sabato 24 marzo 2012

Chips di tortilla e salsa guacamole

Le chips di tortilla  sono dei triangolini di mais  ricavati dal taglio delle tortillas e fritti nell’olio.
Vengono servite con salse varie come snack  o come accompagnamento ad alcune pietanze tex-mex.
Qui ve le presento accompagnate dalla salsa  Guacamole che  è una tipica salsa messicana a base di avocado la cui ricetta risale al tempo degli Atzechi.


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Ingredienti  per circa 12 tortilla

300 gr  di  farina di mais bianca  precotta per tortilla
300 ml di acqua tiepida
1 cucchiaino di sale

Procedimento

Mettete la farina di mais e il sale in una ciotola, aggiungete l’acqua ed impastate bene fino ad ottenere un composto liscio e sodo. Mettetelo in una ciotola, copritelo con della pellicola per alimenti e lasciatelo  riposare per mezz’ora.
Trascorsa la mezz’ora, prendete l’impasto e dividetelo in 12 palline.
Prendete una pallina per volta,  schiacciatela leggermente e tiratela con un mattarello fino ad ottenere una sfoglia rotonda di circa 12 cm di diametro. Per renderla perfettamente rotonda, potete sovrapporre una piccola ciotola e ritagliate con una rotella tagliapasta la pasta in eccesso.
Ritagliate il cerchio ottenuto in otto spicchi e friggeteli in olio caldo ma non bollente rigirandole spesso.
Mettetele  a scolare  l’unto in eccesso su di un foglio di carta da cucina  evitando di sovrapporle.
Sono ottime così oppure potete accompagnarle con le salse tipiche messicane:

Salsa Guacamole

Ingredienti:

2 avocado maturi
2 pomodori grandi
1 lime (succo e scorza grattugiata)
1 cipolla piccola
1 spicchio d’aglio
1 peperoncino  piccante
Pepe e sale q.b.
½ cucchiaino di cumino in polvere

Procedimento

Tagliate a metà gli avocado e togliete il nocciolo, poi spelateli, tagliateli a dadini e divideteli in due ciotole.
Schiacciate con una forchetta i dadini di avocado contenuti in una ciotola fino a ridurli in poltiglia.
Pulite la cipolla, l’aglio, il peperoncino, tritateli finemente e aggiungeteli alla crema di avocado.
Lavate i pomodori, spelateli, togliete i semi, tagliateli a cubetti e uniteli al composto. Aggiungete il sale, il pepe,il cumino, il succo e la scorza grattugiata del lime. Miscelate bene, unite un po’ d’olio e i dadini di avocado rimasti nell’altra ciotola. Amalgamate bene e lasciate riposare per almeno un’ora prima di servire. Questa salsa serve anche ad accompagnare il pesce o la carne alla griglia.

Per quanto riguarda la salsa rossa è molto simile al nostro Bagnet Russ  piemontese,  e io trovo che con le chips tortilla si sposi benissimo, per cui se cliccate sul nome sotto la foto vi si aprirà il collegamento con la ricetta.
Buon appetito!



mercoledì 21 marzo 2012

Come apparecchiare la tavola ; ovvero come disporre vasellame e accessori e la distribuzione dei posti.


foto scaricata dal sito pixabay.com, libere da copyright con licenza Creative Commons CC0.


Dopo il primo articolo dedicato al Galateo , ovvero: Come comportarsi a tavola, vediamo come disporre il vasellame e come distribuire i posti.
Una tavola ben apparecchiata è non solo un elemento importante, ma è anche indice di buona educazione e raffinatezza e denota l’attenzione che i padroni di casa hanno verso gli ospiti.
La tavola deve avere dimensioni tali da consentire ai commensali di stare a proprio agio, ma non deve essere troppo grande perché troppa distanza tra un ospite e l’altro rischierebbe di raffreddare la conversazione.
La tavola può essere apparecchiata in maniera formale (per le occasioni importanti) o informale.
Iniziamo da quella formale.
Bisogna tener presente, innanzitutto, che la tavola non deve essere troppo ingombra, è consigliabile quindi predisporre su un qualche mobile della stanza o su di un carrello, tutto quanto necessiterà man mano durante il pranzo: i piatti di ricambio, i piattini per la frutta, per il dolce, per il formaggio, i bagnadita, le bottiglie di vino, le posate di ricambio, il pane messo in un cestino (da prendere rigorosamente con l’apposita molla) per rifornire chi ne è rimasto privo prima che costui debba chiederlo.
I piatti di portata, invece, devono provenire direttamente dalla cucina di volta in volta.
Solo la frutta fresca e secca si predispone, volendo, nella sala da pranzo, ma in modo decorativo.
Sulla tavola va posto un mollettone per attutire il rumore di piatti e bicchieri e per proteggerlo dal calore.
La tovaglia da stendere sopra il mollettone deve essere perfettamente stirata: può essere di cotone, di lino, di voile, in tinta unica o a disegni, più o meno elegante, a seconda delle occasioni, ma è fondamentale che si accordi con i piatti.
La decorazione della tavola è affidata solitamente alle composizioni di fiori o di frutta. Il centrotavola non deve essere ingombrante per non ostacolare i movimenti, i candelabri, invece, devono essere piuttosto alti per evitare che la fiamma ondeggiante non sia allo stesso livello degli occhi.
I tovaglioli devono avere la stessa tinta della tovaglia, si possono disporre sia a destra sia a sinistra del piatto, o sul piatto stesso, calcolando che lo spazio per un posto non deve essere inferiore ai 50 cm. Per pranzi non molto importanti si possono piegare artisticamente e infilare nel bicchiere.
I piatti, posati su sottopiatti o direttamente sulla tavola si dispongono a una distanza uguale l’uno dall’altro. Di norma va solo il piatto piano, il piatto fondo si mette solo in caso di minestra e le tazze per il consommé.  Se il servizio è eseguito da camerieri, si apparecchia con un solo piatto per volta. Quando invece non c’è servizio, si possono apparecchiare fino a tre piatti, per l’antipasto, il primo e il secondo.  Se i piatti sono decorati con disegni, stemmi o fregi, questi devono essere rivolti verso il bordo del tavolo. A sinistra del piatto si pone un piccolo piattino per il pane.
Quando si serve l’insalata, si può aggiungere alla sinistra di ogni commensale l’apposito piattino a mezzaluna.
Quando si serve la frutta, si mette il bagnadita posato sul piattino da frutta; ogni commensale sposta il suo dal piatto sulla tavola, a sinistra.
Il sottopiatto si toglie prima di servire il dessert. Il piatto da dolce sarà portato alla fine, immediatamente prima di servirlo.
Il numero dei piatti necessari varia secondo le portate del menù e lo stesso vale per le posate.
Una delle cose più complesse è sicuramente il modo in cui sono poste le posate. Il loro ordine segue una logica di comodità: le posate più esterne al piatto saranno quelle utilizzate prima.
Alla sinistra del piatto vanno poste le forchette, quella normale e quella da pesce: alla destra il coltello normale e quello e da pesce, con la lama rivolta verso il piatto, il cucchiaio va messo di fianco. Le posate da dessert vanno disposte orizzontalmente davanti al piatto, la forchettina con il manico volto a sinistra e il cucchiaino verso destra. Tra i due si può inserire il coltello da frutta nello stesso senso del cucchiaino.
I bicchieri vanno messi leggermente a destra del piatto davanti al coltello. Necessitano minimo due bicchieri, uno più grande per l’acqua e, alla sua destra, uno più piccolo per il vino. Se si servono più vini, il numero dei bicchieri aumenta, ma vanno sempre posti a destra di quello per l’acqua.

Per il vino rosso si usa un calice grande, per quello bianco un calice piccolo, una coppa per lo champagne.

TAVOLA APPARECCHIATA IN MODO FORMALE


Per una tavola apparecchiata in modo informale valgono buona parte delle regole su menzionate, ma con meno rigore.
La tovaglia può essere sostituita da tovagliette all’americana, una per ogni commensale, distanziando simmetricamente i posti dei vari commensali. Va da sé che anche in caso di un pranzo informale, la tovaglia o le tovagliette devono essere perfettamente pulite.
 A ciascun posto si mette un piatto, due bicchieri e le posate, il tutto diposto secondo lo schema indicato per il pranzo formale.

Anche se i piatti e i bicchieri sono di carta, non c’è ragione per cui non li si debba sistemare in modo da appagare anche la vista e rendere invitante il pranzo che si andrà a consumare. Sale, pepe, acqua  e vino non vanno concentrati in un unico punto , ma distribuiti sulla tavola. La formaggera, la si fa girare di mano in mano.

TAVOLA APPARECCHIATA IN MODO INFORMALE



Ed infine vediamo la distribuzione dei posti in rapporto anche alla posizione della cucina.
 Se gli inviati sono numerosi, sarebbe opportuno disporre un segnaposto davanti a ciascun piatto per evitare confusioni.  Bisogna alternare un uomo e una donna evitando di mettere vicini o di fronte le coppie di coniugi. Il padrone e la padrona di casa occupano i due posti a capotavola, l’uno di fronte all’altra. Alla loro destra siedono il signore e la signora più importanti, alla sinistra quelli che sono subito dopo in ordine d’importanza o di anzianità. Le altre coppie si alternano tenendo presente questa regola: i parenti, gli invitati più giovani o quelli con cui si ha maggiore confidenza sono i più distanti dai padroni di casa.

Se chi invita è una signora sola cederà il posto di capotavola all’invitato più importante; se è un signore celibe lo darà all’invitata di maggior riguardo.

Autore: Maria Antonietta Grassi




martedì 13 marzo 2012

Crêpes ai funghi porcini

Questo delizioso alimento cresce generalmente da settembre a novembre ed è proprio in questo mese  che possiamo trovare quelli più gustosi.  I funghi contengono sali minerali, vitamine, acido folico  e betacaroteni che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario,  sono ottimi antiossidanti e hanno proprietà antiinfiammatorie, depurative e lassative. Per queste loro caratteristiche contribuiscono a tenere sotto controllo la pressione alta ed il colesterolo.
I funghi sono capaci di agire come un vero e proprio antibiotico naturale e mantengono alto il livello degli anticorpi. Per il loro basso contenuto calorico (22 kcal per 100 gr.) sono ideali per  diete ipocaloriche.
Sono controindicati a chi è allergico alle muffe e ai lieviti e a chi soffre di gotta e calcoli renali.
E' bene tener presente che la famiglia dei funghi comprende ben 3000 specie, ma solo un centinaio sono commestibili e quelli velenosi che possono rappresentare un grave rischio per la nostra salute, per cui è meglio affidarsi per la loro raccolta a persone esperte.
Vanno consumati entro breve tempo dalla loro raccolta (massimo due giorni di conservazione in frigorifero, nello scomparto della frutta e verdura, dopo averli ripuliti e spazzolati per eliminare residui terrosi), il gambo deve essere sodo e compatto, il cappello integro e senza muffe, l'odore gradevole.
Tenete presente che funghi commestibili, se mal conservati, possono essere pericolosi per la saluti come quelli velenosi. 


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Ingredienti per 6 persone:

Per le crêpes:
250 ml di latte
80 gr. di farina
2 uova
50 gr. di burro
1 pizzico di sale

Per il ripieno:
250 gr. funghi porcini
40 gr. di farina
500 ml. di latte
4 cucchiai di Parmigiano grattugiato
30 gr. di burro
5 rametti di prezzemolo
Sale e pepe q.b.
Noce moscata q.b.


Procedimento

In una ciotola mescolate bene, evitando di formare grumi, il latte con la farina, le uova, il burro fuso e un pizzico di sale e lasciate riposare per 20 minuti.



Nel frattempo, pulite i funghi con uno strofinaccio umido e con un coltellino affilato tagliateli a fettine. Mettete tre cucchiai d’olio in una larga padella, versatevi i funghi e fateli cuocere per 5 minuti, aggiustate di sale e di pepe. Spegnete, aggiungete il prezzemolo tritato.
Preparate la besciamella amalgamando la farina, un po' di sale e il latte, ponete sul fuoco molto basso e fate cuocere, sempre rimestando, per una decina di minuti. L'ultimo minuto di cottura aggiungere il burro, il parmigiano e fate sciogliere il tutto, aromatizzate con la noce moscata.
Unite i funghi alla besciamella ed amalgamate bene.
Accendete il forno a 180°
Spennellate una padellina antiaderente con un poco di burro, versatevi un mestolo di pastella e fate cuocere la crèpes dai due lati (circa 1 minuto per lato) e mettete da parte. 


Procedete così fino ad esaurimento della pastella (circa 12 crêpes).

Farcitele spalmando il ripieno fino ad 1 cm dal bordo, ripiegatele a triangolo, adagiatele in una pirofila imburrata, spennellate con un po’ di burro fuso e infornate per 20 minuti.

 

 



giovedì 8 marzo 2012

Brasato di manzo al Marsala


I brasati richiedono un tipo di cottura  che varia da una  a tre ore e si parla di cottura mista perché  si effettua  prima una cottura per “concentrazione”, e poi una per “espansione”. Cioè prima si fa rosolare l’alimento a temperatura elevata (160/180°) per ottenere la caramellizzazione di proteine e amidi (concentrazione) che consentono lo sviluppo di sapori gradevoli, e che creano una crosta croccante mentre l’interno è ancora crudo, poi si aggiunge il liquido, che può essere acqua, brodo, vino ecc. (espansione), che ha lo scopo di diffondere uniformemente il tutto e di cuocere e intenerire la carne. La temperatura scende intorno ai 100°, l’umidità ammorbidisce la crosta e rende gustoso il fondo di cottura.






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Ingredienti per 4 persone:

8 etti di scamone piemontese
1 bicchiere di Marsala
3 cucchiai di senape
300 ml di acqua calda
1 spicchio d’aglio
rosmarino, salvia, alloro q.b.
7/8 bacche di ginepro schiacciate
olio extravergine d’oliva q.b.
sale q.b.

Procedimento

Distribuite la senape sulla carne e massaggiate bene per farla penetrare.
Mettete 5 cucchiai di olio in una pirofila con l’aglio, il rosmarino, la salvia e l’alloro. Adagiatevi la carne e fatela rosolare a pentola coperta e a fuoco medio. Quando sarà rosolata da ambo i lati versate il bicchiere di marsala e fatelo evaporare a pentola scoperta e fuoco vivo per alcuni minuti.
Salate, aggiungete le bacche di ginepro e l’acqua calda  per evitare uno shock termico che farebbe indurire la carne. Abbassate la fiamma al minimo e portare a cottura a pentola coperta per 1 ora.
Buon appetito!

lunedì 5 marzo 2012

Olio d'oliva: l'oro verde

Agrigento - Valle dei Templi - Olivo secolare- foto di Maria Antonietta Grassi

Le prime tracce della coltivazione degli olivi, risalgono a circa 3000 anni fa nell’antica Grecia, da qui si diffusero in Palestina ed in Asia e nei paesi del Mediterraneo. L’Italia e la Spagna attualmente sono i più grandi produttori d’olio d’oliva al mondo.
Il frutto dell’olivo, comunemente detto oliva, è una drupa costituita da tre regioni anatomiche.
La parte esterna, detta buccia o epicarpo, è sottilissima ed elastica ed è ricoperta da una cera protettiva che impedisce l’evaporazione dell’acqua ed il rinsecchimento  della drupa stessa.
La parte intermedia, detta polpa o mesocarpo, che contiene l’olio racchiuso all’interno dei vacuoli e protetto dagli enzimi cellulari.
La parte interna, detta nocciolo o endocarpo, che contiene una piccolissima quantità d’olio.
I noccioli delle olive sono un ottimo combustibile, economico ed ecologico perché la quantità di CO2 emessa durante la combustione è la stessa che è rilasciata durante la decomposizione naturale. In Spagna, a Madrid, lo sfruttamento di questa fonte d’energia fornisce acqua calda e calore a diverse abitazioni.
Le olive sono  un alimento ricco d’acidi grassi monoinsaturi che aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo, contengono elevate quantità di potassio, favoriscono la digestione e stimolano l’appetito.
Quelle nere contengono meno carboidrati  e sono più digeribili di quelle verdi, ma contengono più lipidi e quindi più calorie.
I fenoli in esse contenuti sono dei potenti antiossidanti e aiutano a prevenire alcune malattie cardiovascolari.
Le olive irrancidiscono facilmente e questa degradazione né  altera il sapore aumentandone l’acidità e provoca la perdita della maggior parte delle sostanze benefiche in esse contenute, per evitare che questo accada bisogna raccoglierle durante il passaggio di colore dal verde al nero.
Dalle olive si ricava l’olio detto anche “oro verde per le sue molteplici qualità che v’illustrerò più avanti.
Per ottenere 15/18 lt. Di olio vergine si devono spremere circa 100 kg. D’olive.

Secondo il Regolamento (CE) n. 1234/200/ del consiglio del 22 ottobre 2007, art. 118, “ si possono definire  oli d’oliva vergini solo gli oli ottenuti dal frutto dell’olivo soltanto mediante processi meccanici o altri processi fisici, in condizioni che non causano alterazioni dell’olio, e che non hanno subito alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione, esclusi gli oli ottenuti mediante solvente o con coadiuvanti ad azione chimica o biochimica, o con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli d’altra natura.
Detti oli di oliva vergini sono oggetto della classificazione e delle denominazioni seguenti:

OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA: olio di oliva vergine la cui acidità libera, espressa in acido oleico, è al massimo di 0,8 g per 100 gr e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria;

OLIO DI OLIVA VERGINE: olio di oliva vergine la cui acidità libera , espressa in acido oleico, è al massimo di 2 g per 100 g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria;

OLIO DI OLIVA- composto di oli di oliva raffinati  e oli di oliva vergini: 
Olio di oliva ottenuto dal taglio di olio di oliva raffinato con olio di oliva vergine e con un tenore di acidità libera, espresso in acido oleico, non superiore a 1 g per 100 g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.”

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’olio di oliva è il più adatto alle cotture ad alte temperature (frittura)  poiché, grazie agli agenti antiossidanti , quali l’a-tocoferolo e  le sostanze fenoliche,  in esso contenute, si comporta in maniera molto stabile. Questa stabilità non è dovuta solo agli agenti antiossidanti, ma anche alla presenza di acido oleico che è un grasso monoinsaturo.
Sono gli acidi polinsaturi contenuti nei grassi animali e negli oli di semi che sono maggiormente danneggiati dalle alte temperature, quindi una volta termo-ossidati sono capaci di provocare la comparsa dell’aterosclerosi.
Gli oli di semi, diversamente dagli oli di oliva, durante la cottura alle  alte temperature, formano quantità più elevate di perossidi e di polimeri che possono provocare danni agli organi interni.
L’olio di oliva ha inoltre proprietà antiinfiammatorie e protettive, aumenta l’assorbimento di vitamine e in particolare della vitamina E, è altamente digeribile perché la sua percentuale di acidi grassi è molto simile a quella del latte materno.
Ha proprietà lassative e colescistocinetiche (stimola la secrezione della bile), è un epatoprotettore ed è indicato nell’ulcera gastrica. (1 – 2 – 3)
L’utilizzo dell’olio di oliva non è solo alimentare, è utilizzato anche per pomate, unguenti, saponi, e come emolliente locale (come ben lo sapevano le nostre nonne).
Il decotto  delle foglie e della corteccia dell’olivo è utilizzato per combattere la gotta, la febbre, i reumatismi e l’ipertensione e per disinfettare ferite e piaghe.
Da sfatare l’affermazione che sia più grasso degli altri oli: tutti gli oli, compresi quindi anche quelli di semi, apportano all’organismo 9 kilocalorie per grammo.
Un altro pregiudizio legato a quest’alimento così prezioso, è quello che sia “pesante”. In realtà l’olio d’oliva, contenendo elementi aromatici (secoiridoidi, polifenoli etc.) è solo più saporito, mentre altri oli sono lavorati con solventi, deodoranti, quindi hanno un colore più chiaro e non hanno né sapore né profumo e quindi danno una sensazione di leggerezza.
Ricapitolando, l’olio extravergine d’oliva è il grasso più indicato per le fritture perché sopporta benissimo le alte temperature senza deteriorarsi contrariamente agli oli di semi o ai grassi animali  che formano perossidi e polimeri.
Per evitare l’ossidazione provocata dalla luce, dall’aria e dagli sbalzi di temperatura, l’olio d’oliva deve essere conservato in bottiglie di vetro scuro o di latta, al riparo da fonti di calore e dalla luce.



Autore: Maria Antonietta Grassi


Bibliografia

1)  Assmann G, de Backer G, Bagnara S, Betteridge J, Crepaldi G, Fernandez-Cruz A, Godtfredsen J, Jacotot B, Paoletti R, Renaud S, Ricci G, Rocha E, Trautwein E, Urbinati GC, Varela G, Williams C. International consensus statement on olive oil and the Mediterranean diet: implications for health in Europe. The Olive Oil and the Mediterranean Diet Panel. Eur J Cancer Prev. 1997 Oct;6(5):418-21.
2)  Varela G. Heating of fats: a study of food frying processes. Bibl Nutr Dieta. 1977;(25):112-21.
3)  Masi I, Giani E, Galli C, Tremoli E, Sirtori CR. Diets rich in saturated, monounsaturated and polyunsaturated fatty acids differently affect plasma lipids, platelet and arterial wall eicosanoids in rabbits. Ann Nutr Metab. 1986;30(1):66-72.







venerdì 2 marzo 2012

Petto di pollo ai tre risi

Vi è avanzato del riso di diversa qualità ma non sufficiente per fare 4 porzioni? Provate questo piatto unico un po' particolare..




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Ingredienti per 4 persone:

100 gr di riso Venere
100 gr di riso rosso
100 gr di riso Carnaroli
3 etti di fettine di petto di pollo
650 ml. di brodo  di pollo o di acqua
4 pomodori a grappolo
1 cipollina piccola
1 cucchiaio di erbette di Provenza
Prezzemolo tritato q.b.
Parmigiano  Reggiano q.b.
Sale e pepe q.b.

Procedimento

Tagliate a striscioline le fettine di petto di pollo, affettate finemente la cipolla.
Pelate e private dei semi i pomodori e tagliateli a dadini.
In una pentola mettete 4 cucchiai d’olio, le striscioline di pollo e la cipolla, fate dorare a fuoco medio per 5 minuti.



Aggiungete  i tre risi, fate tostare per 1 minuto, aggiungete i cubetti di pomodoro, salate, pepate  e versate, poco alla volta,  il brodo caldo. Portate a cottura.


Impiattate, distribuite un po’ di prezzemolo tritato, il Parmigiano Reggiano grattugiato e servite subito.

martedì 28 febbraio 2012

Vitello tonnato (vitell tonné)

Questo gustoso antipasto è un classico della cucina piemontese, soprattutto nel cuneese ad Alba e Garessio si può gustare il miglior vitello tonnato (o vitel tonnè come diciamo noi) d'Italia .



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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di tondino (è un taglio di carne bovina)
125 gr di tonno sottolio sgocciolato
3 uova sode
6 filetti d’acciuga
1 cipolla
1 carota
1 gambo di sedano
4 foglie d’alloro
3 chiodi di garofano
1 spicchio d’aglio
½ litro di vino bianco
½ litro di acqua
20 capperi di Pantelleria dissalati
5 cucchiai  d’olio extravergine
1 cucchiaino  di buon aceto di vino ( potete aumentare o diminuire la dose a seconda dei vostri gusti)
pepe q.b.
sale q.b.


Procedimento

Steccate la cipolla con i chiodi di garofano e mettetela in una pentola con la carne, la carota, il sedano, l’alloro e un po’ di sale (poco). Aggiungete il vino e l’acqua e lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 2 ore. A cottura ultimata spegnete il fuoco e lasciate raffreddare il tutto.
Nel frattempo rassodate le uova cuocendole in acqua per 10 minuti dal momento dell’ebollizione.
Raffreddatele velocemente passandole nell’acqua fredda e sgusciatele.
Mettete in una ciotola il tonno sbriciolato, le uova tritate, i capperi  dissalati e i filetti d’acciuga, aggiungete l’aceto, l’olio e frullate bene il composto, se fosse troppo denso allungatelo con un po’ del brodo di cottura della carne. Dovrete ottenere una salsa cremosa e morbida tipo maionese ma un po’ più consistente.
Tagliate a fette sottili la carne fredda  e disponetela in un piatto da portata, stendete la salsa, guarnite con qualche cappero.
Lasciate insaporire per qualche ora e servite fresco.
Buon appetito!


mercoledì 22 febbraio 2012

Torta di mele e castagne

Il castagno o “albero del pane” come fu definito da Senofonte nel IV secolo a.C. è originario dell’Asia Minore e della Grecia: si diffuse in Italia grazie agli Etruschi e cresce spontaneamente nella fascia climatica del Mediterraneo, dalla Turchia ai Balcani, alla penisola Iberica, sulle coste del Magreb, dall’Italia alla Francia. Furono gli ellenici i primi a sviluppare la coltivazione e a selezionare le varietà di castagne pur considerandole inizialmente come una sorta di ghianda. Utilizzavano questo nutriente frutto per preparate le pietanze più disparate, come il pane nero di Sparta, sfarinate, minestre. Greci, Ebrei e Fenici con i loro commerci le diffusero in tutto il bacino Mediterraneo.




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Ingredienti per una tortiera di 24 cm.


3 mele renette medie
250 gr di castagne bollite
200 gr di zucchero
150 gr di farina
1 uovo
1 bustina di lievito bio
1 noce di burro
1 bicchierino di rum
Latte q.b.
1 limone (succo)
1 pizzico di sale

Procedimento

Sbucciate le mele, tagliatele a fettine sottili e mettetele in una ciotola irrorandole con un po’ di limone per evitare che anneriscano. Tritate finemente le castagne bollite.
Rompete l’uovo in una terrina e lavoratelo con un etto e mezzo di zucchero e un pizzico di sale. Incorporatevi a poco a poco la farina, alternandola con un po’ di latte fino a ottenere una pastella piuttosto morbida, completate con il lievito e il liquore e mescolate molto bene.



Aggiungete alla pastella le mele e le castagne, amalgamate bene e versate il composto in una tortiera
imburrata e infarinata;

spolverizzate con lo zucchero rimasto e cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti.
Quando la torta è  cotta lasciatela riposare per qualche minuto prima di sfornarla.
Buon appetito!