martedì 9 giugno 2020

Schiscetta con frittata, pomodori e peperoni


La parola schiscetta è un vocabolo dialettale lombardo che si riferiva originariamente al contenitore impiegato per il trasporto di vivande e usato tipicamente da operai e studenti.
Deve il suo nome al verbo schiacciare , schiscià in milanese, perché il cibo veniva schiacciato nel contenitore.
La schiscetta è stata prodotta in tantissime versioni, la più nota è la “La 2000” progettata specificamente per operai e studenti da Renato Caimi e prodotta industrialmente a partire dal 1952 in società con il fratello Mario dalla dirtta Pentolux di Nova Milanese.
A Milano e in Lombardia, questo modello di contenitore, è considerata un’icona del boom economico e il modello “La 2000” è esposto permanentemente al museo del design della Triennale presso la Villa Reale di Monza, è stata celebrata sa Assolombarda nel Gennaio del 2018 ed il brevetto originale è stato esposto a Roma presso l’Ara Pacis.
Tuttora il termine è utilizzato per descrivere l’azione di portare il cibo sul luogo di lavoro, studio o altro.



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Ingredienti per 1 persona

Per la frittata
2 uova
Una falda di peperone giallo
5 pomodorini Pachino tipo datterino
Una decina di foglie di basilico
2 cucchiai di mais per impanature (o di pangrattato)
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.

Per il contorno
Una decina di pomodorini rossi verdi e gialli
30 g di rucola
1 cucchiaino di semi di girasole 
1cucchiaino di semi di lino
Olio extravergine d’oliva q.b.
Aceto di mele q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Frittata
Lavate i pomodorini , tagliateli a metà.
Tagliate a dadini la falda di peperone
Lavate e sgrondate il basilico.
In una ciotola sbattete leggermente le uova , aggiungete il mais, salate e amalgamate tutto.
Oliate una pirofila da forno distribuite i pomodorini, il peperone e il basilico, salate e versate sopra il composto di uova e pangrattato.
Infornate (forno già a temperatura di 180°C)  per 30/35 minuti.
Sfornate, lasciate raffreddare e mettetela in un contenitore da asporto.

Per il contorno
Lavate e sgrondate la rucola, mettetela nel contenitore da asporto, unite i pomodorini tagliati a metà e i semi.
Al momento  del consumo condite con olio, aceto e sale.


sabato 6 giugno 2020

Pagnotta al sesamo

Nella farina la lettera W seguita da un numero rappresenta la forza del glutine in essa contenuta. Quando è alto, come in questo caso, vuol dire che la farina contiene molto glutine e quindi è adatta per le lunghe lievitazioni.
Il glutine è una proteina che si origina, in presenza di acqua ed energia meccanica (impasto) dall’unione di due tipi di proteine: la gliandina e la glutenina presenti nei cereali quali frumento, farro, orzo, segale.
Questa proteina è spesso usata come sostitutivo della carne nelle diete vegetariane e viene utilizzato per la base del seitan.
Il glutine conferisce agli impasti elasticità, viscosità e coesione. Maggiore è il contenuto di glutine migliore è la qualità del prodotto.
Questa doppia lievitazione (frigo e temperatura ambiente) nonché la lunga durata della stessa, conferiscono al pane una morbidezza e una fragranza del tutto particolari.


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Ingredienti 

500 g di farina per panificazione w350
180 g di lievito madre rigenerato
380 ml d’acqua a temperatura ambiente
Olio extravergine d’oliva q.b.
Semi di sesamo q.b.
Sale fino q.b.

Procedimento

Setacciate la farina in una ciotola capiente, sciogliete il lievito nell’acqua e unitelo alla farina.
Amalgamate bene tutto, poi mettetelo su di una spianatoia, leggermente infarinata, e impastate fino ad ottenere un composto omogeneo.
Allargatelo e unite 2 cucchiai d’olio e 1 cucchiaio di sale fino.
Continuate ad impastare fino a quando l’impasto risulterà elastico (circa 15/20 minuti).
Formate una palla, ungete una ciotola e depositatecela. Coprite con della pellicola e lasciate lievitare per 1 ora nel forno spento o in un luogo tiepido e privo di correnti d’aria.
Trascorso il tempo riprendete l’impasto e mettetelo su di un piano infarinato, dategli la forma di un panetto rettangolare e poi procedete alla piegatura come per preparare la pasta sfoglia. Stendete un po’ il panetto,poi ripiegate verso il centro i due lati corti, 
lasciate riposare, poi girate di 90° appiattite leggermente e ripiegate i lati.
Questa operazione consentirà d’inglobare molta aria, il che renderà la pasta morbida e ben alveolata. Riformate una palla, ungetela leggermente e rimettetela nella ciotola. Coprite con la pellicola e ponete in frigo per 16/20 ore.
Togliete l’impasto dal frigo, deponetelo sulla leccarda, preventivamente ricoperta con carta da forno, dategli una forma cubica, spennellatelo delicatamente con un pochino d’olio, distribuite i semi di sesamo e lasciatelo riposare un paio d’ore. 
Trascorso il tempo accendete il forno a 200°C e mettete, sul fondo dello stesso, un pentolino pieno d’acqua.
Quando il forno sarà caldo al punto giusto, praticate un taglio a croce sull’impasto e infornate. Lasciate cuocere per 35/45 minuti.
Sfornate e fate raffreddare su di una gratella.


Se non avete il lievito madre (ma ormai lo si trova anche disidratato in tutti i supermercati) utilizzate il lievito di birra nella misura di mezzo panetto se fresco e una bustina se secco e preparate prima con esso il cosiddetto lievitino). I tempi sono gli stessi.




venerdì 5 giugno 2020

Ciliegie di Pecetto alla panna e Barolo


La coltivazione del ciliegio è stata introdotta nella Collina Torinese dagli antichi Romani nella loro colonia di Carreum Potentia (l’attuale Chieri) e, secondo storici locali, i Savoia e gli eremiti Camaldolesi del’Eremo  nei secoli XVII e XVIII contribuirono a diffonderla nella zona di Pecetto; i primi come pastura e richiamo per gli uccelli  per le loro cacce, i secondi per fare confetture, liquori (ratafià) e decotti con le foglie.
Nel XIX secolo la coltivazione del ciliegio era una produzione secondaria ma molto importante per l’economia famigliare agricola.
Il mercato delle ciliegie si svolgeva a Pecetto sulla via Maestra (oggi via Umberto I) all’ombra della Chiesa dei Battù, dove le ciliegie trovavano posto insieme a uova, animali di bassa corte, ortaggi e altra frutta nelle ceste che le massaie portavano in spalla.
I ciliegi erano coltivati come tutori alle testate dei filari di vite e nei piccoli prati esistenti lungo i rii; le varietà allora coltivate erano le cirese (ciliegie tenerine o semplicemente ciliegie) la Viton-a, la Nejran-a(oggi ridotta a pochi soggetti), la Molan-a;
tra i grafion (duroni):il Grafion neir (oggi scomparso), il Grafion bianc  e poi la Griota.
Nel 1899 l’arrivo della peronospora sulle vigne che coprivano la collina di Pecetto ne compromise la vitalità e la produzione, stimolando alcuni notabili Pecetesi, tra cui l’avv, Mario Mogna, a ricercare una alternativa alla monocoltura vitivinicola a favore del ciliegio
Senz'altro la vicinanza al "mercato" di Torino era un fattore molto importante per un frutto così delicato, in tempi in cui i trasporti erano a traino animale.
L'ambiente pedo-climatico si era dimostrato molto favorevole alla produzione cerasicola. Infatti la giacitura collinare esposta a Sud, riparata dai venti freddi settentrionali ed elevata sulla pianura umida, nebbiosa, con correnti e gelate tardive, costituisce un microclima frutticolo ideale.Fu così che a cominciare dal secondo lustro del novecento si incrementò l'impianto di ciliegi.
Nel 1916, mentre i giovani erano in guerra (quindi con carenza di mano d'opera) e i nuovi impianti iniziavano a produrre, il nuovo Sindaco Mario Mogna istituì il Mercato delle Ciliegie pomeridiano
Il 1926 ancora una data significativa: muore il grande promotore Mario Mogna e arriva anche a Pecetto la Fillossera che  distrugge le vigne, ma la strada è tracciata. Una parte dei vigneti vengono sostituiti con ceraseti e si realizza il grande sviluppo, sostenuto negli anni trenta dai tecnici della Cattedra Ambulante di Agricoltura che introducono nuove varietà - la Martini (introdotta appunto dal Prof. Martini), la Vigevano - e sostenuto ancora da una forte promozione, che crea lo slogan "Pecetto - Paese delle ciliegie", rimasto nell'immaginario piemontese.
Il Mercato delle Ciliegie di Pecetto divenne il mercato alla produzione e il centro di riferimento per la cerasicoltura che si andava affermando nei comuni confinanti di Revigliasco, Pino, Chieri, in parte anche di Trofarello e poi, con la diffusione della motorizzazione a metà anni '50, di Baldissero, Pavarolo, Bardassano (Gassino), Sciolze, Montaldo e oltre ancora, fin a Revigliasco d'Asti. Frequentato da commercianti grossisti del MOI (Mercato Ortofrutticolo all'Ingrosso - "i Mercati generali") e dettaglianti di Torino.
La raccolta comportava un lavoro notevole per cui si dedicava tutta la famiglia coltivatrice, i pecettesi non altrimenti impegnati e poi arrivavano i ciresè, descritti dalla Maestra Cristina Masera di Trofarello che si incaricava di andare a contattarli.
"Erano uomini dal comportamento meraviglioso che, con il maturare delle ciliegie, lasciavano le loro case sulle montagne del Cuneese (in specie Saluzzese) per giungere a Trofarello e nei paesi dei dintorni a raccogliere ciliegie, amarene e duroni. Con il loro arrivo, le colline si animavano di canti che echeggiavano da un podere all'altro come un richiamarsi quasi per riconoscersi e sentirsi più vicini. E poi , alla sera, dopo una giornata di 12-13 ore passate su scale di legno lunghe di molti metri oltre la decina, si ritrovavano tutti insieme a parlare, cantare, discutere davanti ad un bicchiere di vinello."
La "campagna delle ciliegie" (la stagione di raccolta) durava dai 20 ai 40 giorni.
Le Ciliegie di Pecetto attualmente sono state riconosciute come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT), e l'inclusione delle stesse nel Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino
Sotto questo marchio la FACOLT promuove le Ciliegie di Pecetto per il consumo fresco, produce i classici Grafioni sotto Spirito, il Ratafià di Grafioni e incentiva le altre trasformazioni: confetture, marmellate, ciliegie sciroppate, sciroppi.





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Ingredienti per 4 persone:

800 gr di ciliegie
320 gr di zucchero
½ litro di vino Barolo
Panna montata q.b.
Amaretti secchi q.b.

Procedimento

Lavate le ciliegie e asportate i noccioli.
Ponetele in una casseruola con il vino e lo zucchero e lasciate cuocere a fuoco bassissimo per mezz’ora.
Togliete dal fuoco ( il vino dovrà essere quasi del tutto assorbito), fatele raffreddare.
Distribuite qualche cucchiaio di ciliegie nelle coppe, coprite con la panna, aggiungete altre ciliegie e un amaretto sbriciolato.
Servite freddo.




sabato 23 maggio 2020

Torta salata di zucchine e pomodorini

La pianta che produce le zucchine è originaria dell'America centro-meridionale e appartiene alla  famiglia delle curcubitacee, la stessa dei cetrioli, delle zucche, dei meloni. Ne esistono di diverse varietà: verde di Milano, rampicante, bianca, striata, tonda di Nizza. Sono un prodotto dell'orto  tipico della tarda primavera e dell'estate, ma ormai  sono reperibili sul mercato tutto l'anno.
Le zucchine forniscono poche calorie e sono ricche di sali minerali quali  potassio, fosforo, calcio e ferro. Contengono anche una discreta quantità di vitamina E (potente antiossidante), vitamina C, acido folico (vit. B9), di zeaxantina e di luteina.
Hanno proprietà antiinfiammatorie, diuretiche , lassative e quindi disintossicanti.
Sceglietele sempre piccole, molto sode, con la buccia lucida e cucinatele nel giro di 3 o 4 giorni per non perdere le loro preziose qualità nutritive.




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Ingredienti per 4 persone:
1 rotolo di pasta sfoglia
1 kg di zucchine 
5 pomodorini pachino
200 g di pancetta  cotto in una sola fetta
100 g di Toma
70 g di Parmigiano Reggiano  grattugiato
125 g di ricotta
2 uova
1 gambo di sedano 
1 carota
1 cipolla
1 cucchiaio di rosmarino e timo tritati
Origano q.b.
Sale q.b.
Olio extravergine d'oliva q.b.


Procedimento

Tritate il gambo di sedano, la carota e la cipolla, tagliate a rondelle le zucchine e mettete tutto in una padella con 2 cucchiai d'olio. Lasciate soffriggere per circa 15/20 minuti a fuoco medio. A fine cottura aggiungete il rosmarino, il timo, l'origano.
Accendete il forno a 180/200°C.
Sbattete leggermente le uova con la ricotta, tagliate a dadini la pancetta e la toma e  aggiungete le zucchine e metà del Parmigiano.
Stendete il rotolo di pasta sfoglia in una pirofila e versate il composto livellatelo bene e  premete sul bordo della pasta. per rifinirla bene.
Disponete sopra la torta i pomodori pachino tagliati a metà e distribuite il restante Parmigiano Reggiano.
Infornare per circa 40/50 minuti.

venerdì 22 maggio 2020

Barrette ai frutti di bosco e cioccolato


Il termine "frutti di bosco" identifica un insieme di frutti che sono reperibili nel sottobosco o, più genericamente, nelle macchie di vegetazione selvatica (nonostante siano oggetto di colture agrarie). Hanno un impiego gastronomico estremamente diffuso e variegato e sono impiegati prevalentemente freschi aggiunti a yoghurt, bavaresi, mousse , gelati e altri dolci al cucchiaio, tuttavia sono ottimi anche cucinati con brasati di selvaggina, risotti, paste ecc..
I frutti di bosco più conosciuti e consumati sono: mirtilli rossi e neri, lamponi, more, fragole, ribes rossi e neri, uva spina, more di gelso, bacche del sambuco, amarene, uva spina.
Sono ricchi di vitamine e antiossidanti utilissimi al buon funzionamento del nostro organismo.



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Ingredienti per 4 persone

160  gr di muesli
60 gr di  nocciole tostate qualità Tonda gentile del Piemonte
160 gr di frutti di bosco (mirtilli, lamponi, more)
150 gr di cioccolato fondente
80 gr di cioccolato bianco
50 gr di miele
4 cucchiaini di zucchero di canna

Procedimento

Tritate grossolanamente le nocciole, unitele al muesli insieme ai frutti di bosco
In un padellino sciogliete il miele e lo zucchero.
Unite il muesli, i frutti,m le nocciole il cioccolato bianco e metà del cioccolato fondente. Mescolate in modo da formare un impasto omogeneo.
Trasferite il composto su della carta da forno, livellate con un coltello, formate un quadrato e dividetelo in rettangoli.
Infornate per 10 minuti a 150°C.
Sfornate e lasciate raffreddare bene.
Sciogliete il restante cioccolato a bagnomaria, girate le barrette e versate copra il cioccolato, poco alla volta.
Livellatelo con un coltello e lasciate raffreddare completamente.
Se volete potete guarnirle con il cioccolato bianco come nella foto, basta fonderlo a bagnomaria e schizzarlo con un cucchiaino.