie, ma sottoterra comunque rinasceva qualcosa. Secondo le leggende celtiche proprio in questa occasione Samahin chiamava a sé gli spiriti dei morti e permetteva loro di vagare sulla terra mescolando il mondo dei vivi con quello dei defunti, in un atmosfera a metà strada tra festeggiamento e terrore, tra paura e allegria.
Nella notte del 31 ottobre i Celti accendevano fuochi nei boschi,  indossavano maschere e compivano sacrifici animali, poi vagavano alla luce delle lanterne per tre giorni  indossando le pelli degli animali sacrificati al fine di spaventare i defunti e costringerli a tornare sottoterra.





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Ingredienti per una teglia di 24/26 cm.

200 gr di farina integrale di grano duro macinata a pietra
100 gr di farina 00
15 gr di lievito madre disidrato o 7 gr di lievito di birra
100 ml di acqua tiepida (max 37°C)
1 cucchiaino di miele
250 gr di zucca
150 gr di salame
150 gr di gorgonzola dolce e morbido
140 gr di baby kiwi Nergi
Olio extravergine d’oliva q.b.
Erbette di Provenza q.b.
Sale q.b.

Procedimento.
Tagliate la zucca a fette di circa 2 cm di spessore mantenendo la scorza.
Mettetele in una leccarda rivestita con la carta da forno, spolverizzate con un cucchiaio di erbette (timo, maggiorana, basilico) e sale fino, irrorate con un filo d’olio e infornate per 25 minuti a 200°C.



Una volta cotte eliminate la scorza e schiacciate con una forchetta (no frullatore).
In una ciotola miscelate le farine con il lievito, unite la zucca e lentamente l’acqua, impastate fino ad ottenere un composto morbido ( se è il caso aggiungete ancora un pochino di acqua tiepida se troppo duro o della farina se è troppo morbido. La consistenza dell’impasto dipende molto dall’acqua contenuta nella zucca), allargate l’impasto aggiungete due cucchiai d’olio e il sale e impastate bene.



Lasciate lievitare lontano da correnti d’aria fino al raddoppio del volume, poi ungete bene una teglia da forno e depositate l’impasto, allargatelo partendo dal centro verso l’esterno della teglia, premete bene con i polpastrelli e irrorate con un po’ d’olio.




Distribuite sopra il gorgonzola e sopra ad esso le fette di salame. Coprite e fate lievitare ancora per un’ora.




Informate (forno già caldo a  200°C) e lasciate cuocere per 20/25 minuti.
Nel frattempo lavate i Nergi e tagliateli a fettine.
Sfornate la pizza, distribuite sopra le fettine di Nergi e servite.


Questa ricetta è stata pubblicata anche  su i seguenti quotidiani on line:











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