Il Ratafià è
un antico liquore, a basso contenuto alcolico, ha un sapore delizioso ed è
stato, per tantissimo tempo, uno dei prodotti dell’Italia del Nord tipico delle
fattorie, dove ogni famiglia pigiava la propria uva e preparava il proprio
vino.
Una piccola quantità di mosto d’uva era raccolta dopo la spremitura e aggiunta, senza filtrazione e con diverse spezie, a un brandy locale. Il basso tenore alcolico ne permetteva l’uso non solo come bevanda digestiva, ma era utilizzata anche per irrorare la macedonia i dolci e i gelati.
Il suo nome simbolizza la bevanda che era offerta come suggello della ratificazione di un trattato o di un contratto (anche se, in effetti, era il tradizionale ratafià di ciliegia di Biella che era offerto anticamente in queste occasioni) e Alexis de Bernardinis, in uno scritto del 1868, dichiara che gli ambasciatori di due potenze belligeranti usavano suggellare il patto con le parole latine “pax rata fiat” seguito da una libagione con questo liquore.
Una piccola quantità di mosto d’uva era raccolta dopo la spremitura e aggiunta, senza filtrazione e con diverse spezie, a un brandy locale. Il basso tenore alcolico ne permetteva l’uso non solo come bevanda digestiva, ma era utilizzata anche per irrorare la macedonia i dolci e i gelati.
Il suo nome simbolizza la bevanda che era offerta come suggello della ratificazione di un trattato o di un contratto (anche se, in effetti, era il tradizionale ratafià di ciliegia di Biella che era offerto anticamente in queste occasioni) e Alexis de Bernardinis, in uno scritto del 1868, dichiara che gli ambasciatori di due potenze belligeranti usavano suggellare il patto con le parole latine “pax rata fiat” seguito da una libagione con questo liquore.
LE IMMAGINI E I TESTI PUBBLICATI IN QUESTO SITO SONO DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE E SONO PROTETTI DALLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE N. 633/1941 E SUCCESSIVE MODIFICHE. COPYRIGHT © 2010-2050. TUTTI I DIRITTI RISERVATI A IL POMODORO ROSSO DI MARIA ANTONIETTA GRASSI. VIETATA LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, DI TESTI O FOTO, SENZA AUTORIZZAZIONE.
100 ml di alcool da liquori a 95°
100 g di zucchero
4 chiodi di garofano
1 cucchiaio di semi di coriandolo
Un pezzetto di cannella
Mettete tutto in un barattolo a chiusura ermetica, tipo Bormioli, con l’alcool per due settimane.
Trascorso il tempo, prendete l’uva, lavatela, asciugatela bene, sgranatela e ponete gli acini in un pentolino di acciaio o coccio o pirex. Non usate assolutamente pentolini in alluminio.
Avviate la cottura, a fuoco molto basso, mescolando con un cucchiaio di legno e schiacciando leggermente gli acini fino a quando il succo non inizi a fuoriuscire.
Mentre il succo d’uva è ancora caldo, passatelo attraverso un colino sino a ottenere circa 400 g di liquido in cui scioglierete lo zucchero.
Lasciate raffreddare poi aggiungete tutto al vaso contenente le spezie.
Chiudete e agitate lentamente il contenuto poi trasferite in contenitore in un luogo fresco, asciutto e buio (cantina o dispensa) per due mesi.
Trascorso il tempo filtrate il liquore, prima con un setaccio, e poi con garze sterili poste sopra un imbuto, sino a ottenere un liquido limpido.
Imbottigliate e chiudete bene (l’ideale sarebbe sigillare con la cera lacca).
Conservate sempre in un luogo fresco, asciutto e buio e non consumate prima di dieci mesi.