sabato 24 maggio 2014

Tonno di coniglio

Il tonno di coniglio è un’antica ricetta piemontese, tipica del Monferrato. Deve il suo nome al fatto che la carne di coniglio, una volta cotta, viene messa a macerare nell’olio, esattamente come il tonno e in egual maniera le sue carni diventano tenere e saporite.

Dal punto di vista nutrizionale, la carne di coniglio appartiene alla categoria delle cosiddette “carni bianche”. E’ povera di colesterolo ma ha un alto contenuto proteico, è povera di grassi ed è ricca di vitamina B12 di potassio, fosforo e magnesio. Scarseggia invece di  calcio e sodio mentre risulta essere molto ricca di ferro, con una percentuale ogni 100 gr di prodotto di poco inferiore a quella della carne di bovino.




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Ingredienti per 4 persone:

1 coniglio di circa 1 kg
1 carota
2 coste di sedano
1 cipolla
2 chiodi di garofano
12 foglie di alloro
2 spicchi d’aglio
½ litro di olio extravergine (circa)
Sale q.b.
Pepe in grani q.b.

Procedimento

Lavate il coniglio e mettetelo in una capiente pentola, aggiungete la cipolla steccata con i due chiodi di garofano, la carota, le coste di sedano, e due foglie di alloro. Portate ad ebollizione, salate  e lasciate cuocere finché risulterà tenero (tra i 60 per i conigli d’allevamento e i 90 minuti per quelli di fattoria)
Scolate bene il coniglio, lasciatelo intiepidire e spolpatelo. Tagliate la carne a pezzetti non troppo piccoli ma regolari e metteteli in un contenitore di vetro o in una terrina di coccio facendo degli strati. Su ogni strato mettete dei pezzetti di aglio e di foglie di alloro, e qualche grano di pepe e versate un po’ olio. Alla fine aggiungete tanto olio quanto basta a ricoprire bene il tutto. 







Chiudete e mettete in frigo per almeno 48 ore.  Toglietelo dal frigo due ore prima di servirlo. Accompagnatelo con una bella insalatina mista o un’insalata di patate.
Buon appetito!


Consiglio: Si utilizza anche la salvia al posto dell’alloro. Il brodo del coniglio rimasto è ottimo  da gustare e molto corroborante. Potete utilizzarlo per fare un risotto o un semolino o, aggiungendo dei fogli di colla di pesce, potete farne della gelatina da utilizzare per ricoprire del prosciutto cotto, della maionese, ecc.




giovedì 22 maggio 2014

Gnocchi alla bava

Questo conosciutissimo piatto è tipico della tradizione gastronomica della Valle D’Aosta e del  Basso Monferrato in Piemonte . Ovviamente il formaggio ideale è la fontina, ma è possibile utilizzare anche la toma.



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Ingredienti per 4 persone:


1 kg di patate farinose a pasta gialla
300 gr di farina
1 uovo
300 gr di Fontina
50 gr di Parmigiano Reggiano
500 ml di panna
Sale e pepe q.b.

Procedimento
Tagliate a dadini la fontina e mettetela a bagno con la panna in un tegame capiente (dovrà contenere gli gnocchi).
Lessate le patate mettendole al fuoco con la buccia in una pentola piena d’acqua fredda salata. Lasciatele cuocere finché potrete bucarle facilmente con una forchetta (30/35 minuti), quindi sbucciatele e passatele, ancora calde, allo schiacciapatate direttamente sopra il tavolo, aggiungete la farina e formate la fontana al centro. Deponeteci la conserva, il sale e l’uovo. Impastate con cura e velocemente, fino a ottenere una pasta soffice (se è troppo molle, aggiungete un po’ di farina). Raccoglietela a palla, formate un rotolo, tagliatelo a fette spesse circa 2 cm. Su di un piano infarinato arrotolate con le mani le singole fette, formate un rotolino spesso un dito e ritagliate gli gnocchi più o meno di due cm. l’uno. Passateli con l’aiuto del pollice sui rebbi di una forchetta per dargli la caratteristica forma e cospargeteli di farina per evitare che si attacchino tra loro.


Mettete sul fuoco il tegame con la fontina e fatela sciogliere a fuoco bassissimo fino a ottenere una crema priva di grumi, aggiungete un po’ di pepe e spegnete il fuoco.
Lessate gli gnocchi in abbondante acqua salata. Quando gli gnocchi saliranno a galla scolateli con una schiumarola, versateli nel tegame con la crema di fontina e mescolate delicatamente. 
Servite subito.










giovedì 15 maggio 2014

Tortine di broccoletti, gorgonzola e pancetta

La pancetta è un salume crudo  stagionato con spezie e sale. Si ricava dalla pancia del suino e possiamo trovarla in vari formati: arrotolata, affumicata, tesa. Si conserva in frigorifero nella parte meno fredda, avvolta nella pellicola o in contenitori di vetro o di plastica, se è tagliata a fettine, si consiglia di non conservarla per più di 24 ore.

Per l’elevato contenuto di sale e di grassi, se ne sconsiglia l’uso frequente a chi ha problemi d’ipertensione o di colesterolo.




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Ingredienti per 4 persone:

700 gr. di broccoletti già puliti
150 gr di gorgonzola
100 gr di pancetta
125 ml. di panna da cucina
4 cucchiai di parmigiano grattugiato
2 uova
Sale q.b.

Procedimento
Per la pasta di pane, se non siete capaci a prepararla, potete acquistarla già pronta dal panettiere e aggiungete all’impasto 1 cucchiaio di erbette.
Fate cuocere a vapore i broccoletti pe circa 7/8 minuti.
Accendere il forno a 180°.
Tritate i broccoletti e poneteli in una ciotola, aggiungete 100 gr. di gorgonzola tagliata , i cubetti di pancetta 2 cucchiai di parmigiano e mescolate.
Sbattete leggermente le uova con la panna e aggiungete il tutto al composto di broccoletti e gorgonzola,  aggiustate di sale e mescolate molto bene.
Stendete la pasta di pane, aiutandovi con un matterello infarinato, e dategli una forma rotonda di circa 3 o 4  mm di spessore Aiutandovi con un coppapasta ricavate 8 dischetti con un diametro di 12 cm. Imburrate delle formine di 10 cm di diametro e disponete i dischi di pasta facendoli rialzare sui bordi. 


Versate il composto e ripiegate i bordi della pasta. Distribuite il rimanente gorgonzola.


spolverizzate il parmigiano ed infornate per 20/25 minuti.


E buon appetito!



lunedì 12 maggio 2014

Indivia belga al forno con speck e besciamella

 

L’indivia belga deve il suo nome al fatto che nel 1850 un agricoltore belga aveva estirpato e conservato in cantina le radici della cicoria per evitare che si congelassero. Alla fine dell’inverno, scoprì che quelle radici avevano prodotto dei germogli gialli e teneri. Li assaggiò e gli piacquero. La sua coltivazione, così, si diffuse prima in tutto il Belgio e poi nel resto dell’Europa.

Come tutte le indivie, ha un gusto amarognolo, ma è più povera di vitamine, rispetto alle altre varietà, a causa del processo di maturazione che avviene in luoghi privi di luce. E’ ricca di vitamine del gruppo B e della provitamina A e l’alta quantità di fibra insolubile, rende il suo consumo particolarmente indicato per chi soffre di stitichezza.




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Ingredienti per 4 persone:
4 cespi di lattuga belga
16 fette di speck
1/2 litro di latte
40 gr di farina
30 gr di burro
Noce moscata q.b.
Sale q.b.
100 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato

Procedimento

Tagliate per lungo i cespi di belga e lavateli. Lasciateli scolare bene.
Nel frattempo preparate la besciamella sciogliendo la farina con un po’ di latte freddo. Amalgamate bene la farina per evitare la formazione di grumi, salate e unite il restante latte, poi ponete tutto sul fuoco molto basso e fate cuocere, sempre rimestando, per una decina di minuti, fino a quando vedrete la besciamella gonfiarsi e addensarsi. L'ultimo minuto di cottura aggiungete il burro, il Parmigiano e amalgamate bene tutto, aromatizzate con un po’ di noce moscata.
Riprendete i cespi tagliati, se è il caso, asciugateli anche con un po' di carta da cucina e arrotolate su ognuno una fetta di speck.



 Imburrate una pirofila e distribuite sul fondo un po' di besciamella, adagiate la belga avvolta nello speck e ricoprite tutto con la besciamella rimasta, spolverizzate con un po' di Parmigiano grattugiato.



Infornate a 180°C (nel forno già caldo)  e lasciate cuocere per 20 minuti, o fino a quando si sarà formata una bella crosticina.


mercoledì 7 maggio 2014

Frittata d'uova d'oca e porri in carpione



Come ho ripetuto e scritto spesso, detesto sprecare il cibo e, amo ridare nuova vita agli avanzi. Questa ricetta nasce dall’unione di una porzione di porri stufati alla Vernaccia avanzati e un uovo d’oca. L’uovo d’oca corrisponde più o meno a tre uova di gallina: ha un gusto gradevole e delicato che ben si sposa con l’acidità della marinata o “carpione”, come noi qui in Piemonte chiamiamo la scapece. Il  “carpione”  prende il nome  da un pesce d’acqua dolce, la carpa, che solitamente, veniva preparato in questo modo.


 
Ingredienti per 2 persone

200 gr di porri stufati alla Vernaccia avanzati
4/5 foglie di salvia
1 spicchio d’aglio
50 ml di aceto bianco
50 ml di vino bianco dolce (Vernaccia, Moscato, ecc.)
50 ml d’acqua
Mezzo cucchiaino di zucchero
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
Pepe in grani q.b.

Procedimento

Rompete l'uovo (sappiate che il guscio è molto duro) in un piatto, salate e sbattetelo leggermente.

 

Scaldate i porri alla Vernaccia e amalgamateli con l’uovo. Versate due cucchiai d'olio nella padella, dove avete fatto scaldare i porri, e versate il composto. Fate cuocere per circa cinque minuti, poi rivoltate la frittata aiutandovi con un coperchio piatto, lasciate cuocere ancora per due minuti poi mettetela in un contenitore capiente.
Versate in una casseruola (non di alluminio) l’acqua, l’aceto e il vino, aggiungete l’aglio schiacciato, la salvia, lo zucchero e il pepe. 
Fate sobbollire, a fuoco dolce, per 5/6 minuti. Togliete la marinata dal fuoco, fatela intiepidire un poco e versatela sulla frittata. Lasciate riposare almeno un giorno in frigorifero. Poi scolatela dalla marinata e servitela accompagnata da un’insalatina.
Buon appetito!


Se volete informazioni dettagliate sulle uova cliccate qui SpecialeUovo . Troverete molte notizie utili, dalla conservazione a come si fa a verificare la freschezza e tante ricette.

 

martedì 29 aprile 2014

Baccalà alla vicentina

Lo stoccafisso sarebbe stato introdotto nel Triveneto dai veneziani, che erano grandi navigatori e portavano in patria ogni novità. La più diffusa versione dei fatti sostiene che nel 1432 la spedizione agli ordini del capitano veneziano Pietro Querini naufragò in Norvegia, sulle coste delle Isole Lofoten. Rientrando a casa, il Querini portò lo stoccafisso, che nel Triveneto è tuttora chiamato baccalà, mentre il baccalà nel resto d'Italia indica il merluzzo conservato sotto sale). I veneziani videro nello stoccafisso un'allettante alternativa al pesce fresco, costoso e facilmente deperibile. Nacque allora la tradizione di consumare questo piatto secondo varie ricette, tra le quali il baccalà alla vicentina.
La ricetta è tramandata di generazione in generazione e quasi ogni famiglia utilizza una o più piccole varianti.
Il merluzzo essiccato deve essere d’eccellente qualità; la migliore è considerata quella detta Ragno che proviene dalle Isole Lofoten in Norvegia.
Deve essere pestato, poi messo a bagno per tre giorni, in acqua corrente, perché si ammorbidisca, poi pulito, quindi infarinato e cotto a fuoco lentissimo con abbondante cipolla in un tegame di coccio, ricoperto di latte e olio in uguali quantità; è servito su un letto di polenta gialla.
Dal 1987 la Confraternita del Bacalà, un'associazione di ristoratori e buongustai nata a Sandrigo (pochi chilometri a Nord di Vicenza), promuove quest’antico piatto nel rispetto della ricetta tradizionale. Per questo Sandrigo è la "patria del baccalà", avendo legami storici con le Isole Lofoten e organizzando una festa annuale, che dura un’intera settimana, in onore di questo piatto a base di pesce essiccato.
Fonte: Wikipedia       

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Ingredienti per 4 persone:

500 gr di stoccafisso
200 gr di cipolle
250 ml  d’olio d’oliva extravergine
250 ml di latte
2 sarde sotto sale
Farina bianca q.b.
25 gr di formaggio grana grattugiato
2 cucchiai di prezzemolo tritato
Sale e pepe q.b.
Procedimento

Battete bene lo stoccafisso, ammollatelo in acqua fredda, per due o tre giorni, cambiandola spesso.  Trascorso il periodo, aprite il pesce per lungo e togliete le spine e la lisca. Tagliatelo a pezzi.
Pulite le acciughe sotto sale, affettate finemente le cipolle a rondelle (alla veneziana) e mettetele a rosolare in un tegame con metà dell’olio e le acciughe.
Prendete una pirofila (l’ideale sarebbe una pirottina di coccio), distribuite sul fondo metà del soffritto di cipolle, poi infarinate i pezzi di stoccafisso e metteteli nella pirottina.



Distribuite sopra il soffritto rimanente, il prezzemolo, il latte, il grana, il resto dell’olio, sale e pepe. 


Fate cuocere a foco bassissimo per circa 3 o 4 ore (dipenderà molto dallo stoccafisso9 senza mai mescolare, ma muovendo ogni tanto la pirottina in senso rotatorio.
L’ideale sarebbe farlo cuocere il giorno prima perchè, con il riposo, diventerà ancora più gustoso. Servitelo con la polenta.



Varianti: Potete prepararlo anche con il baccalà ammollato, sarà ugualmente ottimo.