venerdì 25 giugno 2021

Caponata catanese

La caponata è una ricetta tipica siciliana che secondo un’ipotesi, deve il suo nome a un pesce, la lampuga che in Sicilia è detto “capone”.
Questo pesce, della famiglia dei tonni e dalle carni pregiate e ricercate, è tipico del Mediterraneo; era servito in agrodolce durante i pasti delle classi agiate e, poiché il popolo non poteva permettersi il pesce, lo sostituì con le melanzane.
Un’altra versione vuole che il suo nome derivi dal fatto che i pescatori di Lampughe consumassero questa ricetta come pasto durante la pesca.
Numerose sono le varianti di questa ricetta, se ne contano oltre trenta, a seconda delle zone e questo è motivo di contrasto tra i siciliani, che rivendicano nelle arie zone dell’isola il primato dell’autentica caponata che oggi è servita come antipasto o contorno, ma nel ‘700 rappresentava un piatto unico accompagnato dal pane.
All’interno della Sicilia la ricetta è preparata prevalentemente con un insieme di verdure, tra cui le melanzane, unite alle mandorle e poi condite in agrodolce.
Sulla costa orientale, soprattutto nella città di Catania, la caponata è preparata con una predominanza della melanzana e del pomodoro uniti ai pinoli e al basilico fresco.
In entrambi casi la melanzana da utilizzare è la “violetta di Palermo”, tipica per la sua forma oblunga e con una consistenza della polpa densa e compatta che non assorbe troppo olio durante la cottura.
La ricetta che vi propongo è quella della caponata catanese e ricordatevi che va consumata il giorno dopo in modo da dare tempo ai sapori di amalgamarsi e assestarsi.

 

LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.

Ingredienti per 4 persone: 


600 g di melanzane lunghe
300 g di pomodori
1 gambo di sedano
1 cipolla rossa
100 g olive verdi denocciolate
Una manciata di capperi sotto sale di Pantelleria
40 g pinoli
1 cucchiaio di zucchero di canna
50 ml di aceto di vino bianco
Qualche foglia di basilico
Olio extravergine di oliva
Sale  grosso e fine q.b.

 

 

Procedimento

 

Lavate le melanzane, eliminate il picciolo verde un po’ spinoso, tagliatele a cubetti e mettetele in uno scolapasta.

Cospargetele di sale grosso e lasciatele così per trenta minuti in modo da eliminare l’acqua.

Poi sciacquatele, strizzatele e asciugatele con carta da cucina.

Dissalate i capperi lasciandoli a bagno nell’acqua per circa trenta minuti e cambiandola spesso.

Lavate i pomodori, spelateli, eliminate i semi e tagliateli a pezzetti.

Incidete le olive e togliete il nocciolo.

Lavate il sedano, eliminate i fili, tagliatelo a pezzi (di circa 1 cm).

Pulite la cipolla e tagliatela a fettine sottili.

Fate friggere in abbondante olio i cubetti di melanzana finché non saranno dorati poi scolateli e metteteli su della carta da cucina per eliminare l’unto in eccesso.

Scaldate quattro cucchiai d’olio in una padella e fate rosolare la cipolla, aggiungete il sedano, le olive, i capperi, i pinoli e fate cuocere per cinque minuti.

Unite i pomodori e continuate la cottura per altri dieci minuti.

Aggiungete le melanzane fritte, l’aceto e lo zucchero, se è il caso aggiustate di sale, ma prima assaggiate poiché i capperi sono già piuttosto salati.

Alzate la fiamma per far evaporare l’aceto e continuate la cottura per due minuti, aggiungete le foglioline di basilico spezzettate.

Servitela il giorno dopo, tiepida o fredda, come preferite.

 

 

martedì 22 giugno 2021

Branzino alla ligure

L’origine di questo piatto la si comprende già dal suo nome, anche se pare sia nato a Genova e poi si sia diffuso in tutta la regione.

Una ricetta con  pochi e semplici ingredienti  ma di una bontà unica per la sua delicatezza e l’ottimo accostamento tra il pesce e i prodotti della terra.

Una cucina povera, quella ligure,  propria delle genti di campagna, dei montanari e dei naviganti, fatta di alimenti semplici, comuni ed economici, che è tuttavia diventata costosa, ricercata e piena dei fasti antichi.

Volendo riassumere si può affermare che la gastronomia della Liguria si contraddistingue per sei grandi elementi:

1. le erbe selvatiche spontanee del territorio (maggiorana, salvia, rosmarino, alloro, timo ecc.) e i prodotti dell'orto di casa (cipolle, patate, basilico, melanzane ecc.)

2.      le primizie delle coltivazioni e dei boschi (basilico, pomodori cuore di bue, zucchine trombette, asparagi e carciofi albenganesi, funghi, tartufi della Valbormida, frutta fresca e frutta secca)

3.     le olive e il meraviglioso olio d'oliva che se ne ricava

4.     i prodotti farinacei (focacce, farinate, torte salate ecc.)

5.      la vasta gamma di paste secche e fresche

6.     il pescato del mare (acciughe, gamberi, polpi, moscardini, seppie, muscoli, triglie, branzini, ecc.) e la selvaggina (data l'alta boscosità).




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Ingredienti per 4 persone:

 

4 branzini da 250 gr circa caduno

400 gr di patate novelle  molto piccole o patate normali

200 gr di  pomodorini pachino

24 olive taggiasche

1/2 bicchiere di vino bianco secco

Qualche cappero dissalato

1 cucchiaio di pinoli

1 rametto di rosmarino

2 rametti di timo

4 cucchiai di olio extravergine d’oliva ligure

Sale q.b.

 
Procedimento

 

Sbollentate le patate per 5 minuti (10 se usate le patate normali). Scolatele, fatele raffreddare e pelatele. Se avete usato quelle piccole da forno(vedi foto) lasciatele così, altrimenti tagliatele a spicchi grossi .

Lavate e tagliate a spicchi i pomodorini.

Dissalate i capperi.

Pulite i branzini e passateli sotto l’acqua corrente poi asciugateli con della carta da cucina.

In una pirofila versate l’olio e distribuite sul fondo le patate, i pomodorini, le olive, i pinoli, gli aghetti di rosmarino e quelli di timo.

Salate leggermente e mischiate il tutto.

Adagiate sopra i pesci , coprite con un coperchio o dell’alluminio e infornate (forno statico già preriscaldato a 190°C) e fate cuocere per circa 20 minuti poi eliminate il coperchio, aggiungete il vino e completate la cottura per altri 20 minuti.

Prima di servire, pulite il pesce e ricavate dei filetti. Metteteli in un piatto, distribuite su ognuno un pochino del fondo di cottura e parte di tutti gli altri ingredienti, versate un filo d’olio e servite.

Potete accompagnarli con una ratatouille di verdure miste come nella foto.

 

 

martedì 8 giugno 2021

Lasagne al pesto ligure

Le lasagne sono ottime preparate in qualunque modo, alla bolognese, in bianco, con i broccoli, con gli asparagi, ecc. Oggi vi propongo una versione che ebbi modo di mangiare e apprezzare tanti anni fa in Liguria: le lasagne al pesto.
Il pesto è forse la salsa ligure più conosciuta, semplicissima da realizzare, deve il suo nome al fatto che il basilico veniva “pestato” in un mortaio sprigionando tutto il suo aroma. Quella che vi propongo è la ricetta originale depositata presso la Camera di Commercio di Genova.
Per fare il vero pesto genovese occorrono un mortaio di marmo e un pestello di legno.
Se non avete né l’uno né l’altro potete utilizzare un mixer frullando tutti gli ingredienti insieme meno i formaggi, che metterete per ultimo insieme all’olio,  ma in questo caso il gusto ne  sarà un po’ danneggiato.
Se ne avanzate dalla  preparazione potete conservarlo qualche giorno in frigorifero in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente, oppure potete anche surgelarlo in appositi contenitori.


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Ingredienti per 4 persone:
 
Per le lasagne:
250 gr di farina
3 uova
5 gr di sale
 
Per la besciamella:
½ lt di latte freddo
40 gr di farina
30 gr di burro
4 cucchiai di Parmigiano Reggiano stagionato grattugiato
Noce moscata q.b.
1 cucchiaino di sale
 
Per il pesto:
100  g di foglie di basilico
1 bicchiere d’olio extravergine di oliva ligure
12 cucchiai da cucina di Parmigiano Reggiano
4 cucchiai di Pecorino(sardo, toscano, romano o siciliano)
2 spicchi d’aglio
50 g di pinoli 
Sale grosso q.b.
 
 
Procedimento
 
Lavate e asciugate molto bene le foglie di basilico.
Pestate nel mortaio l’aglio e il sale e aggiungete, non tutte insieme, le foglie di basilico.
Iniziate con un movimento rotatorio e prolungato a pestarle nel mortaio.
Gli oli essenziali sono conservati nelle venuzze delle foglie di basilico e quindi, per ottenere il  miglior gusto, bisogna ruotare il pestello in modo da stracciare, non tranciare.
Quando il basilico stillerà un liquido verde brillante aggiungete i pinoli e continuate a pestare.
Versate infine il pesto in un barattolo o in una ciotola ed aggiungete i formaggi grattugiati e l’olio versato lentamente.
La lavorazione deve essere effettuata a temperatura ambiente e il più velocemente possibile per evitare problemi di ossidazione.
Mettete la farina sulla spianatoia, fate un buco al centro e aggiungete le uova leggermente sbattute e un pochino di sale. Impastate tutto, fino a ottenere un impasto compatto e omogeneo, formate una palla e lasciatela riposare per una mezzora.
Preparate la besciamella amalgamando la farina, un po' di sale e un po’ di latte freddo. Sciogliete bene la farina per evitare la formazione di grumi e unite il restante latte, poi ponete tutto sul fuoco molto basso e fate cuocere, sempre rimestando, per una decina di minuti, fino a quando vedrete la besciamella gonfiarsi e addensarsi L'ultimo minuto di cottura aggiungete il burro, il Parmigiano e amalgamate bene tutto, aromatizzate con un po’ di noce moscata.
Prendete una pirofila da forno, depositate sul fondo un pochino di besciamella.
Scottate i rettangoli di pasta  ( 2 o 3 alla volta) per un minuto nell’acqua bollente e salata, scolateli e metteteli sulla besciamella, distribuite sopra un po’ di pesto e copritelo con della besciamella.


Continuate così a strati, fino a ultimare tutti gli ingredienti.
L’ultimo strato di lasagne copritelo con il pesto mischiato alla besciamella e spolverizzate con Parmigiano grattugiato.

Coprite la pirofila con un foglio  di alluminio e infornate a 180° (forno statico già preriscaldato e a temperatura), dopo i primi dieci minuti di cottura, togliete il foglio di alluminio e fate cuocere ancora per altri dieci minuti, cioè fino a quando si sarà formata una bella crosticina. Lasciate riposare 5 minuti e servite.

mercoledì 2 giugno 2021

Panna cotta con albicocche e nocciole


La panna cotta è un dolce tipico piemontese la cui origine si fa risalire agli inizi del ‘900. Attualmente è molto apprezzato e consumato in tutta Italia. Generalmente si serve con il caramello, ma sono molto diffuse le varianti con la salsa ai frutti di bosco o con il cioccolato.


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Ingredienti per 4 persone:

100 ml di latte
400 ml di panna fresca
100 gr di zucchero
2 fogli di gelatina 

Per il topping:

400 g di albicocche
40 g di zucchero
Una decina di nocciole tritate
Un cucchiaio di succo di limone q.b.


Procedimento

Mettete a bagno in acqua fredda 2  fogli di gelatina per circa 10 minuti.
In un pentolino versate il latte, la panna e lo zucchero. Rimestate bene e mettete sul fuoco molto basso fino a quando inizierà il bollore. Spegnete il fuoco e unite la gelatina ben strizzata. Mescolate accuratamente per farla sciogliere .
Suddividete  il composto in 4 coppette o bicchieri poi mettete in frigo (se volete l’effetto della foto posizionate i bicchieri inclinati, aiutandovi con un piccolo sostegno) per almeno quattro ore. Trascorso il tempo lavate le albicocche, tagliatele  a pezzetti , meno due  che lascerete intere per la decorazione finale.
Spruzzate i pezzetti di albicocche  con il  succo del limone per evitare che anneriscano, metteteli in un pentolino con lo zucchero e 1 cucchiaio d’acqua.
Fate cuocere per una decina di minuti, poi frullate il composto e mettete in frigo.
Al momento di servire, aggiungete il composto di albicocche, guarnite con  mezza albicocca tagliata a metà, distribuite le nocciole tritate e servite.



martedì 25 maggio 2021

Tartufi all'arancia e cioccolato

I tartufi al cioccolato sono dei cioccolatini molto in voga negli anni ’80 e ’90 ma, la storia delle sue origini si può far risalire al 1500 in Piemonte, patria dei tartufi da cui questi deliziosi cioccolatini hanno preso il nome per via della loro forma e del colore che ricordano il prezioso fungo che tale è, anche se assomiglia a un tubero. Fino  al 1559 in tutto il mondo, il cioccolato veniva consumato esclusivamente come bevanda liquida poi,   Emanuele Filiberto di Savoia era tornato dalla pace di Chateau Cambresis del 1559 con dei semi di cacao.
Un imprenditore illuminato Paul Caffarel, di origine valdese, e proprietario di una fabbrica nel quartiere di San Donato a Torino, perfezionò una macchina che gli permise di creare il primo cioccolatino della storia.
Cioccolato solido ottenuto con una miscela di cacao, acqua, zucchero e vaniglia.
Nel 1852 il figlio di Caffarel, Isidore, fuse la fabbrica con quella di un altro importante imprenditore del settore dolciario, Michele Prochet. Nacque così la Caffarel-Prochet.
Nel 1865 a fronte dell’embargo del cacao  e per rispondere alle richieste di cioccolato dei torinesi, decisero di sfruttare la collaborazione con la vicina Alba, scommettendo sulla già famosa nocciola Tonda Gentile delle Langhe.
Prochet ebbe l’intuizione geniale di sostituire nell’impasto i pezzetti di nocciola, facendola tostare e macinare, rendendola così simile ad una crema alla quale venivano poi aggiunti il cacao e lo zucchero.
Unica pecca: il risultato era un impasto molto denso che non poteva essere lavorato a  stampo. Prochet decise allora di inventare un particolare formato di cioccolatino, piccolo e piramidale, realizzato a mano e confezionato dentro una carta stagnola dorata simile ad una barca rovesciata.
Lo chiamò “Givò” che in dialetto piemontese significa “mozzicone di sigaro”  quello che oggi è conosciuto come giandujotto.
Nel 1895 a Chambery, città ceduta dai Savoia alla Francia in cambio del via libera di Napoleone III all’annessione di Emilia e Toscana da parte del Piemonte, esisteva la pasticceria Dufour in cui lavorava un’italiana Nadia Maria Petruccelli che , così si narra, rimata a corto delle materie prime, s’ingegnò nell’elaborare questi dolcetti con dei prodotti avanzati dalle altre lavorazioni,  con un cuore di cioccolato e panna, ricoperto da cacao in polvere, ancora oggi nota come variante francese di questo dolce. La forma e il colore ricordavano il prezioso tartufo piemontese e da questo prese il nome.
Il successo non fu immediato, ma esplose nel 1902 quando i Dufour aprirono una cioccolateria vicino a Piccadilly  Circus e si diffuse  in tutto il mondo.
In Piemonte a Grinzane Cavour (Cuneo), non troppo lontano da Chambery, fu Oscar Sebaste a sostituire la panna con la pasta di nocciole, sfruttando gli ingredienti provenienti dallo scarto della produzione del torrone.
Un capolavoro di recupero perfino nei macchinari: l’impasto veniva infatti colato all’interno delle torroniere spente. Non doveva cuocere, ma semplicemente utilizzare il calore residuo, sufficiente per consentire agli ingredienti di amalgamarsi: nasceva così la versione italiana del tartufo.

Nacquero poi molte versioni, la mia è una di quelle.



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Ingredienti per circa 30 dolcetti
 
300 gr di biscotti ai cereali
120 gr di zucchero a velo
250 gr di ricotta
Succo e scorza grattugiata di un’arancia bio  o non trattata
100 gr di cioccolato fondente

Cacao amaro q.b.

 
Procedimento
 
Tritate finemente i biscotti fino a ridurli a farina  e metteteli un una ciotola.
Lavorate la ricotta con una forchetta per renderla più cremosa poi unitela alla farina di biscotti insieme allo zucchero a velo. Amalgamate il tutto.
Aggiungete il succo dell’arancia e la scorza grattugiata (attenti a non grattugiare la parte bianca (albedo) che renderebbe il composto amaro) e mescolate.
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, aggiungetelo al composto e inglobate bene.
Lasciate riposare in frigo per circa un’ora poi riprendete il tutto e formate delle palline della dimensione di una noce, passatele nel cacao amaro.
I vostri dolcetti sono pronti, se preferite potete dividere in due parti le palline e passarne una parte nello zucchero a velo in modo da avere dolcetti bianchi e dolcetti neri.

Conservate in frigorifero fino al momento di servire.

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 19 maggio 2021

Spadellandia

Oggi, giorno del mio compleanno, ho ricevuto un graditissimo dono dal sito di cucina Spadellandia : la pubblicazione  nella sezione dedicata ai Blog Stellati, della mia ricetta Ciambella di percoche senza burro.
Per leggerla, stamparla o scaricarla in PDF cliccate qui   ricetta 






lunedì 17 maggio 2021

Insalata di arance rosse

L’insalata di arance rosse con le cipolle e le olive è una ricetta tipica siciliana, ricca di vitamine e sali minerali, semplice da realizzare e ottima da gustare.
Se non gradite  la cipolla potete sostituirla  con un finocchio.
La caratteristica colorazione rossa di questo tipo di arance è dovuta all’alta presenza di antociani (potenti antiossidanti utili come prevenzione di molte malattie degenerative. ) e la sviluppa solamente nel caso venga coltivata in un luogo con un’accentuata escursione termica tra il giorno e la notte, specialmente nel periodo di maturazione. Lo stress termico, infatti, provoca la produzione di alcune sostanze, tra cui gli antociani, che vengono utilizzate dai tessuti per difendersi dal freddo notturno.
Queste condizioni si trovano in pochi ambiti geografici, come la Sicilia e, in particolare, nella piana di Catania, che comprende il territorio dell’omonima provincia e parte di quello di Enna e Siracusa, dove trovano le loro più alte espressioni. Il merito è tutto dell’Etna che con la sua altezza, 3.326 metri, rende possibile l’escursione termica che permette la pigmentazione delle arance. Le masse d’aria che da Nord Ovest incrociano il vulcano superandolo, salendo si raffreddano velocemente e, ricadendo sulla piana, abbassano rapidamente la temperatura, creando il microclima perfetto. Grazie a queste condizioni particolari, che le rendono uniche, nel 1997 le arance rosse di Sicilia hanno ottenuto l’indicazione geografica protetta (Igp). Chi vuole fregiarsi di questo riconoscimento, quindi, deve attenersi a un rigido disciplinare di produzione, il cui rispetto è supervisionato da un apposito organismo di controllo.

Le tre varietà tutelate dall'apposito Consorzio dell’arancia rossa di Sicilia sono il Sanguinello, il Moro e il Tarocco

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Ingredienti per 4 persone
 
4 arance rosse di Sicilia
1 cipolla di Tropea non troppo grande
Una ventina di olive  nere denocciolate
1 cucchiaio di pinoli
Succo di mezzo limone
Qualche foglia di menta
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.

 

Procedimento

Pelate a vivo le arance, cioè tagliate la calotta superiore e inferiore, poi partendo dall’alto verso il basso,  eliminate la buccia con un coltello affilato rimuovendo anche la parte bianca.
Tagliate le arance a fettine e mettetele in una ciotola recuperando anche il succo fuoriuscito.
Pulite la cipolla e tagliate anch’essa a fettine, aggiungete nella ciotola con le arance.
Unite anche le olive, i pinoli e  qualche foglia di menta spezzettata.

Preparate una vinaigrette mescolando il sale, il pepe, il succo del limone, l’olio extravergine, condite e servite.

 

 

giovedì 13 maggio 2021

Linguine agli ortaggi e curry

Il curry   è una miscela, di origine Indiana, di spezie pestate nel mortaio che formano una polvere giallo-senape fortemente profumata.
La formulazione classica del curry comprende curcuma (ingrediente principale), pepe nero, cumino, coriandolo, cannella e anche chiodi di garofano, zenzero, noce moscata, fieno greco, peperoncino, bella, cardamomo.
La diffusione in occidente della "polvere di curry" risale al periodo coloniale inglese nel subcontinente indiano. Prima di tornare in patria, gli ufficiali in congedo acquistavano dai servi o dai cuochi polveri pre-miscelate di spezie da aggiungere alle pietanze, per portare in Inghilterra quei sapori esotici. Nel XX secolo il curry è stato impiegato dall'esercito inglese e dalla marina nipponica nella razione base per i propri soldati. Oggi è usato dalle forze di autodifesa giapponesi.


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Ingredienti per 4 persone:
 
320 gr di linguine o di spaghetti
1 melanzana media
2 zucchine
Una decina di pomodorini
1 grossa cipolla rossa
2 coste di sedano
Qualche rametto di basilico
1 cucchiaino di curry
Olio extravergine d’oliva q.b.

Sale q.b.


Procedimento

Pulite, lavate e tagliate le zucchine  e le melanzane a cubetti, la cipolla e il sedano a rondelle, i pomodorini a metà.
Lavate e sgrondate il basilico.
Scaldate 4 cucchiai d’olio in una padella e fate rosolare dolcemente la cipolla e il sedano, aggiungete le zucchine, le melanzane e i pomodorini, salate, aggiungete un cucchiaino di curry e lasciate  cuocere 10/15 minuti.
Pochi minuti prima del termine della cottura unite anche qualche foglia di basilico spezzettata e mescolate. Spegnete e tenete al caldo.
In abbondante acqua salata al bollore gettate le linguine e portate a cottura.

Scolate al dente , versate nella padella,  amalgamate con il condimento e servite guarnendo con foglie di basilico.

 

giovedì 6 maggio 2021

Pesto alla trapanese con peperoncino

Questo è un condimento tipico del trapanese che si differenzia dal classico e conosciutissimo pesto alla siciliana per l’uso delle mandorle in sostituzione dei pinoli, del Pecorino al posto del Parmigiano e della ricotta, e per l’aggiunta del peperoncino.

Semplice da realizzare deve la sua bontà agli ingredienti che devono essere molto freschi in modo da avere un sapore intenso e corposo.

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Ingredienti:
 
6 pomodori maturi
100 gr di mandorle sgusciate
50 gr di Pecorino grattugiato
Un mazzo di basilico
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva q.b.
Mezzo peperoncino piccante ( o a piacere se preferite)
Sale grosso q.b.

 

Procedimento
 
Lavate i pomodori, spelateli, privateli dell’acqua di vegetazione e dei semi, tagliateli a pezzetti.
Lavate e sgrondate il basilico.
Pelate le mandorle dopo averle sbollentate per qualche istante, tostatele e tritatele con un mixer.
Spelate lo spicchio d’aglio.
A questo punto se avete un mortaio  pestate i pomodori insieme al basilico, al peperoncino  e al sale fino ad ottenere la giusta consistenza che deve essere non troppo fine.
Se preferite utilizzare un mixer, inserite nel bicchiere gli stessi ingredienti frullando poco alla volta per non surriscaldarli.
Sia che usiate il mortaio sia che usiate il mixer , una volta pestati mettete tutti gli ingredienti  una ciotola, unite le mandorle, il pecorino e tanto olio quanto basta ad amalgamare bene il tutto e a ricoprirlo un pochino.
Il vostro pesto è pronto per condire qualunque tipo di pasta vogliate.

Si conserva in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente e in frigorifero per un paio di giorni

 

sabato 1 maggio 2021

Spaghetti cacio e pepe

La pasta cacio e pepe a Roma non è una semplice ricetta, ma una e vera e propria istituzione. Amatissima come la carbonara e l’amatriciana, si differenzia da queste ultime per l’uso di due soli ingredienti e per la semplicità della preparazione.
Preparazione che tuttavia, per riuscire alla perfezione, necessita di alcuni accorgimenti:
il Pecorino deve essere di media stagionatura, il pepe rigorosamente in grani da tostare e pestare (o, in mancanza di un pestello, da macinare). Evitate l’uso eccessivo di sale nell’acqua di cottura della pasta che renderebbe la preparazione eccessivamente salata.

Infine, a Roma si aggiunge anche il tocco di leggerezza, grattugiando sulla pasta un pochino di scorza di limone (solo la parte gialla).

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Ingredienti per 4 persone:
 
320 gr di spaghetti
200 gr di Pecorino Romano di media stagionatura
10 gr di pepe in grani
Pochissimo sale grosso per l’acqua della pasta.

Acqua di cottura q.b.

 
 
Procedimento
 
Grattugiate il Pecorino.
Tostate leggermente il pepe poi macinatelo (sarebbe meglio pestarlo).
Considerata la fondamentale necessità dell’acqua di cottura della pasta per la preparazione di questo condimento, vi consiglio di iniziare mettendo sul fuoco l’acqua  leggermente salata poiché il Pecorino è già piuttosto sapido.
Al bollore gettate la pasta.
Quello che rende eccezionale questo piatto è la famosa crema di formaggio diversamente sarebbe solo un piatto di spaghetti in bianco con formaggio.
Il segreto per ottenere un risultato perfetto, senza grumi e senza l’effetto colla, sta tutto nell’acqua di cottura della pasta ricca di amido, che eviterà la coagulazione delle proteine.
Mettete il Pecorino in un piatto da portata e aggiungete, amalgamando bene, tanta acqua di cottura della pasta fino ad ottenere la giusta consistenza.
Scolate la pasta versatela nel piatto e mischiate bene.

Spolverizzate con il pepe e servite.

mercoledì 28 aprile 2021

Fior di tartine al tonno

Il pregiato tonno rosso un tempo poteva essere considerato il re del Mediterraneo, uno dei predatori al vertice della catena alimentare dei nostri mari, nonché preda più ambita per i pescatori d’altura. Specialmente se giovani, questi pesci si spostano in banchi e possono aggregarsi ad altre specie simili. Vive nelle acque temperate ed è tipico dell’Oceano Atlantico, ma il mar Mediterraneo, insieme al Golfo del Messico, funge da fondamentale “nursery”. Questi pesci, infatti, affrontano lunghissime migrazioni a gran velocità, per potersi riprodurre in primavera nelle acque più tiepide e tranquille di questi due mari.
Il tonno rosso è così pregiato che viene battuto all’asta in tutto il mondo e in particolare in Giappone, dove è molto ambito per la preparazione di sushi e sashimi.
Il pomodoro ciliegino si coltiva ormai in quasi tutte le regioni italiane ma, in modo particolare, nella zona sud-est della Sicilia, dove le caratteristiche climatiche ed ambientali sono più idonee. In commercio lo si può trovare in tutto il periodo dell’anno. Questo tipo di pomodoro sviluppa i suoi frutti a grappoli ed ogni grappolo può avere fino a venticinque pomodorini. I frutti di questo ortaggio si presentano rotondi, di colore rosso vivo, con un gusto dolciastro e sono molto usati in cucina per preparare insalate ma anche da magiare da soli. Buonissimi così, deliziosi sottolio come quelli che ho utilizzato nella ricetta.

I prodotti che ho utilizzato per questa ricetta mi sono stati gentilmente offerti da capperi.coop, un portale di e-commerce che intende valorizzare cooperative e produttori del territorio siciliano guardando al mercato in modo innovativo, sostenibile, salutare ed etico.
Capperi.coop parte dalla Sicilia per rendere accessibile in tutto il mondo l’eccellenza dei prodotti del territorio locale con l’ambizione di contribuire anche alla crescita del capitale sociale per lo sviluppo delle comunità locali. 


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Ingredienti per 16  tartine da 7 cm di diametro:


Tonno Rosso di Sicilia capperi.coop
16  fette di pane  ai cereali in cassetta
130 g di ceci cotti
50 gr di Pomodori ciliegini secchi sottolio bio Capperi.coop
Capperi sottaceto q.b.
Origano di Sicilia Bio Aromathica Capperi.coop q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento

Dalle fette di pane ricavate 16 dischetti aiutandovi con un coppapasta  della forma che preferite, io ne ho utilizzato uno a forma di fiore o, se non l’avete, utilizzate un bicchiere e ritagliate il pane con  un coltellino affilato.
Scaldate una padella antiaderente, metteteci i dischetti e fateli dorare da ambo i lati per un minuto (senza utilizzare  olio o altri grassi) e metteteli a raffreddare.
Nel frattempo mettete i ceci con i pomodorini e 4 cucchiai d’olio nel frullatore e frullate fino ad ottenere un paté.
Toglietelo dal frullatore e, se non fosse abbastanza morbido, aggiungete ancora un pochino d’olio , unite dell’origano e amalgamate bene.
Dividete i tranci di tonno in pezzettini.


Spalmate il paté su ogni tartina, mettete sopra i pezzettoni di tonno, un pomodorino, qualche cappero, un filo d’olio e una spolverata di origano e servite.