mercoledì 29 ottobre 2025

Gnocchi con salsa di gorgonzola e noci

Non si conosce con esattezza il periodo della nascita di questo formaggio: tracce storiche se ne hanno a partire del XV secolo, nella cittadina di Gorgonzola, nei pressi di Milano, da cui prende anche il nome. Nell'Ottocento la sua produzione crebbe sensibilmente e fu esportato, oltre che in altri territori italiani, anche in Inghilterra. Nel 1996, questo delizioso formaggio è stato riconosciuto dalla Comunità Europea e registrato nella lista dei prodotti DOP con Reg. Cee n° 1107/96. La forma, del peso di 12 kg circa, riporta su entrambe le facce il marchio di origine ed è avvolta in fogli di alluminio riportanti il contrassegno caratteristico della denominazione protetta "gorgonzola”.
É un formaggio erborinato prodotto dal latte intero di vacca Di Origine Protetta (DOP) ) della provincia di Milano e le sue zone di produzioni storiche sono le province di Milano, Como, Pavia e Novara.  Quest'ultima è diventata nell'ultimo secolo la principale produttrice.
Fonte: Wikipedia 
 

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Ingredienti per 4 persone:
 
Per gli gnocchi:
1 kg di patate
250 gr di farina
1 uovo
Sale q.b.
 
Per condire:
200 gr di gorgonzola dolce
30 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
30 gr di burro
150 ml di latte
15 noci
Qualche foglia di salvia
 
Procedimento
 
Fate lessare le patate in abbondante acqua, sbucciatele e passatele ancora calde, nello schiacciapatate.


Aggiungete la farina, l’uovo e il sale. Impastate con cura, formate un rotolo, tagliatelo in fette, spesse circa 2 cm.



Su di un piano infarinato arrotolate con le mani le singole fette e formate un cilindretto spesso un dito e ritagliate gli gnocchi di 2 cm circa l’uno.
Passateli con l’aiuto del pollice sui rebbi di una forchetta o sull’apposito attrezzo  per dargli la caratteristica forma.


Tagliate a cubetti il gorgonzola. Schiacciate le noci, tenete metà dei gherigli interi,  tritate i rimanenti.
In un’ampia padella, a fuoco bassissimo, sciogliete il burro con le foglie di salvia intere e le noci. Dopo un minuto eliminate le foglie di salvia e unite il latte e, prima che prenda bollore, aggiungete il gorgonzola.
Fatelo fondere dolcemente, mescolandolo fino a completa fusione, spegnete il fuoco, aggiungete il  Parmigiano Reggiano e amalgamate il tutto.
Lessate gli gnocchi in abbondante acqua salata. Quando gli gnocchi saliranno a galla scolateli con una schiumarola e aggiungeteli alla crema di gorgonzola e noci.
Amalgamate delicatamente e servite subito.
 
Consiglio: Gli gnocchi non vanno preparati con largo anticipo ( non alla mattina presto   consumarli a pranzo o peggio a cena). Se volete portarvi avanti con il lavoro, potete prepararli e poi metterli su di un vassoio coperto da carta da forno, non sovrapposti e surgelarli. Dopo un’ora toglieteli dal vassoio e metteteli in un sacchetto da freezer (velocemente),chiudetelo e rimettetelo nel surgelatore. Al momento di consumarli, non scongelateli ma gettateli direttamente nell’acqua in ebollizione.
 

sabato 18 ottobre 2025

Cavatelli alla salsiccia

La prima testimonianza storica sull'uso di insaccare nel budello di maiale la sua carne insieme a spezie e sale è dello storico romano Marco Terenzio Varrone, che ne attribuisce l'invenzione e l'uso ai Lucani: «Chiamano lucanica una carne tritata insaccata in un budello, perché i nostri soldati hanno appreso il modo di prepararla dai Lucani».
Secondo una tradizione lombarda, spuria e molto recente, la sua invenzione sarebbe invece opera della regina longobarda Teodolinda, che inventò la salsiccia e che ne avrebbe poi regalato la ricetta agli abitanti di Monza.[Anche i Veneti rivendicano la paternità di questo prodotto, affermando che la salamella sarebbe nata sul loro suolo, e sono tante altre regioni italiane che ne reclamano i natali. Tuttavia, le fonti antiche che si occupano di questa ricetta sono concordi nel ritenere che essa sia un'invenzione del popolo dei Lucani, conquistato da Roma nel III secolo a.C. (l'antica Lucania corrisponde all'odierna Basilicata, comprese limitate zone della Campania meridionale).
In particolare, scrittori come Cicerone, Marziale, oltre al già nominato Marco Terenzio Varrone, parlano più volte nelle loro opere della "lucanica", specialità introdotta nell'antica Roma dalle schiave lucane, e apprezzata per la facilità di trasporto e di conservazione che conferiva alla carne di maiale, oltre che per lo squisito sapore. D'altronde, a riprova della genuinità di questa ricostruzione, si osservi che dal nome "lucanica" è derivato "luganega", termine che gli stessi lombardi, i trentini e i veneti tutt'oggi danno a un tipo di salsiccia di piccolo diametro, destinata al consumo immediato.

Fonte:  Wikipedia
 

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Ingredienti per 4 persone:
 
400 g di cavatelli
400 g di salsiccia a nastro
300 gr di pomodori pelati a pezzetti
200 g di spinaci
100 g di Parmigiano Reggiano grattugiato o di Pecorino
1 bicchierino di vino rosso
1 carota piccola
1 cipolla piccola
1 gambo di sedano
1 spicchio d’aglio
3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
Sale q.b.
 
Procedimento
 
Eliminate la pelle dalla salsiccia e schiacciate leggermente la polpa ottenuta.
Pulite gli spinaci ,lavateli e fateli cuocere in una pentola per 5 minuti in due cm di acqua.
Scolateli, strizzateli e tagliateli grossolanamente.
Pulite gli ortaggi e tagliateli a dadini molto piccoli.
Scaldate l’olio in un tegame e rosolatevi gli ortaggi e lo spicchio d’aglio intero, leggermente schiacciato.
Unite la polpa della salsiccia al soffritto e rosolatela per cinque minuti a fiamma media.
Sfumate con il vino  rosso, e lasciate evaporare completamente.
Eliminate lo spicchio d’aglio e aggiungete i pomodori, salate ma con parsimonia perché la salsiccia è già piuttosto salata.
Fate prendere il bollore, abbassate la fiamma e mettete il coperchio.
Continuate la cottura per trenta minuti circa, poi unite gli spinaci.
Nel frattempo, verso metà cottura del sugo, lessate la pasta in acqua bollente salata, (per i tempi di cottura seguite quelli indicati sulla confezione), scolatela al dente e trasferitela nel tegame con il sugo. Unite metà del formaggio, date una mescolata e portate a tavola con il rimanente formaggio servito a parte in una formaggiera.
 

giovedì 16 ottobre 2025

Crêpes ai funghi porcini

Questo delizioso alimento cresce generalmente da settembre a novembre ed è proprio in questo mese che possiamo trovare quelli più gustosi.  I funghi contengono sali minerali, vitamine, acido folico e betacaroteni che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario, sono ottimi antiossidanti e hanno proprietà antiinfiammatorie, depurative e lassative. Per queste loro caratteristiche contribuiscono a tenere sotto controllo la pressione alta ed il colesterolo.
I funghi sono capaci di agire come un vero e proprio antibiotico naturale e mantengono alto il livello degli anticorpi. Per il loro basso contenuto calorico (22 kcal per 100 gr.) sono ideali per diete ipocaloriche.
Sono controindicati a chi è allergico alle muffe e ai lieviti e a chi soffre di gotta e calcoli renali.
È bene tener presente che la famiglia dei funghi comprende ben 3000 specie, ma solo un centinaio sono commestibili e quelli velenosi che possono rappresentare un grave rischio per la nostra salute, per cui è meglio affidarsi per la loro raccolta a persone esperte.
Vanno consumati entro breve tempo dalla loro raccolta (massimo due giorni di conservazione in frigorifero, nello scomparto della frutta e verdura, dopo averli ripuliti e spazzolati per eliminare residui terrosi), il gambo deve essere sodo e compatto, il cappello integro e senza muffe, l'odore gradevole.
Tenete presente che funghi commestibili, se mal conservati, possono essere pericolosi per la saluti come quelli velenosi.

 
 
 
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Ingredienti per 6 persone:
 
Per le crêpes:
250 ml di latte
80 gr. di farina
2 uova
50 gr. di burro
1 pizzico di sale

Per il ripieno:
250 gr. funghi porcini
40 gr. di farina
500 ml. di latte
4 cucchiai di Parmigiano grattugiato
30 gr. di burro
5 rametti di prezzemolo
Sale e pepe q.b.
Noce moscata q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
 
Procedimento
 
In una ciotola mescolate bene, evitando di formare grumi, il latte con la farina, le uova, il burro fuso e un pizzico di sale e lasciate riposare per 20 minuti.
 
 

Nel frattempo, pulite i funghi con uno strofinaccio umido e con un coltellino affilato tagliateli a fettine. Mettete tre cucchiai d’olio in una larga padella, versatevi i funghi e fateli cuocere per 5 minuti, aggiustate di sale e di pepe. Spegnete, aggiungete il prezzemolo tritato.
Preparate la besciamella amalgamando la farina, un po' di sale e il latte, ponete sul fuoco molto basso e fate cuocere, sempre rimestando, per una decina di minuti. L'ultimo minuto di cottura aggiungere il burro, il parmigiano e fate sciogliere il tutto, aromatizzate con la noce moscata.
Unite i funghi alla besciamella ed amalgamate bene.
Accendete il forno a 180°
Spennellate una padellina antiaderente con un poco di burro, versatevi un mestolo di pastella e fate cuocere la crèpes dai due lati (circa 1 minuto per lato) e mettete da parte.
 
 


Procedete così fino ad esaurimento della pastella (circa 12 crêpes).
Farcitele spalmando il ripieno fino ad 1 cm dal bordo, ripiegatele, adagiatele in una pirofila imburrata, spennellate con un po’ di burro fuso e infornate per 5 minuti a 180°C.
 
 
 
 
 

lunedì 22 settembre 2025

Ratafià d'uva

Il Ratafià è un antico liquore, a basso contenuto alcolico, ha un sapore delizioso ed è stato, per tantissimo tempo, uno dei prodotti dell’Italia del Nord tipico delle fattorie, dove ogni famiglia pigiava la propria uva e preparava il proprio vino.
Una piccola quantità di mosto d’uva era raccolta dopo la spremitura e aggiunta, senza filtrazione e con diverse spezie, a un brandy locale. Il basso tenore alcolico ne permetteva l’uso non solo come bevanda digestiva, ma era utilizzata anche per irrorare la macedonia i dolci e i gelati.
Il suo nome simbolizza la bevanda che era offerta come suggello della ratificazione di un trattato o di un contratto (anche se, in effetti, era il tradizionale ratafià di ciliegia di Biella che era offerto anticamente in queste occasioni) e Alexis de Bernardinis, in uno scritto del 1868, dichiara che gli ambasciatori di due potenze belligeranti usavano suggellare il patto con le parole latine “pax rata fiat” seguito da una libagione con questo liquore.


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Ingredienti:
 
400 ml di succo d’uva (fatto da voi) ottenuto da 1 kg di uva nera
100 ml di alcool da liquori a 95°
100 g di zucchero
4 chiodi di garofano
1 cucchiaio di semi di coriandolo
Un pezzetto di cannella
 
Procedimento

In un mortaio schiacciate i semi di coriandolo, i chiodi di garofano e la cannella.
Mettete tutto in un barattolo a chiusura ermetica, tipo Bormioli, con l’alcool per due settimane.
Trascorso il tempo, prendete l’uva, lavatela, asciugatela bene, sgranatela e ponete gli acini in un pentolino di acciaio o coccio o pirex. Non usate assolutamente pentolini in alluminio.
Avviate la cottura, a fuoco molto basso, mescolando con un cucchiaio di legno e schiacciando leggermente gli acini fino a quando il succo non inizi a fuoriuscire.
Mentre il succo d’uva è ancora caldo, passatelo attraverso un colino sino a ottenere circa 400 g di liquido in cui scioglierete lo zucchero.
Lasciate raffreddare poi aggiungete tutto al vaso contenente le spezie.
Chiudete e agitate lentamente il contenuto poi trasferite in contenitore in un luogo fresco, asciutto e buio (cantina o dispensa) per due mesi.
Trascorso il tempo filtrate il liquore, prima con un setaccio, e poi con garze sterili poste sopra un imbuto, sino a ottenere un liquido limpido.
Imbottigliate e chiudete bene (l’ideale sarebbe sigillare con la cera lacca).
Conservate sempre in un luogo fresco, asciutto e buio e non consumate prima di dieci mesi.
 
 
 

venerdì 19 settembre 2025

Trota e finferli al forno

Il Piemonte, dove vivo, è una bellissima regione ricca di fiumi di laghi e di torrenti, dove le trote stanno rintanate dietro i sassi in attesa della preda. Dove l’acqua fa la schiumetta, lì, si ossigenano e aspettano il nutrimento, oppure, se sono in caccia, si trovano ovunque.
Parlando di laghi, la trota, secondo la stagione, ama sostare dove l’acqua è più fresca, d’inverno più verso la superficie e d’estate più sul fondo. Quelle utilizzate per questa ricetta arrivavano dalla Valchiusella.
Il finferlo o gallinaccio è un fungo dal caratteristico colore giallo-oro o giallo arancio, con un cappello piccolo, irregolare, ondulato, prima convesso, poi piano e avvallato, margine rivoluto, liscio, pruinoso, di colore giallo-arancio o giallo-oro.
Ha grosse pieghe (pseudolamelle), distanti, verrucose, decorrenti sul gambetto che si presenta tozzo, assottigliato alla base e talora brevissimo.
La sua polpa è soda, bianca, alquanto fibrosa, quasi "vellutata"e giallastra sotto la cuticola, leggermente amarognola.
Sono detti anche “l’oro dei boschi” e crescono dalla tarda primavera al tardo autunno.
Si presta bene alla conservazione sott'olio oppure sott'aceto o anche essiccato. In quest'ultimo modo è utilizzato per condire varie pietanze o altri funghi, per la quale ragione è detto "il prezzemolo dei funghi".
Indubbiamente uno dei funghi più apprezzati, in alcune nazioni sono preferiti addirittura ai porcini.
Come molte altre specie di funghi commestibili, possiedono molte sostanze antiossidanti e molti minerali importanti per il nostro organismo.
In particolare, i funghi gallinacci sono ricchi di vitamine del gruppo B e D2. Contengono ferro e altri minerali come fosforo, potassio e magnesio. Sono privi di grassi e poco calorici, per questo sono indicati nelle diete. Ne è comunque consigliato un uso moderato perché possono provocare allergie.


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Ingredienti per 4 persone:

Finferli o gallinacci

4 trote non troppo grandi
600 g di finferli
150 ml di vino bianco secco
400 ml di brodo vegetale
1 spicchio d’aglio
1 piccolo mazzetto di prezzemolo
Olio extravergine d’oliva
Sale fino e pepe bianco q.b.

Procedimento

Pulite i funghi eliminando le tracce più evidenti di terra, quindi lavateli velocemente sotto un filo d’acqua corrente strofinandoli dolcemente con le dita.
Metteteli in uno scolapasta a scolare l’acqua in eccesso, eventualmente tagliate a metà quelli più grandi.
Lavate, sgrondate il prezzemolo e tritatelo grossolanamente.
In una padella antiaderente, scaldate tre cucchiai d’olio e fate dorare lo spicchio d’aglio e i funghi per qualche minuto, sfumate con il vino bianco, alzate la fiamma e fate evaporare l’alcool, aggiungete 200 ml di brodo vegetale, salate, coperchiate e continuate la cottura per dieci minuti, spegnete il fuoco e spolverizzate con il prezzemolo, eliminate lo spicchio d’aglio.
Se dovessero asciugarsi troppo, aggiungete del brodo vegetale caldo in modo che a cottura ultimata rimanga un pochino di sughetto.
Eviscerate le trote, lavatele sotto l’acqua corrente e asciugatele internamente ed esternamente con della carta da cucina, salatele e pepatele.
Accendete il forno statico a 180°.
Farcite le trote con i finferli e il loro sughetto, ungete una capiente pirofila da forno e disponeteci le trotelle.
Infornate (forno già a temperatura), e lasciate cuocere per 15/20 minuti (dipende dalla grandezza delle trote e dal vostro forno).
A cottura ultimata lasciate riposare per 5 minuti e servite.







lunedì 15 settembre 2025

Entrecôte al pompelmo

L’entrecôte è una costata senz’osso ricavata dal quarto posteriore dell’animale. Si tratta di uno dei tagli di carne bovini più prelibati comunemente denominato controfiletto.
Essendo un taglio posteriore, molto pregiato, è ideale per cotture veloci alla griglia o al barbecue.
Il colore dev’essere rosso rubino intenso, il grasso bianco o giallognolo ed avere una consistenza compatta.
Una delle caratteristiche principale che dovrebbe avere, oltre a quelle già citate, è una forte marezzatura, cioè una notevole infiltrazione di grasso all’interno delle fibre muscolari dell’animale, più l’entrecôte è marmorizzata, più sarà ricca di gusto e tenera.
Per ottenere il miglior risultato si consiglia di scegliere una tecnica di cottura rapida e ad alta temperatura, come la cottura alla griglia, in padella, al barbecue o alla piastra.
È fondamentale che l’apparecchio di cottura sia ben caldo nel momento in cui viene messa a cuocere l’entrecôte in modo da attivare la famosa reazione di Mallard che consente di dare alla carne un sapore tostato e caramellato.
Per un’ottima cottura si consiglia di tenere la carne a temperatura ambiente per almeno un’ora; questo accorgimento eviterà escursioni termiche violente che provocherebbero un indurimento della carne.
Si consiglia, inoltre, di ungerla leggermente in modo da creare una crosta protettiva e di ottenere una costata croccante all’esterno e succosa all’interno.



 

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Ingredienti per 4 persone:
 
4 entrecôtes
2 pompelmi
1 cucchiaio d’ olio
60 gr di burro
Sale e pepe q.b.
 
Procedimento
 
Sbucciate i pompelmi al vivo, poi tagliateli a fette regolari.
Appiattite leggermente con la mano le entrecôtes, eliminate l’eventuale eccesso di grasso e pepate abbondantemente.
Scaldate l’olio a fuoco vivo in una grande padella antiaderente o in due più piccole e adagiatevi la carne, fate dorare per due minuti per parte.
Aggiungete il burro e continuate la cottura ancora per cinque minuti per parte.
Salate, togliete la carne dal fuoco e tenetela coperta al caldo.
Scaldate le fette di pompelmo adagiandole nel fondo di cottura della carne.
Servite subito disponendo al fianco delle entrecôtes le fette di pompelmo.

domenica 31 agosto 2025

Pesce spada con salsa di limone e capperi

Il pesce spada appartiene alla categoria dei pesci così detti “azzurri”, possiede carni magre delicate e molto pregiate.
È ricco di acidi grassi essenziali (Omega3), di vitamine del gruppo B, di retinolo (vitamina A), di sali minerali come il potassio, il fosforo, il selenio e di proteine ad alto valore biologico.


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Ingredienti per 4 persone:
 
4 tranci di pescespada da circa 150 gr/cad
2 limoni biologici (solo succo)
1 mazzettino di prezzemolo
1 cucchiaio di capperi sottaceto
1 spicchio d’aglio (facoltativo)
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Sale  fino q.b.
 
Procedimento
 
Lavate e sgrondate il mazzettino di prezzemolo poi tritatelo con lo spicchio d’aglio e i capperi strizzati per eliminare l’aceto.
Mettete il trito ottenuto in una ciotola,aggiungete  il sale e due cucchiai d’olio.
Amalgamate fino ad ottenere una salsa omogenea, se è il caso aggiungete ancora dell’olio.
In un’ampia padella scaldate due cucchiai d’olio poi adagiatevi i tranci di pescespada uno accanto all’altro in modo che non si sovrappongano.
Fateli dorare circa 3 minuti per parte.
Distribuite il trito di prezzemolo e capperi in modo uniforme sul pesce.
Irrorate con il succo filtrato dei limoni e cuocete ancora 5 minuti, girate i tranci a metà cottura.
Servite ben caldo guarnendo con fettine di limone.

lunedì 28 luglio 2025

Vino aromatizzato con le mandorle

Il vino aromatizzato con le mandorle è un’antichissima ricetta siciliana i cui ingredienti, a parte il vino e le mandorle, sono segretissimi.
La ricetta originale prevede l’uso delle mandorle amare, ma poiché le mandorle amare sono considerate tossiche perché contengono amigdalina, che sottoposta a idrolisi enzimatica libera cianuro nel corpo umano, e se ingerite in quantità significative, possono provocare cefalee, vomito e, nei casi più gravi, addirittura la morte, ho preferito utilizzare solo le mandorle classiche.
Ho provato a rifarlo basandomi sul gusto di quello che avevo assaggiato, a noi è piaciuto.
Se volete provare anche voi, eccovi la mia ricetta.

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Ingredienti per una bottiglia
 
750 ml di vino Passito di Pantelleria o dello Zibibbo
12 mandorle normali
3 mandorle amare
¼ di scorza di arancia bio (non trattata)
1 cucchiaino di miele di fiori d’arancio
 
Procedimento
 
Sgusciate le mandorle ma non eliminate la pellicina.
Pestatele, possibilmente in un mortaio, ma non esageratamente, non dovete trasformarle in una crema!
Versate il Passito in un vaso scuro a chiusura ermetica da 750 ml o al massimo da 1 lt.
Aggiungete le mandorle pestate, la scorza d’arancia e il cucchiaino di miele.
Chiudete, agitate un pochino e mettete a riposare in un luogo fresco e buio per un mese, agitando il barattolo una volta al giorno, tutti i  giorni.
Trascorso il tempo, filtrate tutto e imbottigliate.
Il vostro vino alle mandorle è pronto.
 
 
 
 
 

sabato 28 giugno 2025

Polpette di gamberi e salsa gustosa

I gamberi sono apprezzati di solito anche da chi non ama il pesce. Tolto il carapace sono pronti per essere gustati.
Dal punto di vista strettamente calorico, i gamberetti sono assimilabili al pesce bianco: 100 g di prodotto apportano tra le 80 e le 90 calorie. Dal punto di vista dei nutrienti, sono principalmente una fonte di proteine, sali minerali (iodio, zinco, ferro, calcio, fosforo e magnesio) e vitamine (B1, B2, PP e astaxantina, una provitamina A fortemente antiossidante). I grassi sono minimi (si parla dell’1 o 2%) e per lo più si tratta di acidi grassi polinsaturi (PUFA) e omega 3, un acido grasso essenziale. Attenzione, però, a chi soffre d’ipertensione o eccessiva ritenzione idrica: tra i valori nutrizionali dei gamberetti di mare (esistono anche quelli di fiume) una voce critica è il contenuto di sodio, che è abbastanza elevato.
Come tutti i crostacei, anche la famiglia dei gamberi presenta un elevato contenuto percentuale di colesterolo, che però si ridimensiona se si considera la questione in termini assoluti. Questo significa che sono assolutamente adatti anche a chi è a dieta, mentre chi soffre di ipercolestemia dovrebbe fare solo un po’ più di attenzione e valutare con il medico la porzione consentita. Si sa, infatti, che in realtà solo il 25% del colesterolo è assunto per via alimentare, mentre il restante è prodotto dall’organismo stesso. I gamberi possono essere bianchi o rossi, di mare oppure di acqua dolce. Le mazzancolle, spesso assimilate a questi crostacei, sono in realtà un’altra specie, che si distingue sia per il colore (non è rosa, ma ha delle striature nere) sia per le dimensioni leggermente superiori. Dal punto di vista organolettico sono più pregiate e saporite dei gamberi.
Fonte: 
La cucina italiana
 

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Ingredienti per 4 persone:
 
400 g di code di gamberi
300 gr di patate
1 spicchio d’aglio
1 limone non trattato
1 uovo
Qualche rametto di aneto
Farina di mais per impanature o pangrattato q.b.
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe q.b.
 
Per la salsa:
2 dl di olio extravergine d’oliva
3 tuorli
1 cucchiaino di capperi dissalati e tritati.
1 cucchiaino di aceto bianco
2 cucchiai di succo di limone
1 pizzico di sale fino
2 cucchiai di yogurt bianco naturale
1 cucchiaino di senape
Qualche goccia di salsa Worcester
 
Procedimento

Lavate le patate, non sbucciatele e mettetele nell’acqua fredda. Portate a ebollizione e cuocete per 30/35 minuti.
Nel frattempo, preparate la salsa:
Versate l’olio nel recipiente del frullatore a immersione.
Unite i tuorli, il cucchiaino d’aceto, il succo del limone e un pizzico di sale. Immergete il frullatore (mixer)e, tenendolo fermo sul fondo, frullate incorporando gradualmente tutto l’olio.
Muovete il mixer su e giù, solo quando la maionese si sarà ben formata e amalgamata.
Unite lo yogurt, la senape, la salsa Worcester e i capperi.
Amalgamate bene e mettete la salsa coperta con della pellicola in frigorifero.
Scolate le patate, pelatele ancora calde, passatele nello schiacciapatate sopra una ciotola in modo da raccogliere il purè ottenuto.
Sgusciate i gamberi e incideteli sul dorso con un coltellino, eliminate il filetto nero aiutandovi con uno stecchino. Sciaquateli con acqua fredda corrente e asciugateli con carta da cucina.
Tritateli grossolanamente e uniteli alle patate.
Pelate lo spicchio d’aglio, lavate e sgrondate il prezzemolo, tritateli assieme e unite il tutto alle patate e i gamberi.
Aggiungete la scorza tritata di mezzo limone, l’uovo, sale e pepe.
Mescolate il composto ottenuto, formate delle polpettine e passatele nella farina di mais.
Scaldate abbondante olio in una padella antiaderente e con i bordi alti, a temperatura raggiunta unite le polpettine e fatele cuocere circa tre minuti per parte.
Sgocciolate le polpette e mettetele su di un foglio di carta da cucina per eliminare l’unto in eccesso.
Mettetele su di un piatto da portata e servitele con la salsina a parte.
Potete guarnire a piacere con aneto (come nella foto) o con delle foglioline d’insalata.
 
N.B. In alternativa alla salsina potete utilizzare della salsa tartara già pronta.

lunedì 23 giugno 2025

Insalata di cannellini, tonno e cipollotti

I fagioli cannellini sono una varietà molto conosciuta di fagioli bianchi, si differenziano dalle altre varietà per le dimensioni più ridotte e la forma cilindrica. E’ uno dei legumi più utilizzati nella cucina italiana che li vede protagonisti nelle minestre, nelle zuppe o da soli in varie preparazioni.
Sono ricchi di fibre, di proteine vegetali, di carboidrati e di sali minerali quali il fosforo, il potassio, il magnesio, il calcio e il ferro. Possiedono un basso indice glicemico per cui sono molto utili nelle diete delle persone diabetiche.
La preparazione dei fagioli secchi prevede un lungo ammollo in acqua di almeno dieci/dodici ore, l’acqua va poi gettata, i legumi risciacquati e vanno posti in una pentola con dell’acqua fredda e una volta portati a bollore, procedete con una cottura a fuoco molto basso per almeno un’ora.
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 Ingredienti per 4 persone:
 
2 scatole di fagioli cannellini
160 gr di tonno sott’olio
2 cipollotti rossi di Tropea
Qualche rametto di prezzemolo spezzettato
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 cucchiaio di aceto di mele o di vino bianco
Sale fino a piacere
 
Procedimento
 
Scolate i fagioli dal loro liquido di conservazione e sciacquateli sotto l’acqua corrente.
Metteteli a scolare.
Scolate l’olio di conservazione del tonno e frantumatelo grossolanamente con una forchetta.
Sbucciate i cipollotti e tagliateli ad anelli sottili.
Riunite in una grande insalatiera tutti gli ingredienti.
Emulsionate in una ciotolina l’olio, l’aceto e il sale (tenete presente che sia il tonno, sia i fagioli sono già salati , personalmente non lo aggiungo).
Condite gli ingredienti con la salsina preparata, mescolate, distribuite il prezzemolo sopra l’insalata e servite.
 
 

lunedì 9 giugno 2025

Insalata piccantina

L’avocado è l’unico alimento che possiamo classificare come frutta, come grasso e come vegetale, nessun altro cibo accomuna queste caratteristiche e si utilizza spesso in cucina per molte ricette, soprattutto nei paesi in cui nasce.
É molto calorico, infatti 100 gr di prodotto edibile (senza buccia) forniscono circa 230 calorie.
Originario dell’America Centrale, l’avocado o “aguate”, come era in origine il suo nome spagnolo, faceva parte dell’alimentazione degli indigeni Atzechi e Maya.
La principale caratteristica nutrizionale di questo frutto consiste nella sua ricchezza di grassi, specialmente insaturi, come l’acido grasso linoleico ed Omega-3, grassi “buoni” poiché stimolano la produzione di colesterolo buono (HDL) che aiuta a contrastare quello cattivo (LDL).
Grazie a questa proprietà, il consumo dell’avocado aiuta a diminuire il colesterolo nel sangue e quindi è di ausilio per prevenire l’arteriosclerosi e i disturbi circolatori.
Ricco anche di fitonutrienti, di glutatione e luteina, che sono elementi antiossidanti e di vitamina A e vitamina E ed è altresì ottimo per i diabetici perché possiede la capacità di rallentare l’assorbimento del glucosio a livello intestinale.
Molte sono le ricette che prevedono l’utilizzo di quest’alimento, specialmente quelle messicane.
Quando acquistate l’avocado controllate che la buccia sia di un bel verde scuro, senza ammaccature e, premendo leggermente, deve essere un po’ morbido. Se è troppo duro, non è ancora maturo.

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Ingredienti per 4 persone:
 
2 pomodori insalatari
1 cipolla rossa di Tropea
1 avocado
1 lime (succo e scorza grattugiata)
Mezzo limone (solo succo)
Mezzo peperoncino piccante fresco
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale q.b.
 
 
Procedimento
 
Lavate i pomodori, tagliateli a metà, poi a pezzi non troppo grandi e metteteli in un’insalatiera.
Pelate la cipolla,lavatela, tagliatela a fettine e aggiungetele ai pomodori.
Pulite il peperoncino, tagliatelo finemente.  
Lavate il lime, asciugatelo e grattugiate la buccia, senza la parte bianca, sopra l’insalatiera.
Spremete il rimanente in una ciotolina.
Create un’emulsione aggiungendo il succo del lime, 4 cucchiai di olio, il peperoncino e il sale fino.
Mescolate bene.
Dividete l’avocado in due per il lungo e, dopo aver eliminato il nocciolo centrale, pelatelo, spruzzatelo con il succo di limone per evitare che annerisca, tagliatelo a cubetti poi unitelo agli altri ingredienti.
Condite subito con l’emulsione, mescolate e servite.

venerdì 23 maggio 2025

Rotolini di sogliola con pesto di rucola

La sogliola è uno dei pesci più apprezzati e ricercati per la bontà delle sue carni. Ha un corpo ovale e piatto, il muso leggermente arrotondato,  gli occhi sul lato in cui la pelle è di colore bruno. La parte inferiore del corpo è di colore bianco ed è la parte che la sogliola adagia sui fondali profondi in cui vive. La sua carne è molto magra e ricca di proteine, vitamine A e B, sali minerali. È molto digeribile e anche per questo motivo è adatta all’alimentazione dei bambini e dei convalescenti, inoltre, è consigliata anche nelle cure dimagranti.



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Ingredienti per 4 persone:
 
8 filetti di sogliola
30 g di burro
4 cucchiai di salsa alla rucola
1 patata media
35 g di pinoli
Qualche goccia di succo di limone
Sale q.b.
Pepe bianco q.b. (facoltativo)
 
Per il pesto di rucola
 
1 mazzetto di rucola
2 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
25 g di pinoli
1 spicchio d'aglio piccolo (facoltativo)
olio extravergine d'oliva q.b.
Sale q.b.

Procedimento

Lavate la patata, non sbucciatela e mettetela in una pentola con dell’acqua fredda salata.
Portate a bollore e fate cuocere per trenta minuti a partire dal bollore.
Spelatela e passatela ancora calda allo schiacciapatate.
Lavate bene la rucola e asciugatela, poi mettetela nel mixer insieme ai pinoli e all'aglio e frullate fino a ottenere un composto omogeneo.
Mettetelo in una ciotola e unite il formaggio, il sale e tanto olio quanto basta per renderlo molto morbido.
Inglobate il pesto alla patata schiacciata, unite i restanti pinoli, meno qualcuno che vi servirà per guarnire il piatto e mescolate bene.
Salate leggermente i filetti e cospargeteli con il composto di patata e pesto.
Arrotolateli su se stessi e fermateli con uno stecchino. Sistemate i filetti in una vaporiera, con le giunture degli involtini rivolte verso il basso, poi cuoceteli a vapore per dieci minuti.
A cottura ultimata disponeteli su quattro piatti riscaldati e irrorateli con il burro fuso cui avrete aggiunto qualche goccia di succo di limone.
Guarnite con i pinoli restanti, qualche fogliolina di rucola e qualche pomodorino.
Servite subito.
 
 
 
 

venerdì 16 maggio 2025

Stufato di fave

Le fave sono coltivate e consumate sin dall'antichità, si ritiene che la loro origine risalga all'Asia Minore e che siano state introdotte in Europa dai Greci e dai Romani. Lo stufato di fave non rappresenta solo un piatto gustoso, ma costituisce anche una parte rilevante della cultura culinaria italiana. È un simbolo delle tradizioni contadine e della cucina povera, che trasformava ingredienti semplici e disponibili in pietanze saporite e nutrienti. Oggi, questa antica ricetta viene ancora preparata e apprezzata in molte famiglie italiane, soprattutto durante la primavera, quando le fave fresche sono di stagione.
Rinomato per il suo sapore intenso e la sua semplicità, questo piatto rustico è apprezzato in numerose regioni d'Italia, in particolare nel Sud, dove le fave costituiscono un ingrediente di grande valore. La preparazione dello stufato varia leggermente da una regione all'altra, tuttavia gli ingredienti principali rimangono sempre semplici e genuini.
Ogni regione d'Italia presenta la sua versione di questa ricetta; ad esempio, in Puglia, lo stufato di fave viene spesso arricchito con cicoria selvatica, mentre in Sicilia è comune aggiungere pomodori e patate. Alcune varianti includono anche l'utilizzo di pancetta o salsiccia per conferire al piatto un sapore più ricco e deciso.
Le fave costituiscono un alimento altamente nutriente, ricco di proteine, fibre, vitamine e minerali. Sono una fonte eccellente di ferro, magnesio e potassio, e contengono anche vitamine del gruppo B, come la tiamina e l'acido folico. Inoltre, presentano un basso contenuto di grassi, rappresentando una scelta salutare per coloro che desiderano seguire una dieta equilibrata.



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Ingredienti per 4 persone:
 
500 grammi di fave fresche o secche (se si utilizzano fave secche, è necessario metterle in ammollo per almeno 12 ore)
1 cipolla media
1 carota
2 gambi di sedano
1 cucchiaio di conserva
1 litro di brodo vegetale salato
1 spicchio d'aglio
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
Sale e pepe q.b.
Erbe aromatiche (alloro, rosmarino, timo) q.b.
Pecorino grattugiato (opzionale)
 
Procedimento
 
Aprite i baccelli delle fave, estraete i semi, eliminate i cappelletti e lavate con cura.
In una pentola capiente, scaldate l'olio extravergine di oliva e aggiungete la cipolla tritata, la carota e il sedano tagliati a cubetti, lo spicchio d'aglio intero. Fate soffriggere a fuoco medio fino a quando le verdure saranno morbide e la cipolla trasparente.
Aggiungete le fave, il cucchiaio di conserva, le erbe aromatiche a piacere e ricoprite con il brodo vegetale caldo, mescolate.
Portate il tutto a ebollizione, quindi abbassate il fuoco e lasciare cuocere a fuoco lento fino a quando le fave saranno tenere (circa 25/30 minuti) e lo stufato avrà raggiunto la consistenza desiderata.
Regolate di sale e pepe a piacere.
Servire lo stufato caldo, eventualmente cosparso di pecorino grattugiato.
 

mercoledì 23 aprile 2025

Insalata di cavolo rosso arance e arachidi

Il cavolo rosso (o cavolo cappuccio rosso), noto anche come cavolo viola o crauto rosso o blu, appartiene alla famiglia delle Brassicaceae, strettamente imparentata con cavoli verza, cavolfiore, broccoli e cime di rapa.
È diffuso nel nord dell’Europa, nelle Americhe e in Cina.
Possiede delle foglie dal colore rosso scuro, tendente al violaceo, tuttavia, grazie a un pigmento appartenente alla famiglia delle antocianine (flavine), la pianta cambia colore in base al pH del terreno.
Rispetto al cavolo verde, quello rosso ha un contenuto dieci volte superiore di pro vitamina A ed il doppio del ferro, contiene anche una notevole quantità di retinolo (pro vit A) e vitamina C (molto utili nel periodo invernale, momento in cui scarseggia la maggior parte degli ortaggi).
Queste vitamine sono due potenti antiossidanti ed esercitano un buon effetto contro i radicali liberi prevenendo l'invecchiamento dei tessuti e alcune forme di tumore.
A supportare questo effetto antiossidante e anticancerogeno, contribuiscono anche i pigmenti fenolici (antocianine), che nel cavolo rosso appaiono numerosi e piuttosto concentrati. Dotati di un effetto positivo anche sul metabolismo, questa volta in sinergia alla fibra alimentare (ben presente), i polifenoli aiutano a mantenere normali i livelli di colesterolo nel sangue.
La fibra alimentare svolge un effetto positivo sul trofismo della flora batterica intestinale, prevenendo la stipsi e alcune forme di tumore del colon retto.
La vitamina C tende a essere degradata con la cottura; il beta-carotene (retinolo equivalente) si trova più nelle foglie esterne rispetto a quelle centrali.
Tuttavia, queste sono solitamente scartate per questioni igieniche, in particolar modo nella dieta della donna in gravidanza (per ridurre il rischio di contrarre la temibile toxoplasmosi).

 

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Ingredienti per 4 persone:
 
1 cavolo rosso piccolo
3 arance
80 g di arachidi
1 cucchiaio di aceto di mele o di vino bianco q.b.
5 cucchiai di olio extravergine d’oliva q.b.
Sale fino q.b.
 
 
Procedimento
 
Pulite il cavolo eliminando le foglie esterne, tagliatelo a striscioline sottili, lavatelo e sgrondatelo bene.
Mettetelo in una ciotola capiente o in quattro singole.
Sbucciate le arance e tagliatele prima a fette non troppo spesse e poi dividetele in quattro parti, aggiungetele nella ciotola contenente il cavolo rosso.
Sgusciate le arachidi e aggiungetele agli altri ingredienti.
Preparate una vinaigrette miscelando  bene l’aceto con l’olio e il sale a piacere.
Condite l’insalata e servite.
 
 

venerdì 18 aprile 2025

Torta Pasqualina

É una torta salata, nata in Liguria, ma la bontà racchiusa tra le sottili sfoglie di pasta della torta pasqualina ha conquistato tutti, rendendola una ricetta tipica della tavola pasquale in tutta Italia.
Ha origini antichissime, la prima comparsa ufficiale risale al XVI secolo, quando viene citata dal letterato Ortensio Lando nel "Catalogo degli inventori delle cose che si mangiano et si bevano".
Nel tempo la ricetta è stata tramandata in innumerevoli varianti. La ricetta originale nasce con le bietole e la prescinsêua, un tipico formaggio ligure. Oggi c'è chi porta avanti la tradizione e chi prepara la torta pasqualina in una versione più semplice utilizzando la pasta sfoglia.


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Ingredienti per 4 persone:

500 g di farina 00

2 cucchiai d’olio d’oliva extravergine
250 ml di acqua tiepida
5 g di sale fino

Per il ripieno:

500 g di bietoline (costine)

Mezza cipolla bianca
400 g di ricotta
70 g di burro
6 uova
150 g di Parmigiano grattugiato
1 ciuffo di prezzemolo
1 cucchiaino di maggiorana
Sale e pepe q.b. 

Procedimento

Setacciate la farina sul piano di lavoro e versate nel centro l’olio, l’acqua e il sale.

Lavorate l’impasto fino a renderlo morbido e omogeneo (ci vorranno circa 15 minuti), copritelo con la pellicola e lasciatelo riposare.


Mondate le bietoline, lavatele e fatele bollire per pochi minuti in acqua salata.
Scolatele, strizzatele e tagliatele a listarelle.
Pelate, lavate e tritate la cipolla.
Lavate e tritate il prezzemolo e la maggiorana.
In una padella sciogliete 40 g di burro, unite la cipolla, le erbette, il prezzemolo e la maggiorana.
Dopo cinque minuti spegnete il gas.
Unite la ricotta, 50 g di Parmigiano, due uova, un pizzico di sale e pepe e amalgamate bene il tutto.
Aggiungete al composto le bietoline fredde.
Riprendete la pasta e dividetela in otto pezzi, quattro più grandi e 4 più piccoli e teneteli sempre coperti con della pellicola fino all’utilizzo.
Prendete i quattro più grandi e tirateli, uno alla volta, il più possibilmente sottili.


Imburrate una tortiera a cerniera di circa 26/28 cm di diametro, stendete le sfoglie, spennellando olio d’oliva tra l’una e l’altra,in modo che ogni sfoglia esca per almeno 1 cm dalla tortiera,
 dopo averla fatta aderire sul fondo e sui bordi.



Accendete il forno a180°C e in modalità statico.
Versate al centro il ripieno preparato e, con un cucchiaio, formate quattro incavi in cui romperete un uovo, salatele, mettete un cucchiaio di burro fuso  e uno di Parmigiano grattugiato su ognuna.
Riprendete gli altri quattro pezzi di pasta rimasti e tirateli in altrettante sfoglie sottili da riporre sopra il ripieno.
Anche in questo caso, spennellate ogni sfoglia con dell’olio d’oliva, prima di appoggiarne sopra un’altra.
Chiudete bene i bordi della pasta, spennellate con dell’olio anche quest’ultima sfoglia e punzecchiatela con i rebbi di una forchetta.
Infornate (forno già a temperatura) per circa 45 minuti o fino a quando la superficie non sarà ben dorata. Servitela calda o tiepida.

Consigli: Potete sostituire la pasta fatta in casa con due rotoli di pasta sfoglia o una confezione di pasta fillo. 

mercoledì 16 aprile 2025

Brazadel- Corona pasquale trentina

Il Brazadel è un dolce pasquale, tipico del Trentino; è una ciambella morbida composta da ingredienti semplici e richiede diverse ore di lievitazione per ottenere una consistenza morbida.
Probabilmente il suo nome deriva dal latino brachium, cioè braccio. La connessione con la parola braccio potrebbe significare che preparato l’impasto lo si faccia poi abbracciare per creare una ciambella.
Altre fonti riferiscono che la forma a ciambella fosse funzionale ad infilare il dolce direttamente nel braccio.
Le donne che preparavano il brazadel ne infilavano diversi nel braccio per poi portarli di casa in casa e lo stesso gesto di metterli nel braccio dei bambini era considerato ben augurante.
L’usanza potrebbe derivare dall’abitudine dei monaci di portare il dolce al braccio nel giorno di Pasqua, per consumarlo a bocconi durante tutto l’arco della giornata.
In Italia esistono molte varianti di questo dolce, in Romagna, ad esempio, si presenta come un grande pane, senza buchi, e ritroviamo ciambelle pasquali lungo tutta la costa adriatica, fino in Puglia.


 
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Ingredienti per una forma  con un diametro di 26/28 cm
 
500 gr di farina 00
180 ml di latte
75 gr di zucchero semolato
2 tuorli
1 uovo intero
100 gr di burro ammorbidito
½ buccia di un limone bio
½ buccia di un’arancia bio
2 cucchiai di rum
Granella di zucchero q.b.
1 cubetto di lievito di birra fresco
1 pizzico di sale fino
 
Procedimento
 
Sbriciolate il lievito in 75 g di latte e amalgamate con 100 g di farina in modo da preparare il lievitino. Copritelo con un telo e lasciatelo lievitare per un’ora.
Trascorso il tempo, versate il resto della farina in una ciotola, unite lo zucchero, versate al centro il latte rimasto, un tuorlo, l’uovo intero, la scorza grattugiata della mezza arancia e del mezzo limone, un pizzico di sale e i due cucchiai di rum.
Incominciate ad impastare e, appena gli ingredienti si sono amalgamati, incorporate il lievitino e impastate per inglobare bene.
Unite il burro ammorbidito e lavorate l’impasto finché non sarà elastico ed omogeneo.
Mettetelo in una ciotola, copritelo con un telo e lasciatelo lievitare, lontano da correnti d’aria, per un’ora e mezza poi rovesciatelo sulla spianatoia infarinata, dividetelo in sei palline e appiattitele leggermente.
Imburrate e infarinate una pirofila per ciambella, appoggiate le sei porzioni ottenute una a fianco dell’altra, leggermente sovrapposte, a creare una corona, sbattete il tuorlo rimasto con due cucchiai di latte e con metà dell’emulsione ottenuta, spennellate e lasciate lievitare ancora quaranta minuti.
Accendete il forno (statico) a 180°C e portatelo a temperatura.
Spennellate nuovamente la corona con il composto rimasto e cospargetela con la granella di zucchero.
Infornate collocando la placca nella parte bassa del forno e lasciate cuocere per trenta minuti circa e, se dovesse colorirsi troppo, coprite con un foglio di alluminio per consentire il completamento della cottura senza bruciare la parte superiore.
Una volta raffreddata, servitela accompagnata da ovetti di cioccolato inseriti nel foro centrale.