La
coltivazione del ciliegio è stata introdotta nella Collina Torinese dagli
antichi Romani nella loro colonia di Carreum Potentia (l’attuale Chieri) e,
secondo storici locali, i Savoia e gli eremiti Camaldolesi del’Eremo nei secoli XVII e XVIII contribuirono a
diffonderla nella zona di Pecetto; i primi come pastura e richiamo per gli
uccelli per le loro cacce, i secondi per
fare confetture, liquori (ratafià) e decotti con le foglie.
Nel
XIX secolo la coltivazione del ciliegio era una produzione secondaria ma molto
importante per l’economia famigliare agricola.
Il
mercato delle ciliegie si svolgeva a Pecetto sulla via Maestra (oggi via
Umberto I) all’ombra della Chiesa dei Battù, dove le ciliegie trovavano posto
insieme a uova, animali di bassa corte, ortaggi e altra frutta nelle ceste che
le massaie portavano in spalla.
I
ciliegi erano coltivati come tutori alle testate dei filari di vite e nei
piccoli prati esistenti lungo i rii; le varietà
allora coltivate erano le cirese (ciliegie
tenerine o semplicemente ciliegie) la Viton-a, la Nejran-a(oggi ridotta a pochi soggetti), la Molan-a;
tra i grafion (duroni):il Grafion neir (oggi scomparso), il Grafion bianc e poi la Griota.
Nel
1899 l’arrivo della peronospora sulle vigne che coprivano la collina di Pecetto
ne compromise la vitalità e la produzione, stimolando alcuni notabili Pecetesi,
tra cui l’avv, Mario Mogna, a ricercare una alternativa alla monocoltura
vitivinicola a favore del ciliegio
Senz'altro la vicinanza al "mercato" di
Torino era un fattore molto importante per un frutto così delicato, in tempi in
cui i trasporti erano a traino animale.
L'ambiente pedo-climatico si era dimostrato molto favorevole alla produzione
cerasicola. Infatti la giacitura collinare esposta a Sud, riparata dai venti
freddi settentrionali ed elevata sulla pianura umida, nebbiosa, con correnti e
gelate tardive, costituisce un microclima frutticolo ideale.Fu così che a
cominciare dal secondo lustro del novecento si incrementò l'impianto di
ciliegi.
Nel 1916,
mentre i giovani erano in guerra (quindi con carenza di mano d'opera) e i nuovi
impianti iniziavano a produrre, il nuovo Sindaco Mario Mogna istituì il Mercato delle Ciliegie pomeridiano
Il 1926 ancora una data
significativa: muore il grande promotore Mario Mogna e arriva anche a Pecetto
la Fillossera che distrugge le vigne, ma
la strada è tracciata. Una parte dei vigneti vengono sostituiti con ceraseti e
si realizza il grande sviluppo, sostenuto negli anni trenta dai tecnici della
Cattedra Ambulante di Agricoltura che introducono nuove varietà - la Martini
(introdotta appunto dal Prof. Martini), la Vigevano - e sostenuto ancora da una
forte promozione, che crea lo slogan "Pecetto - Paese delle
ciliegie", rimasto nell'immaginario piemontese.
Il Mercato delle Ciliegie di Pecetto divenne il
mercato alla produzione e il centro di riferimento per la cerasicoltura che si
andava affermando nei comuni confinanti di Revigliasco, Pino, Chieri, in parte
anche di Trofarello e poi, con la diffusione della motorizzazione a metà anni
'50, di Baldissero, Pavarolo, Bardassano (Gassino), Sciolze, Montaldo e oltre
ancora, fin a Revigliasco d'Asti. Frequentato da commercianti grossisti del MOI
(Mercato Ortofrutticolo all'Ingrosso - "i Mercati generali") e
dettaglianti di Torino.
La raccolta comportava un lavoro notevole per cui si
dedicava tutta la famiglia coltivatrice, i pecettesi non altrimenti impegnati e
poi arrivavano i ciresè, descritti dalla Maestra
Cristina Masera di Trofarello che si incaricava di andare a contattarli.
"Erano uomini dal comportamento meraviglioso che, con il maturare delle
ciliegie, lasciavano le loro case sulle montagne del Cuneese (in specie
Saluzzese) per giungere a Trofarello e nei paesi dei dintorni a raccogliere
ciliegie, amarene e duroni. Con il loro arrivo, le colline si animavano di
canti che echeggiavano da un podere all'altro come un richiamarsi quasi per
riconoscersi e sentirsi più vicini. E poi , alla sera, dopo una giornata di
12-13 ore passate su scale di legno lunghe di molti metri oltre la decina, si
ritrovavano tutti insieme a parlare, cantare, discutere davanti ad un bicchiere
di vinello."
La "campagna delle ciliegie" (la stagione di raccolta) durava dai 20
ai 40 giorni.
Le Ciliegie di
Pecetto attualmente sono state riconosciute come Prodotto Agroalimentare Tradizionale
(PAT), e l'inclusione delle stesse nel Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino.
Sotto questo marchio la FACOLT promuove le Ciliegie di Pecetto per il consumo
fresco, produce i classici Grafioni
sotto Spirito, il Ratafià di Grafioni e
incentiva le altre trasformazioni: confetture, marmellate, ciliegie sciroppate,
sciroppi.
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Ingredienti
per 4 persone:
800
gr di ciliegie
320
gr di zucchero
½
litro di vino Barolo
Panna
montata q.b.
Amaretti
secchi q.b.
Procedimento
Lavate
le ciliegie e asportate i noccioli.
Ponetele
in una casseruola con il vino e lo zucchero e lasciate cuocere a fuoco
bassissimo per mezz’ora.
Togliete
dal fuoco ( il vino dovrà essere quasi del tutto assorbito), fatele
raffreddare.
Distribuite
qualche cucchiaio di ciliegie nelle coppe, coprite con la panna, aggiungete
altre ciliegie e un amaretto sbriciolato.
Servite
freddo.